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La Visione perduta della Vita

La Visione perduta della Vita

La visione della vita che oggi vogliamo condividere con voi è quella che ha attraversato la cultura di tutti popoli per migliaia di anni e che negli ultimi secoli si è voluta etichettare con il marchio di stregoneria, di mancanza di evidenza scientifica.
Ma l’unica grande evidenza, scientifica o filosofica che si voglia considerare, è che si è passati da una venerazione e rispetto della natura ad una lenta distruzione e sfruttamento del capolavoro divino degli ecosistemi.
I grandi scienziati della fisica moderna hanno cercato di dimostrare che tutta la ricerca dei loro antenati non aveva alcuna evidenza, partendo anche dal concetto di etere, ma al termine della loro carriera sono entrati in crisi davanti all’assoluta mancanza di evidenze scientifiche del: “dio creatore” la cui percezione è possibile solo attraverso l’emozione.”
Eppure la lettura dei fenomeni naturali, dalla notte dei tempi, è sempre stata fatta attraverso la meditazione e le emozioni. La comprensione di un’antica e meravigliosa lettura della vita siamo riusciti a farla grazie alle opere di R. Steiner e dei pochi documenti disponibili, ma abbiamo utilizzato quella parte di noi che sfugge al controllo del cervello e trova le sue soluzioni nella lettura delle immagini cosmiche: lo spirito immaginativo.
Dobbiamo anche evidenziare che le sintetiche descrizioni che seguono riguardano una visione della vita, ben nota ai contadini siciliani fino a circa 50 anni fa, che attraverso secoli di potenti tentativi di sostituzione del paganesimo con il cattolicesimo, è stata non senza difficoltà, cancellata dalla loro mente. erano gli anni 80.
Per migliaia di anni gli uomini erano certi della collaborazione dello spirito nella formazione della vita.
I contadini attraverso la semplicità coglievano nel quotidiano questa visione, mentre la visione scientifica attribuiva all’opera dei 4 elementi la nascita della vita, vedendoli quali presenze divine, elementi vivificati dallo spirito.
Un esempio è quello di Empedocle (VI sec. a.C.) che nei suoi scritti parla dei quattro elementi (acqua, terra, fuoco ed aria) come presenze divine chiamandoli Nesti, Era, Ades e Zeus.
Scienziati e contadini riuscivano a percepire e vedere questi spiriti ed erano certi che SOLO RISPETTANDOLI SI POTESSERO ottenere benefici sulle cure DI UOMINI E ANIMALI e sulle produzioni agricole NECESSARIE AL LORO NUTRIMENTO.
I contadini trasmettevano le loro conoscenze attraverso i racconti imprimendo nella mente dei LORO piccoli i grandi segreti che permettevano di conoscere il territorio. Le storie delle Ninfe, ad esempio, davano quelle emozioni necessarie per trovare l’acqua.
Gli scienziati invece andavano oltre, cercando di comprendere tutto l’operato dello Spirito sulla materia. Nell’evoluzione delle scienze naturali essi intuirono che la vita sulla terra ha dei meccanismi che nascono dal cosmo e si riflettono sulla materia.
La natura forma quindi opere d’arte dalle immagini cosmiche e per indagarla occorre osservarla attraverso le emozioni. Tale osservazione è simile a quella che si attiverebbe in un occhio esperto al cospetto di un quadro di Raffaello (o altro artista): percepirne la vita, riconoscendo un originale da una copia o una foto, e ciò non è possibile se non si filtra l’osservazione attraverso le emozioni.
Questa era la visione degli scienziati, filosofi di un tempo, al momento della nascita dell’alchimia, nascita che si attribuisce al leggendario Ermete Trismegisto.
L’alchimia si sviluppò in Sicilia con Empedocle e trovò in Aristotele e Platone un suo sviluppo in Grecia, con Geber nel mondo arabo ed in Spagna, Al-Razí a Bagdad, Ko Hung in Cina, Al-Biruni in India, Paracelso in Svizzera e lo spagnolo Arnaldo da Villanova in Sicilia dove quest’ultimo istruì Federico Terzo (Argimusco, Montalbano Elicona intorno al 1300).
Tutto si basava sui quattro elementi e la loro capacità di aggregarsi e disaggregarsi attraverso 3 processi denominati Sal, Sulfur e Mercurio; estrarre la vita e concentrare la materia con il Sal (calcinazione) e l’anima e lo spirito attraverso due processi di distillazione (sulfur e mercurio).
Tutta la materia sulla terra è soggetta alle forze fisiche, ma la vita nasce dall’entrata in gioco di forze, polari rispetto a quelle fisiche: le cosiddette forze eteriche.
Abbiamo quindi:
La forza eterica di calore (fuoco) è la forza di generare, di sorgere. La Forza polare fisica è bruciare, estinguere, dissipare
La forza eterica della luce (aria) è la forza della crescita, dell’estensione, dell’irraggiamento. La forza fisica polare è la forza di addensamento, concentrazione, buio.
La forza eterica di suono (acqua) è la forza di leggerezza, movimento, ordine, armonia. La forza fisica polare è la gravità, inerzia, sedimentazione.
La forza eterica di vita (terra) è la forza della forma. La forza fisica polare è la forza di scissione, di morte.
Ma cosa orienta nel verso giusto le forze eteriche, come già detto quello “polare” alle forze fisiche?
Le forze Astrali.
Le forze astrali nel mondo vegetale permangono nel cosmo e coordinano le forze eteriche delle piante costantemente e durante le stagioni che è compito del Sole. Il Sole recepisce le frequenze della vita in modo ritmico (stagioni) dal sistema planetario che a sua volta le riceve dall’universo in particolare da sistemi stellari dello zodiaco (segni d’acqua, terra, fuoco e aria).
Dunque le piante ricevono le forze astrali dal cosmo e consentono la vivificazione dei minerali, organizzando la polarizzazione delle forze eteriche rispetto a quelle fisiche. Se esse non operassero i minerali resterebbero “morti”, restando tutto soggetto alle sole forze fisiche.
Gli animali invece non hanno questa formidabile capacità di trarre direttamente dal cosmo le forze astrali in modo continuativo, ma assumendo l’individualità, assente nelle piante, hanno organi idonei a concentrare, assumere ed elaborare forze astrali provenienti dal cosmo, ma devono ricorrere all’alimentazione per assumere vegetali direttamente o tramite gli erbivori.

Per spiegare come le forze astrali agiscano sulla terra, dobbiamo ricorrere alla splendida visione del sistema solare Tolemaico: il sole che sovrasta tutti i pianeti e la terra interposta tra 6 pianeti. Quelli più vicini al sole sono detti sotto-solari (luna, Venere e Mercurio) e quelli più lontani sono detti sopra-solari (Saturno, Giove e Marte).
I pianeti sotto-solari attraverso il sole influenzano forze eteriche nelle piante per consentire:
• Luna – riproduzione,
• Venere – formazione metaboliti secondari (negli animali: sistema linfatico, ecc.),
• Mercurio – forma e penetrazione (negli animali: sangue, sistema nervoso, ecc.)
Gli elementi a loro affini sono acqua e terra (radici e foglie).
I pianeti sovra-solari, attraverso il sole, influenzano forze eteriche nelle piante che interessano funzioni dette strutturali.
• Saturno i semi, la struttura di sostegno, l’immagine archetipica (grazie a Saturno la rosa è una rosa, un pero è un pero);
• Giove la perfezione e la leggerezza;
• Marte i ritmi, la formazione delle proteine, l’assorbimento delle sostanze.
Gli elementi a loro affini sono luce e calore (fiori e frutti)
La forza dei sopra-solari che risiede nella luce si evidenzia nei colori: Saturno blue e viola, Giove bianco e giallo, Marte nel rosso.
Le azioni planetarie sono leggibili attraverso la forma e ed i colori e le loro azioni avvengono in polarità tra i sopra-solari e sotto-solari. Ad esempio la forma rotonda è di Giove, la forma irregolare è di Mercurio.
Luna è nella velocità di riproduzione, Saturno nel DNA, Marte nella funzione e Venere nell’ordine delle sostanze prodotte.
Ma come fanno i quattro elementi ad essere perfettamente inseriti nelle piante? Quali sono gli artefici di questo innesto tra astrale ed eterico?
L’opera d’arte della vita viene completata dagli esseri detti elementali.
Sono gli esseri elementali, mani delle forze astrali, visti fino agli anni 80 dai nostri contadini siciliani e presenti nelle culture pre-cattoliche di scienziati e maestri, che operano materialmente la vivificazione dei quattro elementi:
Ondine – acqua;
Silfidi o fate – luce ed aria;
Salamandre – calore;
Gnomi – terra o vita.
Questa visione della natura, questa spiegazione della vita vi sembra più una favola che una scienza?
Probabilmente perché l’IO, l’unica cosa che distingue gli uomini dagli animali, di tutti noi è sopito, addormentato dai filtri del benessere, della globalizzazione, della collettivizzazione.
Ma come faremo noi e come faranno dopo di noi i nostri figli e i figli dei nostri figli a conoscere questa storia che era scolpita in tutte le culture che hanno accompagnato una crescita sana dell’essere umano, senza né contadini né maestri? Dove sono finite le emozioni nella scienza attuale? Come si può pensare alla spiegazione della vita senza di esse?

Arturo Genduso
Natalia La Scala




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