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Chamaedorea tepejilote

Chamaedorea tepejilote

La pacaya (Chamaedorea tepejilote Liebm. 1849) è una specie arbustiva o arborea appartenente alla famiglia delle Arecaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Sottoclasse Arecidae,
Ordine Arecales,
Famiglia Arecaceae,
Sottofamiglia Arecoideae,
Tribù Chamaedoreeae,
Genere Chamaedorea,
Specie C. tepejilote.
Sono sinonimi i termini:
– Chamaedorea anomospadix Burret;
– Chamaedorea casperiana Klotzsch;
– Chamaedorea columbica Burret;
– Chamaedorea exorrhiza Dammer;
– Chamaedorea exorrhiza H.Wendl.;
– Chamaedorea exorrhiza H.Wendl. ex Guillaumin;
– Chamaedorea sphaerocarpa Burret;
– Chamaedorea wendlandiana (Oerst.) H.Wendl.;
– Chamaedorea wendlandiana (Oerst.) Hemsl.;
– Edanthe veraepacis O.F.Cook;
– Nunnezharia casperiana (Klotzsch) Kuntze;
– Nunnezharia tepejilote (Liebm.) Kuntze;
– Nunnezharia wendlandiana (Oerst.) Kuntze;
– Nunnezharoa casperiana Kuntze;
– Nunnezharoa tepejilote Kuntze;
– Nunnezharoa wendlandiana Kuntze;
– Stephanostachys casperiana (Klotzsch) Oerst.;
– Stephanostachys tepejilote (Liebm.) Oerst.;
– Stephanostachys wendlandiana Oerst..

Etimologia –
Il termine Chamaedorea proviene dai termini greci “χαμαί” (chamai), sulla terra, al suolo, e “δωρέα” (doréa).
L’epiteto specifico tepejilote proviene da uno dei nomi locali in lingua náhuatl della pianta che significa “spiga di montagna”, per la somiglianza delle infiorescenze maschili immature, commestibili, alla spiga del mais.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Chamaedorea tepejilote è una palma di dimensioni più ridotte originaria del Belize, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico (Chiapas, Oaxaca e Veracruz), Nicaragua e Panama.
Il suo habitat naturale è quello del sottobosco delle foreste umide, dove cresce su suoli prevalentemente calcarei, dal livello del mare fino a circa 1800 m di altitudine.

Descrizione –
La Chamaedorea tepejilote è una palma dioica piuttosto variabile, sempreverde.
Questa specie ha fusti solitari, raramente cespitosi, generalmente eretti, spesso con radici avventizie alla base, di 2-5(-7) m di altezza e 2-8 cm di diametro, di colore verde con gli anelli traccia delle foglie cadute, distanziati di 2-12 cm, prominenti.
Il fusto, non ramificato, è sormontato da una corona di 3 – 7 foglie.
Le foglie sono pennate, lunghe 0,6-1,8 m, portate da un picciolo lungo 15-30 cm, arcuate, di colore verde con una banda giallo crema inferiormente che si prolunga per tutto il rachide. La lamina fogliare è formata da 6-20 foglioline per lato, disposte regolarmente lungo il rachide, più o meno alterne, di forma da lineari lanceolate a sigmoidi, assottigliate all’apice e alla base, lunghe 16-60 cm e larghe 3-8 cm, di colore verde intenso lucido.
La base fogliare è tubolare, di colore verde pallido, aperta obliquamente all’apice; questa avvolge interamente il fusto per una lunghezza di 20-30 cm, persistente secca per lungo tempo.
Le infiorescenze si formano sotto le foglie e sono racchiuse inizialmente in 4-5 brattee, erette e lungamente appuntite, di 30-60 cm di lunghezza, ramificate. Quelle maschili hanno numerose rachille, lunghe 6-15 cm, pendenti, di colore giallo verdastro, portanti numerosi fiori ravvicinati di colore giallo, fragranti, di circa 2 mm di lunghezza e 4 mm di diametro, con 6 stami. Quelle femminili hanno un numero inferiore di rachille; sono lunghe fino a 30 cm, di colore giallo verdastro, poi rosso arancio in frutto, fiori simili ai maschili, ma più distanziati, con stimmi prominenti; queste infiorescenze sono di colore prima giallo verdastro e poi rosso arancio, raggiungono i 30 cm.
I frutti sono di forma oblungo-ellissoide; sono di 1,2-1,6 cm di lunghezza e 0,6-0,8 cm di diametro, inizialmente di colore verde, poi nero lucido a maturità.
All’interno è presente un solo seme ovoide di circa 1 cm di lunghezza e 0,5 cm di diametro.

Coltivazione –
La Chamaedorea tepejilote è una piccola palma sempreverde considerata un ortaggio molto popolare ed importante nelle zone del Sud e Centro America dove cresce. Viene coltivato nelle foreste pluviali per la sua infiorescenza maschile commestibile, che viene spesso venduta nei mercati locali.
Questa palma è coltivata da tempi remoti per le infiorescenze maschili immature eduli, raccolte quando ancora racchiuse nelle brattee, consumate cotte come ortaggi o crude in insalate.
Inoltre la pianta viene spesso coltivata come ornamentale, per le foglie elegantemente arcuate e le foglioline leggermente pendenti, in particolare gli esemplari femminili quando in frutto, è frequentemente impiegata solitaria o in gruppo nei giardini tropicali e subtropicali, se ne può tentare la coltivazione nelle regioni a clima temperato caldo.
La pianta predilige suoli umidi e ricchi di humus; dove cresce infatti spesso nel sottobosco delle foreste pluviali, spesso su suoli calcarei, ad altitudini fino a 1.800 metri.
È una pianta dei tropici umidi dove cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 20 e 28 °C, ma può tollerare 15-32 °C.
La pianta può essere uccisa da temperature pari o inferiori a 2 °C ma può tollerare gelate leggere occasionali.
Preferisce una piovosità media annua compresa tra 1.000 e 2.500 mm, ma tollera 700 – 3.000 mm.
È una palma facilmente coltivabile se i suoi requisiti di base sono soddisfatti.
Richiede un’ombra almeno moderata e può tollerare l’ombra profonda.
Dal punto di vista pedologico richiede un terreno ben drenato, umido e ricco di humus e preferisce un pH compreso tra 6,5 e 7,5, tollerando 6 – 8.
È una pianta a crescita rapida, che produce fiori e frutti già a pochi anni.
Negli ambienti chiusi può essere soggetta ad attacchi di parassiti, come acari e cocciniglie, va quindi tenuta sotto controllo per potere intervenire prontamente con prodotti specifici.
Si riproduce per seme in substrato drenante mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C, con tempi di germinazione a partire da 2-3 mesi; la forma cespitosa può essere riprodotta per divisione.

Usi e Tradizioni –
La Chamaedorea tepejilote fu studiata e determinata dal botanico tedesco Carl Ludwig Willdenow (1765-1812), che istituì il genere nel 1806, ma non ne specificò l’esatto significato del nome.
Questa pianta è conosciuta con vari nomi comuni, tra cui: pacaya palm (inglese); khíb shul, pacaya (Belize); pacaya, palmito dulce (Costa Rica); pacaya (El Salvador); pacaya, tepejilote, caña verde, guaya, ixquil (Guatemala e Messico); bodá, bolá, caña agria, caña verde, nurú, pacaya (Panama).
Le infiorescenze maschili immature della pianta sono considerate una prelibatezza in Guatemala ed El Salvador. Le infiorescenze non aperte assomigliano ad una spiga di grano nell’aspetto e nelle dimensioni. In effetti, la parola tepejilote significa “mais di montagna” nella lingua nahuatl ed è stata scelta per questa somiglianza.
La Pacaya ha un sapore un po’ amaro, anche se meno nelle varietà coltivate. Si consuma in insalata (soprattutto nella fiambre, un’insalata tradizionalmente consumata in Guatemala nel Giorno dei Morti) o ricoperta di pastella di uova e fritta. Quest’ultimo piatto si chiama envueltos de pacaya ed è spesso servito con salsa di pomodoro, come i peperoncini rellenos.

Modalità di Preparazione –
La Chamaedorea tepejilote è una palma utilizzata o coltivata sia per uso commestibile che ornamentale.
Nei paesi di origine l’infiorescenza maschile immatura viene consumata cruda o cotta; questa si raccoglie prima che si apra l’infiorescenza, quando assomiglia ad una spiga di grano.
Viene aggiunta alle insalate o cotta come verdura.
Ha un sapore amaro e talvolta viene cotta in più cambi d’acqua.
Le foglie vengono consumate cotte.
Il germoglio apicale, spesso noto come «cuore di palma», viene consumato come verdura, tuttavia la raccolta di questo germoglio porta alla morte dell’albero perché non è in grado di produrre germogli laterali.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/286469174/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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