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Picea mariana

Picea mariana

Il peccio nero (Picea mariana (Mill.) Britton, Sterns & Poggenb., 1888) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Pinaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Pinophyta,
Classe Pinopsida,
Ordine Pinales,
Famiglia Pinaceae,
Genere Picea,
Specie P. mariana.
Sono sinonimi i termini:
– Abies denticulata Michx.;
– Abies mariana Mill.;
– Abies nigra (Aiton) Poir.;
– Abies nigra (Castigl.) DuRoi;
– Abies nigra Du Roi;
– Abies nigra var. pumila Knight;
– Abies nigra var. pumila Knight ex Godr.;
– Abies nigra var. pumila Knight ex Gordon;
– Peuce rubra Rich.;
– Picea brevifolia Peck;
– Picea brevifolia var. semiprostrata Peck;
– Picea ericoides Bean;
– Picea mariana f. beissneri (Rehder) Rehder;
– Picea mariana f. doumetii (Carrière) O.L.Lipa;
– Picea mariana f. empetroides Vict. & J.Rousseau;
– Picea mariana f. ericoides (Bean) Rehder;
– Picea mariana f. fastigiata Rehder;
– Picea mariana f. grisea Vict.;
– Picea mariana f. mariana;
– Picea mariana f. nana (Beissn.) Rehder;
– Picea mariana f. semiprostrata (Peck) S.F.Blake;
– Picea mariana f. squamea Vict.;
– Picea mariana var. beissneri Rehder;
– Picea mariana var. brevifolia (Peck) Rehd.;
– Picea mariana var. fastigiata (Rehder) Rehder;
– Picea mariana var. mariana (Mill.) Britton, Sterns & Poggenb.;
– Picea mariana var. pendula (Schwer.) Fitschen;
– Picea mariana var. pendula-variegata (Hornibr.) Fitschen;
– Picea mariana var. semiprostrata (Peck) Teeri;
– Picea nigra (Aiton) Link;
– Picea nigra var. brevifolia (Peck) Rehd. ex L.H.Bailey;
– Picea nigra var. brevifolia (Peck) Rehder;
– Picea nigra var. doumetii Carrière;
– Picea nigra var. fastigiata Carrière;
– Picea nigra var. nana Beissn.;
– Picea nigra var. pendula-variegata Hornibr.;
– Picea nigra var. semiprostrata (Peck) Brainerd, L.R.Jones & Eggl.;
– Picea nigra var. virgata Rehder;
– Pinus abies var. mariana (Mill.) Münchh.;
– Pinus canadensis var. nigra Castigl.;
– Pinus canadensis var. nigricans Weston;
– Pinus denticulata (Michx.) Muhl.;
– Pinus mariana (Mill.) Du Roi;
– Pinus mariana (Mill.) DuRoi;
– Pinus marylandica Antoine;
– Pinus nigra Aiton.

Etimologia –
Il termine Picea proviene da picea, nome latino del pino selvatico in Virgilio e Plinio.
L’epiteto specifico mariana, secondo una prima interpretazione, significa della Vergine Maria.
Secondo altri autori fa riferimento al Maryland, zona peraltro dove la specie non è endemica, ma che nel diciottesimo secolo era creduta essere molto più estesa dai botanici del periodo.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Picea mariana è una conifera originaria del Nord America e presente in un areale che comprende: Canada (Ontario, Nuova Scozia, Territori del Nord-Ovest, Saskatchewan, Yukon, Terranova, Manitoba, Isola del Principe Edoardo, Columbia Britannica, Labrador, Alberta, Québec e Nuovo Brunswick) e Stati Uniti d’America (Vermont, Wisconsin, Minnesota, Rhode Island, Alaska, Massachusetts, Maine, New Hampshire, Connecticut, Michigan e Pennsylvania).
IL suo habitat è, prevalentemente, quello delle zone fangose e pantani, a volte caratterizzati dalla presenza di permafrost, dai 150 ai 800 m di quota, con il limite superiore che si alza fino a 1500-1800 m sulle Montagne Rocciose Canadesi; predilige suoli acidi, torbosi. Il clima dell’habitat è freddo, con precipitazioni annue variabili tra 200 e 1400 mm, con stagione vegetativa variabile in durata tra i 25 e i 160 giorni. Si rinviene in formazioni pure nelle zone a torbiera o con permafrost caratterizzate dalla presenza di Sphagnum. Altrove predominano le formazioni miste con Picea laxa, Pinus banksiana e Abies balsamea; nelle zone elevate con Abies lasiocarpa e Pinus contorta e nelle zone ripopolate dopo incendi con Populus tremuloides. Nella parte sud-orientale dell’areale le associazioni più frequenti sono con Chamaecyparis thyoides, Larix laricina, Populus balsamifera, Acer rubrum, Ulmus americana e Fraxinus nigra.

