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Hyphaene petersiana

Hyphaene petersiana

La palma da ventaglio reale o palma makalani (Hyphaene petersiana Klotzsch ex Mart., 1845) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Arecaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Sottoclasse Arecidae,
Ordine Arecales,
Famiglia Arecaceae,
Sottofamiglia Coryphoideae,
Tribù Borasseae,
Sottotribù Hyphaeninae,
Genere Hyphaene,
Specie H. petersiana.
Sono sinonimi i termini:
– Chamaeriphes benguelensis (Welw. ex H.Wendl.) Kuntze;
– Chamaeriphes ventricosa (J.Kirk) Kuntze;
– Hyphaene aurantiaca Dammer;
– Hyphaene benguelensis Welw.;
– Hyphaene benguelensis Welw. ex H.Wendl.;
– Hyphaene benguelensis var. plagiocarpa (Dammer) Furtado;
– Hyphaene benguelensis var. ventricosa (J.Kirk) Furtado;
– Hyphaene bussei Dammer;
– Hyphaene goetzei Dammer;
– Hyphaene obovata Furtado;
– Hyphaene ovata Furtado;
– Hyphaene petersiana Klotzsch;
– Hyphaene plagiocarpa Dammer;
– Hyphaene ventricosa J.Kirk;
– Hyphaene ventricosa subsp. ambolandensis Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. anisopleura Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. aurantiaca (Dammer) Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. benguelensis (Welw. ex H.Wendl.) Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. bussei (Dammer) Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. goetzei (Dammer) Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. petersiana (Klotzsch ex Mart.) Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. plagiocarpa (Dammer) Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. russisiensis Becc.;
– Hyphaene ventricosa subsp. useguhensis Becc..

Etimologia –
Il ytermine Hyphaene proviene dal greco “ὑφαίνω” (hyphaino), cioè tessere, intrecciare, con probabile riferimento all’intreccio di fibre nella polpa del frutto.
L’epiteto specifico petersiana è in onore dell’esploratore e naturalista tedesco Wilhelm Peters (1815-1883).

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Hyphaene petersiana è una palma originaria dell’Africa centro-meridionale (Angola, Botswana, Burundi, Malawi, Mozambico, Namibia, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda, Sudafrica settentrionale, Tanzania, Zambia e Zimbabwe).
Il suo habitat è quello dei boschi aperti, delle pianure alluvionali, delle rive dei fiumi e dei margini di vasche e paludi. nell’Africa orientale si trova spesso nell’entroterra su terreni alcalini con una falda freatica alta, altrove è più comune lungo la costa.

Descrizione –
L’Hyphaene petersiana è una palma dioica alquanto variabile, solitaria, e solo occasionalmente cespitosa, sormontata da una corona a ventaglio di foglie molto grandi.
I fusti sono eretti, alti fino a circa 15 m di lunghezza e con 35 cm di diametro, a volte con un leggero rigonfiamento nella parte mediana, raramente ramificati, di colore grigio e fessurati verticalmente.
Le foglie sono costapalmate, lunghe 1,5-2 m e larghe circa 1,3 m, divise in 35-40 segmenti lineari-lanceolati con apice acuminato appena bifido, uniti alla base per meno di metà della loro lunghezza, di colore da grigioverde a verde bluastro.
Hanno un picciolo, lungo 1-1,5 m e largo circa 5 cm, ricoperto da minuscole scaglie brune e da una patina cerosa; questo è provvisto ai margini di robuste spine nerastre ricurve verso l’alto; le basi fogliari, fessurate longitudinalmente in corrispondenza del picciolo per una lunghezza di circa 20 cm, permangono a lungo sulla pianta formando un tipico intreccio incrociato.
Le infiorescenze maschili e femminili si trovano su individui diversi, crescendo tra le foglie (interfogliari), con ramificazioni di secondo ordine; le maschili arcuate, lunghe 1-2 m, con 10-13 rachille, lunghe fino a 40 cm, disposte a semicerchio all’apice delle ramificazioni primarie, e fiori disposti infossati sulle rachille in gruppi di 3, che si aprono in successione, con 6 stami; le infiorescenze femminili sono arcuate, poi pendenti in frutto, lunghe 1-1,2 m, con una, raramente 2-3, rachille all’apice delle ramificazioni primarie, lunghe fino a 35 cm, e fiori solitari, su un corto pedicello peloso, con gineceo tricarpellato.
I frutti, che solitamente si sviluppano da un solo carpello, sono di forma molto variabile anche nella stessa infruttescenza, ovoidi, obovoidi o globosi, di 5-7 cm di lunghezza e larghezza, di colore da bruno rossastro a bruno scuro, lucidi.
Le piante femminili producono frutti copiosi; su un albero si possono trovare fino a 2.000 frutti e la resa complessiva di circa quattro stagioni.
All’interno è presente un seme ovoide di 3-3,5 cm di lunghezza e larghezza.
La specie è simile a Hyphaene coriacea, che si trova nel sud-est. Si distingue però per la forma del frutto – rotondo anziché a pera – e per la forma del fusto, che sporge regolarmente sotto la chioma. La Borassus aethiopum ha una forma dello stelo comparabile.

