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Sitotroga cerealella

Sitotroga cerealella

La tignola del grano (Sitotroga cerealella, Oliv., 1789) è un insetto appartenente alla famiglia dei Gelechiidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appertiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Superphylum Protostomia,
Phylum Arthropoda,
Subphylum Tracheata,
Superclasse Hexapoda,
Classe Insecta,
Sottoclasse Pterygota,
Coorte Endopterygota,
Superordine Oligoneoptera,
Sezione Panorpoidea,
Ordine Lepidoptera,
Sottordine Glossata,
Infraordine Heteroneura,
Divisione Ditrysia,
Superfamiglia Gelechioidea,
Famiglia Gelechiidae,
Sottofamiglia Anomologinae,
Tribù Aristoteliini,
Genere Sitotroga,
Specie S. cerealella.
Sono sinonimi i termini:
– Alucita cerealella Olivier, 1789;
– Aristotelia ochrescens Meyrick, 1938;
– Gelechia arctella Walker, 1864;
– Gelechia melanarthra Lower, 1900;
– Sitotroga arctella (Walker, 1864);
– Sitotroga coarctatella Zeller, 1877;
– Sitotroga hordei (Beckmann, 1790);
– Sitotroga hordei (Kirby, 1815);
– Sitotroga melanarthra (Lower, 1900);
– Sitotroga ochrescens (Meyrick, 1938);
– Tinea hordei Beckmann, 1815.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La tignola del grano è un lepidottero con una distribuzione quasi cosmopolita; è presente soprattutto in tutta Europa, nonché Australia, Benin, Brasile, Cina, Indonesia, Giappone, USA. Questa ampia distribuzione è dovuta alla sue abitudini sinantropiche (l’attrazione di specie parassite non desiderate in ambiti alterati da una persistente attività umana), che le permette di essere facilmente trasportata con le spedizioni internazionali di grano.
In Europa risulta assente dall’Irlanda dalla Danimarca, dalla penisola Scandinava, dai paesi Baltici e dalla Slovenia, risulta presente in Islanda. In Italia è presente anche nelle Isole.
L’insetto è presente sia in campo che in mgazzino su: Cariossidi di Frumento, Mais, ed altri Cereali.

Morfologia –
La Sitotroga cerealella è un piccolo lepidottero con un’apertura alare di 15 mm circa.
Le ali anteriori sono strette e lungamente frangiate, con livrea di color cannella o giallastro, lucide, con punti, striature e marcature brunastre; le ali posteriori sono di forma trapezoidale, di colore grigio-chiaro e con un appendice allungata in corrispondenza dell’apice, fortemente frangiate.
I palpi sono ricurvi, del colore di fondo delle ali anteriori, con l’apice scuro, stesso colore hanno la testa ed il torace; l’addome presenta una colorazione più scura.
Le larve sono di colore bianco-rosate, con il capo di colore marrone chiaro, hanno zampe e pseudozampe brevi e sono lunghe circa 5-6 mm.

Attitudine e Ciclo biologico –
La Sitotroga cerealella è una farfalla che sverna allo stadio di larva, dentro alle cariossidi.
Nel periodo primaverile si hanno gli sfarfallamenti e la deposizione delle uova in piccoli gruppi, sia sulle cariossidi, in magazzino che sulle spighe, in pieno campo.
Le larve penetrano immediatamente nelle cariossidi, svuotandone il contenuto, senza evidenti segni esterni (una larva per chicco) rendendo cosi difficile l’individuazione dell’infestazione, deteriorano le derrate anche con gli escrementi e le esuvie e favorendo così l’infestazione di un acaro, che si nutre delle stesse e che può scatenare anche allergie cutanee.
La larva, raggiunta la maturità, circa un mese dopo l’ingresso nella cariosside, prepara il foro di uscita, senza tuttavia forarne il tegumento e si impupa. Gli adulti di seconda generazione sfarfallano all’inizio dell’estate; da questi adulti si ha una nuova ovideposizione che viene effettuata in magazzino in quanto in questo periodo la raccolta del grano è già avvenuta.
Il numero delle generazioni è variabile a seconda delle condizioni ambientali; nei climi caldo-temperati si possono avere anche 5 generazioni, di cui una in campo e le altre in magazzino.
Gli adulti vivono dai 5-13 gg; le femmine depongono da 100 a 350 uova in gruppi di 20-30 sia sui semi conservati che sulle spighe in maturazione.

