Come si coltiva la Robinia
Come si coltiva la Robinia
La Robinia o Acacia (Robinia pseudoacacia L.) è una pianta della famiglia delle Fabaceae originaria della regione dei Monti Allegheny degli Stati Uniti centrorientali e naturalizzata in Europa e in altri continenti.
Questa pianta è tipica dei boschi mesofili misti di latifoglie. Introdotta in Europa, ha dato origine a ecotipi differenti in grado di colonizzare dagli ambienti fresco-umidi di clima oceanico a quelli caldo-aridi di clima mediterraneo.
La pianta fu introdotta a Parigi nei primi anni del XVII secolo e rimase una curiosità da giardino e da collezionisti fino all’ultimo ventennio dell’Ottocento, quando venne impiegata per consolidare gli argini franosi lungo le nuove ferrovie.
La Robinia ha fiori bianchi, molto profumati, che compaiono in maggio raccolti in numerosi racemi penduli lunghi fino a 25 cm. Il frutto è un legume nerastro, appiattito, lungo 5-10 cm, persistente sull’albero fino ad inverno inoltrato, con piccoli semi bruno scuri.
Coltivazione –
Per la coltivazione della Robinia bisogna tenere conto che è una pianta che, pur prediligendo i luoghi luminosi e caldi, si sviluppa bene anche nelle zone ombrose, costiere, anche con forti venti e a clima rigido.
Dal punto di vista pedologico ha bisogno di un suolo profondo e ben drenato. La messa a dimora si effettua scavando buche delle dimensioni doppie del vaso, dove viene venduta, facendo attenzione a non rovinare il pane di terra.
Per quanto riguarda il fabbisogno idrico, la pianta va irrigata solo nei periodi di prolungata siccità in quanto si accontenta delle piogge.
La concimazione va fatta all’impianto con concime organico e poi ogni 2-3 anni nel periodo autunno – inverno.
La propagazione è per seme, con disseminazione spontanea o mediante separazione dei polloni basali. I semi raccolti in autunno vanno seminati in primavera. I polloni prelevati dalla pianta madre vanno messi radicare in un miscuglio di sabbia e torba in parti uguali. A radicazione avvenuta le nuove piantine vanno allevate in contenitori singoli almeno per un 2 anni.
La Robinia è una pianta che, essendo a crescita veloce, per conferire armonia alla chioma o allevarla come fitto cespuglio va potata almeno ogni 2 anni.
In selvicoltura viene governata a ceduo, in quanto crea velocemente popolamenti stabili. Vista la sua velocissima diffusione a partire dal ‘900 c’è chi parla di pianta infestante, in alcune zone ha completamente sostituito le specie autoctone. L’apparato radicale con l’azione azoto – fissatrice svolge anche un’ azione di miglioramento del terreno e crea in genere un sottobosco molto denso.
Di contro, come accennato, spesso la robinia si comporta come specie invasiva. Un esempio in tal senso sono vaste aree della pianura Padana, dove spesso essa ha sostituito i pioppi e i salici autoctoni che crescevano lungo le rive dei fiumi. Come detto, i boschi di robinia impediscono la crescita al loro interno di molti tipi di flora e funghi del sottobosco, che crescerebbero invece in foreste costituite da altri alberi autoctoni come querce, faggi, castani ecc. Possono dunque comportare una diminuzione della biodiversità.
Usi –
La Robinia pseudoacacia è stata impiegata in passato per il consolidamento dei versanti, tanto che adesso è una specie diffusissima. Oltre a fornire ottimo legno da carbone e da costruzione, veniva impiegata per la divisione dei campi e lungo le rogge e le marcite.
Questa specie è stata impiegata per la protezione dei terreni franosi, lungo i terrapieni delle ferrovie e nelle scarpate instabili, a motivo della sua crescita veloce e del suo apparato radicale molto sviluppato, caratteristiche che le permettono di stabilizzare rapidamente i pendii evitando che franino.
Si usa il legname che è di colore giallo, ad anelli ben distinti, duro e pesante (Peso specifico 0,75). Per queste caratteristiche può efficacemente sostituire nell’uso i legni tropicali, con vantaggi per la bilancia commerciale; l’uso del legno di robinia al posto delle essenze esotiche consente inoltre di rallentare la deforestazione delle aree tropicali. Per questi motivi alcune regioni italiane hanno finanziato progetti di valorizzazione delle colture legnose di robinia, ottenendo contributi dall’Unione europea. Il legno viene usato per lavori di falegnameria pesante, per puntoni da miniera, per paleria (i tronchi lasciati in acqua per alcuni mesi in autunno e inverno acquisiscono una particolare tenacia), per mobili da esterno e per parquet. In Lombardia risulta essere la specie più tagliata nei boschi.
Il legno è, inoltre, un ottimo combustibile: è utilizzabile anche il legno non stagionato e la ramaglia (quest’ultima nei forni da pane).
I fiori sono commestibili. Nelle campagne del Veneto, nell’entroterra Savonese, della Toscana e di altre regioni, vengono infatti consumati fritti in pastella dolce e conferiscono alla frittella un profumo soave e un sapore particolarmente squisito. Tuttavia, il resto della pianta (fusti e foglie) contiene una sostanza tossica per l’uomo. La sua tossicità d’altra parte non è universale e alcuni animali se ne cibano. Le capre ne sono ghiotte e ne consumano in quantità senza alcuna conseguenza negativa.