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Catharanthus roseus

Catharanthus roseus

La Pervinca rosea o Pervinca del Madagascar (Catharanthus roseus (L.) G. Don) è una pianta semiarbustiva appartenente alla famiglia delle Apocynaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Gentianales,
Famiglia Apocynaceae,
Sottofamiglia Rauvolfioideae,
Tribù Vinceae,
Sottotribù Catharanthinae,
Genere Catharanthus,
Specie C. roseus.
È basionimo il termine:
– Vinca rosea L..
Sono sinonimi i termini:
– Ammocallis rosea (L.) Small;
– Catharanthus roseus var. albus G.Don;
– Lachnea rosea (L.) Rchb.;
– Lochnera rosea (L.) Rchb.;
– Lochnera rosea (L.) Rchb. ex Endl.;
– Lochnera rosea (L.) Rchb. ex K.Schum.;
– Lochnera rosea (L.) Rchb. ex Spach;
– Lochnera rosea f. alba (Sweet) Woodson, 1938;
– Lochnera rosea var. alba (G.Don) Hubbard;
– Lochnera rosea var. flava Tsiang;
– Pervinca rosea (L.) Gaterau;
– Pervinca rosea (L.) Moench;
– Vinca gulielmi-waldemarii Klotzsch;
– Vinca rosea var. alba (G.Don) Sweet;
– Vinca rosea var. albiflora Bertol.;
– Vinca speciosa Salisb..
All’interno di questa specie vengono riconosciute le seguenti varietà:
– Catharanthus roseus var. angustus (Steenis) Bakh.;
– Catharanthus roseus var. roseus;
– Lochnera rosea var. ocellata (Sweet) Woodson, 1938;
– Lochnera rosea var. rosea.

Etimologia –
Il termine Catharanthus proviene dal greco καθαρός katharós puro e ἄνϑοϛ ánthos fiore: dal fiore puro, perfetto.
L’epiteto specifico roseus si riferisce al colore rosato, da rosa, rosa, in riferimento al colore dei fiori.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Catharanthus roseus è una pianta originaria del Madagascar orientale e meridionale e della fascia tropicale ma coltivata altrove come pianta ornamentale e medicinale.
Il suo habitat è di frequente quello dei luoghi sabbiosi lungo la costa, ma anche nell’entroterra sulle sponde dei fiumi, nella vegetazione della savana e in luoghi asciutti e ai bordi delle strade, a volte in foreste aperte o macchia, di solito vicino al livello del mare ma occasionalmente fino a 1.500 metri[299
In natura è una pianta minacciata; la causa principale è la perdita del suo habitat attraverso il disboscamento e l’incendio della foresta per dedicarla all’agricoltura e all’allevamento. Tuttavia, questa specie è ampiamente coltivata e si è naturalizzata in vaste aree subtropicali e tropicali del mondo. È ampiamente coltivata ed è naturalizzata in aree subtropicali e tropicali del mondo come Australia, Bangladesh, India, Malesia, Pakistan e Stati Uniti. Inoltre si è così ben adattata in Australia che è elencata come erba nociva nell’Australia occidentale e nell’Australian Capital Territory ed anche in alcune parti del Queensland orientale.

Descrizione –
La Catharanthus roseus è un arbusto o una pianta erbacea perenne abbondantemente ramificata, eretta o decombente con fusti che possono diventare più o meno legnosi e che cresce tra 30 e 100 cm di altezza.
Le foglie sono di forma da ovali a oblunghe, lunghe 2,5–9 cm e larghe 1–3,5 cm; sono di colore verde lucido, glabre, con una nervatura mediana chiara e un picciolo corto 1–1,8 cm di lunghezza; sono disposte in coppie opposte.
I fiori vanno dal bianco con un centro giallo o rosso al rosa scuro con un centro rosso più scuro, con un tubo basale lungo 2,5–3 cm e una corolla di 2–5 cm di diametro con cinque lobi simili a petali.
Il periodo di fioritura è tra Maggio e Settembre
Il frutto è costituito da 2 follicoli lunghi 15-40 mm e larghi 3 mm cilindrici, sottili.

