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Macadamia tetraphylla

Macadamia tetraphylla

La noce di macadamia spinosa (Macadamia tetraphylla L.A.S. Johnson 1954) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Proteaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Proteales,
Famiglia Proteaceae,
Sottofamiglia Grevilleoideae,
Tribù Macadamieae,
Sottotribù Macadamiinae,
Genere Macadamia,
Specie M. tetraphylla.

Etimologia –
Il termine Macadamia è in onore dello scienziato e uomo politico John Macadam (1827-1865), collega del botanico Ferdinand von Mueller che per primo le descrisse.
L’epiteto specifico proviene dalle parole greche “tettares”, cioè quattro e “phyllon”, cioè foglia, in riferimento alle foglie spesso disposte in verticilli di quattro.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Macadamia tetraphylla è un albero originario del Queensland meridionale e del New South Wales settentrionale in Australia.
Questa specie è stata poi introdotta in Messico con buoni risultati negli stati di Michoacán e Jalisco, dove è diventata un’importante coltura di esportazione per il mercato messicano.
Il suo habitat naturale è quello delle aree costiere delle foreste pluviali subtropicali su pendii collinari, dove cresce fino a circa 450 m di altitudine.

Descrizione –
La Macadamia tetraphylla è un albero, sempreverde, con una chioma composta da un fogliame denso, che cresce tra 3 e 20 metri di altezza.
È un albero molto ramificato, con tronco cilindrico e corteccia bruno-grigiastra liscia o leggermente fessurata.
Le foglie sono sessili o subsessili, disposte solitamente in verticilli di 4, raramente 3 o 5, sono semplici, coriacee, di forma da oblunga a oblanceolata, di 7-25 cm di lunghezza e 2-4,5 cm di larghezza, con apice più o meno appuntito e margini spinoso-dentati, di colore verde scuro lucido mentre quello delle foglie giovani va dal bronzeo al purpureo.
Le infiorescenze si formano alle ascelle dei rami, sono lunghe 8-35 cm, ricoperte da un denso tomento bruno giallastro; sono costituite da fiori ermafroditi con perianzio tomentoso, lungo 0,6-1,5 cm, generalmente di colore da rosa a porpora, impollinati da insetti, in particolare api.
Il frutto è globoso di 2-3,5 cm di diametro con mesocarpo carnoso e fibroso di colore grigioverde tendente al bruno, che spesso si apre alla maturazione, ed endocarpo legnoso particolarmente duro, rugoso, di colore bruno lucido.
All’interno è presente un solo seme globoso di 1,5-2 cm di diametro, più scuro di quello della Macadamia integrifolia, edule.

Coltivazione –
La Macadamia tetraphylla è un albero particolarmente apprezzato per il suo seme commestibile, considerato da molti uno dei semi più deliziosi del mondo, anche se di minore qualità rispetto a M. Integrifolia e quindi la pianta è meno importante dal punto di vista commerciale.
Le esigenze di coltivazione e i processi cui vengono sottoposti i frutti sono praticamente identici a quelli della Macadamia integrifolia, cui si rimanda. Per la chioma e le infiorescenze ornamentali, e in particolare per la nuova vegetazione molto decorativa per il suo colore, viene a volte utilizzata in parchi e giardini nei paesi tropicali e subtropicali. La specie è ormai rara in natura, per lo sfruttamento del territorio, e considerata a rischio di estinzione nel prossimo futuro.
La pianta viene comunque coltivata per i suoi semi commestibili in molte aree tropicali e subtropicali, in particolare alle Hawaii mentre nelle aree di origine cresce soprattutto in suoli alluvionali che costeggiano fiumi e torrenti dove i terreni vulcanici fertili sono ricchi di humus.
Questa pianta prospera nei climi tropicali o subtropicali freddi: in Australia fruttifica bene anche fino alla latitudine di Sydney.
Ai tropici la pianta fruttifica meglio ad altitudini comprese tra 1.000 e 1.500 metri. Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 14 e 28 °C, ma possono tollerare 8-38 °C.
In stato di dormienza può sopravvivere a temperature fino a circa -2 °C, ma i nuovi germogli possono essere gravemente danneggiati a -1 °C. La pianta può sopravvivere a leggere gelate, anche se il freddo può comportare la perdita dell’intero raccolto.
Dal punto di vista pluviometrico preferisce una piovosità media annua compresa tra 1.250 e 2.000 mm, ma tollera 850 – 3.000 mm.
Dal punto di vista pedologico le piante crescono meglio in terreni ricchi, umidi ma ben drenati e in una posizione in pieno sole, anche se richiedono abbondanti annaffiature estive nelle fasi iniziali; preferiscono un pH compreso tra 5,5 e 7, tollerando 4,5 – 8.
Gli alberi necessitano, inoltre, di una posizione riparata e vengono facilmente danneggiati dai forti venti.
Le piante crescono lentamente in coltivazione, le piantine impiegano alcuni anni per produrre il primo frutto; dopodiché producono raccolti commerciali per circa 40-50 anni e possono fruttificare fino a 100 anni.
Si tratta di piante autofertili che producono meglio se impollinate in modo incrociato.
La potatura non è normalmente necessaria, ma è tollerata se effettuata nel periodo autunnale.
La riproduzione avviene per seme, che ha una durata di germinabilità fino a circa sei mesi, preventivamente tenuto in acqua per 24 ore, in terriccio sabbioso ricco di sostanza organica mantenuto umido alla temperatura di 22-25 °C.
Germina in 1-4 mesi e impiega, come detto, 7-12 anni per entrare in produzione; per conservare un data varietà ed accorciare i tempi di entrata in produzione si ricorre all’innesto su piante di circa un anno di età, con la prima fioritura dopo 2-3 anni, e alla margotta.
Si ibrida facilmente con la Macadamia integrifolia. La specie è meno sfruttata commercialmente della Macadamia integrifolia, anche se si adatta a climi più freschi, avendo i semi un contenuto di olio e caratteristiche organolettiche inferiori, il maggiore impiego è come suo portainnesto per la maggiore resistenza alle malattie.

