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Kigelia africana

Kigelia africana

L’albero delle salsicce (Kigelia africana (Lam.) Benth., 1849) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Bignoniaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Scrophulariales,
Famiglia Bignoniaceae,
Genere Kigelia,
Specie K. Africana.
È basionimo il termine:
– Bignonia africana Lam..
Sono sinonimi i termini:
– Bignonia africana Lam. (1785);
– Crescentia pinnata Jacq. (1789);
– Kigelia abyssinica A. Rich. (1847);
– Kigelia acutifolia Engl. ex Spreng. (1906);
– Kigelia aethiopum (Fenzl) Dandy (1956);
– Kigelia elliottii Sprague (1906);
– Kigelia elliptica Sprague (1906);
– Kigelia ikbaliae DeWild. (1904).
– Kigelia pinnata (Jacq.) DC. (1838);
– Kigelia impressa Sprague (1906);
– Kigelia spragueana Wernham (1914);
– Kigelia talbotii Hutch. & Dalziel (1931);
– Kigelia tristis A. Chev. (1920);
– Sotor aethiopiumm Fenzl (1844);
– Tanaecium pinnatum (Jacq.) Willd. (1789).

Etimologia –
Il termine Kigelia deriva dal nome vernacolare bantu kigeli-kaia usato per la pianta in Mozambico.
L’epiteto specifico africana è in relazione alla sua provenienza dall’Africa.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Kigelia africana è una pianta originaria di un areale che comprende gran parte dell’Africa tropicale e meridionale e con precisione: Ciad, Eritrea, Etiopia, Sudan, Burundi, Camerun, Guinea Equatoriale, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Benin, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Liberia, Mali, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo Botswana, Namibia, Swaziland e Sudafrica.
Tuttavia viene coltivata anche per scopo ornamentale in tutti i continenti.
Il suo habitat è quello della foresta pluviale, della savana della Guinea e del Sudan; solitamente in luoghi umidi, principalmente nei boschi umidi della savana, si diffonde nei boschi a galleria e lungo i fiumi nelle foreste umide, dove si trova a basse quote nei boschi aperti e sui margini fluviali e, comunque, non oltre i 3.000 metri.

Descrizione –
La Kigelia africana è un albero di medie dimensioni, con altezze che oscillano tra 10 e 15 (20) metri, con corteccia liscia e grigiastra e chioma compatta e tondeggiante.
Il tronco è talvolta storto, ramifica generalmente dal basso e può raggiungere gli 80 cm di diametro.
Le foglie sono imparipennate, lunghe fino a 50 cm, sono imparipennate con 5-13 foglioline ovate o ellittiche fino a 15 cm circa di lunghezza; sono coriacee, ruvide al tatto, verde scuro, con venature prominenti nella pagina inferiore. Queste foglie sono sempreverdi o decidue, a seconda del clima in cui cresce.
Le infiorescenze sono pendule, portate su lungo peduncolo, fino a 2 m, con fiori grandi, campanulati, con 5 petali, di circa 13 cm di diametro, generalmente di colore rosso porpora con venature gialle all’esterno.
I fiori hanno un odore piuttosto sgradevole, secondo alcuni, si aprono in sequenza e restano aperti per una sola notte e vengono solitamente impollinati da pipistrelli; quando un fiore viene impollinato gli altri boccioli appartenenti alla stessa infiorescenza solitamente abortiscono e ciò per evitare la presenza di molti frutti sullo stesso peduncolo che potrebbe non sopportarne il peso.
I frutti sono delle bacche legnose, di forma oblungo-cilindrici, che possono raggiungere una lunghezza di 80-100 cm con un diametro di 12 cm ed un peso fino a 12 kg; sono di colore grigiastro.
All’interno si trovano, immersi in una polpa fibrosa, numerosi semi obovoidi, duri, di 1 cm di lunghezza per 0,7 cm circa di larghezza, che conservano a lungo la germinabilità.

