Harpagophytum procumbens
Harpagophytum procumbens
L’ Artiglio del diavolo (Harpagophytum procumbens (Burch.) DC. ex Meisn., 1840) è una specie erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Pedaliacee.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al Dominio Eukaryota, Regno Plantae, Superdivisione Spermatophyta, Divisione Magnoliophyta, Classe Magnoliopsida, Ordine Scrophulariales, Famiglia Pedaliaceae e quindi al Genere Harpagophytum ed alla Specie H. procumbens.
Etimologia –
Il termine Harpagophytum proviene dal latino, dal latino harpăgo, harpagonis, cioè arpione, aripionare e dal greco phyton, cioè pianta. l’epiteto specifico procumbens deriva da procumbo sdraiarsi, cadere a terra: che striscia sul terreno, con riferimento alla forma della pianta. Infine il nome Artiglio del diavolo, usato di consueto, deriva dalla forma del suo frutto duro e spinoso che può attaccarsi al ventre degli animali che inavvertitamente li sfiorano provocandogli delle consistenti ferite.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’ Artiglio del diavolo è una specie originaria e presente nell’Africa del Sud, nelle aree di savana e del deserto Kalahari. La si ritrova frequentemente nell’altopiano sudafricano del Transvaal.
Descrizione –
L’ Harpagophytum procumbens è una specie erbacea caratterizzata da fiori di colore rosso-violetto. Possiede radici secondarie, organi di deposito del diametro di 6–20 cm, che possono raggiungere il peso di 600 grammi. I frutti possiedono degli uncini (da cui il nome della pianta) a cui animali e roditori possono rimanere impigliati e morire di fame.
Coltivazione –
L’artiglio del diavolo è una pianta officinale facile da coltivare. Nel nostro clima, deve essere tenuta al riparo dalle gelate notturne. La pianta non necessita di innaffiature che dovranno essere concesse solo in estate e solo in periodi particolarmente siccitosi. Predilige terreni sabbiosi e ben drenati. Si sviluppa molto velocemente e la coltivazione può iniziare con la semina nel periodo primaverile. Per la tecnica di coltivazione si può consultare la seguente scheda.
Usi e Tradizioni –
L’artiglio del diavolo è ampiamente usato nella medicina tradizionale africana. Le sue proprietà medicinali sembra siano state scoperte dalle varie popolazioni del sud dell’Africa che la usavano per trattare problemi digestivi, forme reumatiche, artriti e per ridurre la febbre.
Alle popolazioni africane i suoi effetti sono noti da secoli; le sue radici erano utilizzate da boscimani, ottentotti e bantu per curare le ferite e lenire i dolori articolari. Gli venivano inoltre attribuite proprietà digestive e terapeutiche per problemi gastrointestinali. In Europa queste qualità iniziarono a essere studiate solo nei primi del Novecento; fu dapprima usato come amaro tonico nei casi di indigestione e solo successivamente furono confermate le sue proprietà antinfiammatorie e analgesiche.
L’efficacia anti-reumatica e anti-infiammatoria degli Harpagosidi (che sono i principi attivi contenuti nella radice) può essere paragonata a quella degli antinfiammatori di sintesi. È coadiuvante per: artrite reumatoide, reumatismo infiammatorio, tendiniti, contusioni, dolori di schiena, sciatica, e simili. Molto efficace contro il torcicollo e altre infiammazioni muscolari.
La radice dell’artiglio del diavolo, di cui si usa l’estratto secco, favorisce anche l’eliminazione dell’acido urico e a questo titolo è efficace nel trattamento della gotta, specie se associato a preparati di frassino, che hanno una componente antinfiammatoria.
L’artiglio del diavolo è un antinfiammatorio che aiuterebbe a ridurre i gonfiori e i dolori. La sua assunzione, in pomata o compresse, viene per esempio proposta contro l’aterosclerosi, l’artrite, la gotta, i dolori muscolari, il mal di schiena, la tendinite, i dolori al petto, i fastidi gastrointestinali, il reflusso gastroesofageo, la febbre e le emicranie. Inoltre è stato utilizzato in caso di difficoltà durante il parto, problemi mestruali, reazioni allergiche, perdita dell’appetito e disturbi renali o alla vescica. Non risulta però che l’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) abbia approvato alcun claim che giustifichi gli usi proposti.
Nell’uso dei sui prodotti bisogna comunque agire dietro consulto medico in quanto l’artiglio del diavolo potrebbe ridurre la velocità di metabolizzazione di alcuni farmaci da parte del fegato (in particolare dei principi attivi che vengono modificati dal citocromo P450 2C9, dal citocromo P450 2C19 e dal citocromo P450 3A4) aumentandone l’effetto o gli effetti collaterali. Inoltre potrebbe aumentare l’effetto degli anticoagulanti (aumentando così il rischio di lividi ed emorragie) e quello degli antidiabetici (aumentando il rischio di ipoglicemia) e ridurre l’efficacia di alcuni farmaci utilizzati per ridurre l’acidità gastrica.
La sua assunzione per via orale è considerata sicura se non si superano i dosaggi raccomandati, almeno nel caso in cui viene portata avanti per non più di un anno. Tuttavia nell’8% circa dei casi il trattamento con artiglio del diavolo è stato associato a uno spiacevole effetto avverso: la diarrea. Inoltre la sua assunzione può scatenare nausea, vomito, dolori addominali, mal di testa, acufeni, problemi mestruali e variazioni della pressione sanguigna. Gli Harpagosidi, inoltre, possono essere controindicati in caso di ulcera peptica, calcoli biliari e problemi cardiovascolari. Non si hanno invece informazioni sufficienti sulla sua sicurezza in gravidanza e durante l’allattamento.
Modalità di Preparazione –
L’efficacia dell’artiglio del diavolo si ha a dosaggi giornalieri di estratto acquoso contenente 50-100 mg di Harpagosidi, per almeno quattro settimane.
Il decotto preparato con queste piante va consumato da due a quattro volte al giorno, ma solo dietro consulto medico.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.