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Epilobium angustifolium

Epilobium angustifolium

Il garofanino maggiore o camenèrio (Epilobium angustifolium L., 1753) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Onagraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Myrtales,
Famiglia Onagraceae,
Sottofamiglia Onagroideae,
Tribù Epilobieae,
Genere Epilobium,
Specie E. angustifolium.
Sono sinonimi i termini:
– Chamaenerion angustifolium (L.) Scop.;
– Chamaenerion angustifolium (L.) Schur (1866);
– Chamaerion angustifolium (L.) Holub (1972);
– Chamaenerion angustifolium subsp. angustifolium;
– Chamaenerion denticulatum Schur;
– Chamaenerion spicatum (Lam.) Gray;
– Epilobium antonianum Pers.;
– Epilobium brachycarpum Leight. (1841);
– Epilobium difforme Gilib.;
– Epilobium elatum Munro ex Hausskn.;
– Epilobium gesneri Vill. (1779);
– Epilobium gracile Brügger (1882);
– Epilobium latifolium F.W.Schmidt;
– Epilobium latifolium Matt.;
– Epilobium leiostylon Peterm. (1849);
– Epilobium macrocarpum Stephan (1842);
– Epilobium montanum Hacq.;
– Epilobium neriifolium H.Lév. (1896);
– Epilobium persicifolium Vill.;
– Epilobium rubrum Lucé (1823);
– Epilobium salicifolium Clairv. (1811);
– Epilobium salicifolium Stokes (1812);
– Epilobium spicatum Lam. (1779);
– Epilobium spicatum f. albiflorum Britton;
– Epilobium variabile Lucé (1823);
– Epilobium verticillatum Ten. (1811);
– Pyrogennema angustifolium (L.) Lunell (1916).
All’interno di questa specie vengono riconosciute le seguenti sottospecie:
– Epilobium angustifolium subsp. circumvagum Mosquin;
– Epilobium angustifolium subsp. macrophyllum (Hausskn.) Hultén.

Etimologia –
Il termine Epilobium deriva invece dal greco ἐπί (epí, “sopra”) e λοβός (lobòs, “lobo”), per i petali inseriti sopra l’ovario.
L’epiteto specifico angustifolium proviene dal latino angustus, angusto, stretto e da folium foglia, lamella, con foglie relativamente strette.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Epilobium angustifolium è una pianta a diffusione circumboreale ed eurasiatica, cioè è presente nelle regioni a clima freddo di Europa, Asia centro-settentrionale, Nord America, fino alla Groenlandia. È presente in tutte le regioni d’Italia, ed in particolare sulle Alpi.
Il suo habitat è quello degli ambienti alpini, subalpini e montani. Cresce nei pascoli naturali e nella vegetazione pioniera, su substrati rocciosi o detritici ma è presente anche suoi suoli mediamente profondi, spesso su suoli silicei; più frequentemente in aree montane (oltre i 1000 m) dell’emisfero boreale.
In aree montane è una delle piante più abbondanti dopo gli incendi forestali.

Descrizione –
L’Epilobium angustifolium è una specie erbacea con un fusto eretto alto fino ad 1,50-2 metri. Possiede anche un rizoma molto ramificato.
Le foglie sono lanceolate a fillotassi alterna, intere, strettamente lanceolate.
I fiori hanno un diametro di 2–3 cm, con quattro petali da magenta a rosa e quattro sepali rosa più stretti. I petali sono 4, obovati, a margine intero, lunghi circa 15 mm, un poco riflessi nel bocciolo. Lo stilo supera gli stami in lunghezza. Il calice è diviso in 4 lobi, di forma lanceolata-lineare, con apice acuto, di colore porporino.
I fiori sono portati in infiorescenza. L’infiorescenza è un racemo terminale simmetrico che fiorisce progressivamente dal basso verso l’alto, producendo una forma piramidale affusolata.
L’antesi è nel periodo di luglio-agosto.
Il frutto è una capsula cilindrica eretta, di 40-80 per 4 mm, di colore rosa porporino, con la presenza di peli appressati. Quando matura si apre in 4 sezioni incurvate verso l’esterno. I semi sono numerosi (da 300 a 400 per capsula e circa 80.000 per pianta), lisci, di colore bruno e di forma affusolata. Presentano un vistoso pennacchio di setole bianche alla sommità. Sono leggerissimi e piumosi e vengono disseminati dal vento anche a notevoli distanze dal luogo di crescita.

