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COP 28 e Agroecologia

COP 28 e Agroecologia

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023 o Conferenza delle parti dell’UNFCCC, più comunemente denominata COP28, è la 28a conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Questa conferenza viene svolta dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 a Expo City, Dubai.
La conferenza si tiene ogni anno sin dal primo accordo sul clima delle Nazioni Unite nel 1992. Le conferenze COP hanno l’obiettivo di indicare ai Governi per politiche concordate volte a limitare l’aumento della temperatura globale e ad adattarsi agli impatti associati al cambiamento climatico.
Purtroppo la conferenza è stata ampiamente criticata, sia per quanto riguarda il leader del vertice, sia per la scelta degli Emirati Arabi Uniti come paese ospitante, data la sua dubbia e opaca situazione ambientale, e il ruolo di uno dei principali produttori di combustibili fossili. Il presidente del vertice, Sultan Al Jaber, è l’amministratore delegato della Compagnia petrolifera nazionale di Abu Dhabi (Adnoc), il che suscita preoccupazioni sul conflitto di interessi.
Pur tra tutte le perplessità gli Emirati Arabi Uniti si sono impegnati a ridurre le emissioni di carbonio a zero entro il 2050; il primo governo del Medio Oriente a prendere tale impegno. È stato il primo paese della regione a firmare l’accordo di Parigi il 21 settembre 2016. Il paese ha investito 50 miliardi di dollari nell’energia pulita a livello internazionale e ha promesso altri 50 miliardi di dollari entro il 2030. Nel novembre 2022, gli Emirati Arabi Uniti hanno accettato di collaborare con gli Stati Uniti per investire altri 100 miliardi di dollari in energia pulita.
A livello europeo, nel quadro degli indirizzi assunti dal Consiglio dell’Unione europea con le conclusioni del 16 ottobre (vedi nostra rubrica del 24.10 secondo paragrafo), la Commissione europea e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sono attivi nel promuovere le proposte dell’UE nei negoziati della COP e negli accordi collaterali.
Gli obiettivi negoziali principali sono così definiti:
– triplicare la capacità mondiale di energia rinnovabile e raddoppiare i tassi di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030;
– raggiungere un accordo sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili non soggetti ad abbattimento;
– assicurare che il consumo di combustibili fossili raggiunga il picco prima del 2030;
– eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili che non affrontano la povertà energetica o la transizione giusta.
Per quanto riguarda l’adattamento ai cambiamenti climatici, la Commissione europea riporta che l’UE si è impegnata a compiere netti progressi verso l’obiettivo mondiale di adattamento, ed evidenzia che le soluzioni basate sulla natura svolgono un ruolo cruciale sia per l’adattamento ai cambiamenti climatici che per la conservazione della biodiversità, in linea con il quadro globale di Kunming-Montreal sulla biodiversità firmato lo scorso anno.
Il sostegno dell’UE ai Paesi vulnerabili che subiscono già gli effetti dei cambiamenti climatici si concretizza nel contribuire al riconoscimento economico attraverso il fondo perdite e dei danni, con l’impegno a rendere il fondo operativo, con un’ampia base di donatori.
La Commissione riporta che nel 2022 l’UE ha contribuito con la cifra record di 28,5 miliardi di euro ai finanziamenti pubblici per il clima (circa 30 miliardi di dollari), riferendo che a livello mondiale, i dati preliminari dell’OCSE indicano che l’obiettivo di 100 miliardi di dollari è stato raggiunto nel 2022, precisato comunque che i Paesi sviluppati dovranno continuare ad aumentare i contributi per poter raggiungere la neutralità climatica mondiale già all’inizio della seconda metà del secolo.
In tal senso l’iniziativa innovativa dell’Unione è rappresentata dunque dalla richiesta d’integrare nei negoziati della dichiarazione finale della CCP 28 un impegno globale per triplicare la potenza installata in energie rinnovabili e raddoppiare efficienza energetica al 2030. Al 2 dicembre risultano aver aderito all’iniziativa 118 Stati (inclusi i 27 Stati membri dell’UE), anche nel quadro dell’accordo di Samoa dell’Unione con l’organizzazione degli Stati africani, Caraibici e del Pacifico (vedi nostra rubrica del 21.11 secondo paragrafo). Assieme all’Ue, i primi sostenitori sono stati il presidente del Kenia William Ruto, la prima ministra delle Barbados Mia Mottley e il presidente Joe Biden.
Tra i temi della CP 28, non può mancare, ovviamente, quello legato ai sistemi agricoli e alimentari e delle risorse naturali sulle quali insistono, acqua e suolo in primis, biodiversità vegetale e animale.
È senza dubbio un passo importante analizzare il sistema di produzione del cibo perché nel suo complesso – produzione, trasformazione, trasporto e consumo – è responsabile del 35% delle emissioni di gas serra e del 15% dei combustibili fossili bruciati.
Il rischio è che il dibattito ignori la complessità dei sistemi alimentari, le cause profonde dell’insostenibile insicurezza alimentare, gli effetti della crisi climatica che colpisce in modo sproporzionato i Paesi del Sud del mondo, così come gli squilibri di potere che genera il sistema produttivo industriale. Il pericolo è che ci si concentri su innovazioni tecnologiche che non mettono in discussione il modello lineare, industriale ed estrattivista, tralasciando soluzioni rigenerative, più universali e strategiche, come evidenzia la FAO e l’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico), adottate con successo da numerose iniziative pubbliche e private nel mondo e basate sulle pratiche agroecologiche.
L’agroecologia non è, infatti, solo un insieme di pratiche agricole, ma una visione sistemica che integra questioni ambientali e sociali, infatti si concentra sulla biodiversità, sulla conservazione degli ecosistemi e sulle competenze e le esigenze delle comunità. È un modello che può garantire la sicurezza alimentare a lungo termine per tutte e tutti ed è riconosciuto e promosso dai movimenti per la sovranità alimentare e dalle organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite.
L’IPCC ha specificamente approvato l’agroecologia come soluzione climatica, insieme all’empowerment delle comunità locali, che può migliorare la resilienza agli effetti del cambiamento climatico. Ha anche affermato che il passaggio a diete equilibrate e sostenibili può aiutare a combattere il cambiamento climatico.
Purtroppo le strategie incentrate sull’alimentazione sono attualmente assenti da oltre il 70% dei piani climatici dei Paesi, ma tali piani sono uno strumento cruciale per abbandonare i metodi industriali di produzione alimentare a favore di metodi di coltivazione più sostenibili, ovvero l’agroecologia.
C’è la necessità di far comprendere al mondo della politica che la direzione agroecologica è la più efficiente per dare una svolta concreta al sistema delle emissioni e agli aspetti culturali che lo determinano.

Guido Bissanti




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