Coltivazione –
La Kigelia africana è una pianta estremamente variabile, semidecidua, ed è un’importante pianta medicinale nel suo areale nativo, dove viene comunemente raccolta in natura per uso locale. I frutti vengono spesso venduti nei mercati locali e, più recentemente, la pianta è diventata un ingrediente in applicazioni commerciali per il trattamento di una serie di disturbi della pelle.
L’albero è spesso coltivato o protetto dentro e intorno ai villaggi dell’Africa tropicale per scopi medicinali e per fornire ombra e un luogo di incontro nei villaggi.
Inoltre è anche ampiamente coltivato come pianta ornamentale nei tropici di tutti i continenti.
Tuttavia è sconsigliata l’allevamento come pianta ornamentale stradale in quanto in quanto i frutti che cadono pesano fino a 12 kg e possono causare ingenti danni anche alle persone. Inoltre ha un apparato radicale piuttosto invasivo e non va piantato in prossimità di edifici.
È una pianta che cresce ad altitudini da basse a elevate ai tropici, dove si trova fino a 3.000 metri e cresce in aree in cui la piovosità media annua è compresa tra 900 e 2.000 mm.
Non è resistente al gelo, ma se le giovani piante vengono protette per i primi 2 – 3 anni dai venti freddi delle zone più fredde, sopravviveranno.
Dal punto di vista pedologico predilige un terreno medio-limoso.
Cresce meglio in posizione soleggiata in un terreno fertile, ricco di humus e ben drenato.
È un albero a crescita relativamente lenta, con un tasso di crescita di almeno 1 metro/anno, ma è più lento nelle zone più fredde.
Gli alberi iniziano a fiorire quando hanno circa 6 anni dal seme.
Le piante possono fiorire in modo intermittente tutto l’anno.
L’albero può essere utilizzato con successo per i bonsai.
La propagazione avviene per seme e si consiglia di immergere il seme in acqua calda o bollente per un minuto prima della semina per migliorare la germinazione.
I semi vengono posti in vassoi per piantine riempiti con pura sabbia di fiume; vengono pressati nella sabbia fino a quando la punta è a livello della sabbia, ricoperti leggermente con un sottile strato di sabbia o compost puro e mantenuti umidi.
Il seme solitamente germina dopo 10 – 25 giorni, inoltre germinano meglio a temperature pari o di poco superiori a 23 °C.
In natura i semi vengono rilasciati quando il frutto marcisce sul terreno e le piante si rigenerano naturalmente. La vitalità si mantiene per più di 3 anni in conservazione ermetica a temperatura ambiente. I semi secchi si conservano bene in un luogo fresco.
Inoltre i suoi frutti sono così duri che devono essere mangiati dagli elefanti affinché i semi possano essere dispersi.

Usi e Tradizioni –
La Kigelia africana è una pianta alquanto variabile tanto che i botanici ne hanno descritto un gran numero di specie, ma ora si ritiene che il genere sia monospecifico e che le variazioni siano dovute a influenze ecologiche, che influiscono anche sulla fitochimica.
Questa pianta è conosciuta con vari nomi tra i quali riportiamo: albero dei salami, albero delle salsicce (italiano); sausage tree, sausagetre, cucumber tree (inglese); saucissonnier, faux baobab (francese); leberwurstbaum (tedesco); árbol de las salchichas (spagnolo); árvore da salsicha (portoghese).
Questa pianta, oltre ad essere un alimento o ad avere un uso decorativo (introdotto in alcuni giardini), viene utilizzato in Africa dalla polpa dei suoi frutti per rinforzare e tonificare la pelle del seno femminile (pettorali). Questo albero produce flavonoidi. Gli oli essenziali contribuiscono allo stesso effetto. La sua corteccia è conosciuta localmente come un rimedio efficace contro i morsi di serpente e il mal di denti o di stomaco.
I Masai utilizzano anche la polpa del frutto fermentato per produrre una birra molto forte.
