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Liriomyza trifolii

Liriomyza trifolii

Il Minatore delle foglie (Liriomyza trifolii Burgess, 1880) è un piccolo dittero appartenente alla famiglia dei Agromyzidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Ramo Bilateria,
Phylum Arthropoda,
Subphylum Tracheata,
Superclasse Hexapoda,
Classe Insecta,
Sottoclasse Pterygota,
Coorte Endopterygota,
Superordine Oligoneoptera,
Sezione Panorpoidea,
Ordine Diptera,
Sottordine Brachycera,
Coorte Cyclorrhapha,
Sezione Schizophora,
Sottosezione Acalyptratae,
Famiglia Agromyzidae,
Genere Liriomyza,
Specie L. trifolii.
Sono sinonimi i termini:
– Agromyza phaseolunata Frost, 1943;
– Liriomyza alliovora Frick, 1955;
– Oscinis trifolii Burgess, 1880.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
Liriomyza trifolii è un dittero le cui origini sono nei paesi caraibici e negli Stati Uniti sudorientali (concentrati in particolare nel sud della Florida).
Tuttavia, l’esportazione di prodotti vegetali da queste aree ha portato alla diffusione dell’insetto in diversi paesi dell’Asia lungo l’Oceano Pacifico, nonché in Europa, California e alcune parti del Canada.
La diffusione dell’insetto è stata generata anche dalla sua progressiva resistenza a determinati insetticidi.
L’insetto è notevolmente polifago e segnalato su ben 122 differenti specie di piante; colpisce piante ornamentali, svariate piante ortive tra le quali cipolla, porro, sedano, bietole, peperone, cocomero, melone, lattuga, Phaseolus spp., pisello, patata, spinacio, Vigna sp., nonché cotone, medica e numerose altre specie coltivate e spontanee oltre che le piante in serra.
Il suo habitat originario era quello dei climi tropicali e subtropicali ma, con la diffusione e la resistenza agli insetticidi, adesso infesta frequentemente le serre e si può trovare in una più ampia varietà di climi come quelli temperati, mentre è meno presente in quelli freddi.

Morfologia –
Il Minatore delle foglie è un piccolo dittero in cui gli individui adulti hanno una piccola taglia, da 1,3 a 2,3 mm di lunghezza. La testa è gialla, il torace e l’addome nero grigiastro, le zampe e lo scutello giallo brillante.
L’apertura alare va da 1,25 a 1,90 mm. Le ali sono trasparenti e con venature evidenti.
Il maschio è più piccolo della femmina.
L’uovo misura 0,2 x 0,1 mm; è di color crema, all’inizio traslucido. Questo viene immesso leggermente sotto l’epidermide della foglia.
La larva, alla nascita, è incolore e misura 0,5 mm di lunghezza. A sviluppo completo raggiunge 3 mm di lunghezza e diviene di colore giallo brillante. Questa, all’interno del mesofillo, scava gallerie che si manifestano, al’esterno, con caratteristici disegni; spesso nella parte centrale della mina, più chiara rispetto al verde della foglia, si nota una linea nerastra di escrementi lasciati dagli stadi larvali nel loro movimento trofico.

Attitudine e Ciclo biologico –
Il ciclo biologico della Liriomyza trifolii è molto variabile a seconda che avvenga su piante in coltura protetta o in pieno campo.
Nel caso delle coltivazioni protette il susseguirsi delle generazioni è praticamente continuo.
Anche in pieno campo il numero delle generazioni non è standardizzabile ma varia molto a seconda delle condizioni climatiche.
Gli adulti vivono mediamente 15-30 giorni, con le femmine che hanno una longevità più lunga rispetto a quella dei maschi, e si alimento del nettare dei fiori e della linfa che fuoriesce dalle lesioni prodotte sulle foglie dalle femmine mediante l’ovopositore. Queste ferite, circondate da tessuti che schiariscono ed infine necrotizzano, sono più grandi rispetto a quelle conseguenti alle deposizione delle uova.
Lo sviluppo si ferma con temperature inferiori a 7,5 o 12,9°C, a seconda dello stadio e della pianta ospitante; la temperatura ottimale è vicina ai 25°C; al di sopra dei 30°C, la mortalità delle larve cresce.
Il momento dell’accopiamento avviene dopo solo 24 ore dallo sfarfallamento degli adulti.
Le uova vengono deposte entro i tessuti del parenchima fogliare o del picciolo in numero variabile in funzione della temperatura e della pianta ospite: si va da 25° sul sedano a 15°C ad oltre 600 nel crisantemo a 30°C.
Il periodo di incubazione delle uova varia da 2 a 5 giorni, secondo la temperatura. Lo sviluppo delle larve è di 4-7 giorni in presenza di temperature medie superiori ai 24°C, mentre al di sopra dei 30°C si verifica una notevole mortalità.
Una volta raggiunta la maturità le larve si impupano generalmente all’esterno delle mine, sulle foglie o alla superficie del suolo. In rare circostanze le pupe possono formarsi anche all’interno delle mine, ma gli adulti non sempre riescono ad uscire all’esterno e, dopo aver tentato invano di aprirsi una via d’uscita, si esauriscono e muoiono. Sulle piante di cipolla e medica l’impupamento avviene all’interno dell’ultimo tratto della mina. Gli adulti compaiono in genere dopo 1-2 settimane, con temperature fra i 20-30°C.
I Danni sono determinati dalla formazione di mine, che se presenti in numero considerevole finiscono per interessare gran parte del lembo fogliare e dei piccoli con conseguente riduzione dell’attività fotosintetica, disseccamenti fogliari e talora morte delle giovani piante.
A seguito di ciò le colture subiscono un notevole deprezzamento commerciale e non possono essere esportate. Le perforazioni operate con l’ovopositore da parte delle femmine causano lesioni, disseccamenti e favoriscono l’insediamento di infezioni di natura fungina. Oltre ai danni diretti il dittero è in grado di trasmettere il virus del “mosaico del sedano” (Celery mosaic virus).

Ruolo Ecologico –
Sia le femmine larvali che quelle adulte di Liriomyza trifolii si nutrono principalmente delle foglie delle loro piante ospiti. Le larve si nutrono principalmente dello strato della foglia appena sotto l’ epidermide, mentre le femmine adulte si nutrono dei liquidi espulsi dalle foglie dopo che l’adulto le ha forate.
Questo piccolo ditteri si nutre di una grande varietà di piante ospiti, comprese sia le verdure che le piante ornamentali .
Questo dittero può essere tenuto entro limiti accettabili di popolazione da alcuni parassiti e predatori.
La minaccia naturale più significativa è rappresentata da vespe parassitoidi. Queste vespe depongono le loro uova tra quelle di Liriomyza trifolii. Quando le vespe si schiudono, in genere divorano le uova vicine delle mosche, come è tipico dei parassito idi.
I parassitoidi più comuni sono le vespe delle famiglie Braconidae, Eulophidae e Pteromalidae. In assenza di insetticidi questi parassitoidi svolgono un ruolo importante nel tenere sotto controllo la popolazione di Liriomyza trifolii.
Sebbene i predatori e le malattie tendano ad avere un impatto sulla popolazione di Liriomyza trifolii in misura minore rispetto ai parassitoidi, sia le larve che gli adulti di L. trifolii possono essere predati da altri organismi tra i quali ricordiamo le formiche.
La presenza e la soglia di dannosità di questo dittero viene valutata utilizzando una varietà di metodi di campionamento, tra cui il conteggio delle mine, il conteggio delle larve vive, la raccolta delle pupe e la cattura degli adulti.
Negli interventi di contenimento di questo insetto si tenga conto che la diffusione della Liriomyza trifolii è ampiamente dovuta alla resistenza sviluppata a determinati insetticidi; infatti gli insetticidi uccidono anche i parassitoidi che popolano l’area. Pertanto, l’uso di insetticidi non solo danneggia l’ecosistema, ma riduce anche la popolazione della principale forma di controllo biologico per L. trifolii.
La lotta chimica è quindi da ritenere poco opportuna se non addirittura controproducente nel medio – lungo periodo.
In serra sono stati ottenuti risultati incoraggianti anche con trappole cromotropiche gialle. Infine buoni risultati sono stati ottenuti utilizzando, con tecniche di lotta biologica, l’Imenottero Eulofide Diglyphus isaea, parassitoide ectofago delle larve.
Questo parassitoide viene allevato in alcune biofabbriche europee e lanciato allo stadio adulto. La femmina del parassitoide immobilizza la larva dell’ospite, all’interno delle mine, quindi ovidepone vicino il suo uovo; le larve neonate si nutriranno della larva dell’ospite; inoltre la femmina dell’entomofago può esercitare un’azione predatrice diretta sulle larve più giovani di Liriomyza trifolii.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.




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