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Pogostemon cablin

Pogostemon cablin

Il patchouli o pasciulì (Pogostemon cablin (Blanco) Benth., 1848) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Lamiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Lamiales,
Famiglia Lamiaceae,
Genere Pogostemon,
Specie P. cablin.
È basionimo il termine:
– Mentha cablin Blanco.
Sono sinonimi i termini:
– Mentha auricularia Blanco;
– Mentha cablin Blanco;
– Pogostemon battakianus Ridl.;
– Pogostemon comosus Miq.;
– Pogostemon heyneanus var. patchouly (Pellet.) Kuntze;
– Pogostemon hortensis Backer;
– Pogostemon hortensis Backer ex K.Heyne;
– Pogostemon javanicus Backer;
– Pogostemon javanicus Backer ex Adelb.;
– Pogostemon mollis Hassk.;
– Pogostemon nepetoides Stapf;
– Pogostemon nepetoides var. glandulosus Merr.;
– Pogostemon patchouly Pellet.;
– Pogostemon patchouly var. suavis (Ten.) Hook.f.;
– Pogostemon suavis Ten.;
– Pogostemon tomentosus Hassk..

Etimologia –
Il termine Pogostemon del genere deriva da due parole greche: “pogon” (barba, capelli) e “stemon” (stame, filamento) con riferimento ai filamenti staminali pelosi e barbuti verso la metà della loro lunghezza.
L’epiteto specifico cablin non è chiaro.
Per quanto riguarda il nome comune della pianta si pensa che esso derivi dalla lingua tamil, più precisamente dal termine patchai ellai (பச்சை இலை), letteralmente “foglia verde”.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Pogostemon cablin è una pianta nativa delle regioni tropicali dell’Asia e coltivata estensivamente in India e in Malaysia, dove è conosciuta con il nome di puchaput, ma anche in Cina, Sri Lanka, Malesia, Thailandia, Indonesia, Mauritius, Filippine, Africa occidentale, Vietnam, Cambogia, Myanmar, Maldive, Madagascar, Taiwan, Sud America, Caraibi e Nuova Guinea.
Il suo habitat allo stato naturale non è conosciuto, tuttavia nei luoghi di origine è una pianta da sottobosco, che gode di esposizione semi-ombreggiate, visto che non sopravvivrebbe a una costante esposizione alla luce diretta del sole.

Descrizione –
Il Pogostemon cablin è una pianta perenne con foglie e portamento molto simile al genere menta.
Si riconosce per il suo aspetto cespuglioso.
Il fusto ha un color porpora ed una sottile peluria; questo può raggiungere un’altezza di 50 – 150 cm.
Le foglie sono di forma ovale e molto ampia, con un massimo di 12 centimetri di lunghezza; sono di consistenza morbide e vellutate al tatto ed hanno una colorazione verde chiaro, inoltre emanano un intenso e caratteristico profumo.
I fiori sono prodotti in piccoli gruppi, sono di piccola dimensione, con una colorazione bianco-lilla e con struttura bilabiata; nella corolla si distinguono un labbro superiore formato da due petali saldati e un labbro inferiore composto da tre petali, dei quali quello centrale ha una forma molto ampia rispetto ai due laterali; la simmetria della struttura è del tipo bilaterale.

Coltivazione –
Il patchouli è una pianta aromatica per il suo olio essenziale noto, molto apprezzato e molto profumato, che ha anche applicazioni medicinali. La pianta è ampiamente coltivata per questo olio nei tropici e specialmente in India.
La pianta cresce bene nei climi tropicali, in cui le stagioni sono prevalentemente calde.
Per la sua crescita ha bisogno di temperature generalmente maggiori di 10 °C.
Essendo una pianta dei climi tropicali umidi, dove si trova ad altitudini comprese tra 1.000 e 2.000 metri, cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 23 e 28 °C, ma può tollerare 16-32 °C. La pianta può sopravvivere a temperature fino a circa 5 °C.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 2.200 e 2.600 mm, ma tollera 2.000 – 2.800 mm.