Coltivazione –
L’Hyphaene petersiana è una palma a ventaglio sempreverde che è ampiamente utilizzato dalla popolazione locale come fonte di cibo e materiali per realizzare cesti e molti altri oggetti.
I prodotti ricavati dall’albero vengono spesso venduti nei mercati locali.
Per la coltivazione richiede almeno un clima subtropicale, preferendo climi caldi e secchi. Possono tollerare aree con precipitazioni elevate purché il terreno sia ben drenato.
Le piante coltivate sono molto resistenti alla siccità.
Tuttavia è una pianta rara al di fuori delle zone di origine, nonostante l’eleganza e bellezza del fogliame, specie negli esemplari con tonalità di blu più intenso. Di lenta crescita, è coltivabile nelle zone a clima tropicale, subtropicale e marginalmente temperato calde più miti, dove può sopportare temperature di poco inferiori a 0 °C, ma con una crescita ancora più lenta.
Questa palma richiede pieno sole, anche nelle fasi iniziali di crescita, e si adatta ad un’ampia varietà di suoli, anche poveri e salini, con preferenza per quelli profondi, drenanti e sabbiosi. In natura sopporta lunghi periodi di siccità, se può attingere alla falda acquifera sotterranea, in coltivazione va regolarmente irrigata nei climi caratterizzati da lunghe estati calde e secche per una crescita più veloce e un aspetto più rigoglioso.
Si riproduce generalmente per seme, solitamente posto direttamente a dimora, meno frequentemente in contenitori profondi almeno 50 cm, dato che l’ipocotile che si sviluppa dal seme, ed alla cui estremità vi è l’embrione da cui si originerà la pianta, si spinge fino a questa profondità o poco oltre; l’ipocotile è particolarmente fragile, quindi occorre molta attenzione durante la fase di germinazione. Anche il passaggio successivo dal contenitore alla piena terra va fatto con cautela e quando la pianta è sufficientemente cresciuta e ha prodotto un buon apparato radicale. Il substrato deve essere, preferibilmente, sabbioso, e va tenuto umido alla temperatura di 28-30 °C.
La percentuale di germinazione è generalmente bassa, e i tempi piuttosto lunghi, a meno di non pretrattare i semi, ripuliti dalla polpa, tenendoli in acqua, rinnovata giornalmente per una decina di giorni, per intaccarne il duro tegumento; i semi pretrattati germinano, nelle migliori condizioni di coltivazione, a partire da 4 mesi. In natura la germinazione è accelerata e facilitata dagli incendi, che spesso si sviluppano nelle savane, e dal passaggio nell’apparato digerente degli animali che se ne cibano.

