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Artocarpus heterophyllus

Artocarpus heterophyllus

Il jackfruit o giaca (Artocarpus heterophyllus Lam.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Moraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Rosales,
Famiglia Moraceae,
Genere Artocarpus,
Specie A. heterophyllus.
Sono sinonimi i termini:
– Artocarpus brasiliensis Gómez;
– Artocarpus brasiliensis Ortega;
– Artocarpus integer Auct.;
– Artocarpus integra;
– Artocarpus integrifolia var. glabra Stokes;
– Artocarpus integrifolius Auct.;
– Artocarpus integrifolius var. heterophylla (Lam.) Pers.;
– Artocarpus jaca Lam.;
– Artocarpus maxima Blanco;
– Artocarpus nanca Noronha;
– Artocarpus philippensis Lam.;
– Polyphema jaca (Lam.) Lour.;
– Sitodium cauliflorum Gaertn..

Etimologia –
Il termine Artocarpus deriva dal greco ἄρτος ártos pane e da καρπός carpόs frutto: per l’infruttescenza edule ricca di amido; l’Artocarpus altilis è comunemente detto albero del pane (breadfruit, arbre à pain, árbol del pan).
L’epiteto specifico heterophyllus proviene dal greco ἕτερος héteros variabile, differente, irregolare e da φύλλον phýllon foglia, lamella: che ha foglie o lamelle irregolari o di forme diverse.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Artocarpus heterophyllus è una pianta originaria dell’Asia meridionale, in particolare delle regioni tropicali dell’India, del Bangladesh, dello Sri Lanka e della Birmania. Questa pianta è stata diffusa in molte altre regioni tropicali e subtropicali del mondo, compresi il Sud-est asiatico, l’Africa, l’America centrale e i Caraibi, dove è coltivata per i suoi frutti commestibili.
L’habitat naturale è nelle foreste tropicali umide dell’Asia meridionale dove può essere trovato sia nelle pianure costiere che nelle aree collinari fino a un’altitudine compresa tra 450 e 1.200 metri, in climi caldi e umidi dove cresce meglio in zone con una temperatura media annua compresa tra i 20°C e i 30°C e suoli profondi e ben drenati.

Descrizione –
L’Artocarpus heterophyllus è un albero con un fusto robusto e con una profonda radice fittonante. La pianta può raggiungere un’altezza di 10-20 metri, con una corona densa e foglie verdi brillanti.
Il tronco, che di solito ha un diametro fino a 80 cm ma può raggiungere i 200 cm, è solitamente privo di contrafforti, ma a volte può avere piccoli contrafforti.
Le foglie sono perenni, grandi, lucide e di forma ovale con una consistenza coriacea.
La pianta è dioica, il che significa che ha fiori maschili e femminili su piante separate.
I fiori sono piccoli e di colore giallo-verde. Si sviluppano in infiorescenze, che pendono direttamente dal tronco principale o dai rami più grandi dell’albero. Le infruttescenze sono costituite da numerosi fiori maschili e femminili, disposti su differenti parti dell’albero. I fiori maschili e femminili sono riuniti in infiorescenze anch’esse unisessuali.
I fiori maschili sono molto piccoli e riuniti in lunghi ciuffi pendenti. Ogni fiore maschile ha una struttura costituita da numerosi stami che producono il polline.
I fiori femminili sono più grandi dei fiori maschili e si trovano all’interno delle infruttescenze. Ogni fiore femminile ha un ovario infero, che si sviluppa in un frutto quando viene fecondato. L’ovario è circondato da una serie di brattee verde-gialle che gli conferiscono un aspetto caratteristico.
Dopo la fecondazione, i fiori femminili si trasformano in frutti a forma di grosso pane, che possono raggiungere dimensioni considerevoli e pesare diversi chili.
Il frutto è di forma ovale e si origina dallo sviluppo dell’infiorescenza femminile; può superare i 40 cm di diametro e i 30 kg di peso ed oltre. Si tratta di un grande falso frutto composto in cui i singoli frutti derivano dall’ovario dei fiori dell’infiorescenza e circondano ognuno un seme, anch’esso commestibile. Il colore della buccia matura è giallo scuro, quello della polpa è generalmente giallo carico, ma anche di colore arancio.
Ogni frutto contiene numerosi semi all’interno della polpa.

