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Mimosa pudica

Mimosa pudica

La sensitiva (Mimosa pudica L.) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Mimosaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Fabales,
Famiglia Mimosaceae,
Tribù Mimoseae,
Genere Mimosa,
Specie M. pudica.
Sono sinonimi i termini:
– Eburnax pudica (L.) Raf.;
– Mimosa hispidula Kunth;
– Mimosa pudica f. hispidior Benth.;
– Mimosa tetrandra Humb. & Bonpl. ex Willd.;
– Mimosa unijuga Duchass. & Walp.
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti varietà e forme:
– Mimosa pudica var. hispida Brenan;
– Mimosa pudica var. pastoris Barneby;
– Mimosa pudica var. pudica;
– Mimosa pudica var. setosa Brenan;
– Mimosa pudica var. tetrandra (Humb. & Bonpl. ex Willd.) DC.;
– Mimosa pudica var. unijuga (Duchass. & Walp.) Griseb.;
– Mimosa pudica f. glabrior Benth. ex Fawc. & Rendle, 1920;
– Mimosa pudica f. pudica;

Etimologia –
Il termine Mimosa proviene dal greco μῑμησις mímesis imitazione: in riferimento alla Mimosa pudica che, toccata, si ritrae come si comporterebbe una persona.
L’epiteto specifico pudica viene da pudico, casto, ritroso, contegnoso, da púdeo provare vergogna: per le foglioline che si ritraggono chiudendosi quando vengono sfiorate.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La mimosa pudica è una pianta originaria dell’America Latina ed in particolar modo dall’America centrale al Sud America settentrionale fino ai e Caraibi).
Questa specie è stata introdotta e naturalizzata in numerosi altri paesi della fascia tropicale in Africa, Asia e Oceania, divenendo talvolta una specie invasiva.
È noto che questo taxon si trova all’interno di un certo numero di aree protette in tutta la sua area originaria e i semi sono stati raccolti e conservati dal Millennium Seed Bank Project come metodo di conservazione ex situ.
Il suo habitat è quello dei terreni coltivati, frutteti, pascoli, aree falciate, bordi stradali, aree disturbate da costruzioni, terreni umidi di scarto, piantagioni aperte e boschetti erbosi ad altitudini dal livello del mare fino a 1.300 metri.
Può crescere come pianta singola o in cespugli aggrovigliati.

Descrizione –
La Mimosa pudica è una pianta che può crescere da annuale a perenne e che si presenta con fusto semilegnoso, i cui rami sono dotati di spine, soprattutto quelli più prossimi alle radici; questi tendono ad uno sviluppo sempre più legnoso con l’avanzare dell’età della pianta.
La pianta forma piccoli arbusti che possono raggiungere 1 metro di altezza, sebbene comunemente non superino i 15–45 cm.
Le foglie sono paripennate, composte da 12-25 paia di foglioline, dal colore verde acceso.
I fiori sono attinomorfi, con corolla composta da 4 o 5 petali, piccoli e ridotti, e con numerosi stami allungati, che formano un’infiorescenza di colore rosa, del diametro di circa un centimetro, con un caratteristico aspetto piumoso.
Il frutto è un baccello irsuto, della lunghezza di circa 2 cm; questo contiene da 2 a 4 semi tondeggianti del diametro di circa 2 mm, di colore bruno.

Coltivazione –
La Mimosa pudica viene utilizzata e raccolta allo stato selvatico per uso medicinale nelle are dove cresce tradizionalmente.
Viene anche coltivata come sovescio e per la stabilizzazione del suolo, e talvolta viene coltivata anche per i suoi usi nella medicina popolare.
Viene anche coltivata come pianta ornamentale, essendo apprezzata soprattutto per la caratteristica delle sue foglie che cadono verso il basso ogni volta che vengono toccate.
È una pianta tipica dei tropici, ma naturalizzata anche nelle regioni subtropicali, dove si trova ad altitudini fino a 1.300 metri. Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 22 e 28 °C, ma può tollerare 10-32 °C; tuttavia non tollera il gelo.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 1.000 e 2.000 mm, ma tollera tra 900 e 3.000 mm ed una posizione soleggiata, ma sono poco tolleranti all’ombra e si adatta bene alle zone umide con forti venti.
Dal punto di vista pedologico cresce nella maggior parte dei terreni, compresi quelli poco profondi o poveri di nutrienti. Preferisce un pH nell’intervallo 6 – 7, tollerando 5 – 7,5.
Spesso è divenuta una pianta infestante nelle piantagioni forestali, nei terreni coltivati, nei frutteti e nei pascoli ed è probabile che diventi una invasiva quando cresce nelle colture dei campi nelle zone aride, nel riso delle zone umide irrigate e nelle colture delle piantagioni.
La pianta può fiorire tutto l’anno ed è a rischio di incendio quando secca. Anche se si tratta di una pianta perenne può anche completare il suo ciclo di vita entro 90 giorni.
Questa specie ha una relazione simbiotica con alcuni batteri del suolo, questi batteri formano noduli sulle radici e fissano l’azoto atmosferico. Una parte di questo azoto viene utilizzata dalla pianta in crescita, ma una parte può essere utilizzata anche da altre piante che crescono nelle vicinanze.
Se coltivata bisogna sapere che è una pianta che tende ad occupare rapidamente tutto lo spazio a sua disposizione, quindi è importante che, se coltivata in vaso, le venga dato il giusto spazio. Al chiuso così come all’aperto non richiede attenzione eccessiva ha però bisogno di irrigazioni frequenti, in caso contrario le foglie tenderanno ad ingiallirsi.
Dal punto di vista fitopatologico non ha molti nemici naturali e difficilmente viene attaccata, anche grazie alla sua particolare tecnica difensiva, seppure l’esposizione esagerata al sole può portare l’arrivo del ragnetto rosso e tollera male terreni con ristagno idrico.
La propagazione della mimosa pudica è molto semplice, sebbene lenta rispetto a molte altre specie di piante. È possibile riprodurla per talea, direttamente in terra vista la natura semilegnosa: la radicazione comporterà un’attesa di circa 4-6 settimane in cui il vaso dovrà mantenersi in un luogo umido, a mezz’ombra, ma allo stesso tempo caldo.
Abbastanza facile anche la propagazione per seme, estraibile dai numerosi baccelli prodotti dalla pianta stessa e contenenti in media fra i tre ed i cinque semi; una volta lasciato seccare il baccello sarà sufficiente estrarne il contenuto ed interrarlo a pochi millimetri dalla superficie. Si consiglia di ottenere la germinazione, che richiederà tre o quattro settimane, in piccoli vasi e di trapiantare le nuove nate quando avranno raggiunto gli 8-10 centimetri d’altezza. Durante questo processo è importante mantenere la terra ben irrigata ed una buona esposizione alla luce, non comunque diretta, né troppo intensa perché le piante, appena nate, saranno molto fragili. Le prime foglie, molto piccole e composte da non più di 4-6 foglioline parallele fra di loro, sono già caratterizzate dalla forte sensibilità tipica di questa pianta e si richiudono al tocco e nelle ore notturne.
Per agevolare la semina si può versare una piccola quantità di acqua quasi bollente sui semi (facendo attenzione a non cuocerli) e poi immergendoli per 12 – 24 ore in acqua tiepida. A questo punto dovrebbero aver assorbito l’umidità e essersi gonfiati – se così non fosse, intaccare con cura il tegumento (facendo attenzione a non danneggiare l’embrione) e immergere per altre 12 ore prima della semina.

Usi e Tradizioni –
Una caratteristica immediatamente evidente della Mimosa pudica è la contrazione immediata delle sue foglie al minimo stimolo tattile, che causa anche un abbassamento dei rami più sottili. Questo movimento è definito tigmonastia.
I movimenti serali e notturni delle foglie si conoscono invece come nictinastia, e sono un esempio ben descritto di un ritmo circadiano vegetale regolato dalla luce. Il cambio di angolazione delle foglie paripennate è provocato dal cambio di turgore cellulare del pulvino, una struttura specializzata alla base del picciolo; in pratica un meccanismo provocato per osmosi. La diffusione di ioni di K+ fa sì che la soluzione interna risulti ipertonica rispetto all’esterna e che si produca così un turgore cellulare. A seconda che esso abbia luogo nelle cellule flessorie o estensorie, le pinne delle foglie si aprono o si chiudono.
Il meccanismo è un ottimo adattamento di difesa della pianta contro i predatori che al ripiegarsi delle foglie si ritroveranno di fronte a una pianta apparentemente marcia, ma è anche funzionale alla limitazione di perdita di liquidi utili durante le ore di caldo eccessivo o per proteggersi dal vento riducendo la superficie esposta.
Per quanto riguarda gli usi di questa pianta, i fiori delicatamente profumati possono essere cristallizzati, oppure utilizzati nella preparazione di acqua distillata di fiori
Dal seme si ottiene un olio simile all’olio di soia.
Nell’uso medicinale è nota nell’Ayurveda; la radice è amara, acre, rinfrescante, vulneraria, come antidoto. È usata nel trattamento di biliosità, lebbra, dissenteria, disturbi vaginali e uterini, infiammazioni, sensazione di bruciore, affaticamento, asma, leucodermia, malattie del sangue, ecc.
Secondo il sistema della medicina Unani o Yunani (medicina tradizionale perso-araba praticata nella cultura musulmana nell’Asia meridionale e nell’odierna Asia centrale) la radice è risolutiva, alternativa, utile nelle malattie derivanti da impurità del sangue e bile, febbri biliari, emorroidi, itterizia, lebbra, ecc.
La radice è usata per controllare l’alcolismo.
Le foglie sono amare, leggermente sudorifere e toniche.
Una tintura di foglie viene data dagli astemi o agli ubriaconi per rimediare all’ubriachezza.
Il seme è emetico.
La pianta contiene mimosina e le radici contengono tannino, cenere, cristalli di ossalato di calcio.
Gli estratti della pianta hanno dimostrato in studi scientifici di essere dei diuretici moderati; per deprimere le contrazioni duodenali in modo simile all’atropina solfone; promuovere la rigenerazione dei nervi; e ridurre la menorragia.
Si dice che gli estratti di radice siano un forte emetico.
Tra gli altri usi si ricordano quelli agroforestali.
La pianta forma una fitta copertura del suolo ed è stata utilizzata per fornire copertura al suolo nelle piantagioni di cocco.
È stata introdotta nelle aree subtropicali e umide della Transcaucasia dove è coltivata per il controllo dell’erosione, la copertura del suolo e il sovescio.
La pianta è stata identificata, inoltre, come avente potenziale per il fitorisanamento di aree inquinate da arsenico in Thailandia.
Tra le raccoamandazioni ed i pericoli connessi con questa pianta ricordiamo che quando le spine sul gambo e sui frutti diventano troppo dure, possono causare infiammazioni intestinali negli animali al pascolo.
Inoltre, in grandi dosi, le radici sono tossiche.
Dal punto di vista ecologico la Mimosa pudica è una pianta comune e non considerata minacciata o in declino. La pianta è classificata come “Least Concern” nella Lista rossa IUCN delle specie minacciate (2013).

Modalità di Preparazione –
La mimosa pudica è una pianta utilizzata in alcune medicine tradizionali come quella Ayurvedic, nata in India migliaia di anni fa o quella Unani della cultura musulmana e diffusa nell’Asia meridionale e nell’odierna Asia centrale.
La radice viene utilizzata per controllare l’alcolismo.
Vengono utilizzate anche le foglie, che sono amare, e risultano leggermente sudorifere e toniche.
Dalle foglie si ottiene una tintura che viene data dagli astemi o agli ubriaconi per rimediare all’ubriachezza.
Infine si segnala che il seme è emetico e quindi provoca il vomito.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/251590624/original.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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