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Rallus aquaticus

Rallus aquaticus

Il porciglione europeo o rallo (Rallus aquaticus Linnaeus, 1758) è un uccello appartenente alla famiglia dei Rallidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Phylum Chordata,
Classe Aves,
Ordine Gruiformes,
Famiglia Rallidae,
Genere Rallus,
Specie R. aquaticus.
All’interno di questa specie vengono riconosciute le seguenti sottospecie:
– Rallus aquaticus subsp. aquaticus;
– Rallus aquaticus subsp. hibernans Salomonsen, 1931;
– Rallus aquaticus subsp. korejewi Zarudny, 1905.
La Rallus. a. aquaticus Linnaeus, 1758, la sottospecie nominale; è presente in Europa, Nordafrica, Turchia e Asia occidentale, fino al mar Caspio e al Kazakistan occidentale, nonché, più a est, in una striscia di terreno che giunge fino alla Siberia centrale.
La Rallus. a. hibernans † Salomonsen, 1931, endemica dell’Islanda è una sottospecie estinta; presentava le regioni superiori di un marrone un po’ più chiaro della forma nominale. Le strisce sui fianchi erano di colore marrone scuro, non nere, e il becco era più corto; il grigio delle regioni inferiori poteva assumere una tonalità marrone. Questa sottospecie è scomparsa intorno al 1965, a causa della distruzione dell’habitat provocata dal prosciugamento delle zone umide e della predazione da parte del visone americano, introdotto dall’uomo.
La Rallus. a. korejewi Zarudny, 1905. È presente nell’Asia centro-meridionale, dalle regioni meridionali e orientali dell’Iran fino alla Cina occidentale, nonché nel Kashmir e nel Ladakh (subcontinente indiano). È leggermente più grande della sottospecie nominale, ed ha le regioni superiori di un marrone più chiaro e quelle inferiori di un blu-ardesia più chiaro. Presenta una debole striscia marrone attraverso l’occhio.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Rallus aquaticus è un uccello originario delle regioni comprese tra l’Europa occidentale e l’Asia centrale. Le popolazioni nordiche migrano nelle aree di svernamento della regione mediterranea e dell’Asia sud-occidentale.
Il suo areale è, comunque, discontinuo, che dall’Islanda e dalle isole britanniche giunge fino alla Siberia e alla Cina; ove sono presenti habitat a esso favorevoli; è presente anche in Nordafrica, Arabia Saudita e Turchia. In Asia non è stato ancora accuratamente studiato, quindi potrebbe occupare un areale più vasto di quello finora conosciuto.
Questo uccello è, occasionalmente, presente anche in località ritenute inopportune.
L’habitat di nidificazione di questa specie è quello delle zone umide permanenti con acque stagnanti o a corso lento, sia dolci che salmastre, e una fitta vegetazione, costituita da piante come cannucce di palude, tife, iris, coltellacci o carici.
Nei siti di nidificazione situati nelle paludi costiere, l’habitat è dominato dal giunco marittimo, o da carici e coltellacci ove il terreno è meno salino. Uno studio effettuato nei Paesi Bassi e in Spagna ha dimostrato che le distese di giunchi forniscono nascondigli migliori rispetto ad altri vegetali marittimi. In altri luoghi, i nidi vengono costruiti con i materiali vegetali disponibili più vicini. Ove sono presenti, le macchie di falasco, pianta alta fino a 1,5 m, questa garantisce un ottimo sito per la nidificazione. Tuttavia il suo habitat preferito sono i canneti di Phragmites che si sviluppano in acque profonde 5–30 cm, con terreni fangosi in cui andare in cerca di cibo e una ricca varietà di specie di invertebrati. Su vaste aree con un habitat uniforme vengono preferite le zone vicine a salici o arbusti. Oltre che in paludi di acqua fresca o salata naturali, questo uccello può stabilirsi anche in cave di ghiaia, argilla e torba, purché offrano sufficiente riparo. Si può incontrare in risaie o su isole di vegetazione galleggianti, e nel Kashmir è presente nei campi allagati di canna da zucchero.
Il limite settentrionale dell’areale di nidificazione sembra essere determinato dalla transizione tra le zone umide ricche di nutrienti e le poco produttive acque più acide. Questo porta al rimpiazzamento dei canneti con una vegetazione più aperta, dominata dalla cinquefoglia delle paludi (Comarum palustre), inadeguata alla sopravvivenza del Rallus aquaticus.