Descrizione –
La Picea mariana è una conifera con portamento arboreo che può raggiungere i 25-30 m di altezza, anche se nel suo areale originario non raggiunge oramai altezze di 5-10 m, con chioma variabile ma generalmente stretta, conica, o colonnare, con i rami inferiori che spesso arrivano a terra.
Il tronco è monopodiale diritto o ricurvo, con diametro massimo di 50-60 cm.
La corteccia è di colore grigio o grigio-nerastro, rugosa e scanalata, con la parti esposte di recente di colore marrone.
I rami del primo ordine sono generalmente corti e snelli, pendenti. Quelli del secondo ordine, anch’essi corti, sono fitti, soprattutto in prossimità della cima.
I virgulti sono corti e snelli, giallastri o rossastri e ricoperti di una fitta pubescenza nel secondo anno, poi glabri a partire dal terzo anno; i pulvini sono piccoli e lievemente appuntiti.
Ha foglie aghiformi, di colore verde glauco o verde scuro nella parte superior e verdi con bande bianco-bluastre nella parte inferiore; sono lunghe 0,8-1,2 cm, lineari, con sezione rombica e punte pungenti; hanno stomi su entrambe le pagine, con 1-2 linee su quella superiore e 3-4 linee in quella inferiore.
Le gemme vegetative sono di forma ovoidale-conica, lunghe 5-6 mm, lievemente resinose; hanno perule triangolari, pubescenti, di colore porpora o marrone-purpureo, persistenti per anni.
Gli strobili maschili sono di colore marrone-giallastro, portati in posizione ascellare e spesso numerosi, lunghi 1-1,5 cm.
I coni femminili sono sessili o obliquamente peduncolati, ovoidali o sub-globulari, spesso a gruppi numerosi e disposti nella parte alta della chioma, lunghi 2-3,5 cm e larghi 1,5-2 cm, inizialmente rossastri o viola-scuro, poi marrone-rosso o porpora-scuro, a volte persistenti per anni prima di cadere a terra. I macrosporofilli sono di forma obovata-sub-orbicolare, inizialmente rigidi poi fragili, con superficie lievemente rugosa, striata e glabra. Le brattee sono rudimentali, ligulate, lunghe 1,2 mm, totalmente incluse. I semi, di color marrone nerastro, sono ovoidali-cuneati e lunghi 2 mm; hanno la parte alata di colore arancione-marrone, ovata, lunga 5-8 mm.

Coltivazione –
La Picea mariana è una conifera che per crescere ha bisogno di abbondante umidità alle radici; se viene coltivata in zone più asciutte deve crescere su un terreno profondamente umido.
Questa pianta tollera terreni poveri e torbosi, che cresce bene in terreni umidi, freddi e poco profondi, ma non è molto resistente al vento in terreni poco profondi.
Dal punto di vista pedologico preferisce un pH compreso tra 4 e 6 e non ama i terreni poco profondi e calcarei.
Inoltre non tollera l’ombra e l’inquinamento atmosferico ma resiste all’esposizione al vento.
Questa conifera è una delle specie più diffuse e abbondanti nel Nord America, dove viene ampiamente utilizzata come albero da legname.
Questa pianta ha vita breve e crescita lenta sia allo stato selvatico che in coltivazione.
La nuova vegetazione si ha dall’inizio di maggio alla fine di giugno e raramente supera i 60 cm anche da giovane e diminuisce man mano che l’albero invecchia.
È una conifera che produce molti semi, che di solito inizia a produrre intorno ai 10 anni di età.
In alcune aree montuose, soprattutto su terreni granitici o altri terreni poveri di basi, il tasso di crescita e la salute sono stati gravemente compromessi dall’avvelenamento da alluminio indotto dalle piogge acide.
Queste piante dovrebbero essere piantate in pieno campo quando sono piuttosto piccole, tra 30 e 90 cm. Gli alberi più grandi resistono male al trapianto e difficilmente crescono per diversi anni. Ciò influisce negativamente anche sullo sviluppo delle radici e sulla resistenza al vento.
La propagazione avviene per seme. La germinazione migliora con la stratificazione, per cui si consiglia di seminare semi freschi in autunno in un ambiente freddo, se possibile.
In alternativa, i semi conservati, vanno seminati il più presto possibile nell’anno in un semenzaio non riscaldato ed in posizione in leggera ombra.
I semi non devono essere lasciati seccare e devono essere conservati in un luogo fresco.
Le giovani piantine vanno poi poste in vasi singoli in serra o in semenzaio non riscaldato per il loro primo inverno. Possono essere trapiantate all’inizio dell’estate dell’anno successivo, oppure essere collocate in un vivaio all’aperto per circa un anno per aumentare le dimensioni. Potrebbero aver bisogno di protezione dalle gelate primaverili.
Anche la propagazione agamica è possibile. In questo caso si devono preparare talee di germogli terminali semimaturi, lunghi 5 – 8 cm, nel periodo di agosto da porre in un semenzaio semiombreggiato; formeranno le radici in primavera.
In alternativa si possono preparare talee di germogli terminali maturi, lunghe 5 – 10 cm, nel periodo di settembre/inizio autunno in semenzaio non riscaldato. Richiedono 12 mesi per radicare bene.
Altro sistema di propagazione agamica è quello di utilizzare talee di legno tenero o semimaturo, nel periodo di inizio estate in semenzaio; è un sistema lento ma sicuro.

Usi e Tradizioni –
La Picea mariana riveste una grande importanza economica per il suo legno, utilizzato nell’industria cartaria soprattutto nella parte orientale dell’areale. Il legno è leggero e duro, molto chiaro di colore. Seppur in declino, è uno dei pochi abeti nordamericani utilizzati come alberi di Natale, per la chioma con forma compatta in età giovanile.
Le proprietà aromatiche di questa conifera vengono sfruttate nella produzione di una sorta di birra, utilizzando gli aghi, mentre i virgulti e le gemme resinose vengono trattati e distillati per ottenere un olio aromatico utilizzato in cosmesi. Vi sono evidenze che una bevanda ricavata dagli aghi, ricca in vitamina C, salvò nel diciottesimo secolo i primi abitanti inglesi insediati nella Baia di Hudson, dalle conseguenze letali dello scorbuto; un altro utilizzo storico e accertato è l’utilizzo delle radici, da parte dei nativi americani, per legare insieme le parti delle canoe realizzate con la corteccia di betulla, sfruttando le loro proprietà elastiche per tenere strette le cuciture.
In commercio, inoltre, esistono varie cultivar di questa specie, apprezzata in orticoltura per la sua crescita lenta e compatta, e per il colore della chioma dai particolari riflessi bluastri.
Anche se il legname è di scarso valore a causa delle piccole dimensioni degli alberi, è un’importante fonte di pasta di legno e fonte primaria in Canada. Le bacchette da fast food sono spesso realizzate con questo legno.
Dal punto di vista ecologico, a causa dei frequenti intervalli di incendio, nelle foreste dove cresce, la maggior parte dei popolamenti sono coetanei. Cresce comunemente in popolamenti puri su suoli organici e in popolamenti misti su suoli minerali. Tollera i terreni poveri di nutrienti e si trova comunemente su torbiere acide scarsamente drenate. È considerata una specie climax su gran parte del suo areale; tuttavia, alcuni ecologisti si chiedono se le foreste di questa conifera raggiungano davvero il loro apice perché gli incendi di solito si verificano a intervalli di 50-150 anni, mentre condizioni “stabili” potrebbero non essere raggiunte per diverse centinaia di anni.
Il frequente intervallo di ritorno del fuoco, un’ecologia naturale del fuoco, perpetua numerose comunità successionali. In tutto il Nord America boreale, Betula papyrifera e Populus tremuloides sono piante che spesso invadono le aree bruciate della Picea mariana
Anche alcuni parassiti come alcuni insetti e falene contribuiscono alla mortalità di alcuni esemplari.
Tuttavia per via dell’areale vastissimo e della presenza molto numerosa all’interno dello stesso, la Picea mariana viene classificata come specie a rischio minimo (least concern in inglese) nella Lista rossa IUCN.
Infine si ricorda che questo abete è l’albero ufficiale di Terranova e Labrador.

