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Come si coltiva l’Albero dei rosari

Come si coltiva l’Albero dei rosari

L’albero dei rosari o albero dei paternostri (Melia azedarach L., 1753) è un albero deciduo della famiglia delle Meliaceae, originario dell’India, della Cina meridionale e dell’Australia che è stato introdotto in moltissimi altri paesi, tra cui l’Italia.
Le sue strutture riproduttive sono dei fiori bisessuali e di colore blu-violetto che compaiono a fine primavera in larghe pannocchie terminali corimbiformi (lunghe fino a 20 cm). I frutti sono drupe sferiche (1 cm di diametro circa), di color ocra a maturità e con endocarpo legnoso e molto duro.

Coltivazione –
L’albero dei rosari è una pianta esotica che va coltivata in presenza di clima mite anche se cresce e si sviluppa bene anche nelle zone con temperature elevate. Questa pianta tollera il vento,il freddo e le temperature minime non inferiori ai -10 °C. inoltre predilige l’esposizione in pieno sole ma non disdegna zone parzialmente ombreggiate anche se in questa condizione la pianta rallenta la sua crescita e stenta a fiorire.
Per quanto riguarda l’aspetto pedologico è una pianta che si adatta a qualunque tipo di terreno, da quello povero e argilloso a quello a medio impasto anche calcareo, anche se predilige un terreno soffice, fresco, umido e ben drenato con pH tendente al basico, fino a valori di 8,5.
L’albero dei rosari va, inoltre, irrigato dopo l’impianto, almeno per i primi 2 anni di vita, dopo di che la pianta va irrigata soprattutto nei periodi siccitosi e in estate; si tratta di un albero che sopporta male terreni aridi. Nel periodo autunnale ed invernale l’intervento va circoscritto solo alle giovani piantine ma in condizioni di reale siccità.
Per quanto attiene alla concimazione questa va effettuata all’impianto, ponendo nella buca che si prepara per ospitare la giovane piantina, del letame maturo o del compost o dell’humus di lombrico.
Successivamente la concimazione va effettuata, sempre con sostanza organica, a fine inverno interrando il concime al colletto della pianta.
L’albero si riproduce per seme e per via agamica per polloni radicali.

Usi –
Melia azedarach è una pianta che viene molto usata nelle alberature stradali nel Sud Italia. È una pianta che può mostrare interesse come pianta ornamentale per la sua rusticità e capacità di adattamento unite all’eleganza delle foglie, della fioritura e dei frutti lungamente persistenti durante il riposo invernale. L’impiego nell’arredo urbano però non gode però di particolare favore a causa di vari difetti:
– alla fine dell’inverno i frutti cadono abbondantemente imbrattando i marciapiedi e rendendoli scivolosi;
– la pianta sopporta male le potature e ricaccia in modo incontrollato emettendo numerosi e vigorosi succhioni;
– può diventare invasiva diffondendosi nelle aree circostanti sia attraverso i polloni radicali sia attraverso la spiccata attitudine germinativa dei semi e la vigoria delle giovani piantine;
– la tossicità delle bacche sconsiglierebbe l’impianto di questa specie in aree ricreative: l’imprudenza e la curiosità, tipica dei bambini verso i frutti a bacca o a drupa, rappresenta infatti un rischio di occasionali avvelenamenti.
inoltre ha un nocciolo dei frutti duro, sferico e scanalato che in passato, che prima dell’avvento delle materie plastiche, veniva largamente utilizzato nella realizzazione di rosari.
Il legno, noto come mindi, è caratterizzato da una colorazione chiarissima, tendente al bianco e al bianco-giallastro, con venature lineari; è facilmente tagliabile e lavorabile ed è utilizzato per l’impiallacciatura del mobilio o per la realizzazione di parquet.




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