Usi e Tradizioni –
L’Hyphaene petersiana è una palma conosciuta con vari nomi comuni; tra questi si riportano: African ivory nut palm, African wine palm, doum palm, ilala palm, makalani palm, makola palm, mokolwana palm, mulala palm, real fan palm, vegetable ivory palm (inglese); omulunga (Angola); mbare, mokola (Botswana); ka koma, ka puku (Malawi); eembale, ervare, hee, kakoma, lallo, murunga, ndunga, ngone, nombare, oluvale, omulunga, omurunga, ondunga, oshaale, oshivale, tjanni (Namibia); evare, noordelike lalapalm, omurungu, opregte waaierpalm (Sudafrica); hangwe, ilala, mlala, mulala, thati (Tanzania); ka pukupuku, lu bali (Zambia); ilala, kwangali, murara, muzira, ngumba (Zimbabwe).
È una pianta ampiamente diffusa in una vasta area dell’Africa centro-meridionale, riveste da sempre un importante ruolo nella vita delle popolazioni indigene. I fusti sono utilizzati nelle costruzioni, le foglie secche come copertura per le abitazioni e i piccioli nelle recinzioni. Dalle foglie giovani non ancora aperte con opportuno procedimento, vengono ricavate robuste fibre impiegate per fabbricare una moltitudine di oggetti artigianali di uso quotidiano, ma anche artistici, che è possibile reperire nei mercati locali; purtroppo una eccessiva e ripetuta raccolta delle foglie, come in alcune località avviene, porta a un progressivo deperimento della pianta fino alla morte.
Le piante sono utilizzate dall’uomo e dagli animali. Il taglio ripetuto del punto di crescita per ottenere la linfa per la produzione del vino di palma può eventualmente distruggere gli alberi. Il midollo dello stelo è commestibile. Sotto la buccia fibrosa esterna del frutto c’è un nucleo di endosperma bianco noto come avorio vegetale, inizialmente morbido e commestibile e contenente un liquido paragonabile al latte di cocco. Gli Ovambo chiamano il frutto della palma Makalani eendunga e lo usano per distillare l’ombike, il loro liquore tradizionale.
Dal punto di vista ecologico Cypsiurus parvus e Cichladusa ruficauda dipendono da questa specie per la loro riproduzione.
Inoltre per l’aumento della popolazione e conseguente maggiore richiesta sia delle foglie che della bevanda, la presenza della specie in natura si è significativamente ridotta, tanto da indurre le autorità locali a prendere provvedimenti per regolamentarne lo sfruttamento. Anche l’uso degli apici vegetativi (“cuori di palma”) e dei giovani germogli come ortaggi è scoraggiato e in alcuni paesi vietato.
Tra gli altri usi si riporta che il dado bianco duro viene utilizzato per intagliare bottoni e oggetti simili ed utilizzato per realizzare oggetti ornamentali.
Le foglie vengono utilizzate per tessere stuoie, cappelli, ventagli, ecc., e per realizzare cestini.
Le foglie vengono utilizzate per la paglia.
Dalla fibra della foglia si fanno corde. La fibra viene utilizzata anche per realizzare le corde degli strumenti musicali, mentre le foglie possono essere intrecciate per realizzare braccialetti molto fini.
I piccioli delle foglie vengono utilizzati per la costruzione di capanne, recinzioni.
I piccioli delle foglie e i gambi dei fiori vengono utilizzati come combustibile per cucinare.

Modalità di Preparazione –
Le piante di Hyphaene petersiana sono utilizzate dall’uomo e dagli animali.
La specie è la principale fonte di una bevanda a bassa gradazione alcolica molto apprezzata e richiesta in tutta l’area di origine, a volte distillata per una maggiore gradazione, ottenuta incidendo l’apice vegetativo, in genere di piante giovani, e raccogliendo la linfa che fuoriesce; l’operazione di incisione va ripetuta giornalmente per diverse settimane per mantenere costante il flusso fino a quando questo non si esaurisce, anche tale operazione comporta la morte della pianta.
La polpa dei frutti, di colore giallo-arancio e aromatica, è edule, energetica, ma molto fibrosa, viene consumata cruda o fermentata e distillata per ricavare una bevanda alcolica, anche l’endosperma immaturo, liquido, è edule, di gradevole sapore, mentre da quello maturo, particolarmente duro, si ricavano piccoli oggetti artigianali e artistici come avorio vegetale. Le foglie giovani e i frutti sono utilizzati come alimento per gli animali domestici, in particolare nei periodi di siccità quando scarseggiano altre fonti di cibo, ma rappresentano anche una importante risorsa alimentare per la fauna, in particolare babbuini ed elefanti, che contribuiscono alla dispersione dei semi.
Il frutto fibroso si mangia crudo. Sotto il guscio lucido si trova uno strato di carne dolce e poroso. La polpa può essere fatta fermentare per fare un vino.
La gemma apicale viene cotta e mangiata ma questo, di solito, porta alla morte dell’albero poiché raramente non è in grado di formare rami laterali.
Si mangiano anche i semi germinanti.
In campo medicinale la polpa del frutto viene utilizzata per curare il mal di stomaco e per liberare il corpo dai vermi intestinali.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/339865651/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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