Ruolo Ecologico –
La Sitotroga cerealella è una piccola farfalla che si nutre di Poaceae, in particolare Triticum (grano), Hordeum vulgare (orzo) e Zeta mais (mais) ma può anche attaccare semi di leguminose e castagne secche.
Il danno si manifesta sulle cariossidi ed è determinato dall’azione trofica delle larve che penetrano nelle cariossidi svuotandole ed inoltre deteriorano le derrate con gli escrementi e le esuvie.
Per contenere le infestazioni di questi lepidotteri bisogna attuare una serie di precauzioni e criteri di lotta guidata ed integrata ed inoltre si avvale di tutta una serie di accorgimenti costruttivi di isolamento che hanno una funzione preventiva.
In particolare bisogna effettuare monitoraggi della popolazione, fatti con trappole sessuali; la tecnica prevede l’installazione delle trappole nel mese di aprile, sia per i rilevamenti in campo che in magazzino. I mezzi di prevenzione e lotta contro gli insetti delle derrate sono comunque simili e possono essere elencati come segue:
– i locali destinati a magazzino devono essere perfettamente impenetrabili dagli insetti. Le porte e le finestre devono possedere accorgimenti che ne consentano la chiusura ermetica. Lo stesso fabbricato deve essere isolato anche nelle fondazioni, per consentire le eventuali fumigazioni di disinfestazione, anche in pressione; le finestre devono essere dotate di reti di metallo o di nylon, a maglia fine, per impedire l’ingresso degli insetti adulti;
– nei magazzini e nei locali di lavorazione trovano efficace applicazione, inoltre: trappole alimentari, trappole luminose a scarica elettrica, trappole sessuali (queste ultime particolarmente efficaci contro i Lepidotteri).
Le trappole possono essere utili sia per la cattura massiva che per il monitoraggio.
Una volta stabilita la soglia di intervento si possono attuare delle fumigazioni o dei trattamenti con insetticidi ad azione residuale; si ricorda che possono essere adottate anche a scopo preventivo.
Le fumigazioni devono essere effettuate da personale specializzato, previa autorizzazione della Questura, dell’A.S.L., o della Capitaneria di Porto.
Le dosi e i periodi di esposizione devono essere rigorosamente rispettati per evitare che il prodotto immagazzinato assuma odori che poi si trasmettono anche al pane e agli altri derivati.
L’intervento invece con insetticidi ad azione residuale, e quindi per contatto, deve essere effettuata da personale specializzato per evitare l’insorgenza di fenomeni di resistenza; è inoltre opportuno alternare l’uso dei principi attivi, per ridurre questi fenomeni.
Tuttavia negli ultimi anni la conservazione delle derrate alimentari si sta orientando sull’impiego di due nuove tecnologie: l’atmosfera controllata e la refrigerazione; queste nuove tecniche tendono a sostituire i prodotti chimici e consentono, pertanto, di limitare le infestazioni e di ottenere prodotti conservati senza residui chimici.
Per attuare queste tecniche si debbono però progettare locali con determinati criteri e, soprattutto, a tenuta stagna.
La tecnica dell’atmosfera controllata viene realizzata con l’impiego di Azoto oppure di Anidride carbonica in sostituzione dell’Ossigeno.
I risultati migliori si ottengono con l’Anidride carbonica che richiede tempi di applicazione minori, rispetto all’Azoto, anche in presenza di una certa % di Ossigeno.
Gli insetti muoiono per soffocamento e per l’effetto tossico della CO2 a livello cellulare.
La tecnica della refrigerazione consente di conservare efficacemente i prodotti per lunghi periodi in quanto viene bloccato il metabolismo degli insetti.
I tempi di refrigerazione variano a seconda dell’abbassamento di temperatura prescelto, che dipende dalle specie di insetti presenti e dal loro stadio di sviluppo.
La conservazione potrebbe essere anche integrata, cioè utilizzando entrambe le tecniche: basse temperature associate ad atmosfera controllata.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Pollini A., 2002. Manuale di entomologia applicata. Edagricole, Bologna.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.
Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/110818763/original.jpeg



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