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La Progettazione del Verde Attrezzato

La Progettazione del Verde Attrezzato

Il concetto di accessibilità fa generalmente riferimento ad un’assenza di barriere architettoniche: secondo Monzeglio (1990), l’accezione del termine barriere architettoniche va ben oltre il semplice concetto dell’ostacolo fisico; infatti il concetto “può designare sia un singolo elemento sia tutto uno spazio, progettati e/o realizzati in modo tale da non essere adeguatamente rispondenti alle caratteristiche fisiche, psichiche, intellettive dell’utenza e comportanti, di conseguenza, impedimento ad una libera, sicura, autonoma, completa fruizione”.

Progettazione delle aree di sosta
 Fondo di percorrenza
 Accessibilità
 Percorsi pedonali
 Servizi igienici
 Segnalazione tattile a terra
 Parcheggi
In accordo a questa illuminata affermazione si farà quindi riferimento, parlando di accessibilità per tutti alle aree verdi, all’eliminazione o alla riduzione di qualsiasi livello di fruizione della Natura, sia esso anche culturale, oltre che sensoriale e fisico in senso stretto.

La progettazione del verde accessibile può riguardare sia spazi da creare “ex novo” sia aree naturali, che non hanno elementi del costruito al proprio interno.

Infatti per “aree verdi” si intendono generalmente sia le sistemazioni urbane (giardini pubblici, parchi urbani, aree gioco per bambini), che quelle extraurbane (parchi naturali, sentieri ed itinerari naturalistici), ovvero quei luoghi dove si possono svolgere attività di carattere ludico, ricreativo e del tempo libero a contatto con la natura.

Uno dei presupposti di una progettazione del “verde” veramente per tutti è il quello di prendere in considerazione le esigenze di tutte le possibili categorie di utenti, rifiutando la definizione artificiale di uomo-standard rispetto alla quale impostare le caratteristiche di progetto; quindi, accanto a quelle delle persone normodotate, devono essere prese in considerazione anche le necessità di quelle persone che trovano difficoltà nella realizzazione di normali attività quotidiane, in maniera sia permanente che temporanea.

Si devono cioè considerare, oltre ai disabili in senso stretto, sia motori che sensoriali, anche i cosiddetti “utenti deboli”:

– persone anziane,
– bambini;
– gestanti;
– traumatizzati;
– persone affette da malattie croniche (allergie, malattie cardiorespiratorie, etc.);
– persone che accompagnano individui in sedia a rotelle o bambini in passeggino.

Ognuna delle categorie sopra elencate, così come ognuno dei diversi tipi di disabilità, esprime una gamma di bisogni differenziati tra loro, che è necessario conoscere, anche solo in maniera superficiale, per dare loro una risposta adeguata.

Punto centrale rimane comunque quello della ricerca di soluzioni che portino ad un’integrazione, piuttosto che ad una segregazione delle diverse categorie di utenti in spazi specializzati (un esempio classico dei quali è il “giardino per ciechi”), che finiscono per divenire dei ghetti dorati, non frequentati anzitutto proprio da coloro ai quali erano diretti.

Un ostacolo che spesso viene posto alla realizzazione di misure per rendere accessibili gli spazi naturali risiede nella presunta incompatibilità di eventuali modifiche con la tutela delle caratteristiche originarie dell’ambiente. In realtà, da una parte le modifiche richieste sono spesso di modesto impatto, dal punto di vista estetico come anche da quello economico, richiedendo più sensibilità ed attenzione ai dettagli che non un grande dispiego di mezzi, dall’altra non si pretende di rendere accessibile anche ciò che non lo può essere, ma semplicemente di fornire a tutti delle opportunità e delle possibilità.

Criteri generali di progettazione

Va considerato anzitutto ciò che attiene direttamente l’accessibilità ad uno spazio, vale a dire l’abbattimento delle barriere architettoniche, sia di tipo fisico sia percettivo.

