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Plinia cauliflora

Plinia cauliflora

La Jabuticaba (Plinia cauliflora (Mart.) Kausel, 1956) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Myrtaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Myrtales,
Famiglia Myrtaceae,
Sottofamiglia Myrtoideae,
Tribù Myrteae,
Genere Plinia,
Specie P. cauliflora.
È basionimo il termine:
– Myrtus cauliflora Mart..
Sono sinonimi i termini:
– Eugenia cauliflora (Mart.) DC.;
– Eugenia jaboticaba (Vell.) Kiaersk.;
– Myrcia jaboticaba (Vell.) Baill.;
– Myrciaria cauliflora (Mart.) O.Berg;
– Myrciaria jaboticaba (Vell.) O.Berg;
– Myrtus cauliflora Mart.;
– Myrtus jaboticaba Vell.;
– Plinia jaboticaba (Vell.) Kausel.

Etimologia –
Il termine Plinia del genere è dedicato da Linneo a Gaius Plinius Caecilius Secundus detto Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), naturalista romano che scrisse una monumentale Naturalis Historia in 37 libri, summa delle conoscenze scientifiche dell’epoca.
L’epiteto specifico cauliflora viene da caulis gambo, caule e flos floris fiore: con fiori (e conseguentemente frutti) che crescono direttamente sul fusto.
Il nome ordinario jabuticaba è derivato dalla parola tupi îaboti lusitanizzato jaboti/jabuti (tartaruga) + kaba (luogo), che significa “il luogo dove si trovano le tartarughe”; è stato anche interpretato nel senso di “come grasso di tartaruga”, riferendosi alla polpa bianca del frutto. Potrebbe anche derivare da ïapotï’kaba che significa “frutti in un bocciolo”.
Il nome Guarani è yvapurũ: yva significa frutto e la parola onomatopeica purũ, da pururũ, descrive il suono scricchiolante che il frutto produce quando viene morso.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Plinia cauliflora è una pianta originaria del Brasile, del Paraguay, della Bolivia e dell’Argentina. Sono presenti esemplari autoctoni anche nella provincia argentina di Corrientes, Misiones e, in misura minore, nelle province orientali di Formosa e Chaco. In Bolivia, dove la sua distribuzione naturale corrisponde al dipartimento di Santa Cruz, cresce in zone secche o subumide al di sotto dei 1700 m di altitudine. All’interno della Bolivia, è stato segnalato scientificamente nelle province di Andrés Ibáñez, Obispo Santiestevan (provincia), Florida, Chiquitos e Cordillera, è stato trovato anche in Honduras, Colombia e Costa Rica, sebbene sia raro.
L’habitat di questa pianta non è conosciuto allo stato naturale.

Descrizione –
La Plinia cauliflora è un arbusto o piccolo albero ornamentale sempreverde a crescita molto lenta con una chioma densa, che può crescere da 3 a 10 metri di altezza.
Ha uno o più tronchi e i rami emergono vicini al terreno e si allargano per formare una chioma densa, larga, rotonda e simmetrica.
Le foglie sono color salmone da giovani e verdi quando maturano.
I fiori sono bianchi e crescono direttamente sul tronco (da cui caulifloria). Nel suo ambiente di origine fiorisce e fruttifica una o due volte l’anno, ma con abbondante umidità fiorisce di frequente e i frutti possono essere presenti tutto l’anno.
I frutti hanno dimensioni di 3–4 cm, con uno o più semi (fino a quattro); crescono direttamente sul tronco principale e sui rami della pianta, conferendo un aspetto caratteristico all’albero. La buccia è spessa, viola o verdastra, astringente e copre una polpa dolce, bianca o rosacea, gelatinosa.

Coltivazione –
La Jabuticaba è un albero che cresce molto lentamente e preferisce un suolo umido, leggermente acido ma si adatta molto facilmente perfino a substrati alcalino-sabbiosi se curato e irrigato. Inoltre è intollerante ai terreni salati o alla salsedine. È tollerante alla siccità lieve, sebbene la produzione di frutta possa essere ridotta e l’irrigazione sarà necessaria in periodi di siccità prolungati o gravi.
Questa pianta è coltivata in Brasile fin dall’epoca precolombiana. Oggi è coltura commerciale nel centro e nel sud del paese.
La coltivazione commerciale della frutta nell’emisfero settentrionale è più limitata dalla crescita lenta e dalla breve durata di conservazione della frutta che dai requisiti di temperatura. Le piante innestate possono dare frutti in cinque anni, mentre gli alberi cresciuti da seme possono impiegare dai 10 ai 20 anni per dare frutti.
Un altro problema che si collega ad un ambiente particolare, e che limita la coltivazione a pieno campo in distretti non originari, è il fatto che la fioritura è delicata, e necessita di un periodo primaverile fresco, ma anche senza eccessiva umidità.
Nell’emisfero boreale la coltivazione a scopo commerciale di questo frutto è ridotta più per la crescita estremamente lenta e per la deperibilità del frutto, che per le esigenze termiche.
Dal punto di vista fitosanitario è una pianta vulnerabili alla ruggine (Austropuccinia psidii), in particolare quando l’albero fiorisce durante forti piogge. Altre importanti malattie che colpiscono la jabuticaba sono il cancro (Colletotrichum gloeosporioides), il deperimento (Rosellinia) e il marciume della frutta (Botrytis cinerea).
Nel dettaglio della coltivazione si ricorda che, essendo una pianta delle aree subtropicali, dove si trova ad altitudini fino a 1.700 metri, cresce meglio nelle aree in cui le temperature diurne annuali sono comprese tra 22 e 28 °C ma può tollerare 10-32 °C.
In condizioni di dormienza può sopravvivere a temperature occasionali di breve durata fino a circa -3 °C, ma la crescita dei giovani germogli può essere gravemente danneggiata a -1 °C.
Predilige una piovosità media annua compresa tra 900 e 1.500 mm, ma tollera 700 – 1.700 mm, inoltre richiede una posizione soleggiata.
Dal punto di vista pedologico preferisce un terreno fertile, profondo, ben drenato, ricco di humus e leggermente acido, in quanto preferisce un pH nell’intervallo 5,5 – 7,5, tollerando 4,5 – 8.
È una pianta che tollera moderati livelli di sale nel suolo e ha bisogno di un elevato fabbisogno di ferro.
Nelle calde zone tropicali e subtropicali con precipitazioni deboli la pianta può produrre 5 o 6 raccolti ogni anno.
Le piante hanno un apparato radicale compatto e fibroso e si trapiantano bene.
La propagazione avviene per seme; questo ha una breve vitalità e quindi è meglio seminarlo non appena è maturo. Si consiglia di seminare in posizione semi ombreggiata in vivaio. I tassi di germinazione possono essere del 90% o più, con il seme che germoglia entro 20 – 35 giorni. Le giovani piantine crescono piuttosto lentamente.
Si può propagare anche agamicamente preparando delle talee da rami laterali.

