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Galactites tomentosus

Galactites tomentosus

La scarlina (Galactites tomentosus Moench, 1794) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Ordine Asteridae,
Sottordine Asterales,
Famiglia Asteraceae,
Sottofamiglia Cichorioideae,
Tribù Cardueae,
Sottotribù Carduinae,
Genere Galactites,
Specie G. tomentosus.
Sono sinonimi i termini:
– Centaurea elegans All. (1785);
– Centaurea galactites L. (1753);
– Galactites elegans (All.) Soldano (1991);
– Galactites pumilus Porta (1892);
– Lupsia galactites (L.) Kuntze (1891).

Etimologia –
Il termine Galactites proviene dal greco γάλα, γάλακτος gála, gálaktos, latte, in riferimento al colore bianco della fitta peluria che ricopre fusto e foglie di specie di questo genere.
L’epiteto specifico tomentosus viene dal latino toméntum, peluria; cioè ricoperto da peluria.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Galactites tomentosus è una pianta distribuita in tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Grecia alla penisola iberica, al Marocco, a Madeira e alle Isole Canarie. La specie risulta naturalizzata anche in altri paesi dell’Europa, quali Gran Bretagna e Germania ed è stata introdotta nelle Azzorre.
Il suo habitat è quello dei luoghi soleggiati dove cresce solitamente sui terreni incolti o brulli, luoghi desolati, terreni ben drenati, pascoli e bordi stradali; nel suo areale è frequente dal livello del mare sino a 1300 m di altitudine.

Descrizione –
La Galactites tomentosus è una pianta erbacea annuale, molto spinosa, parzialmente ricoperta di tomento biancastro e alta fino a 1 m.
Presenta fusti eretti con ali spinose e generalmente ramificati distalmente.
Le foglie, che possono essere grandi, sono alterne, da pennatifide a pennatifide più o meno profondamente, tutte spinose, quelle basali corte picciolate e rosette e le restanti decorrenti, con nervature prominenti sulla pagina inferiore, spesso ampiamente variegate di bianco su detta nervatura, e con presenza di peluria bianca.
I capolini, terminali, spesso penduli o subpenduli, sono solitari o in infiorescenze corimbiformi, eventualmente sostenute da un peduncolo di 0,3-9 cm, striato longitudinalmente, tomentoso, bianco, privo di ali e con poche o nessuna foglia. Sono di forma ovoidale, a ragno, con brattee imbricate disposte in 5-7 serie, via via più grandi dall’esterno verso l’interno, con spina apicale giallastra di 1,5-5 mm e dorso a ragno, tranne quelle più interne, oblungo-lanceolata, glabra, inerme, con apice spaventoso e generalmente di colore bruno rosato. Il ricettacolo è piatto, alveolato e con pale ridotte a peli lisci e biancastri.
I fiori periferici sono sterili, da patenti a eretto-patenti, lunghi 20-35 mm (con la corolla praticamente della stessa lunghezza -10-18 mm del tubo), molto più grandi di quelli centrali, numerosi ed ermafroditi e non raggiungono i 20 mm di lunghezza, con tubo e corolla della stessa lunghezza.
La corolla è di colore rosa, lilla o biancastra (possono essere presenti 2 o più colori sullo stesso gambo), glabra, pentalobulata, con quelle dei fiori periferici normalmente di colore più intenso, mentre il tubo è di tono più chiaro.
I frutti sono cipsele compresse, di 3-5 mm, bruno giallastre, con coroncina emisferica e pappo di setole piumose, biancastre di 13 mm. La placca apicale, dal bordo prominente e liscio, presenta un nettario centrale prominente, più o meno pentagonale, ed il pappo è semplice, bianco, molto ricadente, con 1-3 file di peli piumosi disuguali saldati alla base ad anello.
Il periodo di fioritura va da aprile a luglio e i semi maturano da agosto a settembre.

