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Agroecologia Etica e Diritto

Agroecologia Etica e Diritto

Le leggi della Fisica rappresentano i cardini universali su cui ruotano le regole di funzionamento della natura e dei sistemi sociali. Possiamo definire la Fisica come il codice etico preordinato, rispetto al quale ogni azione o comportamento possono essere considerati conformi o meno.
L’ecologia è forse uno dei campi di maggiore approfondimento di queste leggi tanto che oggi i principi di questa materia si stanno sviluppando su un piano cognitivo sempre più complesso ma sempre più chiaro ed evidente.
Il termine “ecologia” è stato coniato nel 1866 dallo scienziato tedesco Ernst Haeckel (1834-1919) nel libro Generelle Morphologie der Organismen; durante un discorso all’Università di Jena; egli definì l’ecologia come: «l’insieme di conoscenze che riguardano l’economia della natura — l’indagine del complesso delle relazioni di un animale con il suo contesto sia inorganico sia organico, comprendente soprattutto le sue relazioni positive e negative con gli animali e le piante con cui viene direttamente o indirettamente a contatto — in una parola, l’ecologia è lo studio di tutte quelle complesse interrelazioni alle quali Darwin fece riferimento come le condizioni della lotta per l’esistenza.»
Tuttavia da quando il termine ecologia è stato coniato, come si suol dire, tanta acqua è passata sull’alveo della scienza.
Sono stati soprattutto degli scienziati del calibro di Erwin Schrödinger e Ilya Prigogine a tracciare un ponte tra le scienze della fisica dei sistemi complessi e l’ecologia, dando a quest’ultima un senso più pieno e compiuto.
Il pensiero della complessità vede soprattutto in Prigogine uno dei suoi iniziatori è, anche in anni recenti, un importante quadro di riferimento per gli studi sulla sostenibilità in ambito ecologico di Jennifer Wells (Transformative Studies presso California Institute of Integral Studies).
In tal senso non si può tralasciare la posizione di Luigi Zanzi (giurista e storico italiano) che in numerose occasioni ha riconosciuto il valore del pensiero di Prigogine nella prospettiva di un nuovo umanesimo: “s’impone con urgenza grave l’esigenza di un nuovo ‘umanesimo’, di una visione dell’uomo capace di rigenerare nel suo ideare e nel suo agire una nuova misura e un nuovo criterio d’intesa nell’interagire con la natura. […] Si tratta, pertanto, di mutare radicalmente e profondamente la comprensione del cosmo, intraprendendo una nuova ‘rivoluzione scientifica’ che, abbandonate le pretese di fare della natura un ‘essere’ consistente in una macchina deterministica assoggettabile ad un dominio meccanicistico di sfruttamento, si apra generosamente ad intendere la natura come un ‘divenire’ consistente in un’incessante storia vivente, matrice inesauribile di sempre nuove e diverse forme di vita.”
Anche se il pensiero di Prigogine, soprattutto in campo filosofico, attirò (come succede sempre nelle grandi innovazioni) molte critiche, tuttavia in anni piuttosto recenti alcuni studi hanno sostenuto l’ipotesi di un significativo contribuito del pensiero di Prigogine alla svolta culturale ed ecologica che ha caratterizzato gli ultimi decenni del Novecento.
Tra questi Jane Bennett nel suo The Enchantment of Modern Life: Attachments, Crossings, and Ethics [Princeton University Press] del 2001 considera che il pensiero di Prigogine faccia parte delle meraviglie della modernità. In particolare la scienza di Prigogine non disincanta il mondo ma piuttosto afferma la favolosa varietà dei modi di divenire degli oggetti di natura e afferma che i sistemi fisici continuano a possedere una sorta di intelligibilità perfino nei loro stati più complessi ed indeterminati.
Pur non di meno, come hanno ben dimostrato Ilya Prigogine e Isabelle Stengers nella Nouvelle Alliance, ciò che si gioca, molto al di là delle piccole polemiche fra studiosi, nel dibattito sulla teoria delle catastrofi, sulle strutture dissipative, ecc., è l’emergenza di una nuova filosofia naturale attraverso cui la parte maledetta della fisica classica fa ritorno, pur restando, dal punto di vista genealogico, nella storia di questa fisica.”
In estrema sintesi Prigogine, con tutto il filone di approfondimenti di altri studiosi in materia, dà una chiara interpretazione della complessità che sta alla base dell’auto organizzazione della Natura.
