Un Mondo Ecosostenibile
ErbaceeSpecie Vegetali

Lycopodium clavatum

Lycopodium clavatum

Il licopodio officinale (Lycopodium clavatum L., 1753) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Lycopodiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Divisione Lycopodiophyta,
Classe Lycopodiopsida,
Ordine Lycopodiales,
Famiglia Lycopodiaceae,
Genere Lycopodium,
Specie L. clavatum.
Sono sinonimi i seguenti termini:
– Lepidotis ciliata P.Beauv.;
– Lepidotis clavata (L.) P.Beauv.;
– Lepidotis inflexa P.Beauv.;
– Lycopodium aristatum Humb. & Bonpl. ex Willd.;
– Lycopodium ciliatum (P.Beauv.) Sw.;
– Lycopodium contiguum Klotzsch;
– Lycopodium eriostachys Fée;
– Lycopodium inflexum (P.Beauv.) Sw.;
– Lycopodium piliferum Raddi;
– Lycopodium preslii Grev. & Hook.;
– Lycopodium serpens C. Presl;
– Lycopodium trichiatum Bory;
– Lycopodium trichophyllum Desv..
All’interno di questa specie si riconoscono diverse sottospecie che colonializzano differenti areali:
– Lycopodium clavatum subsp. clavatum var. clavatum, presente in Europa, Asia, Nord America;
– Lycopodium clavatum subsp. clavatum var. aristatum, presente in Messico, Caraibi, America Centrale, Sud America settentrionale, da sud a nord dell’Argentina;
– Lycopodium clavatum subsp. clavatum var. asiaticum, presente in Giappone, Cina nord-orientale;
– Lycopodium clavatum subsp. clavatum var. borbonicum, presente in Africa centrale e meridionale;
– Lycopodium clavatum subsp. clavatum var. kiboanum, presente nelle montagne dell’Africa tropicale;
– Lycopodium clavatum subsp. contiguum, presente in America Centrale Meridionale, America Meridionale Settentrionale.

Etimologia –
Il termine Lycopodium proviene dal greco λύκος lýcos lupo e da πóδιον pódion piedino: piè di lupo.
L’epiteto specifico clavatum viene da cláva clava: per la presenza nelle specie di organi o carpofori a forma di clava.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il licopodio officinale è una pianta che cresce nelle zone artiche e temperate del nord America, Europa e Asia, in centro America; sud America, Caraibi ed in alcune aree sparse dell’Africa tropicale e dell’Asia tropicale.
Il suo habitat è quello delle brughiere, campi e pascoli in climi freschi e umidi dove preferisce areali aperti come fianchi di montagne, brughiere, radure e tagli stradali nella foresta pluviale. Ai tropici cresce nelle zone montuose sopra i 1.300 metri.

Descrizione –
Il Lycopodium clavatum è una pianta vascolare portatrice di spore, che cresce principalmente prostrata lungo il terreno con fusti lunghi fino a 1 m.
I fusti sono molto ramificati, e densamente rivestiti di piccole foglie microfille disposte a spirale. Le foglie sono lunghe 3-5 mm e larghe 0,7-1 mm, rastremate in una sottile punta bianca simile a un pelo.
I rami, che portano strobili o coni di spore, diventano eretti, raggiungendo 5-15 cm di altezza dal suolo e le loro foglie sono modificate come sporofilli che racchiudono le capsule di spore o sporangi.
I coni di spore sono di colore giallo-verde, lunghi 2-3 cm e larghi 5 mm. I fusti orizzontali producono radici ad intervalli frequenti lungo la loro lunghezza, permettendo allo stelo di crescere indefinitamente lungo il terreno.
Gli steli assomigliano superficialmente a piccole piantine di conifere, sebbene non appartengono ad un altro genere.
Il Lycopodium clavatum è una specie molto variabile che esiste in una serie quasi continua di forme, da quelle compatte con rami paralleli e foglie sode ed imbricate a piante ampiamente ramificate con rami divergenti e foglie morbide e allargate. Le prime sono tipiche degli habitat freddi ed esposti, le seconde dei luoghi caldi e riparati.

Coltivazione –
Il licopodio officinale è una pianta perenne sempreverde che è imparentata con le felci. La pianta viene comunemente raccolta allo stato naturale per uso medicinale e per i vari usi delle sue spore. Sia le spore che le parti aeree della pianta vengono raccolte in quantità commerciali dall’ambiente naturale e commercializzate a livello internazionale.
È una pianta che cresce in un ampio areale dal livello del mare nel circolo polare artico alle zone montuose sopra i 1.300 metri ai tropici.
La pianta resiste fino ad almeno -15 °C e prospera in terreni torbosi ed in posizione ombreggiata. Inoltre richiede un’atmosfera umida.
le piante di questo genere sono difficili da stabilire in quanto le radici sono delicate e soggette a marciume; la maggior parte dell’acqua viene assorbita attraverso il fogliame.
Il protallo sotterraneo si sviluppa lentamente e raggiunge la maturità sessuale dopo 6 – 15 anni e può vivere fino a 20 anni.
Questa specie ha una forma apicale, differenziata in vari tessuti, che vive in stretta simbiosi con un fungo, forse una specie di Pythium. Senza il fungo, lo sviluppo del gametofito si ferma in uno stadio precoce, a poche cellule. Una volta che lo sporofito si è stabilito, può diffondersi rapidamente grazie ai lunghi steli striscianti. Se la competizione con le piante a crescita più alta non è forte, è una specie longeva e forma lentamente grandi colonie.
La propagazione avviene per spore che possono essere seminate non appena sono mature sulla superficie di un terreno sterilizzato ricco di humus. In questa fase bisogna mantenere il compost umido, preferibilmente mettendo un film di polietilene sopra il semenzaio.
Il trapianto va effettuato non appena le piantine sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate e mantenute umide fino a quando non si sono ben stabilizzate. Non bisogna però piantare all’aperto fino a quando le felci non hanno almeno 2 anni e quindi solo in una posizione molto ben riparata. Le spore sono generalmente prodotte in abbondanza ma sono difficili da coltivare con successo. Queste possono rimanere dormienti per 3 – 8 anni. Durante questo periodo si depositano nel terreno ad una profondità di 3 – 10 cm e questo, combinato con una parete di spore relativamente spessa, può ritardare notevolmente la germinazione. Si è visto che quando le spore sono esposte all’acido solforico, la germinazione richiede solo 2 mesi.

