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Borassus aethiopum

Borassus aethiopum

La palma africana a ventaglio (Borassus aethiopum Mart., 1838) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Arecaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Liliopsida,
Ordine Arecales,
Famiglia Arecaceae
Sottofamiglia Coryphoideae,
Tribù Borasseae,
Sottotribù Lataniinae,
Genere Borassus,
Specie B. aethiopum.
Sono sinonimi i termini:
– Borassus aethiopum var. bagamojense Becc.;
– Borassus aethiopum var. senegalense Becc.;
– Borassus deleb Becc.;
– Borassus flabellifer var. aethiopum (Mart.) Warb.;
– Borassus sambiranensis Jum. & H.Perrier.

Etimologia –
Il termine Borassus proviene dal greco βόρασσος bórassos, termine che in Dioscoride si riferisce all’infiorescenza racchiusa nella brattea involucrale, riutilizzato da Linneo come nome per un nuovo genere di palme.
L’epiteto specifico aethiopum è il genitivo plurale di Aethiopes Etiopi, abitanti dell’Etiopia intesa in senso lato: degli etiopi e in senso lato degli africani, con riferimento ad uno dei luoghi di origine.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Borassus aethiopum è una palma originaria dell’Africa tropicale; dove è diffusa dal Senegal all’Etiopia e dal sud al nord del Sud Africa, sebbene sia in gran parte assente dalle aree boschive dell’Africa centrale e dalle regioni desertiche come del Sahara e della Namibia. In particolare è presente nei seguenti paesi: Benin, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Congo, Costa d’Avorio, Etiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Isole del Golfo di Guinea, Kenya, Madagascar, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Sudafrica (Limpopo), Sudan, Tanzania, Togo, Uganda, Zambia e Zimbabwe.
Il suo habitat è quello delle pianure fluviali e pianure costiere; foresta secondaria aperta; fitti confini forestali; savana in aree più aride dove è limitata a praterie con falda freatica alta, o lungo corsi d’acqua, spesso formando densi popolamenti in aree temporaneamente allagate.

Descrizione –
Il Borassus aethiopum è una palma dioica che cresce con fusti singoli e cilindrici, di 12-25 m di altezza e 40-50 cm di diametro, dilatati alla base e nei vecchi esemplari anche nella metà superiore, fino a 70-80 cm di diametro; questi sono ricoperti dalle basi fogliari intrecciate, tranne nella parte più vecchia, che è di colore grigiastra, rugosa, segnata dalle cicatrici fogliari distanziate di 5-6 cm.
Le foglie sono a forma di ventaglio, larghe 3 metri ed oltre, con piccioli lunghi 2 metri; i margini sono armati di spine. Formano una chioma sferica, larga 7 m, le foglie sono rotonde con foglioline rigide, segmentate a un terzo o metà del picciolo.
Le infiorescenze si formano tra le foglie, sono pendenti, con quelle maschili portate da un corto peduncolo, lunghe 0,8-1,8 m, con ramificazioni di secondo ordine e rachille cilindriche ricoperte da brattee disposte a spirale, imbricate, unite alla base a formare una sacca contenente ciascuna fino a 30 fiori, che fuoriescono singolarmente in successione, con 3 sepali uniti alla base, corolla tubolare trilobata e 6 stami. Le infiorescenze femminili non sono ramificate, portate da un corto peduncolo, lunghe 1,2-2,2 m, ricoperte da brattee concave contenenti un singolo fiore sessile, di 2-3 cm di diametro, con 3 sepali e 3 petali liberi imbricati, 6 staminoidi e gineceo globoso tricarpellare.
I frutti sono globosi e di colore giallo arancio tendente al bruno, di 10-16 cm di lunghezza, 8-12 cm di diametro e circa 2 kg di peso, con polpa fibrosa colore arancio, edule, contenenti 1-3 semi bilobati. Il frutto ricorda quello della noce di cocco.