A questo riguardo va ricordato che le persone su sedia a rotelle, alle quali si pensa generalmente nel parlare di barriere architettoniche, costituiscono in realtà solo una minima parte della popolazione delle persone disabili, e che perciò, parlando di accessibilità e di barriere architettoniche, bisogna fare riferimento ai bisogni di persone appartenenti a numerose categorie diverse.

Inoltre il concetto di accessibilità è legato, oltre che alla mobilità, anche al comfort, alla sicurezza e alla eliminazione ed attenuazione delle fonti di disagio e affaticamento, come indicato anche dalla legislazione vigente in materia.

La prima fase nella progettazione di uno spazio verde di qualunque tipo deve essere quella del rilievo della situazione esistente, al fine di valutare quali spazi possono essere effettivamente resi accessibili, sulla base delle seguenti considerazioni:

• raggiungibilità: vale a dire la possibilità di raggiungere in modo autonomo uno spazio verde, sia col mezzo di trasporto pubblico che con quello privato;

• caratteristiche fisiche della zona e dei percorsi presenti: lunghezza, larghezza, pendenza, tipo di superficie, presenza di rampe o scalini, dimensioni dello spazio libero da ostacoli, etc.;

• strumenti per l’orientamento: segnaletica, depliant, audiocassette, e altre fonti di informazioni sulle caratteristiche del percorso, sulla presenza di punti di interesse o di pericolo, sui tempi di percorrenza dei tracciati, etc.;

• infrastrutture presenti: aree per sedersi o per picnic, servizi igienici, cestini per rifiuti, fontanelle, tettoie, etc.

Di seguito verranno analizzati nel dettaglio i quattro aspetti appena menzionati.

Raggiungibilità

L’area in questione dovrebbe essere raggiunta da linee di trasporto pubblico e prevedere un numero adeguato di parcheggi per i veicoli privati; per quanto riguarda questi ultimi bisogna inoltre tenere conto sia degli standard dimensionali previsti dalla legge (larghezza 3,60 m, maggiore di quella normale, per consentire un più agevole accesso alle persone con sedie a rotelle) che della loro distanza dall’ingresso dell’area, che non dovrebbe superare i 30 metri.

Idealmente dovrebbe essere presente anche un’area, immediatamente adiacente all’ingresso, adibita alla salita e discesa delle persone, insieme ad un’area di attesa, posta allo stesso livello e da essa separata tramite colonnine divisorie. Poiché per molti la mobilità risulta ridotta, in prossimità del luogo raggiungibile con il trasporto, sia privato che pubblico devono essere disposti elementi di interesse. All’interno di ogni spazio dovrebbe poi essere garantita una rigida separazione tra l’eventuale traffico veicolare presente (incluse le biciclette) e quello pedonale.

Caratteristiche fisiche del percorso

L’area deve essere accessibile e fruibile, intendendo per accessibilità la possibilità di entrare in una struttura, sia chiusa che aperta, attraverso idonei accessi e di potersi muovere e spostare al suo interno, e per fruibilità la possibilità di usare autonomamente le attrezzature e gli arredi impiegati nelle aree verdi, comprendendo in essi anche la vegetazione presente. Le caratteristiche qui prese in considerazione saranno: la lunghezza, larghezza, pendenza e fondo del sentiero pedonale, la presenza o meno di scalini, rampe e di uno spazio libero lungo e intorno al percorso.

– lunghezza: è importante che i percorsi esistenti presentino tutti una meta di interesse, tale da dare una motivazione ed un obiettivo a chi li percorra; idealmente si dovrebbero realizzare una serie di percorsi di diversa lunghezza e difficoltà per giungere alla stessa destinazione, in modo da lasciare ad ognuno la possibilità di scegliere, attraverso un’autovalutazione delle proprie possibilità, quello più corrispondente alle proprie capacità.

