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Corchorus olitorius

Corchorus olitorius

Il Molokhia o Malva da iuta (Corchorus olitorius L.) è una specie arbustiva appartenente alla famiglia delle Malvaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Sottoclasse Dilleniidae, Ordine Malvales, Famiglia Malvaceae e quindi al Genere Corchorus ed alla Specie C. olitorius.
Sono sinonimi i termini:
– Corchorus catharticus Blanco;
– Corchorus decemangularis Roxb. ex G. Don;
– Corchorus longicarpus G. Don;
– Corchorus malchairii De Wild.;
– Corchorus quinquelocularis Moench.

Etimologia –
Il termine Corchorus proviene dal greco κoρέω koréo scopare, spazzare, nettare e, per estensione, purgare.
L’epiteto specifico olitorius è in riferimento e pertinenza agli ortolani, da ŏlĭtor (o hŏlĭtŏr) ortolano, erbivendolo: epiteto attribuito a piante spesso coltivate e destinate all’alimentazione.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Molokhia è una pianta la cui orgine è controversa. Non è chiaro infatti se sia originario dell’Africa o dell’Asia.
Secondo alcuni autori proviene dall’area indo-birmana o dall’India, insieme a diverse altre specie correlate. Altri autori ritengono che, siccome esiste una maggiore variazione genetica in Africa e un numero maggiore di specie selvatiche nel genere Corchorus, è più prpbabile che sia questo il sito di origine.
Comunque sia è una specie la cui coltivazione si perde nella notte dei tempi in entrambi i continenti e probabilmente cresce, selvaggia o come coltura, in ogni paese dell’Africa tropicale.

Descrizione –
Il Corchorus olitorius è una pianta erbacea eretta, con una intensa ramificazione, che si sviluppa intorno a 1,5 m di altezza ma che, se coltivato per la produzione di fibre, può raggiungere altezze fino a 4 m.
Dalla radice fittonante si genera uno stelo robusto e senza peli, di colorazione verde, con una leggera sfumatura rosso-brunastra, che può assumere una consistenza legnosa a livello del suolo.
Le foglie sono acute, seghettate ed alterne, lunghe da 6 a 10 cm e larghe da 2 a 4 cm.
I fiori sono portati dalla pianta, in forma solitaria o in cime con due fiori, opposti alla foglia, all’estremità di un gambo corto; questi sono formati da 5 sepali e 5 petali di colore giallo intenso.
Il frutto è fusiforme, deiscente e diviso in 5 sezioni trasversali attraverso; misura da 2 a 8 cm di lunghezza e i colori variano dal grigio-blu al verde o al marrone-nero. Ogni camera contiene da 25 a 40 semi, che possono arrivare a 125 a 200 semi per frutto.

Coltivazione –
Il Corchorus olitorius è una coltura annuale. La pianta cresce bene nelle zone pianeggiante dei tropici, con capacità di adattarsi dalle zone temperate calde del deserto tropicale alle zone delle foreste umide.
Questa pianta può crescere con andamenti pluviometrici da 400 e 4290 mm (ottimale 1000 mm all’anno).
Alcune cultivar sono sensibili al ristagno idrico, soprattutto quando sono giovani. Per quanto riguarda l’andamento termico, quello ottimale è tra 16,8 e 27,5 °C.
La pianta predilige un terreno alluvionale fertile, con pH da 4,5 a 8,2, ricco di humus e ben drenato, ma cresce bene anche in condizioni di terreno non ottimali.
Prima della semina, il terreno deve essere preparato con cura con un’aratura e la semina deve essere effettuata nella stagione delle piogge.
Per una ottimale germinazione i semi devono essere pre-immersi 24 ore prima della semina per dieci secondi in acqua calda (circa 93 ° C) in modo da superare la dormienza. Il substrato di semina ottimale deve essere costituito da sabbia miscelata con i piccoli semi ed in condizioni di buon mantenimento dell’umidità la germinazione avviene due o tre giorni dopo la semina.
In alcuni sistemi di coltivazione, le piantine vengono trapiantate quando hanno un’altezza di 10 cm, in file con una distanza di 20-50 cm. Quando la pianta raggiunge un’altezza di 8–25 cm, vengono effettuate delle erpicature anche per eliminare le erbe infestanti.
La tecnica di coltivazione prevede poi, come concimazione, l’apporto di letame bovino, cenere di legno o giacinto d’acqua marcio (Eichhornia crassipes) o sue ceneri che sono usati come fertilizzante organico.
La resa della coltura risponde più alla disponibilità di acqua e alla presenza di sostanza organica che all’elevato contenuto di elementi minerali .
È una pianta, inoltre, che può essere coltivata in vaso dove può raggiungere 1,5 m di altezza.