Nei luoghi caratterizzati da un clima temperato cresce bene anche se esposto al pieno sole, a condizione che il terreno sia sempre ben irrigato e fresco e che, specialmente durante la stagione vegetativa, la temperatura delle foglie venga gradualmente riassettata al fine di evitare ustioni fogliari.
Se coltivata in regioni con clima di tipo mediterraneo è preferibile ricreare un ambiente semi-ombreggiato.
Dal punto di vista pedologico il substrato deve essere fertile, soffice e profondo, molto ben drenato anche con tessitura argillosa e preferisce un pH nell’intervallo 6 – 6,5, tollerando 5,5 – 7.
Gli esemplari coltivati in vaso, inoltre, vanno rinvasati ogni 2-3 anni, per permettere uno sviluppo equilibrato dell’apparato radicale. Inoltre, al fine di far sviluppare bene le radici della pianta, è necessario potarla con regolarità.
Comunque sia il substrato deve essere sempre ben drenato, creando nei vasi opportuni starti drenanti, sistemando della ghiaia o dell’argilla, e per il resto occorre mescolare parti uguali di terriccio con terra di campo argillosa, a cui poi viene aggiunta una piccola quantità di sabbia.
Queste piante hanno bisogno di una regolare innaffiatura, specialmente nei mesi estivi, per far sì che il terreno risulti sempre ben umido; durante i mesi freddi, poi, è appropriato ridurre la frequenza dell’irrigazione, che è sufficiente se fatta in maniera sporadica. Per facilitare la crescita della pianta e favorire il suo sostentamento, nei mesi da marzo a ottobre è consigliabile concimare il terreno ogni 10-15 giorni.
In caso di appassimento a causa di mancanza d’acqua, la pianta può riprendersi rapidamente dopo la pioggia o con un’attenta e costante irrigazione. Durante il periodo vegetativo questa pianta necessita di abbondanti innaffiature, nonché di un terriccio ben idratato, ma non troppo. Durante, invece, il periodo di fioritura, in tardo autunno, si nota come i semi prodotti dai fiori siano molto profumati: i piccoli semi, inoltre, possono essere raccolti per la semina, ma, essendo molto delicati, si frantumano con facilità.
Dal punto di vista delle patologie il Pogostemon cablin è una pianta sufficientemente resistente; tuttavia alcuni fitofagi possono aggredirle, in particolare se vengono coltivate in ambienti artificiali come in serra. Può andare soggetta ad acari e bruchi fitofagi, che attaccano foglie e midollo della pianta.
Il ciclo colturale della pianta è di breve durata; fornisce un primo raccolto 180 – 210 giorni dopo la semina e può essere raccolta successivamente ogni 120 – 180 giorni.
Le rese dal primo taglio sono di circa 1 tonnellata di foglie essiccate per ettaro. I tagli successivi danno 0,5 – 1 tonnellata.
L’impianto ha una vita economica di 2-3 anni.
Per quanto riguarda la propagazione si riproduce sia per talea che per seme.
Nella propagazione agamica si utilizzano talee semilegnose che vengono radicate nell’acqua per produrre delle piante aggiuntive. Tale tecnica è più rapida di quella che si svolge per seme.
Nella propagazione per seme, si ha ovviamente una variabilità genetica delle piante figlie per cui le piante nate da questo tipo di moltiplicazione non risultano uguali alla pianta madre, poiché subentra la variabilità genetica. Tale tecnica richiede tempi abbastanza lunghi, nonché precisi passaggi da seguire.

Usi e Tradizioni –
Il Pogostemon cablin, come detto, è una pianta coltivata in modo particolare poiché dai suoi componenti si estrae un olio essenziale dalle molteplici proprietà benefiche e dal profumo intenso, molto celebre e pregiato in cosmesi.
