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Melia volkensii

Melia volkensii

Il kamba (Melia volkensii Gürke, 1895) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Meliaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Sapindales,
Famiglia Meliaceae,
Genere Melia,
Specie M. volkensii.

Etimologia –
Il termine Melia proviene dal greco μελία melía frassino, per la somiglianza delle foglie con quelle del frassino.
L’epiteto specifico volkensii è stato dato in onore del botanico tedesco Georg Ludwig August Volkens (1855-1917) che tra il 1884 e il 1885, per contro dell’Accademia delle scienze fece, una spedizione in Egitto. Divenuto assistente di Engler al Museo botanico di Berlino, tra il 1892 e il 1894, per incarico dall’Accademia delle scienze e dell’Ufficio coloniale, creò una stazione scientifica sul Kilimangiaro. Professore ordinario di botanica, quindi curatore dell’orto botanico di Berlino, tra il 1899 e il 1900 diresse una spedizione nelle Marianne e nelle Caroline, con un soggiorno di sette mesi a Yap, quindi tra il 1901 e il 1902 collaborò con l’orto botanico di Buitenzorg. Ritornato a Berlino, si occupò soprattutto del Museo botanico.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Melia volkensii è una pianta originaria dell’Africa tropicale orientale e presente in Etiopia, Somalia, Kenya e Tanzania.
Il suo habitat è quello della boscaglia decidua, in associazione con vegetazione di Acacia-Commiphora, ad altitudini comprese tra 350 a 1.680 metri.

Descrizione –
La Melia volkensii è una pianta decidua, con chioma aperta e ramificazione lassa.
Gli alberi raggiungono un’altezza variabile tra i 6 e i 20 m di altezza, con un tronco normalmente del diametro di 25 cm.
La corteccia è grigia, abbastanza liscia, solcata dall’età.
Le foglie sono di un colore verde chiaro, brillante, bipennate con foglioline opposte, 3-7 per pinna, lunghe fino a 35 cm, e da giovani sono densamente pelose. Le foglioline sono di forma da ovali a lanceolate e si assottigliano verso l’apice. I margini sono interi o seghettati, diventando quasi glabri a maturità ed hanno dimensioni in lunghezza compresa tra 4 e 7,5 cm.
I fiori sono piccoli, di colore bianco e profumati, raccolti in mazzi sciolti. È una pianta andromonoica con tutti questi fiori presenti sullo stesso albero.
I fiori sono raccolti in una infiorescenza lunga fino a 12 cm, ascellare e sui ramoscelli più vecchi. I petali sono da tetra a pentameri, bianchi, liberi che possono arricciarsi all’indietro; gli stami sono dello stesso numero dei petali, a volte il doppio, e uniti in un tubo.
Il frutto è una drupa e ovale, con colore variabile dal verde al grigio chiaro a maturazione. Hanno una dimensione normalmente di 4 cm di lunghezza con un osso molto spesso nell’endocarpo.

Coltivazione –
La Melia volkensii è una pianta tipica delle aree tropicali più secchi, dove si trova ad altitudini da 350 a 1.680 metri. Cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 20 e 28 °C, ma può tollerare 16-32 °C.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 500 e 800 mm, ma tollera 300 – 1.000 mm.
Cresce meglio in posizione soleggiata e vegeta nella maggior parte dei terreni; compresi terreni sabbiosi, argillosi e sassosi poco profondi, ma preferibilmente con buon drenaggio.
Preferisce un pH nell’intervallo 6 – 7, tollerando 5,5 – 7,5 e le piante, una volta attecchite, sono molto resistenti alla siccità.
È un albero a crescita rapida, con una rotazione di 10 – 15 anni. È stato riportato che gli alberi iniziano a fiorire già a 2-3 anni dal seme.
Questa pianta perde le foglie due volte l’anno, scaricando nuove foglie verso la fine della stagione secca. Anche fiori e frutti vengono prodotti due volte l’anno, con frutti che maturano alla fine della stagione secca quando emergono le foglie.
La letteratura sui meccanismi di impollinazione di M. volkensii è scarsa. I rapporti dicono che i fiori sono impollinati dalle api o da altri insetti.
Prove aneddotiche suggeriscono che la specie potrebbe essere autoimpollinante.
Lo sviluppo del frutto richiede 12-13 mesi dall’inizio della fioritura. Le fasi di sviluppo del frutto mancano di un andamento stagionale; non è raro avere alberi nello stesso sito che fioriscono e fruttificano in diversi periodi dell’anno. Frutti a diversi stadi di sviluppo si possono trovare sullo stesso ramo, rendendo difficile differenziare i frutti maturi dagli immaturi, ad eccezione del colore.
La propagazione avviene più che altro per seme. Ci sono rapporti contrastanti sul fatto che il seme possa essere conservato, quindi è probabilmente più opportuno provare a seminare il seme non appena è maturo.
Uno dei fattori che limita l’utilizzo di questa specie è la dormienza dei semi. Il tipo di dormienza non è ancora del tutto noto ma sembra essere causato dall’endocarpo e/o dal tegumento estremamente duri.
Per ottenere una germinazione ottimale i semi devono essere prima estratti utilizzando un coltello per rimuovere l’endocarpo. Dopo l’estrazione, la caruncola viene rimossa e il tegumento viene intaccato o tagliato con un coltello. I semi estratti sono molto suscettibili alle infezioni fungine, quindi l’estrazione dovrebbe essere operata poco prima della semina.
Il metodo tradizionale di pretrattamento, utilizzando pietre che sono state mangiate ed espulse dagli animali, migliora solo leggermente la germinazione.
I semi estratti e scarificati normalmente germinano molto rapidamente. Prima della semina si consiglia di immergere i semi in acqua per 18 ore.
La temperatura ottimale per la germinazione è di 25 – 37 °C; studi hanno dimostrato che i semi in germinazione sono danneggiati da temperature più alte o più basse di questo range. Di conseguenza, si consiglia vivamente di ombreggiare i semenzai e di annaffiare solo la mattina presto e la sera tardi quando la temperatura del suolo è bassa.
È possibile anche la propagazione agamica tramite talea di radice, mentre l’utilizzo di talee di fusto ha avuto scarso successo poiché l’attecchimento è difficile.
Inoltre i frutti carnosi vengono mangiati da animali come giraffa, kudu e capra, che sono, oltre agli esseri umani, i principali agenti di dispersione.
L’albero, comunque, cresce più velocemente se propagato utilizzando polloni radicali. I giovani alberi devono essere protetti dalle capre e si può anche eseguire la ceduazione.

Usi e Tradizioni –
La Melia volkensii è una pianta che prende diversi nomi locali, dove cresce: Boran (Bamba); Digo (Kirumbuta); Kamba (Mukau); Kikuyu (Mukau); Samburu (Maramarui); Somali (Bamba); Taita (Kirumbutu); Taveta (Mkowe); Tharaka (Mukau).
In alcune parti del Kenya, è l’albero più comunemente piantato su terreni coltivati e disboscati. A causa della sua tolleranza alla siccità e dell’elevato valore del legname, questa specie è popolare e ha un maggiore potenziale per gli agricoltori, specialmente nelle zone di terraferma.
Come l’albero di neem (Azadirachta indica), questa specie contiene composti (ma non l’azadiractina) che sono tossici per gli insetti.
Questa pianta contiene la salannina che è un estere acetato, un membro dei furani, organico e un estere metilico che deriva dall’acido tiglico.
Gli estratti acquosi dei frutti sono tradizionalmente usati per controllare pulci e zecche.
I preparati di foglie sono usati come repellenti per pulci e mosche.
La specie è principalmente piantata per il suo legname, che è durevole e paragonabile alla canfora e anche resistente alle termiti. Il legname è utilizzato per l’edilizia e l’arredamento ed è una delle specie principali utilizzate per realizzare alveari di tronchi perché il legno è facile da lavorare e si modella bene.
Il legno è a tessitura grossolana, durevole e, come detto, estremamente resistente alle termiti e alla decomposizione; si lavora facilmente, si pialla bene. È apprezzato localmente per la realizzazione di oggetti come telai di porte e finestre, persiane, travi, pali e mobili. Poiché il legno è così facile da lavorare e modellare, è una delle principali specie utilizzate per realizzare oggetti come alveari e tamburi acustici.
La legna è usata come combustibile e quando arde produce un fumo sgradevole e si dice, comunque, che l’albero produca carbone di scarsa qualità.
Ramoscelli, foglie e frutti sono foraggio per capre, bovini e ovini durante la stagione secca.
Tra i prodotti e servizi che si ricavano da questo albero ricordiamo:
– Foraggio; gli agricoltori ritengono che il foraggio in foglia sia di alta qualità sia per i bovini che per le capre. L’albero viene potato per il foraggio verso la fine della stagione secca, periodo in cui il foraggio è estremamente scarso. Le capre mangiano le grandi drupe carnose dopo che cadono. Si dice che la polpa del frutto contenga quasi il 10% di grassi grezzi e oltre il 12% di proteine grezze; si dice che le foglie mature contengano oltre il 5% di grassi grezzi e il 21% di proteine grezze.
– Apicoltura; la M. volkensii è una delle principali specie utilizzate per realizzare arnie di tronchi perché il legno è facilmente lavorabile e modellabile e anche i fiori forniscono un ottimo foraggio per le api.
– Veleno; i preparati di foglie sono usati come repellenti per pulci e mosche; si dice che siano particolarmente efficaci sui capretti.
– Ammendante; alcuni agricoltori hanno osservato che l’abbondante caduta delle foglie di M. volkensii durante le fasi successive dello sviluppo delle colture può aumentare i raccolti.
– Consociazione; in Kenya si ritiene che M. volkensii sia compatibile con tutte le colture coltivate.
Per quanto riguarda gli aspetti ecologici ed agroecologici questa pianta è stata pesantemente sfruttata perché è molto apprezzata come albero da legname. Questa tendenza è peggiorata nell’ultimo decennio a causa della carenza di specie alternative di legno duro. Di conseguenza, i coltivatori di alberi stanno ora cercando di coltivare questa pianta come specie da piantagione. La propagazione, tuttavia, è stata un importante collo di bottiglia e ha ostacolato la piantagione della specie su larga scala. Dato che si tratta di una specie arborea di alto valore nelle terre aride, gli agricoltori non dispongono di informazioni sufficienti sulle pratiche selvicolturali appropriate della M. volkensii per la migliore produzione del raccolto arboreo.

Modalità di Preparazione –
La Melia volkensii è un albero dal grande potenziale agroecologico nelle aree tropicali più secche dell’Africa.
Inoltre, in campo agroecologico, può rappresentare una utile piante da consociare per la sua capacità di respingere alcuni insetti, tanto che gli estratti acquosi dei frutti sono usati per controllare pulci e zecche ed i preparati di foglie sono usati come repellenti per pulci e mosche.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://medialib.naturalis.nl/file/id/WAG.1961437/format/large

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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