I frutti non sono eduli, ma i semi, velenosi quando immaturi, hanno un limitato uso alimentare nei luoghi di origine, arrostiti, in periodi di carestia.
Le foglie hanno localmente un importante ruolo come foraggio. Pianta conosciuta ed utilizzata da tempi remoti nella medicina tradizionale, in particolare per la cura delle malattie della pelle, la cui efficacia è confermata dalla presenza nella pianta, in particolare nella corteccia e nei frutti, di steroli, flavonoidi ed altre sostanze con proprietà antibatteriche ed antifungine; estratti della pianta sono utilizzati nella moderna industria cosmetica. Studi di laboratorio hanno anche evidenziato la presenza nei frutti di sostanze con proprietà antitumorali.
Tra le sostanze fitochimiche identificate negli estratti della pianta, i gruppi composti a cui viene attribuita più frequentemente l’attività sono i naftochinoni e gli iridoidi.
Gli estratti della corteccia, del legno, delle radici e dei frutti possiedono proprietà antibatteriche e antifungine. Questi estratti mostrano effetti inibitori significativi in vitro contro i comuni batteri Gram-negativi e Gram-positivi e contro il lievito Candida albicans.
Dei naftochinoni isolati negli estratti di frutta e radice, il kigelinone ha mostrato una notevole attività antimicrobica.
Gli iridoidi e le diidroisocumarine presenti negli estratti della corteccia, dei frutti e delle radici possono potenziare l’attività antimicrobica dei naftochinoni.
Altri composti antimicrobici attivi presenti nella corteccia sono i fenilpropanoidi, l’acido caffeico, l’acido p-cumarico e l’acido ferulico.
La pianta è rinomata per le proprietà antitumorali e lo screening di laboratorio ha confermato l’attività antitumorale in vitro.
Gli estratti di frutta hanno mostrato effetti significativi contro i tumori indotti. Gli estratti di frutta e corteccia hanno mostrato una moderata efficacia contro le linee cellulari melanotiche. I naftochinoni lapachol e isopinnatal, presenti in alcuni estratti di corteccia, legno, frutti e radici, mostrano attività antineoplastica contro le linee cellulari del melanoma. Steroli e iridoidi sono onnipresenti nella pianta e possono essere un fattore nell’attività contro il melanoma. La citotossicità della radice riportata nel test sulla artemia salina è stata attribuita alla presenza di γ-sitosterolo.
I frutti hanno dimostrato azioni antinfiammatorie in vivo.
Si ritiene che i derivati dell’acido cinnamico siano responsabili delle proprietà anticonvulsivanti per le quali la pianta viene utilizzata per prevenire attacchi epilettici.
Le foglie e i frutti contengono flavonoidi. Un’elevata concentrazione di flavonoidi può essere responsabile delle proprietà antidiarroiche, aumentate da costituenti antimicrobici.
In contrasto con l’uso della pianta come lassativo, studi preliminari hanno dimostrato un effetto preventivo degli estratti di foglie contro la diarrea.
Nella medicina tradizionale africana, il frutto della Kigelia viene usata per curare reumatismi, morsi di serpente, sifilide e persino l’influenza di spiriti maligni. Se ne ricava anche una bevanda alcolica simile a birra. Il frutto crudo è velenoso e ha un potente effetto purgante; per consumarlo deve essere essiccato, arrostito o lasciato fermentare.
Tra i vari usi si ricordano quelli agroforestali.
L’esteso apparato radicale rende la pianta adatta al controllo dell’erosione e alla stabilizzazione delle sponde dei fiumi; inoltre l’albero non compete con le colture vicine.
Tra gli altri usi si riporta che il frutto contiene tannini che possono essere estratti anche dalle radici e dalla corteccia del fusto.
Dal frutto si può ottenere un colorante nero e dalle radici si può ricavare un colorante giallo.
Nelle aree in cui le pietre, che si usano per delimitare i fuochi per cucinare, sono scarse, i frutti vengono utilizzati per appoggiare le pentole sul fuoco poiché sono quasi ignifughi.
La buccia viene scavata, dotata di cappio ed esca e utilizzata come trappola per topi.
Con le bucce si fanno anche le bambole, mentre alcuni ricavano mestoli e tazze dalla pula tagliata.
Il durame va dal marrone chiaro al giallo-rossastro; l’alburno è bianco-giallo; il legno è leggero, tenero, ma forte.
Non ha valore commerciale, ma è ampiamente utilizzato dalla popolazione locale dove viene utilizzato per oggetti come i pali delle recinzioni (dove si ritiene che non marcisca); canoe (a questo scopo sono talmente apprezzate che in Malawi l’albero ha dovuto essere protetto); un’ampia gamma di minuteria come manici di utensili, mortai, fusti, scatole e sgabelli; il legno dei rami viene utilizzato per gli archi; e piccoli rami vengono scavati per realizzare tubi per clisteri da utilizzare sui bambini.
Il legno viene utilizzato come combustibile.
Dal punto di vista ecologico si sottolinea che i fiori rossi si aprono di notte ed emanano un cattivo odore. Sono impollinati dai pipistrelli che li identificano dall’odore e dal fatto che pendono sugli alberi, dando l’impressione che siano i loro simili. Il loro colore rosso impedisce loro di essere visti dagli insetti, che non sono in grado di percepire quella lunghezza d’onda.

Modalità di Preparazione –
La Kigelia africana è una pianta i cui frutti non sono commestibili, anche quando sono completamente maturi, e si dice che siano purgativi e tossici; inoltre i frutti acerbi sono velenosi.
Tra gli usi commestibili si utilizzano i semi che vengono tostati e usati come alimento in caso di carestia.
Il frutto è un comune additivo da far fermentare nella preparazione della birra per aumentarne la potenza o per aggiungerne il sapore.
A volte viene cotto prima il frutto e la parte carnosa viene aggiunta all’infuso per aumentarne la forza, oppure a volte si usa la buccia.
È stato ipotizzato che queste aggiunte portino ad un aumento della fermentazione con conseguente formazione di alcol amilico e spieghino i gravi postumi di una sbornia dopo l’ubriachezza.
Si dice che gli scoiattoli del Malawi siano molto ghiotti del frutto; se mangino la polpa e i semi non è certo, ma sembra che la linfa che ottengono rosicchiando l’estremità della buccia li renda piuttosto ubriachi.
Il nettare dei fiori viene utilizzato come fonte di zucchero.
In campo medicinale l’albero della salsiccia è un trattamento erboristico ampiamente utilizzato in Africa, utilizzato nel trattamento di numerosi disturbi. I frutti sono quelli più comunemente utilizzati, sebbene tutte le parti della pianta abbiano proprietà simili. La varietà dei disturbi contro i quali viene utilizzata la pianta comprende problemi digestivi, svenimenti, anemia, anemia falciforme, epilessia, disturbi respiratori, disturbi epatici e cardiaci, e malattie nutrizionali come kwashiorkor, rachitismo, deperimento e debolezza. Gran parte della ricerca moderna sostiene gli usi tradizionali e la pianta è diventata un ingrediente di applicazioni prodotte commercialmente per il trattamento dei problemi della pelle.
La pianta viene utilizzata soprattutto per rimediare ad un’ampia gamma di problemi della pelle.