I percorsi più brevi dovrebbero comunque avere anch’essi degli elementi di interesse lungo il tragitto, in modo da non farli apparire come delle semplici scorciatoie, o dei percorsi secondari rispetto a quello “normale”. Comunque, per persone disabili, la lunghezza percorribile di un tracciato non dovrebbe superare il chilometro.

La possibilità di noleggiare veicoli a motore di piccole dimensioni (elettro scooter) facilita notevolmente la mobilità all’interno di spazi attrezzati di grandi e medie dimensioni; può essere utile anche fornire la possibilità di noleggiare sedie a rotelle, utilizzabili non solo da persone disabili, ma anche da persone anziane o con limitata energia fisica.

– larghezza: la larghezza minima dei percorsi dovrebbe essere di 1,20 m, per consentire il passaggio contemporaneo di una sedia a rotelle e di una persona; vanno previste a intervalli regolari delle aree a maggiore larghezza (minimo 1,80 m), nelle quali sia agevole il passaggio di due sedie a rotelle; dove possibile è comunque auspicabile la realizzazione di percorsi aventi larghezza costante di 1,80-2,00 m. Il raggio di curvatura deve consentire la svolta alle carrozzine, e non risultare pertanto inferiore ai 140 cm.

– pendenza: la pendenza massima consentita, anche per legge, è dell’8%; in realtà non dovrebbe superare il 5%, con la realizzazione in questo caso di aree di riposo ogni 15 m.

Se il valore di pendenza supera il 5%, le aree di sosta devono essere poste a 10 metri di distanza le une dalle altre.

Sarebbe peraltro preferibile che la pendenza non superasse il 3%.

E’ importante prendere in considerazione anche la pendenza trasversale, che deve essere compresa tra lo 0,5 e l’1%, per consentire un normale deflusso delle acque senza divenire pericolosa per la circolazione.

– fondo:

• il fondo deve essere sufficientemente compatto e pianeggiante, e deve essere inoltre libero da ogni elemento di intralcio, quali pietre, radici sporgenti, etc.; alcune specie arboree (aceri, cipressi, faggi, pioppi neri, platani, salici) presentano sistemi radicali superficiali che le rendono inadatte ad essere disposte nelle immediate vicinanze di percorsi pedonali;

• gli eventuali “giunti” tra gli elementi del fondo dovrebbero essere evitati, se possibile, o comunque avere misure minime;

• superficie: i materiali da utilizzare possono essere di diverso tipo.

In generale, i materiali “soft” (terra, erba, roccia frantumata e pressata, etc.) tendono a divenire irregolari e di difficile percorribilità, oltre ad erodersi senza sopportare un grande traffico; hanno alto costi di manutenzione ma bassi costi di installazione; nel caso dell’erba è possibile attenuare le irregolarità sistemando delle bande di blocchetti forati a nido d’ape o simili al di sotto della superficie erbata.

Le superfici dure (asfalto, cemento o terre stabilizzate) sono invece regolari e stabili, da esse si possono rimuovere con facilità ghiaccio e neve; i costi di installazione sono alti, ma bassi quelli di manutenzione; altre superfici, di tipo variabile (acciottolato, lastricato in pietra, dischi di legno con sabbia, etc.), presentano ampi giunti e superfici irregolari, danneggiabili da ghiaccio e neve; hanno costi moderati sia di manutenzione che di installazione.

Per rendere accessibili dei percorsi si possono adottare in maniera efficace anche tecniche antiche, basate in particolare sulla compattazione di inerti, particolarmente indicate in spazi aventi un’elevata valenza storica, nei quali altri metodi risultino troppo invasivi.

Laddove non sia possibile rendere il fondo accessibile a causa delle sue caratteristiche fisiche, si può adottare una soluzione estrema, consistente nella realizzazione di una passerella di legno sopraelevata appoggiata su di una struttura metallica ancorata al suolo.

Vanno evitate superfici che producano fastidiosi riflessi, che possono divenire pericolosi, impedendo per alcuni istanti la vista.

