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Anacamptis morio

Anacamptis morio

L’orchide minore o giglio caprino (Anacamptis morio (L.) R.M.Bateman, Pridgeon & M.W.Chase, 1997) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Orchidaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Ordine Orchidales,
Famiglia Orchidaceae,
Sottofamiglia Orchidoideae,
Tribù Orchideae,
Sottotribù Orchidinae,
Genere Anacamptis,
Specie A. morio.
È basionimo il termine:
– Orchis morio L..
Sono sinonimi i termini:
– Dactylorhiza morio L.;
– Herorchis morio (L.) D.Tyteca & E.Klein;
– Orchis longicornu f. tlemecensis Batt.;
– Orchis longicornu var. tlemecensis Batt.;
– Orchis morio subsp. tlemecensis (Batt.) E.G.Camus et al.;
– Orchis morio var. albiflora Tinant;
– Orchis morio var. resupinata Corb., 1894;
– Orchis morio var. tlemecensis (Batt.) Maire & Weiller.
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti sottospecie:
– Anacamptis morio subsp. morio;
– Anacamptis morio subsp. caucasica (K.Koch) H.Kretzschmar, Eccarius & H.Dietr.;
– Anacamptis morio subsp. champagneuxii (Barnéoud) H.Kretzschmar, Eccarius & H.Dietr.;
– Anacamptis morio subsp. longicornu (Poir.) H.Kretzschmar, Eccarius & H.Dietr.;
– Anacamptis morio subsp. picta (Loisel.) Jacquet & Scappat.;
– Anacamptis morio subsp. syriaca (E.G.Camus) H.Kretzschmar, Eccarius & H.Dietr..

Etimologia –
Il termine Anacamptis proviene dal greco ἀνακάμτω anacámpto ripiegarsi, incurvarsi: in riferimento al lungo sperone del fiore.
L’epiteto specifico morio è controverso; potrebbe provenire dal greco μῶρος moros sciocco o da morio pazzo, buffone, sciocco, forse per il colore molto variabile dell’orchidea con questo epiteto. Altre ipotesi fanno riferimento al latino morion gioiello o all’italiano morione, un tipo di elmo, per la forma dei tepali.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Anacamptis morio è una pianta che si trova quasi in tutta Europa e nei paesi del bacino del Mediterraneo ed è originaria dell’Eurasia occidentale, dall’Europa all’Iran. Nelle isole britanniche si trova nell’Inghilterra centro-meridionale, nel Galles e in Irlanda ed è presente anche nel sud della Norvegia.
In Italia è presente su quasi tutto il territorio, con l’eccezione della Sardegna.
Il suo habitat è quello dei prati specialmente su terreni ricchi di calcare. Questa specie prospera dove l’erba viene tagliata una o due volte l’anno dopo che la fioritura è completa, o dove viene pascolata dopo che la fioritura è completa. Il taglio o la falciatura non dovrebbero avvenire immediatamente dopo la fioritura ma dare il tempo per la dispersione dei semi.
Può anche essere trovato nelle praterie costiere, nelle cave, nei cimiteri, così come sui bordi delle strade e nei prati. Nel continente europeo si trova anche nei pascoli alpini e nelle praterie xerotermiche su affioramenti di porfido. Le piante si trovano generalmente dai 100 ai 1400 m e possono raggiungere i 1900 m.

Descrizione –
L’Anacamptis morio è una pianta erbacea alta 10–35 cm, con fusto cilindrico di colore verde, violaceo verso la sommità.
L’apparato radicale è composto da due rizotuberi rotondeggianti.
Le foglie sono di forma da ellittiche a lanceolate; quelle basali sono in forma di rosetta patente, lineari-lanceolate, acute, di color verde glauco senza macchie e con nervature delicate, lunghe 6÷12 cm, le superiori guainanti e progressivamente più piccole.
I fiori, fino a 25, sono di colore variabile dal rosa al viola anche se non sono rare le forme albine; i fiori sono raggruppati in infiorescenze oblunghe, più o meno dense. I sepali sono di forma ovato-oblunghi, i petali un po’ più stretti. Il labello è leggermente trilobato, con labello mediano più grande dei laterali, ha margini crenulati; la parte centrale è in genere più chiara e presenta una punteggiatura violacea. Lo sperone è cilindrico, orizzontale o ascendente, più corto dell’ovario. Il ginostemio è a becco corto, con logge dell’antera color porpora e masse polliniche verdastre.
I fiori hanno un profumo intenso ma non particolarmente gradevole ma le forme con fiori di colore più chiaro hanno un profumo più gradevole.
L’antesi è da marzo a giugno, inoltre i fiori sono privi di nettare ma ingannano i pronubi imitando l’aspetto di varie specie nettarifere.
Tra i suoi più importanti impollinatori possiamo sicuramente citare i lepidotteri Pieridi: Pieris brassicae, P. napi e P. rapae e gli Sfingidi Macroglossum stellatarum e Hemaris fuciformis. Tra i Ditteri Sirfidi: l’ Episyrphus balteatus e la Rhingia campestris. Tra gli Imenotteri Andrenidi l’efficientissima Andrena flavipes oppure, tra gli Apidi, Il Bombus pratorum, il B. terrestris ed il B. hortorum, compresa l’Apis mellifera.

Coltivazione –
L’Anacamptis morio è una pianta degli ambienti più vari, come prati aridi, alpeggi, cespuglieti e radure boschive, comunque dall’estrema tolleranza ecologica, soprattutto se in piena luminosità, ma su qualsiasi tipo di terreno.
Generalmente si può presentare con un colore viola scuro, oppure con ogni tipo di rosso, fino a essere di un bel rosa pallido o persino albina. Le forme albine pare che siano dovute ad un’eccessiva azione della micorriza, il fungo simbionte di molte orchidee, che priverebbe, nello scambio, troppe sostanze energetiche dal seme.
La pianta predilige una posizione soleggiata e un buon terreno ricco e profondo.
La sua relazione simbiotica con un fungo nel terreno consente di ottenere nutrienti sufficienti e di poter competere con successo con altre piante. È molto sensibile all’aggiunta di fertilizzanti o fungicidi poiché questi possono danneggiare il fungo simbionte e quindi uccidere l’orchidea.
Questa relazione simbiotica la rende molto difficile da coltivare. Inoltre il trapianto può danneggiare la relazione e le piante potrebbero anche prosperare per alcuni anni e poi scomparire, suggerendo che potrebbero essere piante perenni di breve durata.
La propagazione può avvenire per seme. Questo va seminato in superficie, preferibilmente appena maturo. Il seme di questa specie è estremamente semplice, presenta un minuscolo embrione circondato da un unico strato di cellule protettive. Contiene pochissime riserve di cibo e dipende da una relazione simbiotica con una specie di fungo che vive nel suolo. Le ife fungine invadono il seme ed entrano nelle cellule dell’embrione. L’orchidea inizia presto a digerire il tessuto fungino e questo funge da riserva alimentare per la pianta fino a quando non è in grado di ottenere nutrienti dal materiale in decomposizione nel terreno.
Per la propagazione delle piante è meglio utilizzare un po’ del terreno che cresce intorno alle piante adulte per introdurre il fungo, o seminare il seme attorno a una pianta della stessa specie e permettere alle piantine di crescere fino a quando non sono abbastanza grandi da muoversi.
I funghi micorrizici noti per crescere in associazione con l’orchidea dalle ali verdi includono Epulorhiza repens (Tulasnellaceae) e Moniliopsis solani (Ceratobasidiaceae).
Si può propagare anche per divisione dei tuberi quando appassiscono i fiori.
Questa specie produce un nuovo tubero verso la fine della sua stagione di crescita. Se questo viene rimosso dalla pianta mentre i suoi fiori stanno svanendo, lo shock per la pianta può stimolare la formazione di nuovi tuberi. Il tubero dovrebbe essere trattato come dormiente, mentre la pianta rimanente dovrebbe essere incoraggiata a continuare a crescere per darle il tempo di produrre nuovi tuberi.
La divisione può essere effettuata anche quando la pianta ha una rosetta di foglie completamente sviluppata ma prima della fioritura. La nuova vegetazione viene rimossa dal vecchio tubero da cui è sorta e viene invasata; il taglio viene effettuato verso il fondo dello stelo ma lasciando una o due radici ancora attaccate al vecchio tubero. Questo spesso può essere fatto senza scavare la pianta. Il vecchio tubero dovrebbe sviluppare una o due nuove piantine, mentre la nuova rosetta dovrebbe continuare a crescere e fiorire normalmente.

Usi e Tradizioni –
L’Anacamptis morio fu descritta da Linneo come Orchis morio ma nel 2003 è stata assegnata al genere Anacamptis in base a studi cromosomici.
Volgarmente è nota come Orchidea morio, Orchidea minore, Giglio caprino, Pan di cuculo, Orchidea pagliaccio, Salep (italiano); Orchis bouffon (francese); Green-Winged Orchid (inglese); Kleines knabenkraut (tedesco); Amor de dama (castigliano); Nevadna kukavica (croato).
Questa pianta è tra le orchidee più diffuse d’Italia, tanto che viene nominata in svariati modi, a seconda delle regioni, e fa parte di un gruppo di specie usate per ottenere dai tuberi una sorta di farina detta Salep, energetica e molto sostanziosa, ricca di proteine, zuccheri e mucillagine. Il Salep è una sostanza simile all’amido con un sapore dolciastro e un debole odore alquanto sgradevole.
Tra gli usi commestibili anche la radice si è consumata cotta.
In campo medicinale la radice è stata utilizzata come alimento di particolare valore per bambini e convalescenti, essendo bollita con acqua e aromatizzata.
È ricca di mucillagini, forma una gelatina lenitiva e demulcente che trova impiego nel trattamento delle irritazioni del canale gastro-intestinale.
Una parte di salep in cinquanta parti d’acqua è sufficiente per fare una gelatina.
Il tubero, da cui viene preparato il salep, dovrebbe essere raccolto quando la pianta muore dopo la fioritura e la deposizione del seme.
Tuttavia essendo la raccolta delle orchidee tassativamente proibita, questo dato deve rimanere solo una curiosa e interessante informazione.
Dal punto di vista ecologico, infatti, lo stato di conservazione di questa specie è considerato vulnerabile e quasi minacciato.
Si tratta di una pianta protetta in vari paesi.

Modalità di Preparazione –
La farina dei tuberi di Anacamptis morio è conosciuta come Salep; questa è molto nutriente ed emolliente. Un tempo veniva utilizzata nelle diete speciali per convalescenti e bambini. È molto ricca di mucillagini e forma un gel liscio e demulcente che viene utilizzato per i canali gastrointestinali irritati. Bastano una parte di farina con cinquanta parti di acqua per formare la gelatina. Il tubero per preparare la farina va raccolto quando la pianta è appena secca dopo la fioritura e quando i semi sono stati liberati.
Tuttavia, come detto, per la delicatezza ecologica di questa pianta ogni raccolta deve essere evitata.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/264978472/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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