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Riproduzione del Pino marittimo

Riproduzione del Pino marittimo

Il pino marittimo o pinastro (Pinus pinaster Aiton, 1789) è una conifera sempreverde della famiglia delle Pinaceae ed originaria di un areale che va delle coste del Mediterraneo all’Atlantico.

Habitat idoneo di riproduzione –
Il pino marittimo tende a formare boschi sulle coste sabbiose del Mediterraneo occidentale (mediterraneo-atlantico), con una concentrazione maggiore nella Penisola iberica compresa la costa portoghese e lungo la costa sudoccidentale della Francia; questa pianta è sensibile al gelo e vive bene dove la temperatura invernale non si discosta molto da 6 °C; si è comunque diffuso con impianti artificiali sulle dune costiere oltre il suo areale d’origine; può formare boschi misti con Pinus sylvestris, Quercus ilex o anche con Pinus nigra; ha minori esigenze di mitezza climatica e di suoli profondi e umidi rispetto a Pinus pinea.
Il suo habitat è su terreni silicei anche con reazione acida anche se si adatta anche a terreni sub-alcalini o alcalini (rilievi dell’Appennino tosco-emiliano).
In Italia la specie è di dubbio indigenato ed è considerata quindi criptogenica; il suo areale comprende la fascia peninsulare fino alla Toscana e l’isola di Pantelleria; sebbene in molti ambienti appaia come spontaneo, è stato introdotto in molti luoghi dall’uomo in età storica. Si ritrova inoltre in Liguria e in Sardegna. Preferisce stazioni di collina o anche di bassa montagna rispetto alle pianure.
La pianta è stata inserita nell’elenco delle 100 tra le specie esotiche invasive più dannose al mondo.

Propagazione –
Il Pinus pinaster, come detto, non è una pianta molto resistente al freddo, essendo in grado di tollerare brevi periodi con temperature fino a circa -10 °C ma quando è completamente dormiente.
Questa pianta richiede una posizione soleggiata per crescere bene e ha bisogno di terreni sciolti o ghiaiosi leggeri e ben drenati.
È una pianta che tollera l’esposizione marittima.
Ha una crescita molto rapida, soprattutto da giovane.
Si ricorda che le secrezioni fogliari inibiscono la germinazione dei semi, riducendo così la quantità di piante che possono crescere sotto gli alberi.
La propagazione avviene per seme. La semina va effettuata in vasi singoli in ambiente non riscaldato non appena i semi maturano se questo è possibile altrimenti a fine inverno. Una breve stratificazione di 6 settimane a 4 °C può migliorare la germinazione dei semi immagazzinati.
Le giovani piantine vanno trapiantate prima possibile in quanto le piante di dimensioni maggiori, per via del loro apparato radicale che tende a rompersi durante l’impianto, hanno maggiori difficoltà ad attecchire.
Gli alberi dovrebbero essere piantati nelle loro posizioni permanenti quando sono abbastanza piccoli, tra 30 e 90 cm, tuttavia si trapiantano quando sono alti circa 5 – 10 cm.
In queste condizioni si consiglia comunque di pacciamare il terreno di impianto per proteggere le giovani piantine dal gelo ed evitare la crescita di erbe infestanti.
Si può effettuare la propagazione tramite talee. Questo metodo funziona solo se queste vengono prelevate da alberi molto giovani di età inferiore a 10 anni. Bisogna usare fascicoli a foglia singola con la base del germoglio corto. Le talee comunque sono normalmente lente a crescere.

Ecologia –
Il Pinus pinaster è un albero dalla chioma grossolanamente piramidale negli esemplari giovani, irregolarmente ombrelliforme e molto meno espansa rispetto a quella del pino domestico, in quelli adulti (assai rari in Italia perché falcidiati da incendi e malattie).
La specie è diffusa nella regione mediterranea occidentale; assai frugale, si adatta ad ogni tipo di terreno, è eliofila ma richiede un clima debolmente oceanico, che assicuri un discreto tenore di umidità dell’aria: si dimostra, quindi, il meno “marittimo” tra tutti i pini mediterranei. Il possesso di semi facilmente germinabili (la germinabilità si conserva anche per cinque anni) e di plantule frugali e assai eliofile, fa sì che il Pinus pinaster presenti notevolissime doti pioniere.
La specie costituiva un tempo pinete assai fitte in Liguria e Toscana; oggi molti consorzi evolvono verso un bosco misto di essenze termofile, complice una vera e propria falcidie operata da una cocciniglia, il Matsucoccus feytaudi, parassita esclusivo del Pinus pinaster. In ogni caso, man mano che si scende a latitudini meridionali il Pinus pinaster diviene sempre più sporadico, venendo sostituito da quello d’Aleppo quando il clima diviene decisamente arido e caldo.
Se non vengono appiccati incendi, il leccio, col tempo, prende il sopravvento e la pineta scompare. Con il passaggio del fuoco, invece, l’ambiente diviene di colpo assai luminoso e idoneo ad accogliere numerosissime plantule di pino, pronte a svilupparsi con celerità e a generare pinete secondarie fittissime. Se ripassa il fuoco prima che i pini giovani abbiano potuto sviluppare le pigne, tende a formarsi una gariga che evolve con estrema lentezza; in caso contrario si sviluppano pinete addensatissime su cui la cocciniglia del Pinus pinaster agisce provocando grandi morie.




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