Coltivazione –
Il Borassus aethiopum è una palma sempreverde che è ampiamente utilizzato per cibo, medicine e una vasta gamma di prodotti.
Di questa palma si utilizzano tutte le parti dell’albero e i frutti sono spesso venduti nei mercati locali. La pianta, inoltre, viene coltivata anche come ornamentale.
Purtroppo l’uso diffuso di questa pianta, soprattutto mangiando il germoglio e spillando la linfa, ha notevolmente ridotto il numero di questi esemplari nel loro habitat naturale. Tuttavia, nell’ambito di un progetto di conservazione, la palma viene talvolta coltivata in Africa, oltre a essere coltivata a Panama, Brasile, India, Tailandia e Malesia.
È una pianta dei climi caldi e tropicali con precipitazioni da scarse a medie, solitamente ad altitudini inferiori a 400 metri, ma fino a 1.200 metri nell’Africa orientale.
La pianta cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 20 e 35 °C, ma può tollerare 15-45 °C.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 500 e 1.000 mm, ma tollera 400 – 1.200 mm.
Richiede un terreno ben drenato e una posizione in pieno sole. Di solito si trova in terreni sabbiosi e ben drenati, ma preferisce terreni alluvionali vicino a corsi d’acqua.
Le piante sono in grado di estrarre nutrienti, e quindi crescere, su terreni molto poveri di nutrienti e preferiscono un pH nell’intervallo 5,5 – 7, tollerando 5 – 7,5.
Allo stadio adulto tollerano la siccità e sono a crescita lenta ma longeve, potendo vivere fino a oltre 100 anni.
Normalmente si riconoscono tre fasi di crescita. La prima fase, che dura circa 6 – 8 anni, prevede lo sviluppo delle foglie, in cui crescono circa 20 foglie in un’ampia chioma di circa 3 metri per 3 metri. In questo momento si verifica una crescita al rialzo molto ridotta. La seconda fase comporta una rapida crescita del tronco dal suolo e si svolge intorno agli 8-20 anni. La corteccia dell’albero è ancora ruvida in questa fase e ha molti gambi fogliari. La terza fase, da circa 20 anni in poi, prevede la fioritura e lo spargimento dei piccioli delle foglie. Il tronco diventa liscio e su di esso compaiono rigonfiamenti.
La pianta solitamente fiorisce e produce frutti tutto l’anno.
Gli steli fioriti vengono sfruttati per la loro linfa, un processo che inizia quando l’albero ha circa 30 anni e può continuare per altri 30 anni se gestito con attenzione. Si possono ottenere rese di 2 litri di linfa al giorno.
Questa palma si riproduce per seme, che ha una limitata durata di germinabilità, generalmente posto direttamente a dimora, dato che l’ipocotile che si sviluppa dal seme, ed alla cui estremità vi è l’embrione che darà origine alla pianta, può spingersi fino a 1 m di profondità. Il seme va posto in pieno sole in terreni profondi e drenanti, la prima foglia, nelle migliori condizioni di coltivazione, inizierà ad emergere dopo 7-8 mesi. In alternativa, se non è possibile mettere il seme direttamente a dimora, possono essere utilizzati vasi profondi, prestando molta attenzione nella successiva fase di trapianto in piena terra.

Usi e Tradizioni –
Il Borassus aethiopum è una pianta dell’Africa tropicale conosciuta con vari nomi comuni; tra questi ricordiamo: African fan palm, African palmyra palm, black-rum palm, borassus palm, deleb palm, elephant palm, ron palm, toddy palm (inglese); daleib, deleib (arabo); agbon, ago, agontin, kolaka, ronn, rônier (Benin); koaga (Burkina Faso); babalda, kolongo (Camerun); gbokoso, kom (Repubblica Centrafricana); ba dia madibu (Congo); ago, agogo, wirdso (Ghana); cebe, kanke (Guinea); buane, cibe, n’bene, opane, umbena (Guinea-Bissau); edukut, mnazi, mugumo, nazi, ngolokolo (Kenya); dimaka (Madagascar); sébé (Mali); agbon, agbon odan, dubbi, egba, kemeletu, nsongo, ubiri (Nigeria); njol, ronn (Senegal); mvumo (swahili); mchapa, mhama mpama, mvumo, vumo (Tanzania); dukukankpatu (Togo); edukut, itu, katungo, makoga, musheti, tugu (Uganda).
Di questa palma si consuma la polpa dei frutti, dal penetrante odore di trementina; oltre alla polpa, che viene consumata localmente sia cruda che cotta, si consuma pure l’albume dei semi immaturi, dal gradevole sapore, e l’ipocotile, ricco di amido, ottenuto facendo germinare i semi in fosse predisposte allo scopo.
Dalla linfa, raccolta incidendo l’apice della palma, si ricava uno zucchero e una bevanda rinfrescante, che fermentata fornisce un liquore molto apprezzato, pratica che comporta la morte della pianta ed ha causato una drastica diminuzione della sua presenza in alcune aree.
I fusti, che sono resistenti agli insetti xilofagi, sono utilizzati nelle costruzioni, i piccioli per recinzioni, le foglie per coperture e pareti delle abitazioni rurali e le fibre, ricavate da quelle ancora racchiuse, per fabbricare sacche, stuoie, reti da pesca, scope ed altri oggetti di uso comune.
Inoltre varie parti della pianta sono utilizzate nella medicina tradizionale delle varie popolazioni per diverse patologie.
Tra gli altri usi si ricordano quelli agroforestali. L’albero è utilizzato per formare un eccellente tagliafuoco, specialmente nelle regioni aride dell’Africa occidentale, che sono soggette a incendi.
Le foglie sono, inoltre, utilizzate per vari scopi tra cui riparo, paglia, stuoie e cesti.
Le foglie giovani, prima di aprirsi, possono essere divise in strisce e tessute in sottili stuoie, cestini e altri oggetti domestici.
Le foglie mature sono usate per la paglia e dalle stesse si ricava una fibra per fare le reti.
I piccioli fogliari servono per fare mobili, ceste, staccionate, ecc.
La fibra estratta dalla base del picciolo fogliare possiede pregevoli doti di resistenza agli agenti chimici, alle termiti e all’acqua.
Le estremità del picciolo fogliare possono essere immerse in acqua per fornire fibre che vengono utilizzate come spugne o filtri.
Le nervature centrali delle foglie sono utilizzate per fabbricare scope, trappole per pesci e reti.
Inoltre dal frutto si estrae un olio e le ceneri dei fiori maschili fanno un buon contenuto in potassa.
Il legno, di colore marrone scuro, grossolanamente fibroso, è un legname molto pregiato a livello locale. È molto solido, duro, pesante, molto resistente alle termiti e ai funghi. È difficile da segare, piallare o carteggiare; si divide quando inchiodato. Solo la parte esterna del gambo, tra la base e il primo rigonfiamento, è adatta all’uso. Questo strato, che può essere spesso 7 – 10 cm sugli alberi maschi, ma solo 4 – 5 cm sugli alberi femmine, è utilizzato in carpenteria, edilizia, per pali telegrafici, moli, ed anche per articoli casalinghi.
Inoltre la legna è usata come combustibile e per fare carbone.