– rampe: le rampe, disposte per consentire anche a persone in sedia a rotelle di superare dei dislivelli, risultano comunque stancanti se troppo lunghe, anche se presentano pendenze minime, per cui esse non dovrebbero comunque superare i 10 m di lunghezza, ed un dislivello superato di 1,2 m; dove ciò non sia possibile vanno disposte ogni 10 m delle piazzole di sosta. Prima e dopo una rampa, come anche una scala, vanno realizzati degli spazi liberi di almeno 1,5 m di lunghezza in piano;

– scalini: le dimensioni più comode prevedono una pedata minima di 28 cm, un’alzata massima di 15 cm.

Non dovrebbero mai essere realizzati gradini singoli, difficilmente percepibili; la presenza, sia di eventuali gradini singoli che di rampe di scale, va comunque segnalata con tessiture di superficie differenziate o con strisce di colore contrastante con il fondo (che non dovrà mai essere in erba, vista la sua scivolosità).

Dovrebbe essere prevista contemporaneamente la presenza sia di scalini che di rampe: se per le persone in sedia a rotelle gli scalini costituiscono degli ostacoli a volte insormontabili, essi risultano invece utili punti di riferimento per i disabili visivi, e d’altra parte le rampe risultano pericolose per chi si muova con supporti di mobilità (stampelle, etc.) in quanto diviene maggiore il rischio di scivolare.

– spazio libero: i percorsi pedonali devono presentare uno spazio libero, nel quale cioè non si trovino rami o altri elementi pericolosi (ad esempio cartelli o panchine sporgenti), di almeno 2,00 m di altezza e di larghezza uguale a quella del percorso stesso più 30 cm su entrambi i suoi margini; la presenza di alberi con rami cadenti (betulle, salici) nei pressi dei sentieri dovrebbe essere evitata.

Per quanto riguarda un riassunto delle caratteristiche morfologiche dei percorsi, può essere utile riportare una distinzione effettuata da Monzeglio, che li divide in cinque classi.

Strumenti per l’orientamento

Tutte le informazioni fornite dovrebbero essere quanto più possibile semplici da leggere e da comprendere, per poter essere intese da tutti, anche da persone con difficoltà di apprendimento; inoltre le fonti d’informazione dovrebbero sfruttare diversi canali sensoriali contemporaneamente, in modo da fornire sempre una possibilità a chi non è in grado di utilizzare in maniera efficace un determinato canale sensoriale.

Poiché molte persone hanno difficoltà di orientamento e basse velocità di spostamento, è preferibile concentrare in spazi brevi diversi motivi d’interesse, sempre prestando attenzione ad evitare la sovrapposizione di stimoli troppo numerosi.

a) per gli ipovedenti risulta utile l’utilizzo di colori contrastanti con il paesaggio, ad esempio per definire il contorno dei percorsi pedonali, per mettere in evidenza la presenza di panchine e altre infrastrutture utili, oppure per segnalare la presenza di elementi di pericolo (gradini, superfici d’acqua, etc.);

b) l’evidenziazione in maniera netta dei contorni dei percorsi pedonali permette di fornire un importante strumento di orientamento, e può essere ottenuta ad esempio rialzando i bordi dei sentieri rispetto alla superficie di calpestio, con dei cordoli che possono anche essere percepiti dai non vedenti che si muovono utilizzando il bastone; un altro sistema può essere quello di realizzare delle strisce di erba o siepi accanto a percorsi di asfalto.

La presenza dei cordoli alti 10-12 cm, è auspicabile in particolare laddove vi siano situazioni di pericolo.

c) molto utile per l’orientamento delle persone con disabilità visive è la realizzazione di superfici a tessitura differenziata; è possibile attraverso questo strumento creare un codice, da comunicare all’ingresso nell’area, con il quale trasmettere una serie di informazioni (presenza di pericoli, di punti di interesse, la direzione stessa del percorso, etc.). La tessitura differenziata può essere ottenuta in modi diversi: strisce di materiali diversi (ciottoli, legno, asfalto) leggermente rialzate rispetto al livello di fondo e poste perpendicolarmente alla direzione di marcia, in corrispondenza degli elementi dei quali si vuole segnalare la presenza;

d) importante è la presenza di una mappa dell’area, posta presso il suo ingresso, sulla quale sia indicata la maggior quantità possibile di informazioni; esistono anche mappe in rilievo, che possono essere lette dai disabili visivi (Ondertoller e Todaro,1997).