Modalità di Preparazione –
La Picea mariana è un albero dai molteplici usi, sia alimentari, che medicinali, per l’utilizzo del legname, per scopi ornamentali o altro.
Dal punto di vista alimentare i giovani amenti maschi vengono consumati crudi o cotti. I coni femminili immaturi vengono consumati cotti. La porzione centrale, una volta arrostita, è dolce e sciropposa.
La corteccia interna viene cotta. Di solito viene raccolta in primavera e può essere essiccata, macinata in polvere e quindi utilizzata come addensante nelle zuppe, ecc. oppure aggiunta ai cereali quando si prepara il pane.
Tuttavia questo utilizzo veniva fatto soprattutto un tempo come alimento in tempi di carestia.
Il seme potrebbe essere usato come alimento ma per via della sua esiguità in peso è poco conveniente.
Con le punte dei giovani germogli si può preparare un tè rinfrescante, ricco di vitamina C.
Con gli aghi e la corteccia si prepara anche un tè.
Dalla corteccia si ricava una gomma che viene raccolta in quantità considerevoli e utilizzata come gomma da masticare.
Le gocce indurite, dopo almeno tre giorni, costituiscono un’eccellente gomma da masticare.
La gomma migliore si ottiene dal lato meridionale dell’albero.
Da questa pianta si può ricavare un olio utilizzato commercialmente per aromatizzare.
I giovani rametti vengono bolliti con melassa, zucchero, ecc. e poi fatti fermentare per produrre la “birra di abete rosso”
La birra è pronta da bere in una settimana ed è considerata una buona fonte di minerali e vitamine.
In campo medicinale si usa un impiastro della corteccia interna applicato sulle infiammazioni.
Un tè ricavato dalla corteccia interna è un rimedio popolare contro i calcoli renali, i problemi di stomaco e i reumatismi.
Un infuso di radici e corteccia è stato utilizzato nel trattamento di dolori di stomaco, tremori e convulsioni.
Una resina del tronco viene utilizzata come impiastro e unguento sulle piaghe per favorirne la guarigione.
La resina può essere miscelata con olio e utilizzata come medicazione su ferite purulente, brutte ustioni, eruzioni cutanee, scabbia e crosticine persistenti.
La resina può essere masticata per favorire la digestione.
Il decotto di gomma o foglie è stato utilizzato nel trattamento di infezioni respiratorie e problemi renali.
Un’infusione delle foglie è stata usata come bagno o strofinamento nel trattamento della pelle secca o delle piaghe.
Il decotto dei giovani rametti è stato utilizzato nel trattamento della tosse.
Il decotto di coni è stato bevuto nella cura della diarrea.
Il decotto è stato usato esternamente come gargarismi per curare il mal di gola.
I coni sono stati masticati per curare il mal di bocca e il mal di denti.
Tra gli altri usi si ricorda che dai coni si ottiene un colorante giallo-arancio.
Varie tribù di indiani nativi del Nord America fabbricavano un filo con le lunghe radici di questa specie e lo usavano per cucire la corteccia delle loro canoe, per cucire cestini, ecc.
La pece ricavata dal tronco è stata utilizzata come materiale sigillante sugli scafi delle canoe.
Il legno anche se tenero e piccolo è ampiamente utilizzato per realizzare scatole, gabbie, ecc. ed è apprezzato per il suo utilizzo nell’industria della pasta di legno per produrre carta; inoltre è utilizzato anche come combustibile.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/266930424/original.jpeg
http://www.plantillustrations.org/illustration.php?id_illustration=158558

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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