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Cinchona ledgeriana

Cinchona ledgeriana

La china peruviana (Cinchona ledgeriana Wedd.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Rubiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Rubiales, Famiglia Rubiaceae e quindi al Genere Cinchona ed alla Specie C. ledgeriana.
Sono sinonimi i termini:
– Cinchona ledgeriana (Howard.) Bern. Moens. ex Trimen.;
– Cinchona officinalis Auct..

Etimologia –
Il nome Cinchona deriva da Ana de Osorio, contessa di Cinchon e moglie del viceré del Perù, che secondo la leggenda scoprì su se stessa le virtù della corteccia di china, guarendo da febbri malariche e decidendo l’importazione in Europa (1639).
L’epiteto specifico ledgeriana è stato attribuito in onore di Charles Ledger (1818-1905), avventuriero inglese che per quasi 50 anni esportò piante e animali provenienti dal Perù, Australia e Bolivia.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Cinchona ledgeriana è una pianta originaria del sud America occidentale ed, in particolare, di Bolivia e Perù.
Il suo habitat è rappresentato dalle regioni di montagna fresche, umide e foreste pluviali andine tra 1.500 a 3.000 metri.
I semi raccolti da C. Ledger sono stati successivamente piantati in India e Giava.

Descrizione –
La Cinchona ledgeriana è un albero sempreverde che cresce fino a 6 – 8 m.
Ha grandi foglie lucide.
È dotata di corteccia rugosa, grigio-bruna o biancastra.
I fiori sono di colore bianco-rosa raccolti con corolla gamopetala a tubo lungo, espanso in alto in 5 lobi con ciglia bianche ai margini. Il frutto è una capsula (dimensioni 8-10 cm) di color ruggine.

Coltivazione –
La Cinchona ledgeriana è una pianta dei tropici umidi, dove si trova ad altitudini comprese tra 1,500 e 3.000 metri.
Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 17 e 24 °C, ma può tollerare 7 – 28 °C.
Non sopporta temperature inferiori a 5 °C.
Preferisce una piovosità media annua compresa tra 2.500 e 3.000 mm, ma tollera 1.400 – 3.800 mm. Richiede un terreno ben drenato e umido e una posizione in pieno sole o parziale ombra.
Cresce stentatamente o per niente sui terreni che sono stati esposti al fuoco. Preferisce un pH compreso tra 5 e 6, tollerando 4,5 – 6,5. Le piante iniziano a fiorire dopo 3 – 4 anni e vengono sradicate e raccolte dopo 8 – 12 anni.
Nelle piantagioni commerciali, gli alberi vengono venduti quando hanno circa 6 anni.

Usi e Tradizioni –
Questa china, come altre piante del genere, ha una lunga storia di utilizzo dei nativi, soprattutto come trattamento per febbri e malaria.
La ricerca moderna ha dimostrato che è un trattamento molto efficace per la febbre, e soprattutto come trattamento e prevenzione della malaria.
La corteccia contiene vari alcaloidi, in particolare chinino e chinidina. Fino al 70 – 80% degli alcaloidi contenuti nella corteccia sono rappresentati da chinino.
La corteccia è amara, astringente, tonica, febbrifuga, rilassa gli spasmi, è antimalarica (per effetto del chinino) e rallenta il battito cardiaco (l’alcaloide chinidina).
La corteccia viene trasformata in varie preparazioni, come compresse, estratti liquidi, tinture e polveri. Viene utilizzata internamente nel trattamento della malaria, nevralgie, crampi muscolari e fibrillazione cardiaca.
È un ingrediente di vari rimedi brevettati contro il raffreddore e l’influenza.
L’estratto liquido è utile come cura per l’ubriachezza. Viene anche usato come gargarismo per curare il mal di gola.
Bisogna però fare attenzione nell’uso di questa erba poiché l’eccesso può causare una serie di effetti collaterali tra cui cinchonismo, mal di testa, eruzioni cutanee, dolore addominale, sordità e cecità.
La droga, soprattutto sotto forma dell’alcaloide chinino estratto, è soggetta a restrizioni legali in alcuni paesi.

Modalità di Preparazione –
Il chinino, estratto dalla corteccia dell’albero, oltre che per gli usi medicinali, è usato come aroma amaro nell’acqua tonica e nelle bevande gassate.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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