Coltivazione –
L’Epilobium angustifolium è una pianta che forma abbondanti popolamenti in ambienti sia naturali che antropici. Popola boschi di conifere, faggete, arbusteti ad ericacee, radure, sponde di ruscelli, ghiaioni, scarpate, boscaglie.
Ė presente in ambienti ruderali, ai bordi dei campi e delle strade, colonizza con altre piante pioniere aree disboscate o incendiate.
È una pianta di facile coltivazione (anche a scopo ornamentale), sia in vaso che in piena terra, da utilizzare sul bordo di laghetti artificiali o nei giardini rocciosi. Preferisce le esposizioni luminose, soleggiate per molte ore al giorno e il terreno fertile, fresco e umido. Se coltivata in vaso, ha bisogno di frequenti annaffiature e di un apporto di concime organico a lento rilascio a inizio e a fine stagione.
La copiosa fioritura avviene tra giugno e settembre partendo da basso e se il clima lo consente è di coltura facile nei giardini.
Questa pianta si riproduce per seme o per via agamica attraverso i rizomi. In generale predilige gli ambienti umidi e i terreni pesanti, poco drenanti, in grado di trattenere l’umidità.
Oltre che riprodursi autonomamente per seme, come in natura, si può anche moltiplicare per divisione dei cespi. Le piantine che nascono da seme possono presentare caratteristiche leggermente diverse dalla pianta madre, a causa della variabilità genetica, mentre le piantine ottenute per moltiplicazione portano alla produzione di individui identici alla pianta madre.
La divisione dei rizomi si pratica in primavera, prima del risveglio vegetativo. Le talee vanno disposte in vasi con terreno misto di torba e sabbia, mantenuto umido fino alla comparsa dei nuovi germogli e al loro trapianto in vasi più grandi o in piena terra.

Usi e Tradizioni –
L’Epilobium angustifolium è una pianta conosciuta con vari nomi comuni; tra questi si riportano: Epilobio a foglie strette, Gambi rossi, Garofanino maggiore, Camenerio a foglie strette, Fiore di Sant’Anna (italiano), Epilobe à feuilles étroites (francese), Rosebay Willowherb (inglese), Schmalblattriges Weidenröschen, Wald-Weidenröschen (tedesco).
Questa specie è stata collocata anche nel genere Chamaenerion (a volte indicato come Chamerion) piuttosto che in Epilobium sulla base di diverse distinzioni morfologiche: disposizione delle foglie a spirale (piuttosto che opposta o a spirale); assenza (piuttosto che presenza) di un ipanzio; stami subeguali (piuttosto che stami in due spirali disuguali); stami e stigma zigomorfi (anziché attinomorfi). Secondo questa disposizione tassonomica, Chamaenerion ed Epilobium sono generi fratelli monofiletici.
I germogli e le foglie molto giovani possono essere cotti e mangiati. Anche i fiori giovani sono commestibili e gli steli delle piante più vecchie possono essere divisi per estrarre il midollo crudo commestibile. Inoltre, le foglie possono essere utilizzate per il tè.
Tradizionalmente i giovani germogli vengono raccolti in primavera da alcune popolazioni come i nativi americani e dalla Siberia e mescolati con altre verdure. Man mano che la pianta matura, le foglie diventano dure e leggermente amare. I nativi americani nel sud-est americano raccolgono gli steli in questa fase. Vengono sbucciati e consumati crudi. Se adeguatamente preparati subito dopo la raccolta, sono una buona fonte di vitamina C e provitamina A. I Denaʼina aggiungono l’epilobio al cibo dei loro cani. L’epilobio è anche una medicina dei Dena’ina dell’Insenatura Superiore, che trattano foruncoli o tagli pieni di pus posizionando un pezzo del gambo crudo sulla zona colpita. Si dice che questo estragga il pus dal taglio o lo faccia bollire e impedisca a un taglio contenente pus di guarire troppo rapidamente.
La radice può essere arrostita dopo averla raschiata via dall’esterno, ma spesso ha un sapore amaro. Per mitigare questo problema, la radice viene raccolta prima che la pianta fiorisca e il filo marrone al centro viene rimosso. La parte centrale del gambo può anche essere preparata dividendo il gambo esterno e mangiata cruda.
In Russia si prepara un tè noto come Ivan Chai o tè Koporsky (dalla città di Koporye, dove viene prodotto dal XIII secolo). Lo usano anche come erba medicinale molto apprezzata. La popolarità del tè all’epilobio deriva forse dalla somiglianza della sua produzione con quella del comune tè nero (Camellia sinensis), che porta ad una tisana ricca di sapore e dal colore intenso, senza caffeina, viene venduta commercialmente in una miscela con menta o timo.
Il tè all’epilobio è ricco di ferro, rame, potassio e calcio.
Nello Yukon, i fiori dell’epilobio vengono trasformati in gelatina.
Il miele prodotto dall’epilobio è molto apprezzato per la sua qualità. La maggior parte del miele di Epilobio viene prodotto in luoghi con climi freddi, come il Pacifico nordoccidentale negli Stati Uniti e i paesi scandinavi in Europa.
In generale è, quindi, un’erba officinale e medicinale, e pare che abbia interessanti proprietà per la prostata e lo stomaco.
È una buona fonte di vitamina C e beta-carotene.
È consigliato nel trattamento dell’infiammazione della prostata.
Contro tosse spasmodica e asma, faringiti e laringiti.
Contiene ellagotannini, tra cui l’enoteina A e più specificatamente la B, esplicano un effetto antiadenomatoso prostatico, inibendo l’attività della 5-alfa reduttasi e dell’aromatasi, due enzimi coinvolti nell’eziologia dell’iperplasia prostatica benigna.
I tannini hanno anche un effetto astringente (curativo).
È indicato per l’iperplasia prostatica benigna e il trattamento dei sintomi urinari associati. Prevenzione e cura dell’influenza. In uso topico: dermatiti, stomatiti, faringiti, parodontopatie, ferite, ulcerazioni dermiche.
Dal punto di vista ecologico è una specie pioniera che colonizza rapidamente aree aperte con poca concorrenza, come i luoghi degli incendi boschivi e le radure. Le piante crescono e fioriscono finché c’è spazio aperto e molta luce. L’epilobio raggiunge il suo picco medio di colonizzazione dopo cinque anni e poi inizia a essere sostituito man mano che gli alberi e i cespugli diventano più grandi. I semi rimangono vitali nella banca dei semi del suolo per molti anni. (citazione necessaria) Quando si verifica un nuovo incendio o un altro disturbo che riapre il terreno alla luce, i semi germinano. Alcune aree con un numero elevato di semi nel terreno possono, dopo essere state bruciate, essere ricoperte da densi boschi di questa specie e quando è in fiore il paesaggio si trasforma in campi colorati.
I fiori di questa pianta sono visitati da un’ampia varietà di insetti. Alcune specie dell’ordine degli insetti lepidotteri usano frequentemente questa pianta come ospite larvale primaria, tra cui Deilephila elpenor, Hyles gallii e Hyles lineata.
Inoltre è una pianta mellifera e viene bottinata dalle api; la pianta è diffusa e si trova spesso nel miele in montagna, ma non si riesce ad avere quello monoflorale.

