Un Mondo Ecosostenibile
InsettiSpecie Animali

Rhagoletis completa

Rhagoletis completa

La mosca della noce (Rhagoletis completa Cresson, 1929) è un insetto appartenente alla famiglia dei Tephritidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Ramo Bilateria,
Phylum Arthropoda,
Subphylum Tracheata,
Superclasse Hexapoda,
Classe Insecta,
Sottoclasse Pterygota,
Coorte Endopterygota,
Superordine Oligoneoptera,
Sezione Panorpoidea,
Ordine Diptera,
Sottordine Brachycera,
Coorte Cyclorrhapha,
Sezione Schizophora,
Sottosezione Acalyptratae,
Superfamiglia Tephritoidea,
Famiglia Tephritidae,
Sottofamiglia Trypetinae,
Tribù Carpomyini,
Sottotribù Carpomyina,
Genere Rhagoletis,
Specie R. completa.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La mosca della noce è una specie originaria del Nord America, originariamente diffusa negli Stati Uniti e in Messico ma poi introdotta accidentalmente in Europa, probabilmente negli anni Ottanta.
In Italia è giunta nel nord Italia nel 1991 e nel 2010 aveva raggiunto la Campania. Attualmente è presente in tutta la penisola e in Svizzera.

Morfologia –
Allo stadio adulto la Rhagoletis completa misura 4-8 mm di lunghezza e si riconosce per avere uno scutello color crema, che può presentare macchie nere, e da uno scuto privo di parti gialle o nere.
Le ali sono trasparenti, con tre bande scure di cui la più esterna a forma di V; sono presenti, inoltre, tre paia di setole frontali.
Le larve sono di colore bianco giallastro, apode e microcefale.

Attitudine e Ciclo biologico –
Il ciclo biologico della Rhagoletis completa è annuale; questo insetto, nel periodo invernale sverna nel terreno a circa 5 cm di profondità in forma di pupa.
Giunti da metà giugno a settembre-ottobre gli adulti sfarfallano; le massime densità di adulti si riscontrano tra la fine di agosto e la metà di settembre; la deposizione delle uova inizia due settimane più tardi.
Ogni femmina depone fino a 400, in gruppi da cinque a venti unità, all’interno del mallo delle noci, generalmente scegliendo quelle più tenere e posizionate nella parte più alta degli alberi. Le femmine marcano le noci dove hanno già deposto con un feromone inibitore, in modo da evitare la deposizione di altre femmine.
Dalle uova, che si schiudono entro una settimana, fuoriescono le larve che si nutrono del mallo; la maturazione della larve avviene in 3-5 settimane, dopo di che si lasciano cadere dall’albero per andare a interrarsi; la diapausa dura normalmente un anno, ma può protrarsi fino a tre.
Le noci ove ha deposto l’insetto sono facili da riconoscere in quanto si ha la comparsa di piccole macchie scure da cui colano secreti nerastri.
Il mallo va in disfacimento con una copiosa secrezione di liquidi ricchi di tannino. Il guscio annerisce e, spesso, lo stesso gheriglio può ammuffire. Le macchie sul guscio sono piuttosto persistenti e possono causare un deprezzamento delle noci. Il mallo rinsecchito aderisce al guscio, causando ulteriori difficoltà nelle operazioni di pulizia. Le larve possono danneggiare i vasi conduttori compromettendo lo sviluppo del gheriglio, che raggrinzisce e dissecca.
In casi di presenza massiccia della Rhagoletis completa può essere compromessa l’intera produzione, tanto che nei casi di elevata infestazione, si verifica una cascola anticipata dei frutti, ma è altrettanto frequente che essi dissecchino rimanendo sulla pianta. Le cultivar mostrano una diversa sensibilità, legata soprattutto alla durezza dell’epicarpo e alla loro fenologia.

Ruolo Ecologico –
La mosca della noce è un insetto fitofago, che può causare una perdita fino al 30% del raccolto, e i frutti che vengono recuperati subiscono comunque un grave calo qualitativo per via dell’annerimento del guscio e del gheriglio, causando danni economici.
Questa mosca attacca tutti i tipici di noce, con una preferenza per quelle più precoci.
Oltre ai danni causati dalle larve altri insetti possono essere attirati dal mallo in decomposizione, e deporvi a loro volta le uova.
Fra le misure attuabili per diminuire le popolazioni di questo insetto si annoverano l’uso di trappole fluorescenti per catturare gli adulti e la copertura del suolo sotto agli alberi per impedire alle larve di sotterrarsi.
Inoltre i nemici naturali di questa mosca non sono particolarmente efficaci. Considerata la dannosità del dittero, e l’elevato livello cui può arrivare l’infestazione, il controllo con mezzi chimici si rende spesso necessario. Vista l’abitudine degli adulti di alimentarsi di melata ed essudati fogliari, potrebbero essere impiegate su parte della vegetazione esche proteiche idrolizzate, una volta autorizzate.
Di norma le misure per contrastare questa mosca sono quelle di rimuovere e distruggere i frutti caduti e infetti.
La rimozione dei frutti infestati rappresenta una significativa misura preventiva. Una misura simile è la copertura del suolo con teli sotto gli alberi, cosicché le larve non possano impuparsi e svernare nel terreno. Il raccolto anticipato può essere usato per evitare l’attacco del fitofago.
Il monitoraggio con trappole cromotropiche gialle permette, inoltre, di definire l’entità di popolazione e la cattura di un certo numero di adulti, le trappole vanno utilizzate durante il periodo di volo (da Giugno a Settembre). Il controllo verso la fine di Luglio, sulla pianta consente di verificare l’inizio dell’attività trofica della Rhagoletis completa per decidere il momento di intervento con varie strategie.
Trattamenti chimici con prodotti convenzionali, (quando la legge lo prevede oppure deroghe ecc.) come i discussi neonecotinoidi (Thiacloprid) devono essere l’ultima spiaggia; questi sono ammessi per la lotta della seconda generazione della carpocapsa del melo (Cydia pomonella) e nonostante non siano registrati per la mosca della noce, hanno buoni effetti anche contro la Rhagoletis completa. Di contro gli effetti contro altri insetti utili, come i pronubi, fanno si che questi trattamenti, nel tempo, creano condizioni ancora più sfavorevoli da un punto di vista ecologico ed anche produttivo.
In campo biologico, i trattamenti ammessi dalla normativa si basano sulla tecnica del “Attract and Kill” e riguardano l’utilizzo di un’esca proteica localizzata (oppure per aspersione) e miscelata con lo Spinosad, da risultati accettabili, il controllo invece con i nemici naturali del Dittero si basano sull’utilizzo, su predatori di uova come Pyemotes ventricosus e Orius insidiosus, parassitoidi come Sparangia rugosicollis, Opius humilis e Biosteres ssp.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *