Sinensetina
Sinensetina
La sinensetina, il cui termine nella nomenclatura ufficiale IUPAC è: 2-(3,4-dimetossfenil)-5,6,7-trimetossicromene-4-one, è un flavone metilato con formula bruta o molecolare: C20H20O7.
La sinensetina è una sostanza naturale che si trova nel tè di Giava (Orthosiphon aristatus (Blume) Miq.) e nell’olio di arancio.
La sinensetina, conosciuta anche come: 5,6,7,3′,4′-pentametossiflavone è un flavone metilato simile ai flavoni naturali apigenina, luteolina e ai flavoni sintetici diosmina e flavossato.
La presenza, in posizione C3, di un metile conferisce a questa sostanza notevoli proprietà antiangiogenetiche; a fronte di una minore tossicità dovuta alla mancanza del gruppo metile in posizione C8.
Gli estratti alcolici di Orthosiphon aristatus, che contengono sinensetina, hanno due enzimi: α-glucosidasi e α-amilasi che conferiscono all’estratto proprietà antidiabetiche nel diabete non insulino-dipendente.
La sinensetina vanta, inoltre, proprietà antinfiammatorie e antipiretiche.
La sinensetina possiede, altresì, la capacità di prevenire e/o migliorare il trattamento dell’obesità, attraverso una proprietà di downregulation della via metabolica mediata dal SREBP1c (Sterol Regulatory Element-Binding Protein che influenzano la trascrizione del DNA) e, inoltre, essa aumenta la fosforilazione della proteina chinasi A e lipasi ormone-sensibile, ciò indica proprietà lipolitiche per la sinensetina tramite una via di segnalazione metabolica cAMP-mediata.
Altra proprietà al centro di studi e ricerche di laboratorio è quella di ridurre i meccanismi di segnale delle cellule batteriche e la loro adesività (quorum sensing).
Inoltre alcune ricerche in vitro hanno evidenziato per la sinensetina proprietà antimutageniche, che farebbero intravedere caratteristiche chemio preventive, in assenza di proprietà genotossiche.
Interessante è, infine, una ricerca del 2002 in cui la sinensetina ha dimostrato proprietà chemiosensibilizzanti ai farmaci antitumorali, con il vantaggio anche di avere un elevato indice terapeutico, di essere un inibitore non trasportabile, e di non indurre la glicoproteina-P.
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