Usi e Tradizioni –
La Macadamia tetraphylla è stata descritta da Lawrence Alexander Sidney Johnson e pubblicata in Proceedings of the Linnean Society of New South Wales 79 (1): 15–16. 1954.45.
Questa pianta viene conosciuta con vari nomi comuni, tra cui si riportano: macadamia nut, prickly macadamia, Queensland-nut, rough-leaved Queensland nut rough-shelled macadamia, rough-shelled Queensland-nut (inglese); si ye ao zhou jian guo (cinese); macadamia à coque ridée, macadamier, noisetier d’Australie, noix de macadamia, noix du Queensland, noyer du Queensland (francese); macadâmia, nogueira-macadâmia, noz de macadâmia (portoghese); nogal de Australia, nuez australiana, nuez de macadamia (spagnolo); Macadamianuß, rauhschalige Macadamia (tedesco).
La pianta, dal suo territorio originario, è stata introdotta successivamente in altri paesi tra cui il Messico dove ha avuto buoni risultati negli stati di Michoacán e Jalisco, divenendo un’importante coltura di esportazione per il mercato messicano. Le Hawaii sono il più grande esportatore di questo raccolto a livello mondiale. Entrambe le specie di Macadamia non hanno avuto successo ai tropici puri, senza piantagioni pienamente riuscite a meno di 15 gradi dall’equatore. Si dice che le principali piantagioni in Costa Rica, a 10 gradi nord, producano molto meno che nelle Hawaii, a 19-22 gradi nord, in un caso il 20% della produzione. Le piantagioni in Guatemala a 15 gradi nord hanno successo. Tuttavia, le singole piantine hanno prodotto bene nei tropici puri e devono essere selezionate.
La macadamia tetraphylla ha un contenuto di zucchero più elevato rispetto all’integrifolia, il che porta a problemi di bruciatura durante la cottura in biscotti e altri dolci, quindi la maggior parte delle macadamia commerciali sono della specie integrifolia per garantire la conformità dei risultati di tostatura e cottura. Molti tetraphylla o ibridi di tetraphylla e integrifolia vengono coltivati nei frutteti domestici. Alcuni preferiscono il contenuto di zucchero più elevato della tetraphylla, soprattutto per il consumo crudo.
La Macadamia tetraphylla è stata la prima pianta alimentare nativa australiana ad essere coltivata da australiani non indigeni come coltura commerciale. La prima piantagione commerciale di alberi di macadamia fu piantata all’inizio degli anni 1880 da Charles Staff a Rous Mill, 12 km a sud-est di Lismore, nel Nuovo Galles del Sud, composta da M. tetraphylla. Le piantine della piantagione originaria furono utilizzate come portainnesto per varietà moderne innestate fino al XX secolo inoltrato. Questa piantagione originaria è stata finalmente eliminata e sostituita con varietà moderne innestate negli anni ’90.
Per ironia della sorte, anche se la macadamia si è diffusa in tutto il mondo nell’agricoltura commerciale, ora è elencata come specie vulnerabile nella sua nativa Australia a causa della perdita e del degrado dell’habitat. La perdita e l’impoverimento del suo habitat sono il risultato dell’abbattimento della foresta pluviale di pianura per l’agricoltura e lo sviluppo urbano; erbe infestanti; e sistemi di gestione degli incendi mal progettati.
Come molte altre noci, così come le olive, le noci di macadamia sono ricche di acidi grassi monoinsaturi (contenenti circa l’86%). Gli acidi grassi monoinsaturi sono stati collegati alla riduzione del colesterolo nel sangue.
Tra gli altri usi di questa pianta si ricordano quelli come combustibile, generando energia sufficiente per essiccare le noci umide con guscio.
Inoltre l’olio del seme viene utilizzato in cosmesi.
I gusci dei semi verdi contengono circa il 14% di tannini.
La buccia decomposta è comunemente usata nel terriccio.
L’albero viene utilizzato come portainnesto per M. Integrifolia.

Modalità di Preparazione –
La Macadamia tetraphylla è una pianta utilizzata soprattutto per uso alimentare o come porta innesto.
Nell’uso alimentare si utilizzano i semi crudi o cotti.
Sono piacevolmente aromatici e nutrienti. Il seme è un po’ più dolce della Macadamia integrifolia e contiene un po’ meno olio.
I semi possono essere consumati come frutta secca da dessert e possono anche essere ridotti in farina e poi mescolati con farine di cereali per arricchire il contenuto proteico. Il guscio è molto duro, rendendo difficile l’estrazione del seme.
Il seme contiene fino al 72% di un olio di alta qualità; questo olio viene estratto raramente a causa dell’alto valore del seme.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/4718987/original.jpeg
https://media.api.aucklandmuseum.com/id/media/v/373245?rendering=original.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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