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Picrorhiza kurroa

Picrorhiza kurroa

La Katuka (Picrorhiza kurroa Royle ex Benth.) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Asteridae,
Ordine Plantaginales,
Famiglia Plantaginaceae,
Genere Picrorhiza,
Specie P. kurroa.
Sono sinonimi i termini:
– Picrorhiza lindleyana Steud.;
– Valeriana lindleyana Wall.;
– Veronica lindleyana Wall..

Etimologia –
Il termine Picrorhiza deriva dalle due parole grecehe pikrós ‘amaro’ e ῥίζα «radice», in latino –rhiza.
L’epiteto specifico kurroa è di orgine incerta e molto probabilmente legato al nome vernacolare della pianta.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Picrorhiza kurroa è una pianta originaria della regione himalayana, presente in un areale che va dal Kashmir al Sikkim e in Nepal, ad un’altitudine compresa tra 3500 e 4800 m. s.l.m..
Il suo habitat è quello in prossimità di sorgenti su rocce umide, dal limite del bosco agli ambienti di alta montagna dove predilige pendii umidi, relativamente meno esposti, esposti a nord-ovest.
Esistono due varietà di cui la varietà a foglia stretta si trova generalmente nella regione più elevata vicino a sorgenti, burroni rocciosi, pendii ripidi e su massi; la varietà a foglia larga si trova ad altitudini relativamente più basse sotto arbusti con condizioni umide e alto contenuto di humus.

Descrizione –
La Picrorhiza kurroa è una piccola erba perenne che si forma da rizomi legnosi lunghi 15-25 cm, articolati e zigzaganti, di colore bruno-grigiastri, cilindrici, irregolarmente curvi con ramificazione e radicazione ai nodi.
Le foglie sono lunghe 5–15 cm, quasi tutte alla base, spesso appassite; sono grossolanamente dentate, ristrette a un picciolo alato.
I fiori sono piccoli, di colore azzurro pallido o violaceo, portati in spighe cilindriche, su steli eretti quasi spogli; i fiori sono di circa 8 mm, con 5 lobi al centro e con stami molto più lunghi.
L’antesi è tra giugno ed agosto.
I frutti sono delle capsule sferiche bicellulari, striscianti, eretti alla fioritura, frondosi e leggermente pelosi, lunghe 1,3 cm.
I semi sono numerosi e di colore bianco.

Coltivazione –
La Katuka è una pianta che cresce bene in climi freschi e umidi. Predilige in terreno argilloso sabbioso ma che sia poroso per facilitare la diffusione orizzontale dei rizomi sottostanti, che producono germogli aerei dai nodi.
La pianta preferisce luoghi sufficientemente umidi e ombreggiati.
È una pianta di alta quota che manifesta comunque una forte mortalità durante piogge prolungate e intense.
La pianta può essere propagata tramite piantine da seme ma può anche essere propagata sia tramite rizomi che stoloni.
I semi possono essere raccolti in agosto-settembre per l’allevamento in vivaio. La vitalità dei semi è superiore al 60% per un periodo di circa sei mesi.
I letti del vivaio vengono piantati utilizzando rizomi e stoloni nel periodo di ottobre-novembre.
Il ceppo può essere allevato in sacchetti di plastica, vassoi di polistirolo o aiuole.
Tuttavia, i letti interrati dovrebbero essere preparati nel vivaio per conservare l’umidità durante il periodo di carenza d’acqua.
Ogni frammento di rizoma deve avere da due a tre nodi intatti per un migliore insediamento nel campo e sono adatti anche alla moltiplicazione in condizioni di coltivazione controllate con o senza trattamento ormonale.
I semi possono anche essere piantati in bancali o sacchetti di plastica per la germinazione. I semi non mostrano alcuna dormienza e germinano senza alcun pretrattamento.
Tuttavia, i semi trattati con 100 PPM e 200 PPM di GA3 (acido gibberellico) per 24 ore hanno rispettivamente un tasso di sopravvivenza del 95% e del 90%.
Quando la superficie del suolo è ricoperta di muschio, la percentuale di germinazione è massimizzata.
Per la coltivazione si consigliano circa 165.000 piantine per ettaro, il che significa che sono necessari 1-1,5 kg di semi per ettaro di terreno.
È stato riscontrato che i rizomi piantati a una distanza di 30 cm × 20 cm danno i migliori risultati in termini di resa.
Per la coltivazione il terreno va preparato con un dissodamento, reso friabile e poroso mediante ripetute arature in modo da facilitare lo spargimento orizzontale dei rizomi sottostanti.
Il campo viene lasciato aperto per una settimana per la solarizzazione. A questo si aggiunge del letame o lettiere di sottobosco ben decomposti che vanno mescolati al terreno in ragione di 6 tonnellate/ettaro almeno 15 giorni prima del trapianto.
Per un trapianto ottimale sono necessarie circa 110.000 piante ed il trapianto va effettuato ad una distanza di 20 cm × 30 o 30 cm × 30 cm. Se le pratiche agronomiche sono svolte correttamente, la densità delle piante può aumentare fino a 300.000 dopo la prima stagione di crescita.
La Picrorhiza kurroa è una pianta che si avvantaggia della conosciazione.
Per esempio si può attuare la consociazione con Foeniculum vulgare, patata e Digitalis purpurea con un discreto successo, poiché queste piante forniscono il microclima per una migliore crescita, cioè trattengono l’umidità più a lungo e forniscono ombra per una migliore crescita di P. kurroa .
Tuttavia, la consociazione con la patata necessita di cure particolari al momento della raccolta delle patate, poiché le piante possono essere sradicate durante il processo.
Dopo la raccolta della patata, è necessaria la zappatura seguita dalla rincalzatura del terreno alla base della pianta.
In consociazione con F. vulgare e D. purpurea, queste due specie vengono piantate ad una distanza di circa 60 cm, e talee di stoloni di specie Picrorhiza vengono trapiantate ad una distanza di 30 cm × 30 cm tra queste piante.
Per integrare i componenti fertilizzanti si può utilizzare urea che dovrebbe essere somministrata a una concentrazione dell’1,5% nel periodo di luglio e agosto per soddisfare le esigenze delle piante.
In caso di forti piogge, i terreni dovrebbero essere drenati scavando canali attraverso i campi.
Si ricorda che i campi di coltivazione devono essere irrigati a giorni alterni durante l’estate e secondo necessità durante l’inverno. I campi devono essere sempre mantenuti sufficientemente umidi.
Per le infestanti viene praticato il diserbo manuale che deve avvenire frequentemente ad un intervallo di cinque-sette giorni durante la prima stagione di crescita. Nelle fasi successive, si consiglia il diserbo insieme alla zappatura ad intervalli di un mese.
Tra le malattie si riporta che a quote più basse (1800-2500 m), le piante vengono infettate dall’oidio durante il periodo di crescita iniziale (marzo-maggio), che può essere controllato spruzzando Topsin-M (tiofinato di metile 0,1%) circa 15-20 giorni dopo l’inizio, seguito da un’altra irrorazione dopo 15 giorni. L’oidio compare anche dopo un eccesso di letame.
Al momento della fioritura e della formazione dei semi, l’irrorazione di insetticida (ecalux, 0,5%) due volte a intervalli di 10 giorni previene la perdita di semi a causa di insetti e afidi.
Nella fascia media, generalmente, non vi è invece incidenza di malattie di vario tipo ma esiste la possibilità di mortalità a causa delle forti piogge durante la stagione delle piogge.
Per quanto riguarda la raccolta la Picrorhiza kurroa ha un ciclo di vita di tre anni.
Dopo il completamento della fioritura, la fruttificazione inizia ad agosto e continua fino a settembre. La pianta ha bisogno di un anno per la completa maturazione del seme.
Le radici e i rizomi vengono raccolti manualmente a settembre, quando i germogli o le parti aeree iniziano ad appassire e seccare.
Le piante allevate per talea maturano quasi un anno prima di quelle allevate dalle piantine.
Tuttavia, per ottenere contenuti attivi più elevati, le piante devono essere raccolte prima che avvenga la fioritura.
Le radici e i rizomi devono essere essiccati all’ombra e, dopo un’adeguata essiccazione, il materiale deve essere imballato in sacchi di iuta foderati di polietilene per garantire la protezione dall’umidità.
Per quanto riguarda le rese viene riportato che la pianta produca circa 11 quintali/ettaro di radici secche e rizomi al terzo anno, quando la coltura viene allevata tramite rizomi; tuttavia, 10-11 quintali/ettaro di peso secco di radici e rizomi si ottengono in tempi minori quando la pianta viene propagata mediante stoloni.
La resa si riduce a circa 6 quintali/ettaro quando si utilizzano semi come materiale di propagazione. La resa aumenta proporzionalmente con l’elevazione.
Il costo della coltivazione è elevato a causa degli elevati costi di manutenzione a quote più elevate.

Usi e Tradizioni –
La Picrorhiza kurroa è uno dei principali prodotti forestali non legnosi che generano reddito nelle regioni dell’Himalaya nepalese. È una delle piante medicinali più antiche commerciate nella zona di Karnali. Conosciuta come kutki o कुटकी in nepalese, è un’erba perenne ed è usata come sostituto della genziana indiana (Gentiana kurroo).
Questa pianta si trova lontano dalle comunità abitate che impiegano ore o giorni per raggiungere a piedi il suo habitat di crescita naturale.
Questa pianta è un’erba ben nota nel sistema medico ayurvedico ed è stata tradizionalmente utilizzata per trattare i disturbi del fegato e delle vie respiratorie superiori, ridurre la febbre e trattare la dispepsia, la diarrea cronica e la puntura di scorpione.
I costituenti attivi si ottengono dalla radice e dai rizomi. La pianta è auto-rigenerante, ma la raccolta eccessiva non regolamentata l’ha portata quasi all’estinzione.
La ricerca attuale su Picrorhiza kurroa si è concentrata sulla sua attività epatoprotettiva, anticolestatica, antiossidante e immunomodulante.
Tra gli usi terapeutici si annovera i seguenti: antipiretico, antielmintico, carminativo, stomachico, epatoprotettore, antimalarico e lassativo a piccole dosi ma catartico a grandi dosi.
La pianta contribuisce a migliorare l’appetito e a stimolare le secrezioni gastriche.
È utile per l’asma, il raffreddore e la tosse e viene somministrata anche nei disturbi del fegato, nell’anemia e nell’ittero.
Tra i costituenti chimici contenuti nel rizoma si hanno: un glucoside resinoso marrone amaro, che contiene due glicosidi iridoidi C-9, picroside I e kutakoside, la picrorizina, e un glicone, la picrorizetina. La radice contiene il principio amaro kutkin, un prodotto non amaro kurrin, acido vanillico e kutkoli in quantità variabili.
Per quanto riguarda lo stato di conservazione di questa pianta, nel 1997 è stata elencata nell’appendice II della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES). Questo elenco è risultato, in ultima analisi, da una richiesta del governo indiano. Il motivo principale per l’inserimento nell’elenco è stato citato nello sfruttamento eccessivo delle specie selvatiche per uso medicinale. La specie non è ampiamente coltivata, anche se questo aspetto è stato discusso come un potenziale modo per preservare i popolamenti selvatici, soprattutto da quando il Dunagiri Foundation Trust, dal 2014, ha creato, implementato e impiegato con successo protocolli per produrla in modo etico e biologico di qualità da esportazione “Dunagiri Certified”.

Modalità di Preparazione –
La Picrorhiza kurroa è una pianta utilizzata allo stato naturale o tramite coltivazione e di cui si prelevano le radici e i rizomi che vengono raccolti manualmente a settembre, quando i germogli o le parti aeree iniziano ad appassire e seccare.
È un’erba nota da tempo nel sistema medico ayurvedico dove è stata tradizionalmente utilizzata per trattare i disturbi del fegato e delle vie respiratorie superiori, ridurre la febbre e trattare la dispepsia, la diarrea cronica e la puntura di scorpione.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Foto – fonte: https://scbb.ihbt.res.in/

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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