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Parco nazionale Timanfaya

Parco nazionale Timanfaya

Il parco nazionale Timanfaya, il cui codice WDPA è: 895, è un parco nazionale presente sulla porzione meridionale di Tinajo e sulla porzione settentrionale di Yaiza, a Lanzarote, in Spagna. Il parco occupa una parte consistente del quadrante sud-occidentale dell’isola di Lanzarote.
Il parco nazionale Timanfaya ha una estensione di circa 51,07 km² ed è sito su un substrato geologico esclusivamente vulcanico. Le più grandi eruzioni avvennero fra il 1730 ed il 1736. L’attività del vulcano continua, come proverebbero le temperature rilevate ad una profondità di 13 metri sotto la superficie e che oscillano fra i 100 e i 600 °C. Nel 1993, l’UNESCO ha riconosciuto a quest’area la qualificazione di riserva biosferica.
Il simbolo del parco è la statua “El Diablo”, di César Manrique.
Il parco nazionale Timanfaya è stato istituito con decreto il 9 agosto 1974. Tra le altre protezioni si ricorda che questo spazio è, per definizione, un’area di sensibilità ecologica, ai fini di quanto indicato nella legge 11/1990, del 13 luglio, sulla prevenzione dell’impatto ecologico.
Questo parco ha avuto origine a seguito delle ultime eruzioni avvenute sull’isola e pertanto, questo habitat vulcanico, trattandosi di un’area in cui la presenza umana è stata praticamente nulla, è nelle le prime fasi della successione ecologica (in totale ci sono circa 180 specie vegetali, per lo più licheni), quindi è un luogo eccellente per la ricerca sui processi di colonizzazione (fauna e flora).

Geografia –
Nell’area del parco sono presenti oltre 25 vulcani, alcuni dei quali emblematici, come le Montañas del Fuego, la Montaña Rajada o la Caldera del Corazoncillo. Presenta ancora attività vulcanica, con punti caldi in superficie che raggiungono i 100º-120ºC e 600ºC a una profondità di 13 metri.
Abbondano vari elementi di interesse scientifico, geologico e geomorfologico di grande singolarità, come fornetti, grotte, malpaíses, ecc., e bellezze paesaggistiche.
Il parco nazionale è completamente circondato, ad eccezione della parte ovest rivolta verso il mare, dal parco naturale di Los Volcanes.

Clima –
Il clima del parco nazionale Timanfaya è clima molto mite e desertico, con inverni mitissimi o piacevolmente caldi, ed estati calde e soleggiate.
D’altronde l’isola di Lanzarote è particolarmente esposta agli alisei, venti che soffiano con costanza tutto l’anno, da nord-est, soprattutto nel pomeriggio. Le onde che si generano sono particolarmente apprezzate dai surfisti.
Le temperature sono molto miti, primaverili per gran parte dell’anno: durante il giorno si passa dai 21 gradi di gennaio e febbraio, ai 29 °C di agosto e settembre.
Le temperature in genere tendono a rimanere intorno alle medie, tuttavia, da dicembre a marzo ci possono essere giornate un po’ fresche, con massime inferiori ai 20 °C. Nei giorni più freddi dell’anno, che in genere si verificano a febbraio, la temperatura scende in genere fino a 10/11 °C di notte, mentre la massima rimane sui 17/18 °C. Il record del freddo è di 7,5 °C, registrato nel febbraio 2018.
D’altro canto, a volte può soffiare un vento caldo e secco dall’Africa, che può ridurre la visibilità grazie alla polvere o alla sabbia dal deserto, e portare un caldo anomalo, che in genere dura tre o quattro giorni; questo fenomeno è diventato più frequente negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale. Insieme a Fuerteventura, Lanzarote è particolarmente esposta a questi venti caldi. Il record del caldo è di 43,5 °C, registrato nell’agosto 1980. Nel luglio 2004 e nell’agosto 2010 la temperatura arrivò a 43 °C, mentre nel 2015 è arrivata a 42,5 °C a maggio e a 37 °C ad ottobre.
Lungo la costa, le piogge rimangono al di sotto dei 150 millimetri all’anno, e sono dovute alle perturbazioni che passano nel periodo ottobre-marzo.
A differenza di altre isole delle Canarie, nelle zone interne le alture arrivano a poche centinaia di metri, troppo pochi per determinare un consistente aumento delle precipitazioni. Comunque, nel punto più alto del massiccio del Famara, che culmina a 670 metri di quota, dove si trovano la stazione militare e la Ermita de las Nieves, il paesaggio è un po’ più verdeggiante, si possono formare foschie e nebbie e ci sono dei terrazzamenti per la coltivazione.
Il sole splende per tutto l’anno, comunque, oltre alle perturbazioni che possono passare nel periodo ottobre-marzo, in estate possono passare dei banchi di nubi che si formano sull’Atlantico, mentre sulla costa settentrionale, e soprattutto sui versanti collinari esposti a nord, si possono formare nubi e foschie locali. La costa meridionale è dunque la più soleggiata.
Il mare attorno al parco è fresco, a causa della corrente marina fredda, detta Corrente delle Canarie, che scorre ad ovest del Marocco: la temperatura del mare va dai 18 °C di febbraio e marzo ai 22,5 °C di settembre e ottobre. Quindi in sostanza si può provare a fare il bagno anche in inverno, almeno se non si è freddolosi, mentre in estate il mare rimane fresco. Ecco la temperatura media del mare.

