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Simmondsia chinensis

Simmondsia chinensis

La jojoba (Simmondsia chinensis (Link) C.K.Schneid., 1907) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Simmondsiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Euphorbiales,
Famiglia Simmondsiaceae,
Genere Simmondsia,
Specie S. chinensis.
Sono sinonimi i termini:
– Brocchia dichotoma Mauri;
– Buxus californica hort.;
– Buxus californica hort. ex Baill.;
– Buxus chinensis Link;
– Celastrus obtusatus C. Presl;
– Simmondsia californica (Link) Nutt.;
– Simmondsia chrysophylla hort.;
– Simmondsia chrysophylla hort. ex Gentil;
– Simmondsia pabulosa Kellogg.

Etimologia –
Il termine Simmondsia del genere è stato dedicato al botanico inglese Thomas William Simmonds (1767- 1804).
L’epiteto specifico chinensis, dovrebbe essere riferito alla Cina ma è improprio in quanto si tratta di specie nativa del Nord America, endemica del deserto di Sonora. L’epiteto è rimasto anche successivamente alla erronea attribuzione in quanto secondo le norme di priorità nella nominazione deve essere privilegiato l’epiteto specifico assegnato per primo, e quindi il termine “chinensis” è rimasto.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La jojoba è un arbusto originario del deserto di Sonora, del deserto del Colorado, del deserto della Baja California e degli habitat dei boschi e dei chaparral della California nelle catene montuose peninsulari e nelle montagne di San Jacinto. Si trova nella California meridionale, in Arizona e nello Utah (Stati Uniti) e nello stato della Baja California (Messico).
Questa pianta è endemica del Nord America e occupa un’area di circa 260.000 chilometri quadrati tra le latitudini 25° e 31° nord e tra le longitudini 109° e 117° ovest.
Il suo habitat naturale è quello della macchia desertica, macchia costiera di salvia, conoidi alluvionali, margini di arroyo, pendii rocciosi, ghiaiosi o sabbiosi; ad altitudini fino a 1.500 metri dove cresce nei suoli desertici ben drenati – alluvionali sabbiosi, ghiaia grossolana e miscele argillose o argille più pure.

Descrizione –
La Simmondsia chinensis è un arbusto legnoso, a foglie persistenti, che raggiunge di norma circa due metri di altezza (in condizioni di suolo povero è un piccolo arbusto di 60–80 cm a forma prostrata, in condizioni di suolo ricco e profondo è un vero albero, eretto, alto fino ad 6–8 m ed oltre).
Ha un denso fogliame coriaceo costituito da foglie ovali, opposte, 1,5–2 cm di larghezza, 2–4 cm di lunghezza, di consistenza robusta di colore verde azzurrino, coperte da una patina di consistenza cerosa.
La pianta è dioica, quindi porta i fiori maschili e femminili su piante diverse; ci sono dunque piante maschio e piante femmina, che producono i semi, le piante portanti fiori di ambedue i sessi sono molto rare.
I fiori sono molto piccoli, bianco-giallastri e con 5-6 sepali ma senza petali. La fecondazione è anemofila, cioè recata dal vento. Un cespuglio di dimensioni medie produce quantità notevoli (fino ad un chilo) di polline, a cui alcune persone sono allergiche.
I frutti sono capsule ovali, minimamente triangolari, parzialmente racchiuse in guaine costituite dai residui dei sepali, contenenti da uno a tre semi delle dimensioni dei semi di arachidi.
La pianta produce semi in maniera consistente dal quinto-sesto anno dalla semina, ed è molto longeva, vivendo oltre 200-250 anni.

Coltivazione –
La jojoba oltre che crescere nei suoi habitat naturali è una pianta normalmente coltivata per la cera liquida prodotta dai semi, normalmente detta olio di jojoba.
La pianta è infatti coltivata nel deserto di Sonora dove è seconda per importanza economica solo alle palme oleifere del genere Washingtonia, sia per il contenuto in olio sia per la facilità di raccolta.
Sono stati fatti impianti in altre aree desertiche e semidesertiche, prevalentemente in Argentina, Palestina, Israele, Perù, Messico e Stati Uniti. Un impianto sperimentale è stato avviato negli anni ’80 in Italia a Cinisi (PA) in località Bosco tagliato.
La coltivazione della jojoba è di notevole interesse, sia per il particolare tipo di olio prodotto, sia per il fatto che essendo coltivata in luoghi semidesertici costituisce di fatto un notevole presidio contro la desertificazione, dato che la vegetazione introdotta migliora le condizioni ambientali (micro e macroclima) a favore dell’introduzione di altre specie vegetali. Di norma gli impianti sono fatti alternando piante maschili e femminili opportunamente distribuite in rapporto, da 1 a 8, a 1 a 10. L’individuazione di piante ermafrodite (con fiori di ambedue i sessi) avrebbe un notevole interesse economico per aumentare le rese.
La raccolta dei semi si effettua mediante la raccolta al suolo dei semi caduti; dato che praticamente la raccolta è l’unica cura colturale, l’ottimizzazione della raccolta significa pressoché l’ottimizzazione di tutta la coltivazione. Tradizionalmente la raccolta è fatta a mano. Se le piante venissero potate per accedere facilmente al suolo sottochioma, e venissero utilizzati piccoli macchinari aspiranti su suolo preparato (raccolta analoga alle comuni nocciole, Corylus avellana), i costi di raccolta sarebbero drasticamente inferiori. La raccolta dei semi sulla pianta non è mai stata considerata.
La propagazione può avvenire per seme; la semina va effettuata in posizione soleggiata in situ o in semenzaio di vivaio, preferibilmente in sabbia leggermente alcalina o in vermiculite a temperature di 27 – 38 °C.
Dopo la germinazione, la pianta forma un fittone profondamente penetrante (che può raggiungere i 10 metri o più nelle piante mature), che può essere lungo 60 cm prima dell’emersione del germoglio.
Il seme si conserva abbastanza bene – la germinazione è buona anche dopo 6 mesi, ma la vitalità è ridotta a meno del 40% dopo 10 anni di conservazione del seme a condizioni ambientali.
Un altro metodo di propagazione può essere per talea. In questo caso può essere utilizzata la propagazione per talea di legno tenero da arbusti selezionati che sono stati trattati con IBA. Le talee vanno piantate in vivaio in condizioni di elevata umidità. Le talee impiegano 25 – 40 giorni per radicare. Talee a cinque nodi, prelevate da piante in crescita attiva, danno piante con un apparato radicale in forte crescita.

Usi e Tradizioni –
La Simmondsia chinensis è l’unica specie del genere Simmondsia e della famiglia Simmondsiaceae.
Sono stati i nativi americani ad aver utilizzato da tempo remoto questa pianta.
All’inizio del XVIII secolo i missionari gesuiti nella penisola della Baja California osservarono le popolazioni indigene riscaldare i semi di jojoba per ammorbidirli. Si penso allora di creare un unguento o una sostanza burrosa usando un mortaio e un pestello; questa pasta veniva applicata sulla pelle e sui capelli per curarli e guarirli.
Il popolo O’odham del deserto di Sonora ha trattato le ustioni con un unguento antiossidante a base di una pasta di noce di jojoba.
I nativi americani usavano anche l’unguento per ammorbidire e preservare le pelli degli animali. Le donne incinte mangiavano semi di jojoba, credendo di ricavarne beneficio durante il parto. Cacciatori e predoni mangiavano jojoba lungo il sentiero per tenere a bada la fame.
I Seri, che utilizzano quasi tutte le piante commestibili nel loro dominio, non considerava questa pianta come un vero cibo e in passato la mangiavano solo in caso di emergenza.
Le foglie di questa pianta sono usate come cibo dagli erbivori dei luoghi deserti e dal bestiame (pecore e capre).
I semi contengono un olio liquido denso (cera) in elevata percentuale (circa il 54%), sono mangiati anche da scoiattoli e conigli, altri roditori e grandi uccelli.
Comunque la digestione della cera contenuta nei semi non è facile. In grossa quantità i semi sono tossici per i mammiferi, e negli umani la ingestione dei semi tal quali ha un effetto lassativo. Alcuni animali si cibano dei semi di jojoba solo in condizioni estreme.
Oggi la jojoba è coltivata per la cera liquida, comunemente chiamata olio di jojoba, contenuta nei suoi semi. L’olio è raro in quanto è un estere di cera a catena dritta estremamente lungo (C36–C46) e non un trigliceride, rendendo la jojoba e i suoi derivati esteri di jojoba più simili all’olio di balena che agli oli vegetali tradizionali. L’olio di jojoba è stato anche valutato come possibile combustibile biodiesel ma non può essere coltivato su una scala tale da competere con i combustibili fossili tradizionali, quindi il suo uso è limitato ai prodotti per la cura della persona anche se può essere potenzialmente utilizzato come base per la preparazione di carburante biodiesel, e per produrre lubrificante biodegradabile.
La cera di jojoba, e in particolare i suoi derivati solforati, sono stabili alle alte temperature, il che le rende adatte come componenti di oli industriali, come additivi nei lubrificanti per alte pressioni e alte temperature per trasformatori e sistemi di ingranaggi e come oli da taglio e trafilatura in lavorazione dei metalli. Il carburante metilestere di jojoba funziona in modo più silenzioso rispetto al carburante diesel convenzionale e non rilascia zolfo. La cera liquida può essere convertita in una cera dura utilizzata, ad esempio, nella produzione di candele. Altre applicazioni sono state trovate nella produzione di linoleum e inchiostri da stampa.
La composizione della cera di jojoba le consente di resistere a temperature elevate fino a 300 °C poiché ha un punto di infiammabilità di 295 °C, un punto di fuoco di 338 °C e una bassa volatilità.
L’olio di jojoba viene raffinato facilmente, è inodore ed estremamente stabile all’ossidazione. È molto usato in campo cosmetico, sia come ingrediente puro sia come materia prima per prodotti più elaborati, viene anche miscelato come vettore di profumi.
I semi contengono, oltre all’olio, proteine per il 26-30% e carboidrati per l’8-10%, ed inoltre fibre e sali minerali, che restano nella pasta residua all’estrazione dell’olio.
Tra gli usi commestibili può essere utilizzato il seme sia crudo che cotto. Spesso viene arrostito e poi mangiato. Viene inoltre anche trasformato in una bevanda ben aromatizzata simile al caffè.
Nell’uso medicinale si utilizza la cera ottenuta dal seme che viene applicata sulla pelle per alleviare gli effetti di psoriasi, piaghe, ferite e altri disturbi.
Come detto è stata usata tradizionalmente come medicinale per cancro, disturbi renali, raffreddore, disuria, obesità, parto, occhi doloranti e verruche e per curare la calvizie.
Tra gli altri usi si ricordano quelli agroforestali. La Simmondsia chinensis viene piantata in zone aride come mezzo per prevenire l’erosione del suolo.
Può essere utilizzata, inoltre, per la creazione di siepi.

Modalità di Preparazione –
La Simmondsia chinensis è una pianta utilizzata da tempi remoti soprattutto dai nativi delle zone dove la pianta cresceva spontaneamente.
Di questa venivano mangiati i semi, sia cotti che crudi, e varie parti della pianta, in particolare l’olio ma anche il seme, le foglie ecc., venivano già usati per vari impieghi medicinali o curativi.
Oggi viene impiegata industrialmente nelle preparazioni cosmetiche commerciali come abrasivi, emollienti, balsami per capelli, umettanti, ammorbidenti e protettivi per la pelle.
Per quanto riguarda la cera questa che si ottiene dai semi, si tratta di una cera liquida che si ottiene dopo la maturazione e la raccolta in estate; i semi vengono schiacciati e danno una resa in cera liquida di circa il 50% in peso.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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