Usi e Tradizioni –
Il Corchorus olitorius, noto come Molokhia, spinacio del faraone, malva degli Ebrei e con altri nomi legati anche alle lingue e tradizioni locali ha un utilizzo e coltivazioni molto antiche.
Le foglie e i giovani frutti sono usati come verdura, le foglie essiccate sono usate per il tè e come addensante per zuppa, e i semi sono commestibili.
Le foglie vengono considerate in Egitto al pari dei comuni spinaci; sono ottime da giovani anche crude o se più grandi cotte; queste contengono mucillagini e un alto contenuto di proteine. Oltre alle proteine sono presenti, grassi, carboidrati, fibre, ceneri, calcio, potassio, ferro, sodio, fosforo, beta-carotene, tiamina, riboflavina, niacina e acido ascorbico.
Nella medicina popolare le foglie sono usate come possibile rimedio nel trattamento della cistite, della gonorrea e della disuria.
È stato riferito che il consumo delle foglie è demulcente, deobstruente, diuretico, lattagogo, purgativo e tonico. Vengono anche utilizzate come rimedio popolare per dolori, dissenteria, enterite, febbre, dolori pettorali e tumori.
Gli ayurvedici usano le foglie per ascite, dolori vari e tumori. Altrove le foglie sono usate per cistite, disuria, febbre e gonorrea. Si dice che l’infusione fredda ripristini l’appetito e la forza. Può agire come antinfiammatorio, ha proprietà gastroprotettive e può essere usato come agente antifertilità.
Gli steli sono tra le fibre vegetali principali nella composizione della iuta. Si può ottenere anche carta e alti materiali utili.
La iuta viene prodotta soprattutto in India, Bangladesh e altri paesi asiatici; questa viene ottenuta dalle fibre della corteccia di Corchorus capsularis e Corchorus olitorius, anche se la fibra di C. olitorius è di qualità inferiore. Le fibre hanno una lunghezza fino a 3 metri e con un diametro di 2,4 µm.
Il procedimento prevede il taglio del gambo della pianta che viene quindi lavorato fine ad ottenere delle sottili fibre ben separate dal materiale legnoso indesiderato. Successivamente le fibre vengono polimerizzate ed essiccate.
I tessuti che si ottengono da questa juta, sono filati e spaghi, sacchi, stoffe per tappeti e altri tessuti misti. Inoltre queste fibre possono essere utilizzate come materia prima per corde.
In Africa e Medio Oriente la coltivazione viene effettuata soprattutto a fini alimentari mentre la fibra è considerata di scarsa importanza.
La coltivazione per scopi alimentari viene effettuata soprattutto in Siria, Libano, Palestina ed Egitto, dove il uso culinario risale almeno agli antichi egizi. È un importante ortaggio, per l’uso delle sue foglie, in Costa d’Avorio, Benin, Nigeria, Ghana, Camerun, Sudan, Uganda, Kenya e Zimbabwe. Inoltre è coltivato e mangiato nei Caraibi e in Brasile, in Medio Oriente e in India, Bangladesh, Giappone e Cina. In Nigeria le foglie vengono bollite per formare una salsa appiccicosa e mucillaginosa che viene servita con palline di manioca che altrimenti risulterebbero piuttosto secche.

Modalità di Preparazione –
Molokhia è una pianta come base per molti piatti tipici di vari Paesi.
Il piatto siriano, tunisino, giordano, palestinese ed egiziano, fatto con foglie di C. olitorius, viene chiamato Mulukhiyah. Il Malukhiyah è largamente consumato in Egitto e alcuni lo considerano un piatto tipico egiziano. Tali foglie rappresentano un cibo di base per gli egiziani fin dai tempi dei faraoni.
Le foglie di Corchorus sono consumate nelle cucine di svariati paesi. Il Corchorus olitorius è usato principalmente in piatti del sud-est asiatico, Medio Oriente, Nord Africa e Africa occidentale; il Corchorus capsularis è invece consumato in Giappone e in Cina. Quando cotto, ha una consistenza mucillaginosa, quasi viscida, simile al gombo. I semi sono usati come condimento e dalle foglie si ricavano tisane.
Nella cucina nigeriana, specialmente tra gli Yoruba, è comunemente usato in uno stufato noto come ewedu, un condimento per altri alimenti a base di amido come l’amalaor aggiunto con gbegiri, una zuppa locale di nigeria. Nel nord della Nigeria è conosciuto come Ayoyo. Lo usano per cucinare una salsa chiamata Miyan Ayoyo, che viene comunemente servita con Tuwon Masara o Tuwon Allebo.
In Ghana, è per lo più mangiato dalla gente del Nord e si chiama ayoyo. Viene consumato principalmente con Tuozaafi (cibo preparato con farina di mais).
Le foglie di questo ortaggio vengono anche consumate tra il popolo Luhya del Kenya occidentale, dove è comunemente noto come mrenda o murere. Viene mangiato con cibi amidacei come gli ugali, un alimento base per la maggior parte delle comunità in Kenya.
Nel nord del Sudan è chiamato khudra, che significa “verde” in arabo sudanese. Il popolo Songhai del Mali lo chiama fakohoy.
In India, è conosciuto localmente come nalta sag. È un alimento preferito durante i mesi estivi, specialmente a Sambalpur e nella parte occidentale delliOdisha. Di solito viene mangiato insieme a riso o pappa di riso.
Nelle Filippine il Corchorus olitorius è noto come saluyot. È comunemente consumato come una verdura a foglia insieme a germogli di bambù. Nella cucina thailandese, le foglie del Corchorus olitorius (localmente conosciute come bai po; in Thai: ใบ ปอ) vengono sbollentate, insieme al riso congee. Il sapore ricorda quello degli spinaci e del samphire.
In Sierra Leone è conosciuto come krain krain (o crain crain) ed è cotto come stufato. Lo stufato viene solitamente consumato con riso o foofoo (un cibo tradizionale a base di manioca).

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.



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