Coltivazione –
L’Artocarpus heterophyllus è una pianta fruttifera coltivata in vari paesi tropicali dell’America del Sud, dell’Africa e dell’Asia. Si è dimostrata resistente anche a vari microclimi subtropicali, come il sud della Florida, dove le temperature non scendono mai sotto −1 °C. Tuttavia, pur sopravvivendo, già a temperature di qualche grado sopra lo zero Celsius si ha il danno alle qualità organolettiche dei frutti, per cui la sua coltivazione da frutta non è possibile neanche nelle zone più riparate del bacino del Mediterraneo, dove l’albero una volta adulto potrebbe sopravvivere all’aria aperta, ma dove la produzione di frutta sarebbe irrilevante.
Per la coltivazione, quindi, è una pianta che cresce meglio ad un’altitudine inferiore a 1.000 metri, con una temperatura media annuale compresa tra 24 e 28 °C, una temperatura media massima di 32-35 °C, una temperatura media minima di 16-20 °C, e una piovosità media annua compresa tra 900 e 4.000 mm uniformemente distribuita durante l’anno.
Preferisce un clima senza stagione secca, ma può tollerare una breve stagione secca.
Gli alberi possono dare frutti a latitudini fino a 30° dall’equatore, con buoni raccolti fino a 25° di distanza.
Dal punto di vista pedologico cresce in molti tipi di suolo ma preferisce un terreno alluvionale profondo e ben drenato, con un pH nell’intervallo 5,5 – 7,5, tollerando 4,3 – 8.
Le giovani piante hanno bisogno di un po’ d’ombra, ma hanno bisogno di livelli di luce crescenti man mano che maturano.
Esistono due gruppi principali di cultivar, un gruppo con bucce morbide mentre l’altro con bucce dure.
Le piante possono produrre il loro primo raccolto entro 3 anni dalla germinazione del seme, ma 8 anni è un tempo più comune.
La carica di fiori e frutti è inizialmente bassa e migliora con l’aumentare delle dimensioni e dell’età; alberi di 2 anni producono circa 25 fiori e 3 frutti; gli alberi di 5 anni portano fino a 840 fiori e gli alberi di 6 anni 1.500 fiori.
Tuttavia si sviluppano solo 15-18 frutti a causa della scarsa produzione di infiorescenze femminili (circa lo 0,6-5% del numero totale di infiorescenze).
Gli alberi giovani portano più fiori maschili che femminili con un rapporto di 4:1; la produzione di fiori femminili aumenta con l’età. Un rapporto maschio-femmina di 2:1 produce 250 frutti per albero e, man mano che gli alberi invecchiano, la produttività dei frutti diminuisce.
In ambienti adatti gli alberi producono frutti e fiori durante tutto l’anno, ma in aree con distinte stagioni secche e umide, la fioritura avviene nella stagione delle piogge.
Negli alberi giovani i frutti sono solitamente portati sui rami e negli alberi più vecchi, sui tronchi e sulle radici.
In generale è una pianta con crescita abbastanza rapida, raggiungendo un’altezza di 3 metri e un diametro della chioma di 2 metri a 2 anni di età. In 5 anni l’altezza dell’albero raggiunge i 7 metri e il diametro della chioma i 4 metri; gli alberi di 20 anni sono alti circa 18 metri, poiché la crescita degli alberi rallenta con l’età.
La propagazione avviene per seme che, in condizioni adeguate, germina entro 10 giorni dalla semina e l’80-100% della germinazione viene raggiunta entro 35-40 giorni dalla semina.
Il seme perde rapidamente vitalità e quindi dovrebbe essere seminato il prima possibile.
Le piantine producono un lungo fittone e possono essere difficili da trapiantare, quindi è meglio metterle in vasi profondi non appena sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate e piantarle in pieno campo il prima possibile. Il seme germina meglio a una temperatura di 24 – 27 °C.
La propagazione può avvenire anche tramite talee di radice.

