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Peganum harmala

Peganum harmala

Il pegano o ruta siriana (Peganum harmala L., 1753) è una pianta succulenta appartenente alla famiglia delle Nitrariaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Eudicotiledoni,
Ordine Sapindales,
Famiglia Nitrariaceae,
Genere Peganum,
Specie P. harmala.
Sono sinonimi i termini:
– Harmala multifida All.;
– Harmala peganum Crantz;
– Harmala syriaca Bubani;
– Mesembryanthemum caspicum S.G.Gmel.;
– Peganon harmalum St.-Lag.;
– Peganum dauricum Pall.;
– Peganum harmala subsp. multisecta Maxim.;
– Peganum harmala var. garamantum Maire;
– Peganum harmala var. multisectum Maxim.;
– Peganum harmala var. rothschildianum (Buxb.) Maire;
– Peganum rothschildianum Buxb..
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti varietà:
– Peganum harmala var. grandifiorum Hadidi;
– Peganum harmala var. harmala;
– Peganum harmala var. stenophyllum Boiss..

Etimologia –
Il termine Peganum proviene dal greco πηγανον peganon ruta, in Teofrasto, Dioscoride e altri autori.
L’epiteto specifico harmala viene dal greco ἀρμαά harmalá, ruta silvestre in Dioscoride.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Peganum harmala è una pianta originaria della regione orientale dell’India ma è presente in un areale alquanto vasto che si estende dal Marocco, Spagna, Italia, a nord fino a Serbia, Daghestan e Kazakistan, a sud fino allo Yemen, Arabia Saudita, Kuwait e Pakistan, e da est alla Mongolia occidentale, Cina settentrionale e possibilmente Bangladesh.
È una pianta conosciuta in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto.
In Marocco è abbastanza comune e si trova in tutto il paese, ad eccezione del Sahara occidentale. In Algeria si trova principalmente nel nord al confine con Marocco e Tunisia, essendo assente nelle regioni meridionali e centrali. La sua presenza viene segnalata in tutta la Tunisia. In Libia si trova nella zona marittima, specialmente intorno a Bengasi, e non è abbondante. In Egitto cresce nel Sinai ed è stata segnalata dall’est del deserto orientale e raramente rinvenuta sulla costa centro-occidentale del Mediterraneo.
In Europa è originario di Spagna, forse in Corsica, gran parte della Russia, Serbia, Moldavia, Ucraina (soprattutto in Crimea), Romania (eventualmente introdotta), Bulgaria, Grecia (comprese Creta e Cicladi), Cipro, Turchia (Tracia ) e Italia meridionale (compresa la Sardegna, ma non la Sicilia). È anche originario del Caucaso: Armenia, Azerbaigian e Georgia.
Nella penisola iberica è assente dal Portogallo e da Andorra, ma non è raro in Spagna, soprattutto nel sud-est, nella depressione dell’Ebro, e nelle valli interne del Duero e del Tago, ma è raro nel sud dell’Andalusia e non si rinviene nelle Isole Baleari e nelle Isole Canarie, e ad ovest lungo il confine portoghese, la Galizia, la costa settentrionale e le catene montuose settentrionali.
In Turchia si trova sia in Tracia che in gran parte dell’Anatolia, ma è assente dalla costa settentrionale del Mar Nero. È abbondante in alcune regioni dell’Anatolia meridionale e centrale.
In Israele si trova più comunemente intorno al Mar Morto, nelle montagne e nel deserto della Giudea, nel Negev e nelle aree circostanti, comprese le aree della Giordania e dell’Arabia Saudita, essendo raro o molto raro nelle montagne settentrionali, in Galilea, nelle zone costiere e la valle di Arava.
