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Scasso

Scasso

Con il termine di scasso, in agronomia, si intende una lavorazione profonda, analoga al dissodamento, che si esegue tra 80 e fino ad un massimo di 150 cm prima dell’impianto di un arboreto. In generale la profondità di lavorazione dipende soprattutto dalla tessitura: per evitare l’eventuale formazione di una suola di lavorazione relativamente superficiale, la profondità viene aumentata nei terreni limosi e argillosi.
A differenza del dissodamento che è una lavorazione unica, lo scasso si può eseguire su uno stesso terreno alla fine della vita produttiva di un arboreto, prima dell’impianto di quello nuovo.
L’obiettivo dello scasso è quello di creare condizioni di sofficità tali da garantire una più agevole espansione ed approfondimento dell’apparato radicale delle specie arboree.
Lo scasso viene effettuata con l’ausilio di trattrice agricole gommate o cingolata di grande potenza ed aderenza.
Lo scasso determina un’inversione del profilo del terreno. Offre inoltre il vantaggio di avere una momentanea azione di eliminazione delle piante infestanti e può essere sfruttato per l’interramento dei concimi.
Gli svantaggi consistono nell’eventuale riporto di terreno sterile in superficie e, soprattutto, nei maggiori costi e nella rapida mineralizzazione della sostanza organica riportata in superficie dagli strati sottostanti.
Per via dell’elevata grandezza delle zolle, a seguito della lavorazione di scasso, si richiedono lavorazioni complementari che in genere consistono in un’aratura di media profondità e una o due erpicature. La concimazione di fondo si può eseguire in corrispondenza dello scasso, ma è preferibile rimandarla all’aratura complementare in quanto concentra i concimi nello strato maggiormente interessato dalle radici (30-40 cm).
Lo scasso è un’operazione agronomica che ha l’obiettivo di eseguire operazioni preliminari quali: decespugliamento o disboscamento, spianamento della superficie, spietramento e prima delle lavorazioni complementari.

Per questo motivo il periodo migliore per l’esecuzione dello scasso è l’estate perché in questa stagione il terreno è allo stato coesivo e i rischi di danneggiamento della struttura, dovuti per lo più alla costipazione con mezzi particolarmente pesanti, sono minimi.
Una delle tecniche di scasso è quella a buche che si ottiene praticando delle buche larghe e profonde in corrispondenza dei punti in cui saranno messe a dimora le piante.
Questa operazione, che un tempo veniva eseguita manualmente e con attrezzi specifici, oggi si esegue meccanicamente con trivelle in grado di scavare buche di 80-100 cm di profondità. A differenza dello scasso totale (spesso chiamata rippatura) non interessa quindi l’intero terreno da impiantare salvaguardando maggiormente la microflora del suolo.
Altro tipo di scasso è quello a trincea, chiamato anche scasso a fosse, che si esegue praticando una fossa profonda lungo le direttrici dei filari.
Questa tecnica meno diffusa si esegue tracciando un fosso con un aratro assolcatore (munito di doppio versoio) o con un escavatore a cucchiaio ad una profondità di circa un metro e una larghezza di oltre un metro.
Lo scasso, denominato più specificatamente “ rippatura” si esegue invece con scarificatori pesanti, detti appunto ripper, in grado di raggiungere profondità rilevanti. Il ripper è un attrezzo composto da 1-4 organi discissori ed è portato da un trattore dotato di adeguata potenza e aderenza oppure da una macchina per movimento terra e a parità di profondità, la rippatura, richiede forze di trazione inferiori. Questo tipo di lavorazione non altera il profilo del terreno ma si limita a interrompere la sua continuità con una serie di tagli paralleli.
Per una maggiore efficacia della lavorazione è preferibile l’esecuzione di due passaggi in direzioni perpendicolari. Rispetto all’aratura ha lo svantaggio di non poter essere sfruttato per l’interramento di ammendanti e concimi e ha, inoltre, un effetto di eliminazione delle infestanti di minore entità. La lavorazione potrebbe essere seguita da una semplice erpicatura, ma si rivela necessaria anche una successiva aratura di media profondità allo scopo d’interrare i fertilizzanti apportati con la concimazione di fondo.




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