Durante il periodo delle migrazioni e in inverno, questa specie si spinge in zone umide di vario tipo, compresi boschetti allagati o distese di felci. Il freddo intenso può spingere l’uccello in località più aperte, come canali, discariche e giardini, o addirittura su distese innevate. In Galles, gli studiosi hanno scoperto che i territori invernali di questa specie si sovrappongono, e ciascun esemplare utilizza una parte significativa di canneto. Dopo l’abbandono dei siti estivi nei mesi freddi, gli uccelli ritornano nel loro solito areale. Sono state registrate densità pari a 14 esemplari per ettaro. Gli uccelli che svernavano in Islanda facevano affidamento sulle sorgenti geotermali calde, che raggiungevano attraverso gallerie scavate sotto la neve. Quando non erano in cerca di cibo, stavano nascosti nelle cavità e nei crepacci della lava solidificata. Talvolta, il R. aquaticus si spinge ben oltre i confini del proprio areale ed esemplari erratici sono stati trovati alle Azzorre, a Madeira, in Mauritania, nell’Artide, in Groenlandia, in Malesia e in Vietnam. In Italia la popolazione è costante ed esclusivamente migratoria, spesso individui migratori di passaggio nella penisola transitano riposandosi in territori umidi.
Sebbene sia una specie prevalentemente di pianura, nidifica fino a 1240 m di quota sulle Alpi e a 2000 m in Armenia. In Italia, uno studio ha dimostrato che gli uccelli presenti nei canneti necessitano di zone umide di una certa estensione, che è di circa un ettaro, sebbene le densità più elevate si riscontrino in paludi di 10 ettari o più.

Descrizione –
Il Rallus aquaticus è un uccello con dimensioni intorno ai 26-29 cm di lunghezza, per un peso di 90-120 grammi e un’apertura alare di 38–45 cm. È presente un leggero dimorfismo sessuale con le femmine un po’ più piccole dei maschi, con un becco più sottile; tuttavia non è sufficiente determinare il sesso di un esemplare sulla base della sola misurazione.
La colorazione del piumaggio delle regioni superiori, dalla testa alla coda, sono bruno-oliva con striature nere, specialmente sulle spalle. I lati della testa e le regioni inferiori, fino alla parte bassa dell’addome, sono invece di colore blu-ardesia scuro, a eccezione di un’area nerastra tra il becco e l’occhio e di una zona marroncina sui fianchi, all’altezza della parte alta del petto. I fianchi sono rigati di bianco e nero, e il sottocoda è bianco con alcune strisce più scure.
Il lungo becco e l’iride sono di colore rossi e le zampe color bruno-carnicino.
Gli esemplari giovani hanno la sommità del capo nerastra e mento e gola bianchi. In essi le regioni inferiori sono color camoscio o bianche con strisce più scure, e i disegni sui fianchi sono marroni e camoscio, piuttosto che bianchi e neri. Il sottocoda è color camoscio, e l’occhio, il becco e le zampe presentano una colorazione meno vivida di quella degli adulti.
I pulcini sono ricoperti di piumino nero e hanno il becco bianco.
Dopo il periodo di nidificazione, l’uccello effettua la muta e non può volare per circa tre settimane.
Gli esemplari adulti si riconoscono per i disegni del sottocoda, diversi da un esemplare all’altro.
I maschi adulti hanno il sottocoda fittamente ricoperto da strisce nere. È stato ipotizzato che le strisce scure del sottocoda di questa specie costituiscano una sorta di compromesso tra la funzione segnaletica di un sottocoda completamente bianco, come nel caso delle specie che si spingono in acque aperte o dalle abitudini gregarie come la gallinella d’acqua, e la necessità di non rendersi troppo evidenti.
Le uova sono smussate e ovoidali, lisce e leggermente lucide; il colore varia dal bianco sporco al camoscio-rosa, con alcune chiazze bruno-rossastre attorno al polo maggiore, che talvolta possono riunirsi in una singola chiazza. Le differenze nelle dimensioni delle uova delle tre sottospecie sono minori di quelle riscontrabili tra le singole uova; la misura delle uova della sottospecie nominale è di 36×26 mm e vale anche per quelle delle altre sottospecie. Ciascun uovo pesa circa 13 g, dei quali il 7% è costituito dal guscio.