L’olio essenziale di patchouli è conosciuto da tempi remoti. Lo conoscevano anticamente anche i Romani per la presunta proprietà afrodisiaca; infatti lo utilizzavano come ingrediente stimolante; il patchouli, infatti, aumenterebbe i livelli degli ormoni steroidei sia maschili (testosterone) che femminili (estrogeni). Alcune teorie naturopatiche ritengono l’olio di patchouli un naturale rimedio per combattere disturbi come l’impotenza o la disfunzione erettile.
Tuttavia la popolarità del patchouli è più recente. Questa inizia sia in America che in Europa alla fine degli anni ’60, in concomitanza con la nascita del movimento pacifista e della corrente degli hippie. La generazione dei “figli dei fiori” ha reso il patchouli un importante simbolo olfattivo del loro credo nella pace, nell’amore libero e delle loro tendenze orientalistiche. L’aroma di patchouli divenne in poco tempo il manifesto aromatico della rivoluzione sessuale; gli hippie lo indossavano come olio profumato, viste le sue supposte proprietà afrodisiache, al fine di stimolare o risvegliare il desiderio sessuale.
In seguito, il patchouli diventò l’aroma simbolo dei party più trasgressivi dell’industria del cinema e della musica, visto il suo sentore dark-bohémien.
L’olio essenziale di patchouli è composto dalle seguenti componenti chimiche:
– Patchoulolo: alcol a catena sesquiterpenica, chiamato anche “alcol di patchouli”, che rende l’essenza caratteristica;
– Patchoulene: sostanza che espleta proprietà cicatrizzanti se diluita in una matrice grassa; simile all’azulene presente nella camomilla;
– Benzaldeide e aldeidi di cannella: componenti attive nel fitocomplesso utilizzate in campo medico per sconfiggere infezioni di tipo micotico
– Norpatchoulenolo, bulnesolo e pogostolo: altre componenti attive nel fitocomplesso.
L’olio essenziale di questa pianta ha svariate funzioni benefiche per le altre piante e per la loro sopravvivenza in natura: quest’olio, attraverso il suo odore, svolge una funzione protettiva di altre piante da insetti parassiti e quindi le salvaguarda da infezioni e malattie portate da altri funghi o batteri, ma può anche allontanare gli animali erbivori.
Inoltre l’olio può facilitare la riproduzione della specie della pianta interessata, in quanto l’aroma di patchouli attrae gli insetti responsabili del trasporto del polline; può, inoltre, evitare la propagazione di specie antagoniste alla piante dal momento in cui, per mezzo della pioggia, l’odore si propaga attraverso il terreno circostante.
Per le particolari proprietà l’olio essenziale di patchouli trova applicazione in vari settori, da quelli medicinali alla cosmesi.
Quest’olio è ampiamente utilizzato in naturopatia, viste le sue presunte proprietà benefiche a vantaggio di corpo e mente. Tuttavia, l’efficacia dei mezzi utilizzati nel campo della medicina alternativa non è ancora scientificamente dimostrata, motivo per cui la medicina tradizionale si dimostra critica nei confronti delle pratiche naturopatiche.
Le controindicazioni all’utilizzo dell’olio essenziale di patchouli per eventuali benefici si presentano in casi particolari di uso interno e in casi di gravidanza, allattamento, allergia, epilessia, insufficienze renali, gravi epatopatie e in presenza di bambini.
Nella medicina naturale, l’utilizzo del patchouli è raccomandato in piccole dosi, meglio ancora se diluito con altri oli, creme o lozioni. L’uso è solitamente esterno, fatta eccezione per casi specifici in cui il naturopata può raccomandare l’assunzione di piccole quantità dell’estratto in gocce diluito in tisane, in modo da trarne determinati benefici.
L’olio essenziale di patchouli è impiegato per il trattamento naturale di infezioni micotiche a carico dei tessuti cutanei e delle mucose tramite la preparazione di impacchi da applicare sopra infezioni come ad esempio la candidosi (fungo vaginale), il mughetto e i molteplici casi di micosi.
Per le sue proprietà benefiche sui tessuti cellulari umani, può essere utilizzato come ingrediente di prodotti cosmetici che favoriscono la cicatrizzazione, in quanto aiuterebbe a velocizzare il processo di guarigione di dermatite, ferite ed escoriazioni, nonché dei segni lasciati da acne, varicella o ustioni.
Inoltre, l’applicazione dell’olio essenziale di patchouli sulla pelle è consigliata per prevenire la comparsa di smagliature e rughe, oltre ad essere ritenuto utile per stimolare la rigenerazione cellulare della pelle secca, asfittica e invecchiata.
Inoltre per le sue presunte proprietà astringenti sul sistema circolatorio, l’olio di patchouli viene utilizzato per alleviare disturbi come in caso di ritenzione idrica o di cellulite.
L’olio essenziale di patchouli è un tonico, e nella medicina alternativa viene utilizzato come stimolatore del metabolismo: se inalato tramite un diffusore, aiuterebbe a tonificare il fegato, lo stomaco e l’intestino, stimolando la capacità di scomporre il cibo e di assorbire le sostanze nutritive in modo ottimale. Aiutando il metabolismo, l’olio di patchouli da più energia.
L’olio essenziale di patchouli, inoltre, avrebbe un effetto diuretico: nelle cure naturali, la sua assunzione in forma diluita viene consigliata per aumentare la frequenza della minzione e favorire perciò l’espulsione delle tossine dal corpo. Per queste stesse proprietà, in naturopatia è sostenuta la capacità del patchouli di abbassare la pressione sanguigna e ridurre il livello di colesterolo.
L’uso dell’olio essenziale di patchouli si è diffuso anche nel campo estetico. In tal senso viene utilizzato per le sue supposte proprietà tissutali rinvigorenti, perciò è ingrediente di oli e creme utilizzate per massaggi terapeutici e bagni rilassanti.
Inoltre aggiunto al balsamo o massaggiato in breve quantità sul cuoio capelluto, viene utilizzato anche sui capelli, per una possibile prevenzione della perdita così come di un’eccessiva caduta, ma anche della formazione di forfora.
Alcuni usi dell’olio essenziale di patchouli sono rivolti, in medicina alternativa, per le sue proprietà benefiche anche per la psiche. In tal senso viene impiegato tramite inalazione dell’aroma e quindi in aromaterapia. In questa pratica viene impiegato per curare disturbi psichiatrici come la depressione: la sua inalazione, infatti, lavorerebbe sugli ormoni, favorendo il rilascio di serotonina (indispensabile per la regolazione dell’umore) e dopamina, agendo di conseguenza su sentimenti quali rabbia, agitazione e stati psichici come l’ansia.
Il Pogostemon cablin trova impiego anche in ambito alimentare.
Nei paesi asiatici l’aroma di patchouli viene utilizzato per dare sapore e odore ai dolciumi, in particolare alle caramelle, ma anche alle bevande.
Inoltre le foglie di patchouli sono usate come ingrediente per produrre tisane alle erbe; in alcune culture le foglie vengono mangiate come verdure o usate come condimento.
Tra gli altri usi si ricorda, come detto, che le sostanze che vengono estratte dalle foglie di questa pianta sono ampiamente utilizzate come insetticida, in modo particolare contro le termiti sotterranee.
È soprattutto durante i periodi estivi che l’olio essenziale di patchouli viene utilizzato come repellente per tenere lontano dalla biancheria e dagli ambienti insetti come zanzare, mosche, pidocchi, pulci e falene.
Una pratica diffusa in Medio Oriente dai commercianti di seta è quella di avvolgere scialli e tessuti pregiati in pacchi contenenti proprio le foglie di patchouli, allo scopo di respingere insetti e tarme.
Quest’olio essenziale è inoltre impiegato per profumare ambienti e vestiti. Inoltre, sotto forma di foglie essiccate, il patchouli è presente nelle composizioni potpourri insieme ad altre essenze quali la salvia o la lavanda.
