Un Mondo Ecosostenibile
ArbustiveSpecie Vegetali

Erythroxylum coca

Erythroxylum coca

La coca (Erythroxylum coca Lam., 1786) è una specie in forma di arbusto o piccolo albero appartenente alla famiglia delle Erythroxylaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Linales,
Famiglia Erythroxylaceae,
Genere Erythroxylum,
Specie E. coca.
Sono sinonimi i termini:
– Erythroxylum bolivianum Burck;
– Erythroxylum chilpei E. Machado;
– Erythroxylum peruvianum Mitch. & Pascal;
– Erythroxylum peruvianum Mitch. & Pascal ex Steud.

Etimologia –
Il termine Erythroxylum fu pubblicato per la prima volta, come nuovo genere, da Patrick Browne ma la sua provenienza è incerta e non chiara.
L’epiteto specifico coca è una voce vernacolare quechua delle Ande Centrali.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La coca è una pianta originaria delle regioni tropicali centro e nord-occidentali dell’America del Sud; è presente allo stato spontaneo in Bolivia (E. coca varietà Coca) e Perù (E. coca varietà Truxilense); fuori dallo stato spontaneo viene coltivata anche in Cile, Colombia, Brasile, Cina, Indonesia e Madagascar.
Il suo habitat naturale è quello della foresta pluviale amazzonica.

Descrizione –
L’ Erythroxylum coca è una pianta che cresce fino a un’altezza di 2-3 m.
Ha rami diritti e le foglie, che hanno una tinta verde, sono sottili, opache, ovali e affusolate alle estremità. Una marcata caratteristica della foglia è una porzione areolata delimitata da due linee curve longitudinali, una linea su ciascun lato della nervatura centrale e più cospicua sul lato inferiore della foglia.
I fiori sono piccoli e disposti in grappoli su corti steli; la corolla è composta da cinque petali bianco-giallastri, le antere sono cuoriformi e il pistillo è costituito da tre carpelli uniti a formare un ovario a tre camere.
Dopo la fecondazione dai fiori maturano delle bacche rosse.

Coltivazione –
I principali produttori mondiali di foglie di coca sono la Colombia, il Perù (dove ci sono le principali piantagioni e coltivazioni), Bolivia e Brasile.
L’estensione delle coltivazioni è molto variabile, secondo i programmi dei rispettivi governi e l’azione dello sviluppo alternativo alle coltivazioni, con incentivi offerti da vari paesi, e normalmente canalizzati dalle Nazioni Unite, per riconvertire le coltivazioni di coca in prodotti legali. Orientativamente in Colombia si coltivano poco più di 100 000 ettari, in Perù attorno a 50 000 e in Bolivia 30 000.
In Colombia le coltivazioni, dopo anni di incremento, si sono, secondo informazioni ufficiali, stabilizzate anche per l’ampio uso delle forze militari e il drastico utilizzo di aerei aspersori di potenti erbicidi (glifosato). L’irrorazione aerea ha provocato anche le proteste del governo dell’Ecuador, sia per gli effetti negativi sull’ambiente delle foreste amazzoniche, sia per quelli sulle popolazioni e le coltivazioni legali di queste.
In Perú e, soprattutto in Bolivia, le coltivazioni, dopo alcuni anni di riduzione o stabilizzazione, si stanno reincrementando rapidamente per il ritorno all’uso indigeno e originale di questa pianta. La Colombia continua a essere il produttore numero uno di cocaina nonostante la minor coltivazione e la maggiore proibizione.
L’ Erythroxylum coca è una pianta che ai tropici cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 17 e 23 °C, ma può tollerare 14-27 °C.
Le piante mature possono non sopportano temperature paro o inferiori a -5°C o ma la crescita dei giovani germogli viene gravemente danneggiata già a -1 °C.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 1.000 e 2.100 mm, ma tollera tra 700 e 4.000 mm.
La coca è largamente coltivata nella regione andina dei tropici, dove localmente è presente anche allo stato selvatico, la pianta non è facile da coltivare altrove, ed è poco conosciuta in altre parti del mondo. Nel sud-est asiatico viene coltivata solo negli orti botanici, non come coltura.
La forma Erythroxylum coca ipadu si trova solo come pianta coltivata nelle aree della foresta pluviale della pianura amazzonica.
Cresce meglio in posizione soleggiata e, dal punto di vista pedologico, cresce meglio nei terreni più fertili e ben drenati, dove predilige un pH compreso tra 5,5 e 6,5, tollerando tra 4,3 e 8.
Le piante impiegano da 1 a 3 anni dalla semina al primo raccolto, e poi hanno una vita economica di circa 20 anni.
Le rese annuali arrivano fino a 2 tonnellate/Ha di foglie essiccate.
Le foglie vengono talvolta mangiate dalle larve della falena Eloria noyesi.
Delle due specie coltivate di coca, l’Erythroxylum coca ha una maggiore resistenza all’uso del glifosato come erbicida rispetto all’Erythroxylum novogranatense.
La propagazione avviene normalmente per seme.

Usi e Tradizioni –
L’Erythroxylum coca è una pianta il cui uso delle foglie, attraverso la masticazione, è certamente molto antico e risale ad un paio di millenni prima di Cristo. Trattandosi di una pianta tropicale il suo uso non era, né lo è oggi, come spesso si crede, relegato solo alle popolazioni andine che, evidentemente, dovevano procurarsela commerciando con le popolazioni delle aree tropicali. Le foglie di coca non erano quindi un bene di largo consumo. Prova di ciò è che anche in epoca incaica, quindi per un paio di secoli prima della conquista spagnola, in un momento di consolidamento territoriale che dava quasi unitarietà al settore occidentale del Sudamerica, le foglie di coca rimanevano ad uso quasi esclusivo della teocrazia incaica.
L’incremento del consumo e la coltivazione delle foglie di coca avvenne per opera degli spagnoli durante i primi decenni della conquista. Nell’uso delle foglie di coca trovarono un ottimo alleato per migliorare la produzione semischiavista nelle miniere di Potosí che venivano date agli schiavi indigeni per dare loro maggiore resistenza e ridurre la fame e la sete e spesso venivano date anche come paga.
È certo che nel corso del XVI secolo la produzione di foglie di coca passò da 100 tonnellate a più di 1.000, quasi tutte assorbite dalle miniere d’argento di Potosí e dintorni, nell’attuale Bolivia.
La coca è comunque entrò col tempo anche nell’uso alimentare, in farmaci e nella produzione di liquori e bevande.
Le foglie sono utilizzate anche per realizzare varie preparazioni impiegate nella medicina moderna.
L’usanza di masticare foglie di coca in Perù è sicuramente molto antica. Durante il periodo Inca era considerata una pianta sacra e solo ai sovrani (re e chierici) era permesso usarla. La coltivazione illegale era severamente punita, anche l’uso per scopi profani. Con il declino dell’impero Inca l’usanza passò rapidamente e ampiamente nella gente comune.
L’uso odierno della cocaina come stupefacente è un fenomeno mondiale ed esiste un considerevole commercio illegale. Effettivamente in Perù e in Bolivia si ottengono restrizioni alla coltivazione, ma è molto difficile sostituire questa coltura redditizia con altre piante utili.
In passato veniva usata per la produzione di farmaci, bevande e liquori. Come il Vino Mariani, realizzato con vino Bordeaux nel quale venivano fatte macerare le foglie di coca: il connubio alcool-cocaina favoriva il mantenimento delle caratteristiche stimolanti della droga.
Attualmente vengono prodotti alcuni liquori come il Coca Buton, ottenuto grazie alla distillazione della foglia di coca, eliminandone quindi la molecola e lasciando nel liquore solo le sue proprietà naturali.
Altre bevande usano la foglia di coca come la Red Bull Cola e l’Agwa De Bolivia un nuovo liquore digestivo venduto negli USA e in Olanda.
Dal punto di vista farmacologico il principio attivo della coca è l’alcaloide cocaina, che nelle foglie fresche si trova in quantità da un minimo di circa 0,3 a 1,5%, in una media dello 0,8%.
Oltre alla cocaina nelle foglie di coca sono presenti anche altri alcaloidi. La cocaina agisce come inibitore della ricaptazione delle catecolammine, in particolar modo della dopamina.
L’assorbimento della cocaina dalle foglie di coca è molto meno rapido ed efficiente che dalle forme purificate d’estrazione della cocaina, e non causa né euforia né altri effetti psicoattivi associati all’uso dell’omonima droga. Taluni sostengono l’idea che la cocaina non reagisca come ingrediente attivo quando si mastica una foglia di coca né quando se ne beve un infuso; tuttavia, alcuni studi dimostrano che una quantità ridotta ma misurabile di cocaina è presente nel sangue dopo il consumo di infusi a base di coca. Non è documentata la dipendenza dal consumo di foglie di coca allo stato naturale, né si riscontrano altri eventuali effetti deleteri.
Nonostante il vero stupefacente, la cocaina, si estragga chimicamente attraverso un processo complesso, ed elevata concentrazione, la foglia stessa di coca è considerata uno stupefacente e quindi sottoposta a divieto. Il suo uso legale è limitato solo ad alcuni paesi o regioni che ne fanno, e ne hanno fatto in passato, un uso tradizionale (tutta la Bolivia, tutto il Perú, il nord dell’Argentina, alcune regioni colombiane, come la Sierra Nevada de Santa Marta; il consumo è spesso limitato alle popolazioni indigene, come gli Arhuaco, Aymara, Kogi e Wiwa).

Modalità di Preparazione –
Dalle foglie della pianta della coca, come detto, si ricava la cocaina, uno stupefacente.
La droga può essere fumata, masticata, inalata o iniettata per via endovenosa. Le foglie se masticate, agiscono come un leggero stimolante capace di alleviare la fame, la sete, il dolore e la fatica. La droga lavorata dà effetti a livello centrale (euforia, riduzione del senso di fatica) e a livello periferico (tachicardia, midriasi, vasocostrizione) e provoca dipendenza.
Masticate con calce o cenere vegetale, le foglie provocano una sensazione di leggerezza e aumentano l’energia. Pertanto sono tuttora utilizzate dai popoli indigeni come stimolante per sopportare meglio la fame, la sete e lo stress fisico
Un infuso di foglie serve anche come rimedio contro il mal di montagna, il temuto ‘soroche’.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/24777533/original.jpg
https://collection.maas.museum/object/320665#&gid=1&pid=1

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *