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I Taino e l’agricoltura

I Taino e l’agricoltura

I Taíno furono tra le prime popolazioni amerindia a popolare i Caraibi, preceduti dagli Igneri, dove giunsero dal Sud America.
Secondo alcuni storici la scomparsa di questo popolo fu determinata sia per via del genocidio commesso dagli europei durante la loro conquista che delle malattie infettive arrivate con i colonizzatori.
All’arrivo degli Europei i Taino, che stavano perdendo lo scontro con l’etnia rivale dei Caribe, si dividevano in diversi regni controllati da signori, i caciques, ai quali erano dovuti dei tributi. Bartolomé de Las Casas, nel suo libro Historia de las Indias (1561), riferisce che nell’anno 1508 rimanevano circa 60 000 Taino nell’isola di Hispaniola. Nel 1531, lo sfruttamento e le malattie avevano ridotto il numero a 600.
In realtà i Taino si mescolarono probabilmente con i colonizzatori europei, dato che l’attuale popolazione residente nei Caraibi e, in particolare, a Porto Rico, presenta alle analisi genetiche un’elevata ascendenza Taino.
Si valuta che al momento dell’arrivo di Cristoforo Colombo, in tutte le Antille abitassero circa 230.000 persone, delle quali la maggioranza era taino. Cinquant’anni dopo l’inizio della colonizzazione erano quasi completamente scomparsi.
Come tutti gli indigeni americani, erano estremamente vulnerabili alle malattie che arrivarono prima dall’Europa e poi dall’Africa, con l’arrivo degli schiavi.
Anche le condizioni di sfruttamento della popolazione taino contribuirono in maniera decisiva alla loro estinzione. In seguito al calo della forza lavoro indigena, si iniziarono ad importare degli schiavi dalle coste africane.
L’agricoltura era una parte fondamentale della loro cultura e dell’economia. I Taino utilizzavano appezzamenti di terreno chiamati conucos e avevano sistemi di irrigazione.
Coltivavano manioca, patata, mais, peperoncino, ananas, cotone, arachidi e tabacco.
Inoltre cacciavano piccoli roditori (hutìa), manatee, iguane, alcune varietà di uccelli e serpenti; pescavano con diverse tecniche utilizzando sia la pesca con gli ami, che con le reti, che utilizzando veleno.
Fabbricavano oggetti come l’amaca o letti di legname. Fermentavano la manioca per ottenere una bevanda alcolica chiamata uicu, mentre la tostavano al sole per ottenere una specie di pane rotondo chiamato cazabe, alimento che era importante nella loro dieta e che si trova in alcune zone dei Caraibi, soprattutto nella Repubblica Dominicana.
Inoltre dai frutti dell’albero di cohoba si estraeva una polvere che si usava in una particolare cerimonia religiosa, il rituale della cohoba, nel quale il cacicco, lo sciamano e i nobili comunicavano con gli spiriti dopo aver inalato la polvere che aveva un effetto allucinogeno.
In riferimento alle tecniche agricole i Taino praticavano l’agricoltura itinerante, che consisteva nel tagliare e bruciare parti della foresta per creare campi coltivabili. Le loro colture principali includevano la manioca, il mais, il fagiolo e la patata dolce. La manioca era una delle colture più importanti ed era utilizzata per produrre farina, che veniva poi trasformata in vari tipi di cibo, come il casabe, un tipo di pane piatto.
In alcune isole dei Caraibi, i Taino costruivano terrazzamenti per l’agricoltura in collina. Questi terrazzamenti consentivano loro di coltivare cibo in terreni montagnosi, rendendo più efficiente l’uso delle risorse agricole disponibili.
I Taino svilupparono diverse tecniche agricole avanzate, come l’uso di bastoncini di legno affilati per scavare buche per piantare semi. Utilizzavano anche la tecnica delle tre sorelle, in cui il mais veniva coltivato insieme a fagioli e zucche. Questo metodo consentiva una maggiore resa e promuoveva la fertilità del suolo.
Oltre all’agricoltura, i Taino dipendevano anche dalla pesca e dalla caccia per integrare la loro dieta. Vivevano in aree costiere e sfruttavano le risorse marine, cacciavano animali come uccelli, iguane e altri animali selvatici.
L’agricoltura tra i Taino era spesso associata a credenze spirituali. Avevano divinità legate alla fertilità del suolo e alla crescita delle colture. Le pratiche rituali erano utilizzate per onorare queste divinità e garantire buoni raccolti.
Purtroppo, come detto, la cultura Taino subì un grave declino a seguito dell’arrivo degli europei, a causa di malattie, schiavitù e conflitti. Molte conoscenze e pratiche agricole dei Taino si persero durante questo periodo, ma alcune influenze culturali e alimentari sopravvissero e si mescolarono con le tradizioni degli europei, creando una parte importante della cultura caraibica moderna.

Tecniche ed attrezzi agricoli –
Il popolo Taino aveva affinato particolari tecniche agricole ed uso degli attrezzi.
Utilizzavano, infatti, una serie di tecniche agricole e attrezzi rudimentali per coltivare il cibo necessario per la loro sopravvivenza.
I Taino praticavano l’agricoltura a terrazzi o sistemi a gradoni noti come “milpa”. Questo metodo permetteva loro di coltivare diverse colture nello stesso terreno, sfruttando al meglio lo spazio.
Coltivavano in conucos. I conucos erano delle piccole colline artificiali di terra e detriti organici che venivano create per coltivare le colture. Questo metodo aiutava a migliorare il drenaggio e a impedire l’accumulo di acqua piovana intorno alle radici delle piante.
I Taino utilizzavano attrezzi rudimentali come bastoni scavati e zanne di legno per preparare il terreno, seminare semi e raccogliere i raccolti. Non avevano aratri o altre attrezzature agricole sofisticate.
Gran parte del lavoro agricolo veniva svolto manualmente, compreso lo scavare il terreno con le mani o con l’aiuto degli strumenti di legno.
In alcune aree dove l’acqua scarseggiava, i Taino creavano sistemi di irrigazione rudimentali, come canali e dighe, per distribuire l’acqua alle loro colture.
In alcune isole montuose dei Caraibi, i Taino coltivavano su terrazzi in modo da sfruttare al meglio le pendici delle montagne.
La raccolta delle colture veniva effettuata a mano, utilizzando lame di pietra o coltelli affilati.

Guido Bissanti




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