Usi e Tradizioni –
Il Lycopodium clavatum, anche se come molti muschi è diffuso a livello globale, è sempre più confinato in siti indisturbati, scomparendo dalle aree coltivate e dai siti con regolari incendi. Di conseguenza, è in pericolo in molte aree.
Di questa specie si utilizzano le spore “polvere di licopodio”, che sono esplosive se presenti nell’aria in densità sufficientemente elevate. Erano usate come polvere per i flash nelle prime fotografie e negli atti magici.
Le spore contengono un olio e sono infatti altamente infiammabili. L’olio contiene 80 – 86% di acido decil-isopropil acrilico, 3 – 5% di glicerina e acidi grassi solidi (principalmente acido miristico).
Le spore si presentano come una polvere di colore giallo-marrone, inodore e insapore. Un tempo veniva adoperata in farmacia per tisane, con virtù diuretica e lassativa o per uso esterno come detergente curativo delle affezioni cutanee. Viene ancora usata in omeopatia. Non sono ben conosciuti tutti i suoi principi attivi e la presenza di alcaloidi la rende leggermente tossica.
La pianta contiene infatti licopodina, che è velenosa, paralizzando i nervi motori; contiene anche clavatina che è tossica per molti mammiferi; tuttavia le spore non sono tossiche.
Le spore di Lycopodium clavatum, usate come polvere da spalmare, possono causare asma e altri problemi di allergia (prurito della pelle, problemi agli occhi e al naso) se usate per un lungo periodo.
La polvere è sicura per i consumatori che sono esposti a piccole quantità, ma sono stati osservati effetti epatotossici.
Quando le spore entrano nelle ferite chirurgiche, può svilupparsi una lesione mesi o addirittura anni dopo.
Questa specie, con la sua vasta distribuzione, ha trovato una vasta gamma di usi medicinali in tutto il mondo. C’è stata una notevole ricerca sui costituenti attivi della pianta. Le parti aeree contengono acido diidrocaffeico, che ha un effetto ipotensivo, oltre ad alcaloidi come licopodina, chinolina, clavatina, clavatoxina e annotinina, che provocano tutti un aumento della pressione sanguigna.
La licopodina stimola anche i movimenti peristaltici dell’intestino e la contrazione dell’utero.
Le parti aeree contengono anche derivati acidi e flavonoidi.
Un estratto della pianta con metanolo ha mostrato una forte attività di inibizione della prolil-endopeptidasi e dovrebbe avere attività contro la perdita di memoria.
Un decotto preparato dalla pianta è analgesico, antireumatico, carminativo, blandamente diuretico, stomachico e tonico. Questo viene utilizzato internamente nel trattamento di disturbi urinari e renali, artrite reumatica, cistite catarrale, gastrite, dissenteria, malaria ecc..
Nella medicina popolare l’intera pianta viene masticata per indurre il vomito dopo un’intossicazione alimentare o un dolore acuto allo stomaco.
Le foglie essiccate al sole e polverizzate vengono mescolate con piantaggine e latte, e la miscela viene data in piccole dosi ai bambini per curare la diarrea e la dissenteria.
Si applica esternamente a malattie della pelle, ferite, ulcere e irritazioni.
L’intera pianta viene grigliata con canna da zucchero e bucce di banana e applicata sulle labbra screpolate per favorire la guarigione.
Un rimedio omeopatico viene costituito dalle spore; ha una vasta gamma di applicazioni tra cui tosse secca, parotite e dolori reumatici.
La pianta è uno degli ingredienti di un rimedio per alleviare il jet lag.
Tra gli altri usi viene riportato che le spore sono idrorepellenti e possono essere utilizzate come polvere per spolverare per impedire che le cose si attacchino tra loro.
Vengono usate anche come talco e per condire gli stampi nelle fonderie di ferro.
La pianta può essere usata come mordente nella tintura e per respingere gli insetti.
Infine gli steli sono trasformati in stuoie.

Modalità di Preparazione –
Il licopodio officinale può essere raccolto tutto l’anno ed essere utilizzato fresco o essiccato.
Le spore vengono raccolte a maturazione in tarda estate.
Si possono prepara re decotti ed innumerevoli altri utilizzi come descritto sopra.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *