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Brianzola

Brianzola

La Brianzola è una pecora (Ovis aries Linnaeus, 1758) italiana, delle Prealpi lombarde, con attitudine principale alla produzione di carne.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Classe Mammalia,
Ordine Artiodactyla,
Sottordine Ruminantia,
Famiglia Bovidae,
Sottofamiglia Caprinae,
Genere Ovis,
Specie O. aries,
Razza Brianzola.

Distribuzione Geografica ed Areale –
La Brianzola è una pecora allevata in un areale che comprende le zone collinari e montane delle province di Lecco, Como e Monza Brianza.
Anticamente era ubicata nel triangolo compreso tra Como, Lecco e Monza. Attualmente l’areale è ubicato nella fascia pedemontana della Brianza compresa tra i comuni di Cesana Brianza, Civate, Galbiate, Proserpio, Suello e Valmadrera. In tale areale si contano circa trenta allevamenti, per un totale di circa 700 capi allevati in cui si ritrovano soggetti riconducibili allo standard di popolazione (oltre 250 capi). La provincia di Sondrio si può ragionevolmente intendere come area di secondaria espansione.

Origini e Storia –
La pecora Brianzola, originariamente, era presente in tutta l’area collinare della Brianza e, soprattutto, nel Lecchese e nel Comasco ed era conosciuta come razza locale o nostrana. Il nome brianzola risale agli anni Trenta e compare per la prima volta sulle pubblicazioni della Cattedra Ambulante di Agricoltura della Provincia di Como.
Tradizionalmente era allevata nelle cascine ed era condotta al pascolo nelle zone collinari adiacenti, in particolare quelle più difficili da raggiungere per i bovini. Serviva per tenere puliti prati e campi ed era apprezzata per la lana folta e preziosa, la prolificità, l’attitudine materna e la buona produzione di carne.
Il primo a descriverla fu il veterinario Formigoni nel 1940 e 1942, che la classificò come popolazione autoctona lombarda di taglia pesante, molto prolifica con grandi capacità materne e collocabile fra gli animali a forte attitudine produttiva per il carattere carne; meno evidenti, rispetto a quest’ultimo carattere, ma ugualmente eccellenti, si dimostravano le produzioni di latte e lana.
Attualmente la popolazione rispetta gli storici canoni morfologici descritti dal Formigoni nel 1940).
L’allevamento della pecora Brianzola raggiunse la sua massima espansione tra gli anni Trenta e Cinquanta, ma nell’immediato dopoguerra, tutto il comparto agricolo entrò in crisi e i capi allevati si contrassero sino ad arrivare a circa 60 capi alla fine degli anni Novanta, distribuite su due allevamenti. La brianzola entrò quindi nel “Registro Anagrafico delle popolazioni ovine a limitata diffusione”. Nel 1999 è nata l’Associazione della pecora Brianzola, per volontà dell’ex Comunità montana del Lario Orientale e di alcuni appassionati allevatori. Nel 2004 la Regione Lombardia ha inserito questa razza nel piano di sviluppo rurale come animale da salvaguardare e quindi oggetto di contributi per gli allevatori. È così iniziata una lenta rinascita, che ha portato a oltre 50 allevamenti nel 2015, distribuiti nelle provincie di Lecco, Como e Monza Brianza. Tuttavia, da quella data il numero è iniziato nuovamente a calare. I 35 produttori che oggi fanno parte dell’Associazione hanno deciso di aderire al Presidio, per intensificare il lavoro di valorizzazione di questa razza.
Il disciplinare prevede che i capi siano allevati prevalentemente al pascolo e che la razione alimentare (quando il pascolo non è accessibile) si basi su foraggi e, in minima parte, su cereali. Ogm e insilati sono vietati. Gli agnelli sono alimentati esclusivamente con latte materno e sono svezzati non prima di 45 giorni.

Morfologia –
La pecora Brianzola, per il suo aspetto morfologico, fa parte del gruppo delle pecore alpine giganti da carne.
La testa è sviluppata in lunghezza ma ben proporzionata, priva di corna, con profilo fronto-nasale montonino più accentuato nei maschi, orecchie pendenti lunghe mai portate in avanti o divaricate rispetto all’asse longitudinale del corpo.
Possiede un collo ben proporzionato.
Il tronco è di buona lunghezza nel rispetto della mole, di poco superiore all’altezza al garrese, anteriore dell’animale ben sviluppato con petto possente ma proporzionato, torace profondo, linea dorsale corretta, buon sviluppo anche del posteriore con groppa poco spiovente.
Gli arti sono sviluppati in lunghezza, robusti anche nelle articolazioni ma senza scadere nel grossolano, ossa relativamente fini, appiombi normalmente corretti.
Il peso delle femmine è di 70-75 kg e per i maschi di 90-95 kg, e con una statura al garrese di cm 80 nelle pecore e cm 90 negli arieti.

Attitudine produttiva –
La Brianzola è una razza con principale attitudine alla produzione di carne, caratterizzata da animali capaci di svezzare abitualmente una coppia d’agnelli, senza ricorso ad integrazione alimentari per la prole, il che depone a favore di un apparato mammario efficiente e funzionale.
Il sistema di allevamento è di tipo familiare stanziale rivolto principalmente all’integrazione di reddito attraverso l’autoconsumo di carne e la vendita a livello locale.
Le pecore Brianzole si accontentano delle zone marginali, terreni ripidi e spesso terrazzati. Il pascolo, in queste aree è molto importante, anche perché rappresenta un argine all’avanzamento incontrollato dei boschi di latifoglie.
Sono animali poliestrali e stagionali che concentrano i periodi di parto nell’autunno inoltrato o nell’inverno e nel periodo tardo primaverile o estivo. È possibile raggiungere tre parti in due anni con una gemellarità molto alta (circa 80%). Alta risulta la frequenza dei parti trigemini.
Per quanto riguarda la produzione di carne gli agnelli vengono normalmente macellati durante il periodo pasquale e natalizio. La macellazione avviene normalmente ad un peso di circa 15 -20 Kg di peso vivo anche se è sempre più richiesto un animale più pesante macellato al peso di 40 kg di peso vivo.
Il latte viene invece normalmente utilizzato direttamente dall’agnello e prodotto quasi sempre in quantità sufficiente per portare allo svezzamento anche tre agnelli per parto, essendo molto alta la prolificità di questa razza.
Infine, per quanta riguarda la produzione di lana, questa, pur essendo prodotta in quantità discrete, 2-3 kg anno, viene poco utilizzata. Recenti iniziative locali in province limitrofe fanno però intravedere possibili sbocchi anche per questa produzione che attualmente incide solo negativamente sul bilancio aziendale.
Gli allevatori tosano le pecore anche due volte all’anno (primavera e autunno): la lana in parte è lavata e cardata localmente e usata per materassi e cuscini, in parte, è inviata a stabilimenti del biellese per la produzione di filati.
Si ricorda che l’agnello Brianzolo è ingrediente importante della gastronomia locale, ma si mangia anche la pecora, che viene macellata a fine carriera (verso gli otto anni). La carne di questa razza è idonea a diverse cotture e può essere cucinata in ricette tradizionali, come la pecora stufata al rosmarino e lo spezzatino di agnello in umido con patate, ma anche in preparazioni creative, come la tartare di pecora.

Guido Bissanti

Fonti-
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Daniele Bigi, Alessio Zanon , 2010. Atlante delle razze autoctone. Bovini, equini, ovicaprini, suini allevati in Italia, Edagricole-New Business Media, Bologna.



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