Per quanto riguarda il richiamo questo uccello è alquanto rumoroso; infatti fa udire il suo richiamo principale durante tutto l’anno.
Il canto è costituito da una serie di grugniti seguiti da uno stridio simile a quello emesso da un maialino, seguito da altri grugniti. Viene utilizzato come richiamo territoriale, d’allarme e di annuncio. I membri della stessa coppia possono emettere tale richiamo alternativamente; in questo caso, il maschio emette note più basse e lente della partner. Il canto di corteggiamento, emesso da ambo i sessi, è costituito da un tyick-tyick-tyick che spesso termina con un trillo emesso dalla femmina; il maschio è in grado di cantare per ore. Tra gli altri suoni prodotti ricordiamo il richiamo di volo, costituito da un fischio acuto, un forte cigolio ripetuto emesso dal maschio quando esso mostra il sito ove costruire il nido alla femmina, e una sorta di ronzio emesso da entrambi i genitori quando sono nel nido con i pulcini. I porciglioni sono più rumorosi quando si insediano in un territorio e agli inizi della stagione della nidificazione, quando i richiami possono protrarsi fino a notte fonda. I pulcini inizialmente pigolano a mala pena, ma ben presto iniziano ad emettere un richiamo per richiedere il cibo che risuona come un tyk-tyk-trik.

Biologia –
Il Rallus aquaticus è una specie monogama, estremamente territoriale durante la nidificazione.
Le coppie si riuniscono dopo l’arrivo nei terreni di nidificazione, o forse perfino prima della migrazione primaverile.
Nelle paludi più grandi, che offrono condizioni più favorevoli, le varie coppie possono nidificare a 20–50 m l’una dall’altra.
Il territorio di nidificazione è di dimensioni variabili, ma generalmente si estende per 300 m². I membri di una coppia si corteggiano ed emettono richiami di contatto per tutta la stagione degli amori.
Il maschio sceglie il sito ove costruire il nido, indicandolo alla femmina mentre si atteggia sollevando le penne del dorso, inarcando le ali sul dorso, allargando la coda e puntando il becco verticalmente verso il basso. Questa postura è accompagnata da un forte richiamo. Prima di accoppiarsi, il maschio solleva le ali e la coda, e abbassa il becco fino a toccare il petto.
Durante la fase del corteggiamento il maschio porta il cibo alla compagna, e, durante l’incubazione, la femmina può abbandonare momentaneamente il nido per esibirsi di fronte al maschio, camminando attorno ad esso, emettendo richiami soffusi, strofinando il becco contro il suo ed eseguendo brevi corse avanti e indietro.
Il nido viene costruito con qualsiasi tipo di vegetazione disponibile e viene realizzato perlopiù dal maschio, generalmente nel corso di una sola giornata.
Il nido misura 13–16 cm di larghezza e circa 7 cm di altezza, con un peso complessivo intorno a circa 95 g; questo si innalza per 15 cm o più sul livello della palude e, talvolta, viene costruito su blocchi di radici, monconi d’albero o supporti simili. Se il livello delle acque della palude inizia a innalzarsi, può essere edificato su un punto più alto. È ben nascosto ed è collegato al terreno circostante da una serie di stretti sentieri.
La femmina depone mediamente 6-11 uova, con oscillazioni legate all’areale.
Anche la data della deposizione varia da un luogo all’altro, e va dalla fine di marzo nell’Europa occidentale e in Nordafrica, alla fine di maggio nel Kashmir e a giugno in Islanda.
Di norma le covate deposte agli inizi o al termine della stagione riproduttiva possono essere più piccole, inoltre la stagione della nidificazione può protrarsi se la covata è andata persa e deve essere rimpiazzata o se viene deposta un’ulteriore covata.
La covata viene accudita da entrambi i genitori, sebbene la maggior parte del compito venga svolto dalla femmina.
Il periodo di incubazione è di 19-22 giorni, con un successo riproduttivo attorno all’87%; i pulcini, precoci e ricoperti di piumino, si involano dopo 20-30 giorni dalla nascita.
Il cibo viene procurato da entrambi i genitori e, precisamente, dal genitore che non si occupa della cova; viene passato al partner che siede sul nido prima che quest’ultimo lo consegni ai piccoli, sebbene essi siano in grado di nutrirsi da soli già a partire dal quinto giorno di vita.
Dopo essersi involati, i giovani fanno affidamento unicamente sulle loro risorse.
