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La Falsità della Libera Circolazione

La Falsità della Libera Circolazione

La liberalizzazione è un processo legislativo che consiste, generalmente, nella riduzione di restrizioni precedentemente esistenti (da Wikipedia).
Oltre la definizione che possiamo leggere da Wikipedia, o da qualunque altro dizionario tradizionale o on-line, questo termine sta entrando ogni giorno sempre più nel sentire comune grazie all’avvento delle Politiche Occidentali.

In Europa poi, il trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, oltre ad aver rimodellato la stessa Costituzione Europea ha dato un ulteriore slancio ai processi di liberalizzazione e libera circolazione di lavoro, servizi e merci.
Quando però si entra nello specifico delle regole e dei dettami per concepire i concetti di liberalizzazione e libera circolazione l’Unione Europea e gli Stati Membri hanno notevoli difficoltà nella regolamentazione della materia.
Tale difficoltà ha differenti motivazioni e giustificazioni ma in estrema sintesi nasce dalla constatazione che si confondono e si mescolano i diritti di liberalizzazione e libera circolazione con i doveri necessari ed opportuni.
Esistono infatti diversi livelli e gradi di libertà:
• Le libertà di pensiero, di credo religioso, di credo politico, di ideali, ecc..: Queste libertà appartengono ad un livello superiore e non possono essere soggetto di costrizione alcuna. Il loro riconoscimento, oltre a dare piena crescita all’individuo umano non necessitano di alcuna regola, se non quella del rispetto reciproco;
• Le libertà intellettuali, di arte e di mestiere: Queste libertà appartengono ad un livello subordinato in quanto, se esercitate in forma di servizio e/o di mestiere, vanno sottoposte ad un titolo accreditante (Diploma, Laurea, Abilitazione, ecc.).
• Libera Circolazione: a questo terzo sistema appartengono le libertà di movimento dei cittadini e delle merci. Questa libertà pur se inalienabile e non limitabile va sottoposta ad un sistema di regole, senza le quali le conseguenze della liberalizzazione possono compromettere seriamente i sistemi sociali ed ecologici dei territori interessati.
Su questo terzo sistema dedicherò maggiore e, spero, esaustive considerazioni.
Il movimento di cose o persone (finché non sarà inventato il teletrasporto) presuppone un vettore che, essendo sottoposto alle leggi della termodinamica, crea entropia*. Questa grandezza è poi quella di cui si interessa, nelle sue forme protocollari ed applicative il protocollo di Kyoto.
Un pomodoro trasportato da Pechino a Roma creerà una maggiore aliquota di entropia di un pomodoro trasportato da Palermo a Roma. Se dovessimo ritenere che, per effetto della libera circolazione del pomodoro (merce) il processo è indifferente avremmo sancito una grave forma di ingiustizia e, quindi, di violazione delle libertà di cui sopra (Libertà e Giustizia non possono mai essere disgiunte). L’ingiustizia in questa discriminante della distanza consiste nel fatto che il pomodoro trasportato da Pechino (rispetto a quello proveniente da Palermo) ha consumato un’aliquota maggiore di energia e aumentato l’entropia del pianeta. La formula, internazionalmente riconosciuta dello Sviluppo Sostenibile recita che: «si dice sostenibile lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri».
Ebbene ogni aumento di entropia non necessario (perché trasportare il pomodoro da Pechino se è possibile trasportarlo da Palermo?) è un atto di ingiustizia verso la nostra e le generazioni future, ed in quanto tale, una limitazione delle libertà future.
Senza dover fare complessi calcoli di emissione di CO2, o di particolari formule energetiche, che poco servono alla comprensione politica, ho dimostrato che l’assioma della libertà e libera circolazione va sempre verificato con l’incognita della giustizia.
La libertà concessami nell’uso o nel trasporto di un fattore non può e non deve compromettere il fattore giustizia né nello spazio né nel tempo.
La questione è che qualcuno, con poca dimestichezza delle regole su cui è fondato l’Universo vorrebbe inventare delle regole di libertà senza mai essersi letto la fisica quantistica la quale pone le sue basi della piena espressione della Materia sui cosiddetti “gradi di libertà**”.
È quindi evidente che se vogliamo garantire la nostra e le generazioni future dobbiamo sottoporre la liberalizzazione a dei “Gradi di Libertà” non per porre limiti o confini all’umanità ma per farle fare quel salto qualitativo che si chiama Piena Espressione delle sue Potenzialità.

Guido Bissanti
* In fisica l’entropia è una grandezza che viene interpretata come una misura del disordine (caos) presente in un sistema fisico qualsiasi e quantifica l’indisponibilità di un sistema a produrre lavoro.

** i Gradi di libertà nella meccanica quantistica rappresentano le condizioni necessarie in cui le particelle elementari possono trovarsi o muovere.