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Dossier Clorpirifos

Dossier Clorpirifos

Dopo il Dossier Glifosato, presentato in questo portale in data 13/05/2017, oggi presentiamo un Dossier su un altro principio attivo, in uso da parecchi anni anche in Italia ma quasi dimenticato dall’opinione pubblica. Eppure le conseguenze nefaste dei residui diretti sugli alimenti  ed indiretti sull’uomo e sull’ecosistema erano già stati resi noti negli anni ‘80.
Il Chlorpyrifos (CPS), in italiano Clorpirifos, è venduto con molti nomi di marca; è un pesticida appartenente alla categoria degli organofosforici che utilizzato per uccidere un numero di parassiti tra cui molti insetti . Viene utilizzato su colture, animali ed anche in ambito urbano. Fu introdotto nel 1965 dalla Dow Chemical Company. Agisce sul sistema nervoso degli insetti inibendo l’acetilcolinesterasi. Purtroppo il suo meccanismo di azione, ad alta tossicità, provoca oltre 10.000 decessi umani all’anno, nonostante il Clorpirifos è considerato moderatamente pericoloso per l’uomo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si, avete letto bene, moderatamente dannoso. Sta di fatto che il clorpirifos è usato in tutto il mondo per controllare gli insetti in ambienti agricoli, residenziali e commerciali.

 

