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Anthriscus sylvestris

Anthriscus sylvestris

Il Cerfoglio selvatico o Cerfoglio dei prati (Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm., 1814) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Apiaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantæ, Sottoregno Tracheobionta, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Rosidae, Ordine Apiales, Famiglia Apiaceae, Sottofamiglia Apioideae, Tribù Scandiceae, Sottotribù Scandicinae e quindi al Genere Anthriscus ed alla Specie A. sylvestris.
È basionimo il termine:
– Chaerophyllum sylvestre L.;
Sono sinonimi i termini:
– Cerefolium sylvaticum Besser;
– Chaerophyllum sylvaticum L..
Inoltre sono riconosciute le seguenti sottospecie:
– Anthriscus sylvestris subsp. sylvestris (L.) Hoffm., 1814;
– Anthriscus sylvestris subsp. mollis (Boiss. & Reut.) Maire, 1940.

Etimologia –
Il termine Anthriscus proviene da anthryscum, una pianta selvatica citata da Plinio (dal greco ἄνθρυσκον ánthryskon antrisco, cerfoglio).
L’epiteto specifico sylvestris viene da sylva selva, bosco (forma latina meno corretta per silva): piante che crescono nei boschi, nei luoghi selvosi.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il cerfoglio selvatico è una specie con vasta distribuzione eurasiatico-temperata.
In Italia è presente in tutte le regioni dell’area continentale salvo che in Puglia e forse in Umbria, inoltre è più frequente in montagna.
Il suo habitat è quello dei prati pingui da sfalcio e lungo i margini boschivi su terreni argillosi abbastanza profondi e freschi con una distribuzione tra 0 e 2000 m. s.l.m..

Descrizione –
Il Cerfoglio selvatico è una pianta erbacea con dimensioni tra 50 e 150 cm.
Presenta una radice fittonante con anelli trasversali.
Il fusto è eretto cilindrico, ramoso, cavo, striato alla base, con peli riflessi.
Le foglie sono 2-3 pennatosette a contorno triangolare (1-2 x 2-3 dm) con elementi profondamente dentati, i basali asimmetrici; foglie cauline ridotte.
I fiori sono attinomorfi dialipetali di piccole dimensioni (3-4 mm), a cinque elementi, petali bianchi, ovario infero bi carpellare, riuniti in infiorescenze.
L’infiorescenza è ad ombrella di ombrelle a 8-15 raggi (4-7 cm), involucro a 5 elementi in parte caduchi.
L’antesi è tra maggio e giugno.
I frutti sono schizocarpi che si dividono in due acheni fusiformi verde scuro-bruni, con finissime protuberanze; stilopodio presente.

Coltivazione –
Il Cerfoglio selvatico è una specie sinantropa, nitrofila comune nei prati fertili antropizzati, nelle zone ruderali, margine dei boschi, incolti, boscaglie e siepi. Si comporta anche da emicriptofita bienne.
Può comunque essere coltivata partendo dai semi scegliendo ovviamente terreni argillosi abbastanza profondi e freschi.

Usi e Tradizioni –
Il Cerfoglio selvatico, conosciuto anche con i nomi di Mirride salvatica e Antrisco silvestre, può essere confuso con altre specie tra cui:
– Chaerophyllum temulum L. – Anacio che si distingue per il fusto che presenta alla base macule color porpora e frutto di 5-7 mm, senza rostri e costolature;
– Anthriscus cerefolium (L.) Hoffmn. – Cerfoglio pianta avventizia o coltivata, di dimensioni minori, con ombrelle da 1 a 5 raggi densamente pubescenti, involucro nullo ed ombrellette con bratteole da 1-4, lanceolate. Fiori con petali bianchi di 1 mm;
– Conium maculatum L. – Cicuta maggiore pianta glauca ramosa, di odore sgradevole con radice biancastra, fusti robusti, cavi, molto ramosi, ricoperti di chiazze violacee, ombrelle numerose da 10 a 20 raggi ed involucro di 2-4 brattee, bordate di bianco. Fiori bianchi a 5 petali uguali. Pianta velenosa.
Il Cerfoglio selvatico è una pianta mellifera e di scarso valore nutrizionale per il foraggio. Ha, inoltre, proprietà toniche ma facilmente confondibile con le cicute per cui si consiglia, soprattutto per i meno esperti, di non raccoglierla.
Inoltre è una fonte industriale di deossi podofillotossina, un composto abbastanza velenoso.

Modalità di Preparazione –
La pianta oltre ad aver proprietà toniche, le foglie e le radici possono essere usate in cucina; pur tuttavia viste le considerazioni di cui prima e per il fatto che secondo alcuni autori tutta la pianta è da considerare velenosa o almeno sospetta, si consiglia di non raccoglierla.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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