Coltivazione –
La Catharanthus roseus è una pianta che cresce sia allo stato selvatico che coltivata per vari scopi tra i quali quelli ornamentali.
È una pianta degli ambienti tropicali e subtropicali ma che può essere coltivata anche come coltura annuale nelle zone temperate calde.
Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 20 e 30 °C, ma può tollerare 10-34 °C.
A temperature inferiori ai 5 °C, alcuni rami o addirittura l’intera pianta possono seccare.
Quando la temperatura aumenta, la pianta di solito ricresce dalle gemme ascellari basali, specialmente dopo una potatura dura dei germogli e delle radici. Senza potatura, la pianta ricresce principalmente dalle cime.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 1.000 e 1.200 mm, ma tollera 800 – 1.400 mm, tuttavia le piante già attecchite tollerano la siccità.
È una pianta di facile coltivazione, preferisce un terreno fertile, umido ma ben drenato in una posizione soleggiata o parzialmente ombreggiata.
Dal punto di vista pedologico in natura si trova di solito su suoli sabbiosi, ma talvolta anche su suoli rocciosi. È molto tollerante nei confronti di suoli salini e preferisce un pH nell’intervallo 6 – 7, tollerando 5,5 – 7,5.
La pianta può fiorire tutto l’anno e può diventare una pianta infestante naturalizzata, specialmente quando cresce in habitat aridi.
In condizioni di irrigazione si possono ottenere 1,5 ton/Ha di radici, 1,5 ton/Ha di steli e 3 ton/Ha di foglie.
La pianta è solitamente autofertile, ma esistono ceppi autoincompatibili e possono essere localmente comuni allo stato selvatico.
La propagazione avviene per seme che va seminato in un vassoio o in un semenzaio.
La germinazione richiede 15 – 21 giorni a 21°C, con oltre il 95% del seme che germoglia.
Le piantine sono pronte per il rinvaso dopo 3 settimane ed il seme può rimanere vitale per 3 – 5 anni.
Si può propagare anche tramite talee semi-mature. Quando si utilizza l’ormone radicante, le talee inizieranno a radicarsi dopo 4 – 5 settimane.
Mettendo le talee in acqua si indurrà anche la radicazione, ma ci vorrà più tempo che nel terreno.

Usi e Tradizioni –
La Catharanthus roseus è conosciuta con molti nomi vernacolari tra cui arivotaombelona o rivotambelona, tonga, tongatse o trongatse, tsimatiririnina e vonenina.
Nei paesi anglosassoni prende vari nomi: bright eyes, Cape periwinkle, graveyard plant, Madagascar periwinkle, old maid, pink periwinkle, rose periwinkle.
In Ecuador è conosciuta come: chavelita o chabelita.
In Colombia come: cortejo o chocolata;
A Cuba come: vicaria;
A Panamá come: chavelita, chabelita o vinca;
In Messico come: ninfa, teresita, maravilla, hierba doncella, margarita o chula.
In Nicaragua come: primorosa;
Nella República Dominicana come: catalana;
Nel El Salvador come: chula;
In Spagna come: alegría de la casa, chavelita, dominica, pervinca de Madagascar, vinca de Madagascar, vicaria, vicaria blanca, violeta blanca;
In Venezuela come: chipe, primorosa o buenas tardes;
In Perú come: chabelita;
In Honduras come: guajaca;
In Costa Rica come: maravilla;
In Guatemala come: chatita o chula.
La Catharanthus roseus è una fonte di alcuni alcaloidi fra cui vincristina e vinblastina, usati per trattare il cancro. Anticamente era inclusa nel genere Vinca come Vinca rosea.
La specie è stata a lungo coltivata per la fitoterapia, poiché può essere fatta risalire al 2600 a. C. in Mesopotamia. Nell’Ayurveda (medicina tradizionale indiana) gli estratti delle sue radici e dei suoi germogli, sebbene velenosi, sono usati contro diverse malattie. Nella medicina tradizionale cinese, i suoi estratti sono stati usati contro numerose malattie, tra cui il diabete, la malaria e il linfoma di Hodgkin. Negli anni ’50, gli alcaloidi tra cui vinblastina e vincristina, furono isolati da Catharanthus roseus durante lo screening per i farmaci antidiabetici. Questa scoperta casuale ha portato a un aumento della ricerca sugli effetti chemioterapici di vinblastina e vincristina. Il conflitto tra l’uso indigeno storico e il brevetto del 2001 sui farmaci derivati da C. roseus da parte delle aziende farmaceutiche occidentali, senza compenso, ha portato ad accuse di biopirateria.
La pianta è ampiamente utilizzata nella medicina tradizionale in Africa e in Asia. Spesso raccolta allo stato selvatico, è anche ampiamente coltivata. La recente scoperta del composto vincristina nella pianta ha portato alla sua coltivazione commerciale, soprattutto in Spagna, Cina e Stati Uniti, poiché il composto si è dimostrato utile nel trattamento della leucemia.
La vinblastina e la vincristina sono usati come farmaci chemioterapici usati per trattare diversi tipi di cancro; questi possono essere estratti dalla pianta o sono biosintetizzati dall’accoppiamento degli alcaloidi catharanthine e vindoline.
Il nuovo agente chemioterapico semi-sintetico vinorelbina, utilizzato nel trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule, può essere preparato sia da vindolina e catharanthine o dall’alcaloide della Vinca leurosina, in entrambi i casi tramite anidrovinblastina. La vincolina, stimolante l’insulina, è stata isolata dalla pianta.
Nonostante l’importanza medica e l’ampio utilizzo, gli alcaloidi desiderati (vinblastina e vincristina) vengono prodotti naturalmente con rese molto basse. Inoltre, è complesso e costoso sintetizzare i prodotti desiderati in un laboratorio, con conseguente difficoltà a soddisfare la domanda e necessità di sovrapproduzione.
È stato dimostrato che il trattamento della pianta con fitormoni, come l’acido salicilico e il metil jasmonato, innesca meccanismi di difesa e produce una quantità eccessiva di alcaloidi. Gli studi che utilizzano questa tecnica variano in condizioni di crescita, scelta del fitormone e posizione del trattamento. Allo stesso tempo, ci sono vari sforzi per mappare il percorso biosintetico che produce gli alcaloidi per trovare un percorso diretto alla sovrapproduzione attraverso l’ingegneria genetica.
La C. roseus è utilizzata in patologia vegetale come ospite sperimentale per i fitoplasmi. Questo perché è facile da infettare con una grande maggioranza di fitoplasmi e spesso presenta anche sintomi molto distintivi come la fillodia e la dimensione delle foglie significativamente ridotta.
Inoltre la rosinidina è il pigmento antocianidina rosa che si trova nei fiori di C. roseus. La lochnericina è un importante alcaloide presente nelle radici.
Si ricorda comunque che questa pianta può essere estremamente tossica se consumata per via orale dall’uomo.
Tutte le parti della pianta sono velenose. Al consumo, i sintomi consistono in lievi crampi allo stomaco, complicanze cardiache, ipotensione, paralisi sistematica che alla fine può portare alla morte.
Secondo il botanico francese Pierre Boiteau, le sue proprietà velenose sono state rese note da generazioni di malgasci come un veleno consumato in prove ordaliche, anche prima che il frutto della tangena fosse usato. Questo ha dato al fiore uno dei suoi nomi vonenina, dal malgascio: vony enina che significa “fiore del rimorso”.
Inoltre è velenosa anche per gli animali.
Da tutte le parti della pianta sgorga un lattice bianco.
Gli alcaloidi della pianta, utilizzati singolarmente, hanno una serie di effetti collaterali, tra cui alopecia, nausea e depressione del midollo osseo.
La radice essiccata è una fonte industriale di ajmalicina, che aumenta il flusso sanguigno nel cervello e nelle parti periferiche del corpo. I preparati di ajmalicina sono usati per trattare i problemi psicologici e comportamentali della senilità, i problemi sensoriali (vertigini, acufeni), i traumi cranici e le loro complicanze neurologiche.
L’ajmalicina e un altro alcaloide che è prescritto nel trattamento dell’ipertensione.
Le foglie e le parti aeree della pianta hanno una vasta gamma di usi tradizionali. Ben nota come agente ipoglicemizzante orale, la pianta è considerata anche depurativa, diaforetica, diuretica, emetica, purgante e vermifuga. Un decotto viene utilizzato per trattare ipertensione, asma, irregolarità mestruali, costipazione cronica, diarrea, indigestione, dispepsi, malaria, febbre dengue, dia betes, cancro e malattie della pelle.
Gli estratti preparati dalle foglie sono stati applicati esternamente come agenti antisettici per la cicatrizzazione delle ferite; per alleviare gli effetti delle punture di vespa; contro le emorragie, le eruzioni cutanee e come collutorio per curare il mal di denti.
Tra gli altri usi, si riporta che un’estrazione con etanolo delle foglie ha dimostrato di essere un fungicida efficace nel trattamento dei funghi patogeni sulla pianta coltivata Jatropha curcas.

Modalità di Preparazione –
La Catharanthus roseus è una pianta utilizzata da tempi remoti soprattutto in alcune medicine tradizionali.
Le foglie vengono raccolte quando la pianta è in fiore e possono essere essiccate per un uso successivo.
Le foglie e le parti aeree della pianta hanno una vasta gamma di usi tradizionali.
Come detto un decotto viene utilizzato per trattare varie patologie.
Gli estratti preparati dalle foglie sono stati applicati esternamente come agenti antisettici per la cicatrizzazione delle ferite e di altri rimedi.
Un infuso dei fiori è usato per trattare il diabete lieve.
Si prende un decotto di radici per trattare la dismenorrea.
Opetrando un’estrazione con etanolo delle foglie si ottiene un fungicida efficace per alcuni funghi patogeni.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/182566054/original.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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