Anche gli eventuali pannelli descrittivi disseminati all’interno dell’area dovrebbero essere realizzati con caratteri in rilievo ed ingranditi (i singoli caratteri dovrebbero essere superiori a 16 mm e di colore contrastante rispetto a quello dello sfondo) riportati anche in Braille e disposti in modo da essere inclinati rispetto alla verticale di 45º, in modo da consentirne una lettura più agevole.

I cartelli presenti dovranno essere sistemati all’esterno del percorso dei sentieri ad una distanza di almeno 25 cm, per non intralciarne la percorribilità, e ad un’altezza di 140 cm da terra (o comunque compresa tra 125 e 165 cm) con una costante di posizionamento coerente, vale a dire, ad esempio, sempre alla destra del sentiero o sempre alla sua sinistra; tale criterio che deve essere comunicato al visitatore all’ingresso dell’area;

e) in maniera particolare per i disabili visivi, è possibile prevedere l’opportunità di fornire all’ingresso un registratore, eventualmente anche con istruzioni in Braille sul retro, e delle audiocassette sulle quali siano incise tutte le informazioni necessarie per visitare in maniera autonoma l’area; le cassette potrebbero anche essere poste in vendita per via postale a chi ne faccia richiesta per potere programmare la visita in anticipo.

Nelle versioni più sofisticate è possibile installare una rete audio locale sotterrana, che presenti degli attacchi in corrispondenza di punti di particolare interesse, ai quali ci si può allacciare con delle cuffie, fornite al fruitore all’ingresso, e dalla quale è possibile ascoltare la descrizione dell’elemento di interesse in questione.

Si tratta di un sistema dall’installazione costosa, ma di carattere permanente e oltre ad essere particolarmente efficace, sembra soggetto a scarsi fenomeni di vandalismo.

f) la realizzazione di opuscoli in Braille risulta naturalmente utile per i disabili visivi, anche se bisogna tenere in considerazione che solo una minima percentuale dei non vedenti è in grado di leggere la scrittura Braille, e che questo strumento deve perciò essere integrato da altri sistemi di trasmissione delle informazioni;

Infrastrutture presenti

Segue una breve descrizione delle principali infrastrutture che vanno considerate quando si vuole rendere accessibile uno spazio esistente o quando se ne progetta uno nuovo:

• aree di seduta: le aree di seduta devono essere frequenti, poiché le persone anziane, con difficoltà di mobilità o con ridotta energia fisica, devono potere avere la possibilità di riposarsi.

Esse devono essere realizzate accanto a posti di interesse, ed essere disposte in modo tale che sia possibile incontrarne sia all’ombra che al sole, anche in relazione alle variazioni stagionali.

Le panchine devono essere realizzate in modo tale da essere comode e consentire di alzarsi e sedersi in maniera agevole; per questo dovranno avere una larghezza di 60 cm per persona, essere profonde 40-45 cm, avere un’altezza da terra di 45-50 cm, ed essere provviste di braccioli (posti 15-20 cm sopra la seduta) e spalliera.

Inoltre l’inclinazione antero-posteriore massima deve essere di 5º, quella massima dello schienale dalla verticale di 10º, e l’altezza dei braccioli dalla seduta di 20-23 cm.

Davanti alle panchine deve essere lasciato uno spazio di 60 cm per poter distendere le gambe senza intralciare il cammino lungo i percorsi pedonali; accanto ad ogni panchina va inoltre lasciato uno spazio di 90 cm per permettere alle persone in sedia a rotelle di affiancarvisi. Il materiale di realizzazione non deve scheggiarsi né essere soggetto a cambi troppo veloci di temperatura (il materiale migliore in questo senso è il legno).

Le aree di riposo dovrebbero essere il più possibile schermate dagli estremi atmosferici, ed in particolare essere difese dal vento con barriere, preferibilmente vegetali. Le migliori prestazioni si raggiungono con barriere semipermeabili, che non creano fenomeni di turbolenza;

• cestini per i rifiuti: dovranno essere ad un’altezza di 100 cm, e presentare un elemento orizzontale di sostegno al di sopra del cestino stesso, alto tra 120 e 140 cm;

• fontane: le più adatte sono quelle ad elle rovesciata, che permettono due diverse altezze di bevuta, la inferiore posta a 75 cm da terra per i bambini e le persone in carrozzina, la superiore ad un’altezza di 110 cm. I comandi dovranno essere manuali a leva, azionabili anche con una sola mano;

• corrimano: la presenza di scorrimano risulta di molteplice utilità. Essi possono infatti servire da protezione rispetto ad eventuali fonti di pericolo, svolgere una funzione di supporto per persone con problemi di mobilità, e infine essere utilizzati come strumento di orientamento dai disabili visivi. In quest’ultimo caso la presenza di mancorrenti, oltre a delimitare il margine del percorso ed indicare la direzione di marcia, consente anche l’installazione di cartelli informativi. I corrimano dovranno essere realizzati con due correnti posti rispettivamente ad una altezza di 80 e 110 cm, per consentirne l’utilizzo anche a bambini e a persone in carrozzina. La forma cilindrica, il diametro minimo di 4-5 cm e l’utilizzo di un materiale “caldo”, ad esempio il legno, consentiranno una presa comoda e sicura.

• strutture per la conoscenza sensoriale: è possibile anche pensare alla realizzazione di strutture nelle quali sia stimolata la conoscenza delle caratteristiche naturali dell’area attraverso l’utilizzo di tutti i sensi, nelle quali ad esempio si possano esplorare modelli di animali, nidi, piume, uova, oppure alberi disposti all’interno dell’area (foglie dalla forma particolare, tronchi cavi, etc.), muschio e felci posti in modo che sia possibile coglierne l’odore. In generale è comunque importante che la vegetazione presente sia posta, almeno in parte, ad un’altezza raggiungibile da tutti, anche da persone in sedia a rotelle, per innalzare il grado di fruizione tattile, così come che siano presenti anche stimoli di tipo uditivo, come il canto di uccelli (può essere utile sistemare una piccionaia), la presenza di bambù nel vento, fontane o ruscelli (in questo caso porre degli ostacoli nel letto di scorrimento consente di incrementare l’effetto sonoro dell’acqua).

Un sistema comodo ed efficace per permettere la crescita delle piante ad altezze raggiungibili per tutti è quello di realizzare delle aiuole rialzate; all’interno dei muri di contenimento di tali aiuole possono essere inserite targhe in Braille o a caratteri ingranditi, riportanti i nomi delle piante presenti.

Il muro può risultare utile anche per sedersi o appoggiarsi, e la sua altezza può variare in maniera progressiva, in modo da adattarsi alle diverse esigenze.

Alla base del muro di queste aiuole rialzate va realizzata una rientranza continua, in modo da permettere alle persone su sedia a rotelle di disporsi in maniera frontale rispetto ad essi. L’altezza di tali muri, nel caso in cui non sia variabile come ipotizzato in precedenza, dovrebbe essere di 45-55 cm, comunque mai superiore ad un metro, per consentire anche a persone in sedia a rotelle di poter vedere quello che vi è al di sopra, e la larghezza di 90-120 cm, per permettere di poter raggiungere con le mani ogni punto dell’aiuola.