Modalità di Preparazione –
Il Borassus aethiopum è una palma dai molteplici usi.
I frutti sono commestibili, così come le tenere radici prodotte dalla giovane pianta; dalle foglie si possono ricavare fibre; e il legno (che si ritiene sia a prova di termite) può essere utilizzato nella costruzione.
i frutti si consumano freschi o secchi; hanno un sapore leggermente dolce, ma con un lieve sapore di trementina.
I frutti hanno una polpa grossa e fibrosa, del peso di circa 500 g ciascuno, che profuma fortemente di trementina.
Si consumano crudi o cotti, preferibilmente con riso e mangiati come integratori alimentari; sono ricchi di olio.
I frutti maturi e caduti vengono raccolti, sbucciati e la polpa succosa viene spremuta in acqua per formare una soluzione che viene aggiunta al porridge durante la cottura per migliorarne il sapore.
Il seme immaturo contiene un succo dolce che può essere bevuto come l’acqua di cocco.
Man mano che matura, si solidifica diventando gelatinoso e infine solido. Può essere consumato in tutte le fasi, il sapore diventa gradualmente più simile alla nocciola.
Le giovani piantine sono mangiate come verdura come gli asparagi.
I semi maturi possono essere seppelliti in fosse e lasciati germogliare, e si dice che i germogli siano una prelibatezza.
La porzione tuberosa delle prime foglie giovanili è ricca di amido: ne fanno un ortaggio molto pregiato.
Il germoglio apicale e le foglie giovani vengono consumati crudi o cotti e vengono mangiati in insalata, o usati come verdura.
Si ricorda, tuttavia, che l’uso del germoglio porta alla morte finale della pianta poiché non è in grado di produrre germogli laterali.
La linfa che viene estratta dal gambo è ricca di zuccheri; può essere trasformata in una bevanda rinfrescante, fermentata per fare vino di palma (toddy) o aceto, oppure gli zuccheri possono essere estratti.
La punta del tronco viene tagliata e scavata in modo da creare una depressione a forma di scodella dove si accumula la linfa. La linfa viene quindi raccolta e leggermente fermentata in una bevanda rinfrescante.
A volte viene impiegata la raccolta distruttiva, in cui il taglio viene rinnovato due volte al giorno per 3 – 4 settimane fino a quando l’albero si esaurisce e muore.
In campo medicinale si utilizzano le radici che servono per il trattamento di parassiti dello stomaco, bronchite, mal di gola e asma, oltre ad essere utilizzate per un collutorio.
Si dice che le foglie siano un afrodisiaco.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/275376744/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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