L’involo si ha intorno all’età di 7-9 settimane.
In caso di pericolo per la presenza di predatori la femmina può trasportare uno alla volta i pulcini o le uova in un altro luogo; le uova vengono portate nel becco, ma i pulcini più piccoli possono essere trasportati sotto l’ala. All’arrivo di un intruso, l’uccello in cova può rimanere immobile sulle uova, attaccare l’invasore o fingersi ferito per creare una sorta di diversivo.
La maturità sessuale di questa specie è dopo un anno di età, e le nidiate allevate sono, generalmente, due all’anno.
Per quanto riguarda la sopravvivenza media dopo l’involo è intorno ai 17-20 mesi, con un tasso di sopravvivenza annuale di poco meno del 50% all’anno per i primi tre anni, e un po’ più in seguito.
L’età massima registrata per questa specie è di 8 anni e 10 mesi.

Ruolo Ecologico –
I fossili più antichi conosciuti di Rallus aquaticus ancestrale sono rappresentati da ossa dei Carpazi datate al Pliocene (1,8-5,3 milioni di anni fa). Nel tardo Pleistocene, due milioni di anni fa, le prove fossili suggeriscono che questa specie era presente in gran parte del suo areale attuale. Questa specie è ben documentata, con oltre 30 segnalazioni solo in Bulgaria e molte altre provenienti da tutta l’Europa meridionale e Cina.
In Italia questo uccello è sedentario e nidificante in quasi tutte le regioni, con maggiore diffusione nella Pianura Padana e nel medio-alto versante tirrenico. Ampie zone di mancata presenza si osservano sulle Alpi, sugli Appennini ed in alcune regioni centro-meridionali. La stima della popolazione nidificante è rappresentata da 3.000-6.000 coppie, con un andamento globalmente stabile ma caratterizzato da fluttuazioni locali.
In generale è una specie sfuggente e il suo piumaggio striato lo rende difficile da avvistare nelle zone umide in cui vive. Il corpo appiattito lateralmente gli consente di scivolare attraverso la vegetazione più fitta; se sorpreso all’aperto, rimane immobile. Si sposta a passi lunghi, sebbene si rannicchi quando corre verso un riparo. È in grado di nuotare, se necessario, con lo stile spasmodico tipico dei Rallidi, nonché di effettuare voli per brevi distanze con le lunghe zampe tenute penzoloni.
Sebbene il suo volo sia piuttosto debole, è capace di spostarsi per lunghe distanze, volando di notte, e talvolta alcuni esemplari sono morti in seguito a collisioni con fari o cavi elettrici. Individui inanellati in Gran Bretagna sono stati recuperati in Polonia, ex-Cecoslovacchia e Svezia.
Per quanto attiene all’alimentazione questa specie è onnivora, ma si nutre soprattutto di animali. Tra questi ricordiamo sanguisughe, vermi, gasteropodi, piccoli crostacei, ragni, e una vasta gamma di insetti, sia terrestri che acquatici, e loro larve. Mangia anche piccoli vertebrati, come anfibi, pesci, uccelli e mammiferi, nonché carogne. I vertebrati vengono colpiti con una stilettata del becco che frattura loro la spina dorsale.
Tra le sostanze vegetali, consumate prevalentemente in autunno e inverno, mangia gemme, semi, fiori, radici e semi di piante acquatiche, bacche e frutta.
Nell’Asia meridionale, talvolta mangia anche i semi di riso raccolti. Gli esemplari giovani si nutrono soprattutto di insetti e ragni. Il cibo raccolto sulla terra o nel fango viene generalmente sciacquato in acqua prima di essere ingerito. Dopo la pioggia questo uccello è solito pattugliare le zone di terreno morbido in cerca di lombrichi. Solo raramente si spinge in cerca di cibo in zone aperte, perfino quando è costretto a farlo in climi rigidi.
Per cercare il cibo il Rallus aquaticus segue dei sentieri ben definiti, tornando di frequente nelle zone dove le prede sono più numerose.
Da un punto di vista alimentare sono uccelli versatili e opportunisti. Saltano per catturare gli insetti posati sulle piante, si arrampicano per raccogliere bacche, o staccano le mele dagli alberi per poterle mangiare con più tranquillità sul terreno. Uccidono altri uccelli impalandoli col becco o annegandoli, soprattutto se le capacità di fuggire della preda sono ristrette.