Flora –
In un ambiente ostile come questo parco nazionale, ci si aspetterebbe l’assenza di vegetazione, tuttavia le piante si sono adattate a condizioni sfavorevoli sviluppando strutture speciali per resistere all’elevata insolazione e alla scarsità d’acqua. Gli studi che sono stati effettuati sulla flora e la vegetazione del parco hanno rivelato una diversità maggiore di quanto ci si potrebbe aspettare in linea di principio da un luogo le cui condizioni ambientali ne rendono difficile la colonizzazione da parte degli esseri viventi.
Nelle prime fasi della colonizzazione sono i licheni ad aprire la strada, trasformando il terreno per l’insediamento di altri organismi vegetali che necessitano di un substrato più sviluppato.
La flora vascolare del parco è costituita da 313 taxa e, inoltre, sono stati descritti 146 taxa tra briofite, funghi e licheni. Per quanto riguarda la flora marina, sono stati identificati un totale di 105 taxa.
Gli isolotti ospitano la più grande varietà di flora e fauna dell’intero parco nazionale Timanfaya e si trovano principalmente ai confini meridionali e orientali del Parco. Sono piccoli rilievi di terra e gli unici luoghi che non sono stati interessati dalle ultime eruzioni del 18° secolo. Gli isolotti sono vere e proprie oasi dove si è rifugiata la maggior parte della vita animale e vegetale.
Nelle zone più antiche sono frequenti le formazioni di tabaibales, geranio selvatico ed altre piante molto resistenti ai fattori atmosferici più aridi.
Il clima è il principale fattore limitante ma, inoltre, gli alisei sono di grande importanza nello sviluppo della vegetazione, favorendo l’insediamento delle piante verso il lato sopravvento.

Fauna –
Anche se a prima vista potrebbe sembrare, a causa delle condizioni estreme di aridità, mancanza di vegetazione e di acqua, che il parco nazionale non ospiti animali, la verità è che circa 200 specie abitano Timanfaya, di cui una percentuale vicina al 50% corrisponde agli invertebrati. Sul totale delle specie citate, 24 sono protette in una delle categorie previste dalla normativa vigente.
Per quanto riguarda la fauna, dominano i rettili e gli uccelli, che ben si sono adattati alle eccezionali condizioni del parco.
La lucertola Haría e il ruvido o majorero perenquén sono gli unici rettili in grado di vivere qui nutrendosi di insetti e di alcune piante.
Tra gli uccelli ci sono molti uccelli migratori che cercano luoghi tranquilli per stabilire colonie temporanee. L’esempio migliore si trova nella fascia costiera, dove trova rifugio un gran numero di uccelli marini come la berta maggiore, che costituisce una delle più importanti colonie di uccelli migratori delle Isole Canarie.
Possiamo anche trovare il corvo, il gheppio comune e altri come il capovaccaio, chiamato guirre (Neophron percnopterus) nelle Isole Canarie, o la tortora comune hanno il loro rifugio permanente nella montagna di fuoco.

Guido Bissanti



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