Usi e Tradizioni –
L’Artocarpus heterophyllus è conosciuto con vari nomi. Il termine più utilizzato, jackfruit deriva dal portoghese jaca, che a sua volta deriva dal termine in lingua malayalam chakka (malayalam: chakka pazham), quando i portoghesi arrivarono in India a Kozhikode (Calicut) sulla costa del Malabar (Kerala) nel 1499. Successivamente il nome malayalam ചക്ക (cakka) fu registrato da Hendrik van Rheede (1678–1703) nell’Hortus Malabaricus, vol. III in latino. Henry Yule tradusse il libro in Mirabilia descripta: le meraviglie d’Oriente di Jordanus Catalani (att. 1321–1330). Questo termine è a sua volta derivato dalla radice proto-dravidica kā(y) (“frutta, verdura”).
Altri nomi sono: jacareúba o nangka in portoghese.
Inoltre il nome comune inglese “jackfruit” fu usato dal medico e naturalista Garcia de Orta nel suo libro del 1563 Colóquios dos simples e drogas da India. Secoli dopo, il botanico Ralph Randles Stewart suggerì che prendesse il nome da William Jack (1795–1822), un botanico scozzese che lavorò per la Compagnia delle Indie Orientali in Bengala, Sumatra e Malesia.
Questa pianta è stata addomesticato in modo indipendente nell’Asia meridionale e nel sud-est asiatico, come indicato dai nomi del sud-est asiatico che non derivano dalle radici sanscrite. Probabilmente fu addomesticato per la prima volta dagli austronesiani a Giava o nella penisola malese. Il frutto fu successivamente introdotto a Guam tramite i coloni filippini quando entrambi facevano parte dell’Impero spagnolo.
È il frutto nazionale del Bangladesh e il frutto statale del Tamilnadu e del Kerala.
Questa pianta è coltivata per il suo frutto, il più grande esistente in natura tra quelli che crescono dagli alberi.
Nell’uso alimentare i frutti si consumano crudi o cotti in vari modi.
La polpa dei giovani frutti è ricca di carboidrati e di solito viene cotta come verdura.
Il frutto diventa più dolce man mano che matura, poiché alcuni dei carboidrati vengono convertiti in zuccheri. Viene spesso consumato crudo in questa fase, ma viene anche cotto come verdura.
La scorza del frutto produce una discreta gelatina. Una cassetta della frutta è enorme, può essere lunga dai 30 ai 50 cm, pesare fino a 20 kg e contenere fino a 500 singoli frutti di colore dorato.
Hanno un odore piuttosto forte che ad alcune persone non piace, sebbene possano essere essiccati quando l’odore è minore.
È presente un lattice bianco e appiccicoso che può impedire la separazione della parte commestibile del frutto che può attaccarsi alle mani, ma può essere rimosso usando olio da cucina.
Anche i semi si possono consumare cotti. Sono deliziosi bolliti o arrostiti, di sapore e consistenza simile alle castagne.
Possono essere macinati in polvere e utilizzati per fare biscotti.
I semi hanno un alto contenuto di amido e circa il 5% di proteine.
Durante la bollitura dei semi, l’acqua viene talvolta cambiata 2 o 3 volte per togliere un odore sgradevole.
Inoltre i frutti molto giovani e i germogli delle foglie vengono cotti in zuppe e stufati.
Infine i giovani fiori maschili si mangiano mescolati con peperoncini, zucchero, sale ecc.
Questa pianta ha trovato impiego anche in campo medicinale.
Le ceneri delle foglie, con o senza olio, sono usate per curare ulcere, diarrea, foruncoli, mal di stomaco e ferite.
La polpa e i semi del frutto sono indicate come tonico rinfrescante. Inoltre si dice che i semi siano un afrodisiaco.
La linfa è un antisifilitico e un vermifugo mentre pare che il legno abbia proprietà sedative e che il suo midollo sia in grado di indurre l’aborto.
Un decotto di radice viene utilizzato per alleviare la febbre, curare la diarrea, le malattie della pelle e l’asma.
L’attività batteriolitica del lattice è uguale a quella del lattice di papaia. Il lattice essiccato produce artotenone, un composto con spiccata azione androgenica; può anche essere miscelato con aceto per favorire la guarigione di ascessi, morsi di serpente e gonfiori ghiandolari.
Tra gli altri usi si ricordano quelli agroforestali.
L’albero ha un apparato radicale ad ampio raggio e può essere piantato per controllare le inondazioni e l’erosione del suolo nelle fattorie, inoltre è adatto in progetti di riforestazione. L’albero è spesso usato in piantagioni miste. Può essere usato come albero da ombra per il caffè, piantato con palme da cocco, è stato usato come consociazione nei frutteti di durian, e con mango e agrumi.
I giovani frutteti di jackfruit possono essere consociati con colture da reddito annuali come banane, mais dolce e arachidi.
Altri impieghi riguardano l’utilizzo della parte interna della corteccia o rafia, che occasionalmente viene trasformata in cordame o stoffa.
Il lattice ottenuto dal tronco e dai rami produce il 71,8% di resina, costituita dal 63,3% di fluavilles (giallo) e dall’8,5% di albanes (bianco). Queste resine possono essere preziose nelle vernici.
Il lattice è comunemente usato come adesivo per riparare porcellane o cocci rotti, calafatare barche, riparare buchi di secchi e catturare uccelli. In India e Brasile, il lattice funge da sostituto della gomma.
La corteccia produce una gomma resinosa scura, solubile in acqua, che contiene il 3,3% di tannino. Quando vengono bollite con l’allume, la segatura o i trucioli del durame producono un ricco colorante giallo usato per la seta e le vesti di cotone dei sacerdoti buddisti.
Il legno all’inizio è giallo, poi diventa rosso. È classificato come legno di media durezza. È resistente all’attacco delle termiti e alla decomposizione fungina e batterica ed è facile da stagionare, inoltre prende lo smalto magnificamente. Sebbene non sia resistente come il teak, è considerato superiore a quel legno per mobili, costruzioni, lavori di tornitura e intarsio, alberi, remi, attrezzi e strumenti musicali. Il legno è ampiamente utilizzato in India e Sri Lanka ed è anche esportato in Europa.
Le radici di vecchi alberi sono molto apprezzate per intagli e cornici.
La legna è usata come combustibile.

Modalità di Preparazione –
I frutti di Artocarpus heterophyllus vengono consumati freschi o inscatolati per l’esportazione, disidratrati o fritti sotto forma di chips.
In alcuni paesi il succo viene fermentato per ottenere una bevanda alcolica. I frutti poco maturi invece si possono ridurre a farina per varie specialità esotiche, o anche cucinati come i frutti del congenere albero del pane (Artocarpus altilis). Anche i grossi semi vengono utilizzati per essere cucinati in modo simile alle castagne.
Il sapore è un misto di mela e ananas, con retrogusto di vaniglia, delizioso nelle migliori varietà; quando fatto cuocere per oltre un’ora assume un gusto simile a quello della porchetta.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/268711898/original.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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