Sono anche razziatori di nidi, in particolare di quelli dei piccoli uccelli che nidificano nei canneti come il cannareccione.
I R. aquaticus possono difendere un proprio territorio di foraggiamento invernale, di dimensioni più piccole di quello utilizzato durante la stagione della nidificazione: in esso i vari esemplari si tengono a circa 10 m di distanza l’uno dall’altro; i siti preferiti possono ospitare centinaia di questi uccelli. Al di fuori della stagione riproduttiva, gli atteggiamenti aggressivi possono essere rivolti anche verso altri Rallidi di palude.
Il R. aquaticus difende il proprio territorio di nidificazione e svernamento. Carica con il collo allungato, e talvolta entrambi i membri di una coppia attaccano insieme. Gli scontri tra maschi sono più frequenti in inverno, quando le aggressioni dirette vengono rimpiazzate da particolari posture di minaccia, che consistono nello stare eretti sulle punte delle dita, scuotendo la testa e spingendo il becco in avanti.
Tra i predatori e parassiti si ricorda che questo uccello può avere un gran numero di mammiferi e grossi uccelli. Come detto è stato il visone americano l’artefice della scomparsa della sottospecie islandese, e qualche volta anche gatti e cani uccidono esemplari. Almeno in certe località, le lontre catturano questi uccelli che cadono vittima anche del tarabuso eurasiatico, un altro uccello proprio dei canneti, nonché degli aironi cenerini.
Questo uccello è particolarmente vulnerabili agli attacchi degli aironi quando sono costretti ad abbandonare la sicurezza dei canneti a causa di maree particolarmente alte. Tuttavia, i loro principali predatori sono le albanelle, che sono solite andare a caccia sulle zone umide; più raramente, sono stati visti R. aquaticus catturati anche da predatori più inusuali, come allocchi, gufi di palude, gufi reali ed altre specie.
Per quanto riguarda i suoi parassiti, tra i principali ricordiamo i pidocchi ematofagi Nirmus cuspidiculus e Pediculus ralli, la zecca Ixodes frontalis e la mosca cavallina Ornithomyia avicularia.
Questo uccello, inoltre, può essere infettato dal virus dell’influenza aviaria e dal batterio Borrelia burgdorferi, trasmesso dalle zecche del genere Ixodes, un agente patogeno che nell’uomo causa la malattia di Lyme. Tuttavia altri parassiti sono stati riscontrati in altri siti in varie parti del mondo.
Per quanto riguarda il suo status ecologico, il Rallus aquaticus è una specie in diminuzione, ma la sua popolazione totale conta ancora un numero di adulti pari a 100.000-1.000.000 di unità e si estende su un areale di 15.600.000 km²; per questo motivo la specie viene classificata tra quelle a «rischio minimo» sulla Lista Rossa della IUCN.
In gran parte dei Paesi europei la popolazione è ancora stabile o leggermente in diminuzione a causa della perdita dell’habitat. In Marocco, invece, sia l’areale che la popolazione sono in crescita, e la specie si è spinta a sud fino al Parco nazionale di Souss-Massa. Riguardo alla situazione delle popolazioni asiatiche le notizie sono scarse, ma sappiamo che la sottospecie R. a. korejewi è ancora molto comune in Pakistan e nel Kashmir.
Tra i fattori di maggiore rischio per la consistenza delle popolazioni di R. aquaticus ci sono ovviamente i predatori citati ma anche la regressione degli habitat, le bonifiche operate in determinati habitat, dalla canalizzazione dei corsi d’acqua, dall’avanzata degli insediamenti umani e dall’inquinamento.
Inoltre questo uccello viene cacciato a scopo alimentare da migliaia di anni; i Romani ne apprezzavano molto le carni e lo raffigurarono sulle pitture parietali di Pompei; il consumo delle sue carni si è protratto per tutto il Medioevo fino ai giorni nostri. Tuttavia, a causa del suo ambiente inaccessibile e della sua natura sfuggente, la caccia non sembra costituire una seria minaccia per la sua sopravvivenza.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– C.Battisti, D. Taffon, F. Giucca, 2008. Atlante degli uccelli nidificanti, Gangemi Editore, Roma.
– L. Svensson, K.Mullarney, D. Zetterstrom, 1999. Guida agli uccelli d’Europa, Nord Africa e Vicino Oriente, Harper Collins Editore, Regno Unito.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/260674224/original.jpeg




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