Coltivazione –
La Galactites tomentosus è una pianta emicriptofita con ciclo biologico biennale.
L’impollinazione: avviene ad opera di insetti, quali farfalle diurne e notturne (lepidotteri, falene e coleotteri) e api. Si tratta dunque di un’impollinazione entomogama.
Questa pianta presenta un’ampia distribuzione in buona parte del bacino del Mediterraneo e risulta spesso molto frequente.
Dal punto di vista fitosociologico, la specie è considerata caratteristica dell’alleanza Echio plantaginei-Galactition tomentosae O. Bolòs & Molinier, 1969, che riunisce le comunità annuali sub-nitrofile presenti nei campi incolti, lungo i bordi delle strade e nelle aree dismesse.
Si associa spesso ad altre terofite nitrofile, quali Echium plantagineum, Bromus hordeaceus, Lolium rigidum, Plantago lanceolata, Plantago lagopus, Medicago rigidula, Lotus ornithopodioides, Sherardia arvensis, Melilotus elegans, Silene fuscata, ecc.
Questa pianta, se nelle regioni mediterranee viene spesso considerata una fastidiosa erba infestante, in alcune aree a clima temperato di Europa e Stati Uniti viene utilizzata come pianta ornamentale per il suo fogliame verde-argenteo e la ricca fioritura. Esiste anche una varietà “alba” caratterizzata da foglie variegate. In coltivazione la specie richiede terreni ben drenati ed esposizioni molto soleggiate.
La riproduzione avviene per seme.

Usi e Tradizioni –
La Galactites tomentosus è una pianta conosciuta con diversi nomi locali e vernacolari; tra questi riportiamo: Aprocchiu fimminedda, Cardunazzu, Cacucciulidda sarvaggia, Spina janca (Sicilia), Bardu angioninu, Cardu biancu, Cardu santu, Cardu de Signorus (Sardegna), Batticristi (Liguria), Scarlina (Italia), purple milk thistle (Gran Bretagna), Galactites cotonneux (Francia), Milchdistel (Germania).
Questa specie è stata descritta dal botanico tedesco Conrad Moench nel 1794. In realtà già nel 1785 la pianta era stata individuata da un altro autore, il botanico e medico torinese Carlo Allioni, e nominata Centaurea elegans All.
Per il criterio di priorità presente nel codice di nomenclatura botanica quest’ultimo nome, essendo anteriore a Galactites tomentosus, sarebbe quello più corretto ed è stata quindi proposta la nuova combinazione Galactites elegans. Tuttavia, poiché la specie è stata conosciuta per un lunghissimo periodo di tempo come Galactites tomentosus è stata proposta e accettata dalla comunità scientifica la conservazione di tale nome a scapito di Galactites elegans.
Viene considerata una pianta commestibile già da autori antichi, come Diodoro e Dioscoride. In particolare, vengono utilizzate l’infiorescenza giovane e il relativo scapo fiorale, che possono essere mangiati crudi come insalata, previa pulitura.
Le foglie e il fusto, sono utilizzate oltre che come insalate, anche nella produzione di conserve sott’olio o sott’aceto. Inoltre, la medicina popolare attribuisce alla specie proprietà astringenti, stimolanti, diuretiche, ipertensive e toniche. In alcune aree dell’Italia meridionale ed in particolare in Calabria, Sardegna e Sicilia, si produce un ottimo miele da questa specie.

Modalità di Preparazione –
La Galactites tomentosus è una pianta che può essere utilizzata come alimento.
Si possono utilizzare le giovani foglie (prelevate in aree con assenza di inquinamento) a cui aggiungere olio d’oliva, aglio (opzionale), sale e pepe q.b. e succo di limone (opzionale).
Le foglie si possono anche cuocere in una padella, scaldando un po’ d’olio d’oliva a fuoco medio, aggiungendo varie spezie, ecc., oppure cotte come una verdura.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/52/Galactites_tomentosus_20190511b.jpg
https://dryades.units.it/torlonia/index.php?procedure=taxon_page&id=5929&num=6088

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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