L’olio essenziale di patchouli viene utilizzato come essenza in profumeria e in modo specifico nei profumi maschili, viste le sue note muschiate e pungenti. Più in generale, però, questo aroma funge quasi sempre da nota di fondo per i profumi, perché aiuta a fissare la fragranza sulla pelle. Per questo motivo oggi questo aroma è utilizzato nella preparazione di un terzo dei profumi prodotti. In profumeria il patchouli può essere utilizzato come ingrediente protagonista, ma spesso è presente in unione con il vetiver, una pianta erbacea perenne da cui si estrae un olio essenziale molto odoroso.

Modalità di Preparazione –
Il patchouli è una pianta tipicamente utilizzata nei Paesi asiatici anche se poi si è diffusa negli ultimi tempi a livello globale.
Le foglie essiccate storicamente presentavano presunte proprietà benefiche di cui, nei paesi di origine della pianta, tuttora si approfitta: nella medicina orientale, ad esempio, le foglie vengono utilizzate per la cura di reumatismi, nausea, mal di testa e dolori addominali. Nella medicina giapponese, invece, le foglie essiccate di Pogostemon cablin sono conosciute per le supposte proprietà come antidoto per il veleno dei serpenti.
Le foglie vengono raccolte 2 – 3 volte l’anno e di solito vengono essiccate per la distillazione dell’olio.
L’olio essenziale è presente in piccole quantità nelle foglie fresche, e si sviluppa solo attraverso una sorta di fermentazione delle foglie tagliate confezionate in mazzetti – le rese delle foglie essiccate possono essere intorno al 3,5 – 4%.
L’estrazione dell’olio essenziale di patchouli avviene con il metodo di distillazione frazionata in corrente di vapore dei suoi componenti verdi (fusto, le foglie e fiori), processo che richiede la rottura delle loro pareti cellulari mediante scottature a vapore, fermentazione leggera o essiccazione. Tramite questa lavorazione si ottiene un olio dalla consistenza densa e dal tipico color ambra scuro.
Tuttavia, il profilo olfattivo dell’olio non risulta sempre uguale: questo dipende infatti dalle tecniche utilizzate dalla distilleria durante la coltivazione, il raccolto e la lavorazione, nonché dalle capacità del produttore che, con il suo olfatto, controlla il livello di fermentazione al fine di ottenere il tipico odore pungente tipico del legno, della terra e del sottobosco.
Le foglie, che sono la parte componente necessaria per estrarre l’olio essenziale, possono essere raccolte circa due o tre volte nel corso di un anno, specialmente nei mesi primaverili e estivi. Una volta raccolte, le foglie vengono fatte essiccare nel paese di origine della pianta per poi essere eventualmente esportate in paesi esteri per continuarvi la lavorazione dell’olio essenziale. Sembra che l’olio distillato nei pressi della piantagione, quindi nel caso in cui le foglie essiccate non subiscano l’esportazione, abbia una qualità superiore e principi attivi più forti rispetto a quello distillato all’estero mediante foglie importate.
Sia le foglie, sia l’olio essenziale da esse ricavato, sono utilizzate in medicina e sono considerate nelle varie medicine locali: antisettiche, afrodisiache, astringenti, diuretiche, febbrifughe, digestive, sedative, stomachiche e toniche
L’erba è utilizzata internamente nel trattamento di raffreddori, mal di testa, nausea, vomito, dolori addominali e diarrea.
Si usa un infuso per fare un bagno utile in caso di convalescenza.
Esternamente, è usato per trattare l’alitosi, una serie di problemi della pelle, morsi di serpente, ecc.
Le foglie e le cime vengono aggiunte ai bagni, e si dice che abbiano un’azione antireumatica.
Le foglie sono usate nel pot-pourri.
Le foglie essiccate, molto profumate, sono talvolta utilizzate per profumare gli armadi per impedire che i vestiti siano attaccati dalle tarme.
L’olio essenziale di patchouli viene anche usato come aromatizzante in vari articoli, come gomme da masticare, prodotti da forno e caramelle.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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