Eriosoma lanigerum
Eriosoma lanigerum
L’ Afide lanigero del melo (Eriosoma lanigerum (Hausmann)) è un Rincote omottero della famiglia Aphididae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Animalia, Sottoregno Eumetazoa, Ramo Bilateria, Phylum Arthropoda, Subphylum Hexapoda, Classe Insecta, Sottoclasse Pterygota, Coorte Exopterygota, Subcoorte Neoptera, Superordine Paraneoptera, Sezione Rhynchotoidea, Ordine Rhynchota, Sottordine Homoptera, Sezione Sternorrhyncha, Superfamiglia Aphidoidea, Famiglia Aphididae, Sottofamiglia Pemphiginae, Tribù Eriosomatini e quindi al Genere Eriosoma ed alla Specie E. lanigerum.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Afide lanigero del melo è un afide originario del Nord America con diffusione adesso in tutte le regioni del mondo in cui vengono coltivate le mele. Fu registrato per la prima volta in Gran Bretagna nel 1787.
Morfologia –
L’Eriosoma lanigerum è un Afide di 1,5-2,5 mm di lunghezza, di colore rossastro-violaceo, anche se il colore è normalmente nascosto dalla secrezione bianca, simile al cotone, delle speciali ghiandole site nell’addome che le danno appunto il nome comune di afide lanigero del melo. È caratterizzato da antenne con sei segmenti e con il colore delle tibie che varia dal marrone scuro al giallastro. L’insetto vive in colonie sui rami, sulle radici o negli anfratti del tronco e delle branche. Spesso può accadere che le colonie dell’ Afide lanigero si possono insediare nelle lesioni preesistenti di organi legnosi provocate dalla Nectria, dai Rodilegno ecc. o a livello dei calli cicatriziali di potature.
Il danno di questo afide è dovuto alle punture che comportano la comparsa, specialmente sui giovani rami e sugli organi legnosi più teneri, di tumori o nodosità dovute ad un’ipertrofia ed iperplasia delle cellule vegetali. Queste deformazioni sono dovute ai succhi salivari dell’insetto che stimolano la deformazione degli organi e la loro disorganizzazione istologica e morfologica. La pianta, inevitabilmente, si dimostra sofferente, specialmente in caso di forti attacchi prolungati anche in più anni. Inoltre, a seguito degli attacchi dell’Eriosoma lanigerum, la pianta diviene più recettiva ad altre gravi fitopatie; in modo particolare all’ingresso di cancri di origine fungina e di fitofagi secondari (es. Sesidi) che attaccano piante oramai indebolite.
Attitudine e Ciclo biologico –
L’Afide lanigero del Melo è di fatto un Afide monoico che svolge il proprio ciclo sul Melo; questo insetto sverna in colonie, sul Melo, allo stadio di giovane femmina, tra gli anfratti della scorza o sui rametti. Nel periodo primaverile, tra aprile e maggio, riprende l’attività, riuscendo a compiere da 10 a 20 generazioni all’anno e prolungando, in condizioni climatiche favorevoli, la sua attività anche in autunno inoltrato, fino a novembre. La diffusione all’interno dei frutteto e comunque tra le piante è assicurata dalle forme alate che compaiono, in estate, insieme alle forme attere.
Tra le piante che possono ospitare questo afide ricordiamo, oltre al Melo, il Pero, il genere Prunus spp, Pyracantha , Cotoneaster, Ulmus spp., Crataegus monogyna ed altre. È stato inoltre riscontrato qualche volta su Chaenomeles spp.
Ruolo Ecologico –
Il contenimento dell’Afide lanigero del Melo va impostata con un sistema integrato che preveda tecniche di coltivazione agro ecologiche e ricorso, possibilmente, di lotta biologica. Il ricorso ai trattamenti chimici specifici, devono essere visti come l’ultima soluzione ed in ogni caso con la tecnica della lotta guidata.
Il controllo biologico naturale di questo Afide è effettuato con il ricorso dell’Imenottero afelinide Aphelinus mali; un piccolo insetto importato dagli Stati Uniti nel 1920, che svolge fino a 9 generazioni all’anno e controlla efficacemente questo Afide. Si tratta di un parassitoide che sverna all’interno degli Afidi parassitizzati che si riconoscono, al momento dello sfarfallamento dell’Imenottero, come delle mummie nerastre con un evidente foro apicale di uscita. La parassitizzazione dell’ Aphelinus mali è evidente anche perché le popolazioni dell’Afide lanigero del Melo hanno meno rivestimento fioccoso e quindi si notano facilmente.
Per applicare la lotta biologica si fa ricorso, nel periodo invernale, a trattamenti alle piante di Melo con Polisolfuri o con Oli gialli particolarmente dannosi all’Aphelinus mali; questo consente di salvaguardare il parassitoide, svernante dentro le colonie, applicando il metodo inoculativo; questo metodo consiste nel togliere i rametti con le colonie parassitizzate ed immetterli nel frutteto, dopo i trattamenti suddetti.
Se si deve fare ricorso alla lotta chimica con principi attivi di sintesi bisogna operare in pre e post-fioritura; questi trattamenti, che sono efficaci contro gli altri Afidi, tramite aficidi specifici, rispettano la entomofauna ausiliare utile quali: Crisopidi, Coccinellidi e Sirfidi che, in quel periodo, non sono ancora massicciamente presente nell’ecosistema in questione.
Preventivamente all’intervento va effettuato un campionamento sia sul tronco che sui rametti; la soglia di intervento è di circa 10 colonie attive su circa 100 organi campionati (10%).
Per quanto riguarda invece gli attacchi alle radici si possono utilizzare alcuni portainnesti clonali che risultano mediamente resistenti all’Afide lanigero del Melo.
Guido Bissanti
Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.