Per ampiezza di informazione è bene conoscere i nomi commerciali dei pesticidi che contengono Clorpirifos. Il Clorpirifos etile è principio attivo dei prodotti Alisè WG, Dursban 75 WG, Pyrinex ME; il Clorpirifos metile è invece contenuto nei prodotti Etifos ME, Reldan 22. Va ricordato poi che la U.S. Environmental Protection Agency ne ha bandito l’uso domestico. Viene però ancora ampiamente utilizzato in agricoltura (come se i prodotti che ingeriamo, entrando nel nostro corpo non siano più pericolosi di quelli che ci circondano nell’ambiente) soprattutto sulle barbabietole, il frumento, il cotone, le arachidi e le verdure, così come per le mele e l’uva; si usa addirittura sui campi da golf ed anche su alcuni animali, tra cui tacchini e pecore. Inoltre viene utilizzato per il trattamento dei canili ed è un ingrediente comune nello shampoo per cani, nello spray e nei collari antipulci. Insomma per niente o nulla calcolata la salute di chi li distribuisce e di chi li subisce.
Tra tutte le conseguenze legate al suo uso, forse quella che avrebbe dovuto farlo bandire già da quando ciò è noto è che l’esposizione durante la gravidanza interferisce sullo sviluppo mentale dei bambini (si dei nostri figli).
L’esposizione al clorpirifos ha una tossicità acuta a dosi elevate; provoca effetti persistenti sulla salute a seguito di intossicazione acuta o da esposizione per lunghi periodi (anche a basse dosi). Allarmanti sono invece gli effetti sullo sviluppo che appaiono nei feti e nei bambini anche a dosi molto piccole.
Nell’Unione Europea, abbastanza di recente, sono stati stabiliti i nuovi limiti di residuo con il regolamento (Ue) 2016/60 del 19 gennaio 2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea L14 del 21 gennaio 2016. Il provvedimento prevede degli abbassamenti dei limiti massimi di residuo su alcuni agrumi, pomacee, pesche, uva da tavola, piccoli frutti e alcuni ortaggi. Ma di fatto può essere utilizzato senza altre prescrizione se non quelle sull’uso dei fitofarmaci di questa categoria.
Insomma, nonostante tutto quello che provoca nel mondo (documentato e confermato da lavori scientifici) viene impunemente usato.
Ma la cosa peggiore è come sia stato (e come viene ancora utilizzato) in molti Paesi. Con testimonianze (riportate anche in verbali delle Forse Pubbliche) di nuvole bianche di prodotto (poi verificato).
In molti Pesi dove il suo uso è massiccio (come la California), i ragazzi, dai 9 ai 20 anni, soffrono tutti di malattie respiratorie croniche, asma e difficoltà di concentrazione a scuola. In questo Paese (ed in altri) le proteste dei genitori avevano sortito qualche risultato. Sotto l’amministrazione Obama, l’agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente (EPA) aveva proposto il divieto di utilizzo del clorpirifos per l’agricoltura, dopo una lotta legale durata dieci anni e portata avanti da gruppi ambientalisti.
Adesso l’amministrazione Trump ha fatto un passo indietro, respingendo le accuse contro il pesticida e annullando il divieto di utilizzo. Di fatto, secondo le nuove norme l’EPA non dovrà riesaminare i rischi sanitari della sostanza per altri cinque anni, consentendone l’utilizzo. L’Europa, come già detto, ha invece legiferato solo in materia di residui in alcuni prodotti agricoli (ma il suo uso permane tal quale.
Anni di battaglie e di lotte per i diritti della salute sono stati annullati, quasi in tutto il mondo, sotto gli occhi incoscienti (cioè di uomini senza coscienza) di Politici ed alti burocrati di Governi e commissioni preposte.
Tutto ciò in barba ad un recente documento ufficiale dell’Agenzia Americana per la Protezione Ambientale, che ribadisce, senza ombra di dubbio, come questo pesticida determini ritardo mentale nei bambini esposti di età tra i 2 e i 3 anni, disturbi pervasivi dello sviluppo e deficit d’attenzione nei bambini più grandicelli e ridotto livello di intelligenza nei bambini in età scolare che sono stati esposti nel grembo materno.
La tossicologa Janette Sherman su CounterPunch già nel 1998 aveva presentato alla conferenza internazionale del Collegium Ramazzini le sue conclusioni nel documento dal titolo “Chlorpyrifos (Dursban) exposure and birth defects: report of 15 incidents, evaluation of 8 cases, theory of action, and medical and social aspects”. L’Istituto Ramazzini inviò il lavoro all’European Journal of Oncology per la pubblicazione, ma siccome riguardava difetti alla nascita e non il cancro, ricevette una ben misera attenzione. La Sherman, specialista di medicina interna e tossicologia e autrice di numerosi studi, sostiene come i danni neurologici causati da questo pesticida avvengano sia prima che dopo la nascita dei bambini e come siano pervasivi e altamente invalidanti.
Sempre in ordine alla necessità di riportare documenti ufficiali anche il dottor Alberto Mantovani (Istituto Superiore di Sanità) afferma come questo pesticida, possa “portare a perdita di memoria, depressione ed insonnia”. Egli afferma anche “Gli effetti sono particolarmente rilevanti quando ad essere esposti sono gruppi di popolazione maggiormente vulnerabili come le donne in gravidanza e di conseguenza il feto e i bambini; studi sperimentali mostrano come, in queste fasi, il clorpirifos possa interferire in maniera permanente con lo sviluppo neuro comportamentale”.
Diversi studi epidemiologici hanno poi trovato collegamenti tra il pesticida e un certo numero di disturbi. Tra questi quello condotto dall’Università della California Davis: le donne in gravidanza che vivevano vicino a campi e fattorie, in cui si utilizzava il clorpirifos, presentavano infatti un aumento del rischio di bambini con autismo. Ma non solo, come detto, bassi o moderati livelli di esposizione al clorpirifos durante la gravidanza sono stati anche legati ad un QI più basso e a problemi di memoria tra i neonati.
E sulle nostre tavole? Un esempio eclatante: nel 2013 gli elevati livelli di residui nell’olio extravergine di oliva diventano oggetto di una interrogazione al Parlamento europeo e a maggio la Regione Puglia sospende l’utilizzo del pesticidi sugli ulivi. A questo punto interviene il produttore, la Dow AgroSciences, che replica immediatamente con una nota affermando che, siccome la sostanza è autorizzata, non può sottostare a limitazioni. Tutti a tacere e tutto come prima.
Insomma tutto arcinoto ma scienza, ricerca e coscienza non riescono ad emergere. Secondo una recente notizie, che arriva dal  nuovo rapporto del Global2000, le aziende produttrici di glifosato starebbero infatti comprando il mondo scientifico. Sempre secondo Global2000, Monsanto potrebbe “aver distorto le prove scientifiche sugli effetti per la salute pubblica dell’erbicida, al fine di mantenere sul mercato questa controversa sostanza”.
Io credo che a questo punto bisogna fare una considerazione di ordine Etico, forse è giunto il momento di rivedere i ruoli decisionali della Politica e non basta più il Principio di Precauzione (così come previsto nell’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea). Bisogna comprendere che tali decisioni vanno demandate a commissioni, che ricoprano valori etici, e che vedano al loro interno Coscienze Libere e svincolate dai Grandi e nefasti interessi che avviliscono il nostro mondo. È utopia; al momento si ma dobbiamo iniziare a rivedere il ruolo delle Democrazie, prima che tutti i nostri figli non abbiano più capacità di intendere e di volere.

Guido Bissanti




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