Usi e Tradizioni –
La Plinia cauliflora è una pianta conosciuta con vari nomi: jabuticaba (portoghese brasiliano: ʒabutʃiˈkabɐ) è il frutto commestibile della jabuticabeira o vite brasiliana. È conosciuta anche con il suo nome Guarani yva puru o yva hu. Yvapurũ: yva frutto, purũ termine onomatopeico che riproduce il suono del frutto quando lo si addenta: pururũ.
L’albero della jabuticaba compare sullo stemma di Contagem, Minas Gerais e Brasile, ed è molto usato come specie da bonsai, in particolare a Taiwan e in varie zone dei Caraibi.
In Brasile si usa la parola “jabuticaba” per indicare qualcosa che si pensa essere tipicamente brasiliano, visto che si ritiene che l’albero cresca solo in Brasile. Di solito è un’espressione (auto) denigratoria: la sola cosa veramente brasiliana, ed anche buona, è la jaboticaba.
Inoltre nella politica brasiliana, e meno comunemente nel linguaggio quotidiano, “jabuticaba” è un gergo che descrive un contesto politico o legale considerato assurdo, insolito o inutilmente complesso.
Infine la jabuticabeira appare come una carica sullo stemma di Contagem, Minas Gerais, Brasile.
L’albero viene coltivato per i suoi frutti color nero-viola e dalla polpa bianca, che, in talune specie strette congeneri, sono appiattiti e verdastri; possono essere mangiati crudi o usati per marmellate e bevande (succo semplice o vino).
Il frutto è stato paragonato all’uva Muscadine e in Giappone il sapore della jabuticaba è stato descritto come simile a quello dell’uva Kyoho.
I frutti, molto comuni nei mercati brasiliani, sono mangiati soprattutto freschi; la loro popolarità può essere paragonata a quella dell’uva. Non sono tuttavia duraturi: privi di acidità possono fermentare già 3 o 4 giorni dopo il raccolto, quindi spesso sono usati per marmellate, crostate, e data la facilità a fermentare, per vini e liquori; per lo stesso motivo non interessa la grande distribuzione, e si consuma nei luoghi di coltivazione.
Dal frutto sono stati isolate varie sostanze, potenti antiossidanti ed antinfiammatori. Una di queste, la jaboticabina, si trova solo in questo frutto. Inoltre il frutto è ricco di vitamina C.
Tradizionalmente, la buccia si usa per preparare un decotto astringente, per gli usi comuni antinfiammatori di un tale prodotto, (emottisi, diarrea, e per gargarismi in caso di tonsillite).
Non sono conosciuti invece usi medicinali.
Il legno è a fibratura dritta, tessitura media, moderatamente pesante, ma suscettibile agli organismi erbivori.
Viene utilizzato solo come combustibile e per fare carbone.
Tra gli altri usi si riporta che la crescita lenta della Jabuticaba e delle piccole dimensioni quando sono immaturi rendono i jabuticabeira popolari come bonsai o come piante ornamentali da contenitore nelle regioni temperate. È una specie di bonsai ampiamente utilizzata a Taiwan e in alcune parti dei Caraibi.

Modalità di Preparazione –
I frutti della Plinia cauliflora sono diffusi nei mercati brasiliani, i jabuticabas sono in gran parte consumati freschi. La frutta può iniziare a fermentare 3 o 4 giorni dopo la raccolta, quindi è spesso usata per fare marmellate, crostate, vini forti e liquori. A causa della breve durata di conservazione, come detto, la jabuticaba fresca è rara nei mercati al di fuori delle aree di coltivazione.
Il frutto può essere consumato crudo, trasformato in gelatine, sciroppi e conserve o fermentato in vino.
Il frutto violaceo, simile all’uva, ha una buccia spessa con polpa traslucida e succosa e un gradevole sapore vinoso.
La marmellata è commercializzata in Brasile come ‘Brazilian Grape Jelly’.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/102044158/original.jpg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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