Un’ulteriore modalità di fruizione di un’area verde che stimola l’utilizzo dei sensi consiste nella realizzazione di “sentieri natura”; percorsi lungo i quali si trovano strumenti che permettono di configurarsi come elementi di conoscenza ragionata e guidata dell’ambiente naturale, di ricreazione e di godimento estetico.

Esistono numerose specie vegetali particolarmente adatte ad essere utilizzate laddove si vogliano incrementare le possibilità di una fruizione affidata non solo alla vista, ma che stimoli anche gli altri sensi; per un approfondimento si rimanda alla consultazione del volume “Un’oasi per tutti”, di Maurizio Antoninetti (1991) e alla scheda appositamente preparata per il corso.

Nel caso in cui venga stimolata una fruizione attiva dell’ambiente, devono essere evitate quelle specie aventi parti velenose, come ad esempio agrifoglio, ligustro, alloro, rododendro, mentre le specie aventi spine o altre caratteristiche morfologiche pericolose al tatto (crespini, robinie, agrifogli, rose, etc.) dovrebbero essere sistemate lontano dai percorsi pedonali. Particolare attenzione deve essere poi messa nella scelta di specie che non attirino insetti e api, che non producano pollini allergeni, che non sviluppino apparati radicali troppo superficiali, ecc.

Nella scheda sono poi indicate altre caratteristiche, desiderabili o indesiderabili, caratteristiche di molte specie vegetali.

La filosofia della progettazione

Al di là di queste considerazioni prettamente tecniche è importante fare anche alcune riflessioni riguardanti la “filosofia” della progettazione:

1) è importante che la progettazione abbia come obiettivo la realizzazione di forme di integrazione tra tutte le persone che accedono ad uno spazio verde, attraverso la realizzazione di spazi o di attività comuni a gruppi di persone eterogene tra di loro in quanto a bisogni individuali; ciò significa realizzare progetti che siano pensati “per tutti” piuttosto che per categorie particolari; quegli interventi realizzati per soddisfare in maniera specifica i bisogni specifici di alcune categorie di persone dovrebbero essere percepiti, per quanto possibile, solo dai loro destinatari e passare invece inosservati a tutti gli altri utenti.

2) le due considerazioni primarie devono essere la salvaguardia delle caratteristiche ambientali dell’area sulla quale si va ad intervenire e la sicurezza della sua fruizione. Laddove si crei un conflitto tra le esigenze di conservazione e quelle della accessibilità, le prime devono avere la priorità. Bisogna anche tenere in considerazione che mantenere un certo grado di diffocaltà nella fruizione di uno spazio verde può avere, laddove esso non soverchi le capacità individuali, un’importante funzione sia fisica (possibilità di praticare esercizio fisico) sia psicologica (trovarsi in ambienti dai quali non sia stato artificialmente eliminato ogni tipo di attrito porta ad un confronto con le difficoltà, che può a sua volta condurre ad importanti processi di presa di coscienza sia dei propri limiti che delle proprie possibilità)

3) la progettazione deve essere quanto più possibile semplice, poiché la presenza di un numero eccessivo di stimoli rischia di divenire fonte di confusione per chi li riceve, soprattutto nel caso che non abbia la possibilità di interpretarli in maniera efficace; inoltre è importante proporre la maggiore diversificazione possibile degli spazi, per permettere ad ognuno di costruirsi il proprio percorso, sulla base delle proprie esigenze e necessità.

4) sarebbe importante e opportuno coinvolgere il maggior numero possibile di categorie di utenti sia nella fase della progettazione che nella manutenzione, eventualmente anche nella realizzazione.

Questo evidenzierebbe una serie di esigenze e bisogni altrimenti difficilmente prevedibili (se non a progettisti con grande esperienza nel settore)

Antonio Brunori

Per ulteriori informazioni sul tema dell’accessibiltà alle aree verdi, contattare Antonio Brunori, Via Quintina 40 – 06087 Ponte San Giovanni PG Tel. 075/5990699 – 348/2814116 – e.mail brunori3@interfree.it