Modalità di Preparazione –
L’Epilobium angustifolium è una pianta utilizzata sia a scopo alimentare che officinale.
In campo officinale si utilizza per l’apparato digerente, l’apparato urinario e la prostata. Le radici, le foglie e i fiori contengono diversi principi attivi (flavonoidi, tannini, mucillagini…) con proprietà astringenti e antinfiammatorie.
Le radici si raccolgono in primavera o in autunno, quando la pianta è dormiente. Si ripuliscono dalla terra e si tagliano a pezzi che si mettono ad essiccare al sole o in essiccatoio. Si conservano in sacchetti di carta o di tela.
I fiori si raccolgono freschi, in luglio o agosto, alla base, senza il picciolo. Si lasciano asciugare all’ombra, distesi su un foglio di carta, ricordandosi di rivoltarli spesso. Si conservano in vasi di vetro.
Nella medicina popolare viene impiegato per uso esterno come astringente generico, per alleviare le irritazioni delle mucose della bocca e della gola, le infiammazioni delle emorroidi e le ustioni leggere. Si utilizza inoltre per alleviare le irritazioni intestinali, quali enteriti, coliti e diarree (uso interno). Gli effetti benefici dell’epilobio nel trattamento dei disturbi della prostata e delle vie urinarie sembrano avvalorati da recenti studi scientifici.
L’utilizzo di questa pianta, come di altre piante officinali, non ha controindicazioni se prescritto e seguito da personale competente.
L’epilobio viene utilizzato anche in cucina. In primavera si raccolgono i giovani getti, alti circa 20 cm, con le tenere foglioline disposte appressate sul fusticino. Si consumano lessati e conditi con olio e aceto, eventualmente con l’aggiunta di una cipolla tritata fine e un uovo sodo, oppure ripassati in padella con burro e con l’aggiunta di una spolverata di formaggio grattugiato o di un uovo all’occhio di bue.
I fiori, le foglie e i germogli essiccati venivano utilizzati come tè o tisana. A questo proposito si racconta che il botanico svizzero Henry Correvon usasse spesso l’epilobio nella preparazione di bevande sostitutive del tè, poiché, in base alle sue osservazioni e alle sue conoscenze, i fiori di questa pianta, nel corso dell’essiccazione, si arricchiscono di una profumazione particolare e di sostanze zuccherine solubili in acqua calda.
Le setole presenti alla sommità dei semi venivano utilizzate nella produzione di stoppini.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://bs.plantnet.org/image/o/01583294a467d3c21211cfdcaaf07d76f8a552e7

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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