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Come si coltiva il Melo selvatico

Come si coltiva il Melo selvatico

Il melo selvatico o melastro (Malus sylvestris Mill., 1768) è una pianta della famiglia delle Rosaceae originaria del continente europeo e del Caucaso, dove è componente delle formazioni a latifoglie subtermofile (rovere, roverella, farnia, carpino, ecc.) della fascia collinare e sub-montana.
Il melo selvatico in Italia è diffuso in tutta la penisola, tranne la Valle d’Aosta, da 0 a 800-1400 m sul livello del mare.
Questa pianta ha fiori ermafroditi riuniti in infiorescenze con 3-7 fiori terminali ed erette; il peduncolo fiorale è lungo 1-3 cm e peloso. % sepali e 5 petali, bianchi internamente o con macchie rosa, esternamente macchiati di rosa o rosso.
Il frutto è un pomo globoso largo 2-4 cm, prima verde, poi più o meno arrossato. Il torsolo (pericarpo) contiene alcuni semi neri e lisci.

Coltivazione –
Vediamo come si coltiva il melo selvatico.
Il Malus sylvestris è una pianta rustica che non teme i geli invernali, ma viene danneggiata dalle gelate tardive che ne danneggiano la fioritura. La pianta è eliofila e mesofila e vegeta in modo ottimale in aree non troppo umide né troppo aride, di solito come esemplare isolato in boschi di latifoglie al margine di radure dove non debba soffrire a causa della competizione laterale.
Dal punto di vista pedologico predilige un terreno sabbioso oppure limoso, fertile e ben drenato, con un pH prossimo alla neutralità anche se riesce a vegetare anche su suoli a reazione alcalina o sub acida, o addirittura in stazioni periodicamente inondate, essendo una pianta molto adattabile ai vari substrati.
La propagazione di questa pianta è per seme che va seminato in primavera previa stratificazione durante i mesi invernali (alternando 2-4 settimane di estivazione a 12-16 di vernalizzazione) oppure subito dopo la raccolta, in autunno, beneficiando delle alte percentuali di germinabilità.

Si può propagare anche tramite margotta di ceppaia e auto radicazione, tecnica che viene utilizzata per produrre dei portainnesti clonali su cui innestare varietà di melo dolce in terreni difficili, anche se negli ultimi tempi il melo da frutto viene innestato sempre più su portainnesti specifici a seconda delle caratteristiche che si vogliono ottenere e dei substrati di coltivazione.
La coltivazione del Malus sylvestris, oltre che per scopi alimentari è utile per incrementare la biodiversità (in quanto è una pianta molto frequentata dalle api e da insetti impollinatori) e sfamare la fauna locale con i suoi frutti altrimenti non utilizzabili; può entrare a far parte di siepi miste (va tenuta in conto la presenza delle sue spine) assieme per esempio a Pero selvatico, Biancospino, Sorbo selvatico, Sambuco eccetera. Inoltre per le sue ridotte dimensioni e la bellissima fioritura primaverile risulta molto adatto a piccoli giardini sia come parte di bordure all’inglese che come esemplare isolato circondato da bulbose a fioritura primaverile o associato a una rosa rampicante. È una pianta ad accrescimento lento.

Usi –
Il melo selvatico è la pianta da cui si è originato il melo domestico (Malus domestica Borkh.) è una pianta che può essere impiegata, oltre che per portainnesto per incrementare la biodiversità locale, per la costituzione di siepi rifugio per animali selvatici e per aumentare la disponibilità di fiori per gli insetti pronubi.




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