Cresce nelle parti più aride della metà settentrionale dell’India ma forse è originario solo delle regioni del Kashmir e del Ladakh. Si riscontra anche nel Bangladesh.
È invece controversa la distribuzione in Cina. Il Flora of China del 2008 lo considera originario della Cina settentrionale, nelle province di Gansu, Hebei occidentale, Mongolia interna occidentale, Ningxia, Qinghai, Shanxi settentrionale, Tibet e Xinjiang. Il Catalogo delle specie cinesi del 2017 lo considera limitato alla Mongolia interna, Ningxia e Gansu.
Questa pianta è stata aggiunta, inoltre, agli elenchi del registro globale delle specie introdotte e invasive per i paesi del Sudafrica, del Messico, della Francia e dell’Ucraina, sebbene non sia stato segnalato che abbia un impatto negativo in nessuno di questi paesi. A partire dal 2020 è incluso nel sito web Plants of Southern Africa del South African National Biodiversity Institute come pianta introdotta in Sud Africa.
Per quanto riguarda la sua introduzione in America, si riporta che il Peganum harmala fu piantato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1928 nel Nuovo Messico da un contadino che desiderava produrre un colorante chiamato “rosso turco” dai suoi semi. Da qui la pianta si è diffusa su gran parte del Nuovo Messico meridionale e nella regione del Big Bend in Texas. Un’ulteriore diffusione si è verificata da est di Los Angeles in California fino alla punta del Nevada più meridionale. Al di fuori di queste regioni la distribuzione negli Stati Uniti non è continua e localizzata. A partire dal 2019 è stato segnalato nel sud dell’Arizona (in almeno 3 contee adiacenti), nel nord-est del Montana (2 contee adiacenti), nel nord del Nevada (contea di Churchill), nell’Oregon (città di Prineville nell’alto deserto dell’Oregon) e forse a Washington.
Il suo habitat è vario ed in funzione dell’areale dove cresce. Nelle zone aride degli Stati Uniti può essere considerato un alofita. In Kashmir e Ladakh è noto ad altitudini di 300 – 2400 m, in Cina 400 – 3600 m, in Turchia 0 – 1500 m e in Spagna tra 0 e 1200 m.
In Cina cresce nelle sabbie leggermente saline vicino alle oasi e nelle praterie aride delle zone desertiche.
In Spagna si può trovare nei campi abbandonati, nelle discariche, nei pendii pietrosi, lungo i bordi delle strade, nella terra arata e lavorata, così come nella boscaglia disturbata e salina.
In Italia si trova più raramente con presenza nella Puglia e in Sardegna.
In Marocco lo si riscontra nelle steppe, nelle coste aride, negli aridi campi incolti e tra le rovine.
In Israele è una pianta dominante comune insieme ad Anabasis syriaca e Haloxylon scoparium in un basso ecosistema steppico semi-arbustivo che durante gli anni secchi è quasi privo di copertura vegetale, crescendo su suoli salini derivati dal loess, e cresce anche tra arbusti semi-steppici, boschi e arbusti mediterranei e deserti. Tra gli 800 e i 1300 m di altitudine sui pendii di arenaria delle montagne intorno a Petra, in Giordania, c’è una foresta aperta di steppa mediterranea dominata da Juniperus phoenicea e Artemisia herba-alba insieme ad alberi occasionali di Pistacia atlantica e Crataegus aronia con arbusti comuni come Thymelaea hirsuta, Ephedra campylopoda, Ononis natrix, Hammada salicornia e Anabasis articulata. In Turchia si trova spesso con Euphorbia virgata ai piedi del Monte Ararat, provincia di Iğdır.

Descrizione –
Il Peganum harmala è una pianta erbacea perenne e succulenta che cresce fino a 80 cm di altezza con fusti glabri.
Le foglie sono semplicemente pennate, le maggiori anche bipennate, divise in lacinie 1,5-3 x 12-22 mm, mucronate. Le stipole sono molto piccole, setacee.
I fiori sono terminali, di colore bianco, con sepali di 5-16 mm, lineari, diseguali, glabri o con margini puberulento-ghiandolari, spesso pinnaufidi. I petali sono di 10-16 mm, glabri, giallastri. Frutti (3-) 5-8 x (4-) 6-9 mm, globosi, alquanto compressi, triloculari, con stilo diritto e persistente. I fiori sono impollinati dagli insetti ma con differenziazione in funzione dell’areale dove cresce.
L’antesi è tra maggio e giugno.
I frutti sono delle capsula cartilaginee, globose (8-10 mm), con stilo eretto, persistente di 6-8 mm.

Coltivazione –
Il Peganum harmala è una pianta perenne che cresce spontanea, spesso in suoli salini, e viene raccolta in natura per uso locale come cibo, medicina e fonte di materiali.
La dispersione dei semi avviene per gravità ma anche per mezzo dell’acqua e, secondo uno studio della Mongolia, esclusivamente dalle attività umane.
Una specie di minuscolo coleottero peloso, Thamnurgus pegani, è stata trovata negli steli di P. harmala in Turchia e altrove. Si nutre solo di P. harmala ed è stato proposto come candidato per l’uso nel controllo biologico di questa pianta.
Per la sua coltivazione preferisce un terreno leggero ben drenato ma che trattiene l’umidità e una posizione aperta in pieno sole, prediligendo substrati asciutti; inoltre cresce anche in suoli poveri.
Sebbene questa specie provenga da aree desertiche aride, risponde bene alla coltivazione purché il terreno sia molto ben drenato.
Può tollerare temperature fino a circa -20 °C se il terreno è asciutto.
La propagazione avviene per seme, con semina in tarda primavera. Una volta emerse le piantine queste vanno poste in vasi singoli e quando sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate vanno trapiantate in una zona soleggiata e protette, nei climi più freddi, per il loro primo inverno. L’irrigazione deve essere razionale, non esagerando, specialmente quando le piante sono dormienti.
Si può propagare anche per divisione in tarda primavera.

Usi e Tradizioni –
Il Peganum harmala è una pianta alquanto popolare nelle tradizioni culturali persiane ed è un allucinogena; i linguisti David Flattery e Martin Schwartz hanno scritto un libro nel 1989 in cui hanno teorizzato che la pianta è l’haoma avestico menzionato negli antichi testi zoroastriani persiani. Si ritiene che la parola trascritta haoma sia probabilmente correlata alla parola vedica soma; questi nomi si riferiscono a una pianta/bevanda magica, presumibilmente enteogenica, menzionata in antichi testi indo-iraniani ma la cui esatta identità è andata persa nella storia.
Questa pianta fu descritta per la prima volta in modo riconoscibile con il nome di πήγανον ἄγριον (péganon agrion) da Dioscoride, che la menziona come μῶλυ (moly) in alcune parti dell’Anatolia (sebbene Dioscoride distingua la “vera” μῶλυ come un’altra pianta bulbosa). Successivamente Galeno descrive la pianta con il nome μῶλυ, seguendo Dioscoride citando numerosi altri nomi con cui era conosciuta: ἅρμολαν, armolan (harmala), πήγανον ἄγριον e in Siria βησασὰν, besasan (besasa). Per gran parte della successiva storia dell’Europa Galeno fu visto come l’apice della conoscenza medica umana. Come tale, durante l’Alto Medioevo, l’erba era conosciuta come moly o herba immolum.
Nel XII secolo l’agricoltore arabo Ibn al-‘Awwam di Siviglia, in Spagna, scrisse che i semi erano usati nella cottura del pane; i fumi vengono utilizzati per facilitare la fermentazione e aiutare con il gusto (di solito cita autori più antichi).
Verso la metà del XVI secolo Dodoens racconta come i farmacisti vendessero la pianta con il nome di harmel come un tipo di ruta extra-forte.
La pianta contiene alcuni alcaloidi i cui principali sono l’armalina, identificata per la prima volta nei gusci dei semi da Göbel nel 1837 e segnalata nel 1841, e l’armina identificata per la prima volta nei gusci dei semi da Fritzsche nel 1848.
I principi attivi contenuti nei semi di P. harmala sono, tra gli altri, degli alcaloidi del gruppo beta-carbolinico: armina, armalina, armalolo, harmano e tetraidroarmina; questi possono raggiungere il 4% del peso dei semi.
Alcune delle proprietà farmacologiche della pianta sono dovute alla sua attività inibitoria sull’enzima monoaminossidasi (MAO).
Secondo uno studio, condotto in laboratorio, dai ricercatori del Mount Sinai Hospital di New York, l’armina è riuscita ad agire sulle cellule beta del pancreas, il che potrebbe avere implicazioni nella cura del diabete.
Questa pianta viene utilizzata sia a scopo alimentare che medicinale.
Il seme viene usato come spezia ed è un agente purificante.
Si consiglia una certa cautela perché il seme ha proprietà narcotiche, inducendo un senso di euforia e liberando le inibizioni.
Dal seme si ricava un olio commestibile.
In medicina il frutto e il seme vengono impiegati come digestivi, diuretici, allucinogeni, narcotici e stimolanti uterini.
Sono assunti internamente nel trattamento di disturbi di stomaco, disturbi urinari e sessuali, epilessia, problemi mestruali, malattie mentali e nervose.
Il seme è stato utilizzato anche come antielmintico per liberare il corpo dalle tenie. Questo rimedio dovrebbe essere usato con cautela e preferibilmente sotto la guida di un professionista qualificato poiché dosi eccessive causano vomito e allucinazioni.
I semi, come detto, contengono l’armina, che è una sostanza che viene utilizzata nella ricerca sulle malattie mentali, l’encefalite e l’infiammazione del cervello. Piccole quantità stimolano il cervello e si dice che siano terapeutiche, ma in eccesso l’armina deprime il sistema nervoso centrale.
Una preparazione grezza del seme è più efficace di un estratto per la presenza di indoli correlati.
Per via delle caratteristiche il seme è stato usato in passato come droga della verità.
Si dice che l’olio ottenuto dal seme sia afrodisiaco e che abbia proprietà galattogoghe, oftalmiche, soporifere e vermifughe.
Il seme viene utilizzato esternamente nel trattamento delle emorroidi e della calvizie.
Si dice che l’intera pianta sia abortiva, afrodisiaca, emmenagoga e galattogoga.
Un decotto delle foglie è usato nella cura dei reumatismi.
La radice è stata usata come parassiticida per uccidere i pidocchi del corpo e viene impiegata per via interna nel trattamento dei reumatismi e delle condizioni nervose.
Tra gli altri usi si ricorda che dal seme si ottiene un colorante rosso; questo è ampiamente utilizzato in Asia occidentale, soprattutto come colorante per tappeti. Anche gli steli, le radici e i semi possono essere utilizzati per realizzare inchiostri, coloranti per tappeti e lana, e tatuaggi.
Il seme maturo contiene dal 3,8 al 5,8% degli alcaloidi armina, armalina, armalolo e peganina; questi sono inefficaci come veleno da contatto ma attivi in forma di vapore dove sono efficaci contro le alghe, in concentrazioni più elevate per gli animali acquatici e letali per muffe, batteri e parassiti intestinali.
Infine si riporta che il seme è usato come incenso.
Inoltre i semi secchi miscelati con altri ingredienti sono posti su del carbone, dove esplodono con piccoli rumori, sprigionando un fumo profumato.
Il preparato ottenuto dalla combinazione di un MAO-inibitore con una pianta contenente DMT è chiamato Anahuasca (dall’inglese Analogue of Ayahuasca, ossia un analogo dell’Ayahuasca); il Peganum harmala è stata spesso utilizzata per la preparazione di questo infuso.
Tra i pericoli nell’uso di questa pianta si ricorda che va usata con cautela in quanto, sebbene il seme sia usato in medicina e come condimento, contiene alcaloidi allucinogeni e narcotici; questo assunto in eccesso provoca allucinazioni e vomito.

Modalità di Preparazione –
Il Peganum harmala è una pianta conosciuta da tempi remoti e utilizzata, soprattutto nella tradizione persiana, come allucinogena.
Trova impiego in campo alimentare e medicinale.
Come alimento si utilizza il seme come spezia ed è un agente purificante.
Dal seme si estrae un olio commestibile.
In campo medicinale si utilizzano per via interna i frutti ed il seme come digestivi, diuretici, allucinogeni, narcotici e stimolanti uterini. Vengono assunti anche nel trattamento di disturbi di stomaco, disturbi urinari e sessuali, epilessia, problemi mestruali, malattie mentali e nervose.
Il seme è stato utilizzato anche come antielmintico.
Tuttavia gli usi delle varie parti della pianta variano con la località dove cresce per cui vengono utilizzate varie parti.
Per esempio si ottiene un decotto delle foglie contro i reumatismi.
Anche la radice viene utilizzata per le sue proprietà biocide o per via interna nel trattamento dei reumatismi e delle condizioni nervose.
Infine è interessante l’utilizzo del seme o di altre parti della pianta per ottenere inchiostri, coloranti per tappeti e lana, e tatuaggi.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://bs.plantnet.org/image/o/efe69c624097bacc0e2ebea3f8912b12bdf9855f

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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