Polveri e infusi di corteccia, foglie, steli, rametti o frutti vengono utilizzati per pulire e medicare ferite della carne e piaghe aperte. Molte medicazioni, trattamenti topici e infusi contenenti questa specie vengono utilizzati anche per le loro proprietà analgesiche e antinfiammatorie. La corteccia, i fusti, i rametti, le foglie e i frutti vengono infusi e assunti per via orale, o applicati localmente, per alleviare reumatismi, distorsioni, ematomi e contusioni; gli antidoti per il morso di serpente sono realizzati con un’infusione di frutti, steli, foglie, ramoscelli o corteccia, assunti per via orale o strofinati sul morso. Le malattie infettive, tra cui la lebbra, l’impetigine e le infestazioni di vermi nel sangue, vengono tutte curate con questa pianta; i disturbi e le infezioni della pelle, come paterecci, cisti, acne e foruncoli, vengono curati con medicinali tradizionali contenenti i frutti e, meno frequentemente, la corteccia; Gli occhi irritati vengono trattati con gocce di linfa floreale mescolata con acqua.
I frutti che come detto, non sono commestibili, anche quando sono completamente maturi, si dice che siano afrodisiaci, inebrianti, purgativi e tossici.
In particolare, il frutto viene utilizzato per aumentare le dimensioni e la funzione del seno. Viene dato in decotto, e anche massaggiato sul seno, delle ragazze prima della pubertà per favorirne un ampio sviluppo, pratica che si dice sia dimostrata da misurazioni registrate.
Infusi e decotti vengono applicati come lavaggio o sfregamento per favorire l’aumento di peso nei neonati. Il frutto viene utilizzato per aumentare il flusso del latte e come impiastro per il trattamento di condizioni come la mastite e il cancro al seno.
Il frutto e le radici, insieme alla nappa “maschile” dell’infiorescenza della piantaggine, vengono bolliti insieme per formare un nostrum femminile.
Il frutto viene utilizzato anche nel trattamento di molti altri disturbi. Ad esempio, viene utilizzato per trattare l’elefantiasi scrotale; edema delle gambe; asma; abbinato ai peperoni, viene utilizzato contro la stitichezza e l’eritema.
Esternamente il frutto viene utilizzato in impiastri per curare ferite, sifilide, ulcere, foruncoli e reumatismi.
Si dice che la cenere del frutto ridotta in polvere abbia proprietà disinfettanti e curative simili all’acido borico.
Tagliati a pezzi, i frutti vengono bolliti con le radici di Anthocleista sp., e il liquido viene prelevato mediante corrente d’aria o clistere per curare emorroidi e lombalgie.
La corteccia e il frutto vengono combinati e usati per guarire le piaghe e per ripristinare il gusto. Dalla polvere si ricava un unguento oleoso da spalmare sulle parti reumatiche e sui tumori maligni.
Si dice che la corteccia contenga un principio amaro e acido tannico. Ha un sapore un po’ amaro. Viene pestata e assunta internamente per alleviare l’asma e per curare la dissenteria e le malattie veneree. Viene utilizzata, sotto forma di decotto o clistere, per curare la dissenteria e i disturbi di stomaco e reni, ma solo in combinazione con altre piante.
Preparazioni simili vengono usate nei bagni di vapore per curare i morsi di serpente: questo ammorbidisce la ferita, facilitando l’azione dei farmaci applicati successivamente.
La corteccia riscaldata viene applicata al seno delle donne per far sì che ritornino alla normalità dopo lo svezzamento del lattante.
La corteccia è unita alla corteccia di Mitragyna inermis; le radici di Xanthoxylum xanthoxyloides; e i semi della Sterculia setigera per curare l’epilessia. Inoltre entra in diverse prescrizioni per la cura della lebbra.
La radice, dal sapore amaro, viene utilizzata come rimedio contro i foruncoli, il mal di gola, la stitichezza e la tenia. Unita ad altre radici, viene messa a bagno nell’acqua che poi viene bevuta per curare la sifilide.
Le foglie vengono talvolta utilizzate per curare i reumatismi, la malaria, l’infertilità, l’epilessia, il mal di testa, la dissenteria, i disturbi allo stomaco e ai reni. Possono essere utilizzate per preparare un tonico generale per migliorare la salute e la crescita.
Un’infusione delle foglie con altre foglie viene utilizzata per curare una malattia venerea non definita.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/291234159/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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