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Capnodis tenebrionis

Capnodis tenebrionis

Il Capnodio (Capnodis tenebrionis Linnaeus) è un grosso coleottero appartenente alla famiglia dei Buprestidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Ramo Bilateria, Phylum Arthropoda, Subphylum Tracheata, Superclasse Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Oligoneoptera, Ordine Coleoptera, Sottordine Polyphaga, Infraordine Elateriformia, Superfamiglia Buprestoidea, Famiglia Buprestidae, Sottofamiglia Chrysochroinae, Tribù Dicercini, Sottotribù Dicercina e quindi al Genere Capnodis ed alla Specie C. tenebrionis.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Capnodio è un coleottero polifago che vive a spese delle drupacee coltivate (albicocco, susino, pesco e ciliegio) ed è diffuso in tutta l’area mediterranea (Spagna, Francia, Grecia, Tunisia, Algeria, Marocco, Libano, Israele), Iran e vicino Oriente. È presente, in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali, anche se a causa dei cambiamenti climatici il suo areale di diffusione si sta espandendo anche a nord.

Morfologia –
Gli adulti del Capnodis tenebrionis sono lunghi 15-28 mm ed hanno colorazione nero opaca con il dorso della prima parte del torace (zona dietro la testa) di colore chiaro con quattro protuberanze puntiformi lucenti.
Le larve sono invece apode, di colore bianco giallastre, con forma allungata e appiattita con evidente segmentazione del corpo; queste a maturità raggiungono i 60-70 mm di lunghezza.

Attitudine e Ciclo biologico –
Gli adulti del Capnodio superano l’inverno in diversi ripari presenti nel terreno per poi comparire nel periodo di maggio-giugno. Questi si nutrono della vegetazione fogliare e si spostano con dei voli da una pianta all’altra durante le ore più calde. Le femmine depongono le uova isolatamente o in piccoli gruppi negli anfratti del tronco fino ad una altezza di 10 cm da terra oppure nel suolo circostante la pianta; il periodo di ovo deposizione va da giugno a settembre.
Le uova sono molto suscettibili all’umidità relativa con un livello ideale intorno al 65%, superato tale livello inizia a comparire mortalità fra esse, fino ad essere totale con umidità del 100%.
Le larve nascono dopo un periodo di circa 2 settimane dalla ovo deposizione e quelle nate da uova deposte nel terreno si muovono alla ricerca del fusto o delle radici. Le larve penetrano attraverso la corteccia e scavano gallerie sottocorticali, esse si svilupperanno al loro interno in 1-2 anni dopo aver superato due inverni. Le larve mature scavano una celletta dove dopo due settimane si impupano e dopo tre settimane vi è la formazione dell’adulto; questo fuoriesce e si alimenta per un breve periodo per poi, con l’arrivo dell’autunno, andare a rifugiarsi per superare l’inverno.
Il Capnodio per completare il suo ciclo biologico impiega 1-2 anni (gli adulti ricompaiono nel 2° o 3° anno solare); le larve mature possono essere individuate facilmente perché alla fine del ciclo si portano e si impupano in superficiali nicchie sottocorticali.

Ruolo Ecologico –
Il Capnodio si nutre a spese delle rosacee selvatiche e coltivate. I sintomi della sua presenza sull’albicocco può essere la produzione di gomme, la caduta e il disseccamento delle foglie.
Sono comunque gli stadi larvali che producono i danni principali del Capnodio. Le larve infatti dapprima scavano superficiali gallerie sottocorticali, poi penetrano nel legno dove scavano gallerie anche negli strati più profondi; tali gallerie possono avere anche un andamento verticale dovuto allo spostamento delle larve dal tronco verso le radici e viceversa.
Gli organi legnosi più colpiti sono i fusti, specie nelle parti basali, e le grosse radici; le piante colpite deperiscono gravemente e, soprattutto quelle più giovani, fino a 3-4 anni che possono morire.
Il mandorlo risulta essere il meno suscettibile tra le diverse drupacee e le infestazioni si verificano in genere nelle regioni meridionali e insulari, a volte avvengono anche nelle regioni settentrionali specialmente nelle aree collinari.
Il contenimento delle popolazione del Capnodis tenebrionis si basano su interventi agronomici a partire dall’acquisto di materiale sano e dal mantenimento delle piante in buona salute, in quanto un buon vigore le rende meno suscettibili.
Se il capnodio è presente si possono effettuare abbondanti e frequenti irrigazioni per uccidere le larve, dissotterrare il colletto di piante giovani che presentano deperimenti della chioma e circondarlo con una rete metallica a maglia fitta per impedire la fuoriuscita degli adulti, eliminare e bruciare le piante con sintomi di sofferenza generale.
Altre tecniche di contenimento di questo coleottero possono essere quelle con Oli bianchi attivati con insetticidi da attuarsi durante le ovideposizioni lavando bene, con la sospensione insetticida, le parti basali delle piante per impedirne l’attività larvale.
Gli adulti potrebbero essere controllati con interventi chimici alla vegetazione durante il loro periodo di attività trofica a carico delle parti epigee.
È evidente però che questa ultima ipotesi va commisurata con i costi ecologici ed i periodo idonei per evitare interferenze con le popolazioni di insetti pronubi.
Ultimamente però si sta lavorando soprattutto su interventi agronomici da abbinare alla difesa diretta, mirati a sfavorire lo sviluppo e la diffusione del Capnodio e una delle possibilità più interessanti che stanno emergendo, riguarda la scelta del portainnesto per i nuovi impianti. Chiaramente si tratta di una tecnica che ha prospettive molto interessanti ma che, per essere applicata correttamente, necessita del coinvolgimento e della collaborazione dei vivaisti.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.




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