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Come coltivare l’achillea in maniera biologica

Come coltivare l’achillea in maniera biologica

La coltivazione dell’Achillea (Achillea millefolium L.) è stata spesso effettuata per scopi ornamentali ma le sue grandi peculiarità nei riguardi di molte funzioni fisiologiche (funzioni digestivi,  motilità gastrointestinale ed eliminazione dei gas, funzionalità della circolazione venosa, contrasto dei disturbi del ciclo mestruale, funzione epatica, benessere di naso e gola) ne fanno di certo oggetto di questi ulteriori peculiarità terapeutiche.
L’Achillea, pianta molto diffusa nel Regno Unito, patria della bordura mista, si sta diffondendo gradualmente in Italia. Soprattutto perché alcune specie sono particolarmente adatte ai terreni secchi e poveri. Le achillee prediligono le posizioni soleggiate, sviluppandosi senza problemi anche nei luoghi semiombreggiati, purché ricevano almeno 4-5 ore di sole diretto ogni giorno e non temono il freddo.

L’Achillea si accontentano delle piogge e sopporta periodi anche prolungati di siccità; l’irrigazione va quindi limitata alla fase d’impianto e ai periodi più caldi e siccitosi. Temono il ristagno. Per questo motivo il terreno di coltivazione deve essere ben drenato, anche sassoso o sabbioso e leggermente calcarei, in modo che l’acqua scorra facilmente e non ristagni. Alcune varietà (specialmente quella a foglia verde come la filipendulina) prediligono invece terreni leggermente più pesanti e freschi.
L’Achillea si pianta per seme in tarda estate o a fine inverno in semenzaio. Le giovani piante si pongono a dimora quando sono alte almeno 20-30 cm. Si consiglia di irrigare la pianta senza mai bagnare le foglie per non far insorgere malattie fungine. La rusticità di questa pianta consente di coltivarla fino ad una altitudine di 1500 metri. Se la coltivazione non è per scopi ornamentali possiamo pacciamare l’area con foglie o paglia, soprattutto se viviamo in aree fredde e abbiamo posto a dimora delle piantine nei mesi autunnali. Pur se crescono nelle condizioni e nei suoli poveri, una concimazione organica (non abbondante) le darà ovviamente un vigore ed una fioritura maggiore.
Per le piante con finalità estetiche è bene piantumare da 4 a 6 individui per metro quadrato. Per le cure colturali bisogna tenere conto che si tratta di erbacee poco esigenti. Ci dovremo limitare all’asportazione dei fiori appassiti in maniera che la pianta sia stimolata a produrne altri: in questa maniera eviteremo anche un’eccessiva autodisseminazione che, alle volte, la rende invasiva (soprattutto la millefolium). Alla fine dell’inverno si dovrà rimuovere tutto il secco per stimolare la nuova produzione di foglie e steli. Si consiglia pertanto una divisione che dovrebbe avvenire, verso marzo, di regola ogni 3-5 anni. I suoi oli essenziali repellono alcuni insetti e ne attraggono altri, e questa funzione selettiva è utile nel bilancio della biodiversità delle fasce vegetazionali dove la pianta risiede e, pertanto, la rimozione della pianta ha effetti negativi sulla comunità biotica.
Si ricorda che può soffrire l’attacco degli afidi e degli acari ed è sensibile soprattutto all’oidio. Per un’azione congiunta contro queste avversità si possono utilizzare preparati a base di equiseto.




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