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Typhonodorum lindleyanum

Typhonodorum lindleyanum

Il banano d’acqua (Typhonodorum lindleyanum Schott, 1857) è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Araceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Sottoclasse Arecidae,
Ordine Arales,
Famiglia Araceae,
Sottofamiglia Aroideae,
Tribù Peltandreae,
Genere Typhonodorum,
Specie T. lindleyanum.
Sono sinonimi i termini:
– Arodendron engleri Werth;
– Typhonodorum madagasariense Engl.;
– Typhonodorum madagascariense Engl..

Etimologia –
Il termine Typhonodorum è di provenienza incerta, in quanto non indicato dall’autore, tuttavia potrebbe derivare dal greco “typhon”, cioè vento violento e “doron”, cioè dono.
L’epiteto specifico è stato attribuito in onore del botanico inglese John Lindley (Old Catton, 8 febbraio 1799 – Turnham Green, 1º novembre 1865).

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Typhonodorum lindleyanum è una pianta originario delle isole Comore, del Madagascar, Mauritius e Tanzania.
Il suo habitat è vicino alle sponde dei torrenti fangosi o nelle paludi dove, di solito, si trova in popolamenti puri nei laghi e nelle paludi d’acqua dolce vicino al mare.

Descrizione –
Il Typhonodorum lindleyanum è una pianta erbacea acquatica sempreverde, rizomatosa.
È dotata di uno pseudo fusto, derivante dalla sovrapposizione delle basi dei piccioli, di colore bianco rosato striato e macchiato di porpora scuro; questo è alto fino a circa 3 m ed ha un diametro di 10-30 cm.
Le foglie sono di colore verde lucido, sagittate, pressoché erette, dall’apice acuminato e margini ondulati, lunghe fino a 120 cm e larghe fino a 80 cm, su piccioli lunghi 0,5-1 m.
L’infiorescenza è costituita da una spata lunga fino ad 80 cm, di forma tubolare alla base per circa un terzo della lunghezza, di colore giallo verdastra esternamente e bianco rosata internamente, e per la restante parte di colore giallo-crema, e da uno spadice lungo fino a circa 50 cm terminante con una appendice sterile di circa 20 cm. I fiori sono unisessuali protogini, con i fiori maschili distribuiti nella parte superiore e quelli femminili in quella inferiore, in corrispondenza della zona tubolare della spata, separati da una zona sterile; l’impollinazione è favorita da insetti attratti dall’odore di carne putrida emesso dallo spadice.
I frutti sono delle bacche globose di circa 4 cm di diametro di colore giallo a maturità.
All’interno è presente un solo seme compresso, tondeggiante, di circa 3 cm; lo sviluppo del seme, dal momento della fecondazione, non ha periodi di stasi germinando anche sulla stessa pianta fino a quando, già provvisto di foglie, cade in acqua dalla infruttescenza che nel frattempo si è incurvata verso il basso.

Coltivazione –
Il Typhonodorum lindleyanum è una pianta perenne, simile a un banano, che viene raccolta allo stato selvatico e utilizzata localmente, fornendo un alimento di dubbio valore oltre a medicinali e una fibra di buona qualità. La pianta viene talvolta coltivata come ornamentale.
Per la sua coltivazione preferisce una posizione soleggiata e terreni umidi o paludosi, anche in acque poco profonde.
È una pianta imponente e di grande effetto paesaggistico, adatta a giardini d’acqua di grandi dimensioni nelle zone a clima tropicale e subtropicale umido, da coltivare in pieno sole su suoli ricchi di sostanza organica con i rizomi coperti da uno strato d’acqua stagnante.
La pianta si riproduce per seme, da piantare immediatamente appena maturo coperto da qualche centimetro d’acqua.
Si può riprodurre anche per divisione del rizoma.

Usi e Tradizioni –
Il Typhonodorum lindleyanum è una pianta conosciuta con vari nomi comuni, quali: “giant aquatic arrowhead“, “giant arum”, “water banana” (inglese); ”oreilles d’éléphant” (francese); “banana-d’água”, “tifonodoro”, “bananeira-d’água” (porto- ghese); “malanga de pantano” (spagnolo); “aquatischer riesenaronstab” (tedesco).
Sia la polpa dei frutti che tutte le parti della pianta, contengono sostanze irritanti, in particolare ossalato di calcio, che può provocare reazioni allergiche; la pianta va maneggiata con cautela; i semi tostati, dopo ripetute bolliture, rinnovando l’acqua ogni volta, sono eduli e consumati localmente; anche i rizomi, con lo stesso processo di bollitura ripetuta, sono stati consumati in passato in periodi di carestia.
Tutte le parti della pianta secernono un succo irritante che provoca prurito.
Tra gli altri sui si riportano quelli agroforestali.
Le foglie vengono utilizzate come pacciame e dalle guaine fogliari si ricava una fibra che viene utilizzata per realizzare lenze pesanti. È molto semplice estrarre delicatamente i fili dopo aver rotto bruscamente la guaina, purché vengano estratti parallelamente all’asse. I fili così ottenuti sono dapprima di un giallo intenso, divenendo molto più chiari col lavaggio.
Una varietà della pianta che ha le guaine rossastre e nerastre dà fibre migliori della varietà che ha le guaine bianche.
Le foglie vengono utilizzate per la copertura in paglia.

Modalità di Preparazione –
Il Typhonodorum lindleyanum è una pianta tropicale e subtropicale che viene utilizzata sia per i materiali che se ne ricavano che per uso commestibile o medicinale.
I rizomi possono essere mangiati dopo essere ben cotti. Da questi si ottiene un amido commestibile facendo essiccare a fuoco lento la base grattugiata della pianta. Ma questo amido, malgrado l’azione del fuoco, provoca prurito alla bocca ed anche all’esofago.
Più comunemente, si rendono commestibili le radici delle piante di questa famiglia, cuocendole per qualche tempo ad alte temperature, spesso riducendole in polvere e poi cuocendole di nuovo. Questo è un modo più efficace per distruggere le tossine, anche se anche in questo caso non è raro che le persone avvertano prurito alla bocca.
Il tubero può essere sbucciato e poi tagliato a fettine che vengono bollite e lavate più volte per eliminare parte delle sostanze tossiche. Si aggiunge poi il latte di cocco e si mangia il tutto.
In alternativa, le fette possono essere messe a bagno in acqua per due giorni e poi asciugate al sole. Le fette essiccate vengono pestate in una farina che viene cotta in parti uguali.
La radice è vista principalmente come un alimento da carestia, consumato quando non c’è niente di meglio disponibile.
I frutti vengono consumati cotti ma hanno bisogno di essere bolliti a lungo, con gli stessi provvedimenti e procedure che valgono per il rizoma.
In campo medicinale l’amido del rizoma è considerato un ottimo rimedio contro i morsi degli animali velenosi.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/260666165/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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