Essa tende ad assumere, ove possibile, maggiore complessità al fine di dissipare al meglio l’energia disponibile (in gran parte solare) per condividerla (in accordo con la meccanica quantistica) sotto le tre diverse forme di informazione, energia e materia; una vera e propria democrazia partecipativa della natura.
Tale presupposto parte dall’assunto che nell’universo la Vita è l’unica eccezione che si oppone all’entropia contrapponendosi alla freccia del tempo da essa generata.
Più i sistemi sono complessi, migliore è il rendimento energetico degli stessi e la loro stabilità.
In tal senso la comprensione di queste leggi può guidare le nostre decisioni etiche riguardo alla gestione delle risorse, alla conservazione della natura e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. In questo modo la loro conoscenza può fornirci una base empirica e razionale per molte discussioni etiche, influenzando le nostre concezioni di responsabilità, relazioni umane, giustizia sociale, sostenibilità ambientale e altro ancora.
Per tale motivo ogni azione, comportamento o norma che siano sincrone o in contrasto con tali leggi, e nello specifico, con i principi dell’ecologia, e con la sua identità complessa, determinano un nuovo scenario del Diritto.
Così l’uso e la gestione delle risorse, la loro manipolazione, i sistemi economici, i modelli produttivi in campo agricolo e le strutture correlate, devono rispettare l’identità preordinata delle leggi naturali.
Non può passare ovviamente in secondo piano anche il dibattitto tra il cibo ed i principi etici per la sua produzione e gestione (con l’intera filiera agroalimentare).
La produzione di cibo, con la gestione delle terre, delle risorse per produrlo, dei sistemi produttivi, dei diritti dei lavoratori e dei consumatori può trarre da queste leggi della fisica dei sistemi complessi un campo di assoluto sviluppo etico e giuridico.
In tal senso la connessione tra ecologia e termodinamica dei sistemi dissipativi ci fa comprendere come le attività umane, la loro economia, i sistemi sociali e, non certo ultimo, il modo di produrre cibo, dovranno gradualmente riallinearsi o, se vogliamo, sincronizzarsi alle leggi della natura. L’assunto di una economia liberista e capitalista, della crescita illimitata, sganciata da questi criteri, è un’utopia, condotta per troppo tempo e non più percorribile.
L’agroecologia rappresenta questo nuovo campo di applicazione e di rispetto dei principi e dei codici della Natura, rispondendo perfettamente sia ai fabbisogni umani che al rispetto dei Diritti Universali.
La recente legge della Regione Siciliana (L.R. 21 del 29 luglio 2021) è stata strutturata seguendo questi principi e tracciando, pertanto, un nuovo modello di orientamento legislativo.
In tale legge troviamo anche una definizione giuridicamente semplice di cosa si intende per agroecologia e cioè: “L’agroecologia è un sistema di produzione agricola che applica i principi fondamentali dell’ecologia al settore agricolo, zootecnico e forestale”.
Inoltre i vari articoli della norma legano tra di loro i vari aspetti, inquadrando un nuovo modello di cellula produttiva (l’azienda agricola) configurandone una responsabilità pubblica e privata di nuova concezione.
Per questo motivo non è più ipotizzabile un approccio alla produzione del cibo al di fuori dei principi fondamentali dell’ecologia i quali, a loro volta, sono strutturalmente e fermamente incardinati alle leggi della termodinamica dei sistemi complessi.
Un legame tanto evidente, quanto consistente, che lega: leggi della fisica, scienza ecologica, sistemi umani e conseguenti principi etici e di diritto.
Basti pensare alla recente riformulazione dell’art. 9 della Costituzione Italiana che recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.” A questo articolo si collega anche la revisione dell’art. 41 “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.”
Un evidente caposaldo attorno al quale far ruotare l’ecologia umana (con i suoi codici etici, morali e giuridici) e l’ecologia.
Quella ecologia integrale tanto richiamata da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato Sì” che rappresenta un caposaldo ed un fondamento per un futuro fatto di benessere condiviso da tutto e tutti.

Guido Bissanti




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