Terminalia chebula
Terminalia chebula
Il Mirobolano chebulico o Mirobolano nero (Terminalia chebula Retz.) è una specie arborea appartenente alla famiglia delle Combretaceae.
Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Superdivisione Spermatophyta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Rosidae,
Ordine Myrtales,
Famiglia Combretaceae,
Genere Terminalia,
Specie T. chebula.
Sono sinonimi i termini:
– Buceras chebula (Retz.) Lyons;
– Combretum argyrophyllum K.Schum.;
– Myrobalanifera citrina Houtt.;
– Myrobalanus chebula (Retz.) Gaertn.;
– Myrobalanus gangetica Kostel.;
– Myrobalanus tomentella Kuntze
– Terminalia acutae Walp.;
– Terminalia argyrophylla King & Prain
– Terminalia aruta Buch.-Ham.;
– Terminalia aruta Buch.-Ham. ex G.Don;
– Terminalia chebula var. chebula;
– Terminalia gangetica Roxb.;
– Terminalia glandulipetiolata De Wild.;
– Terminalia glandulipetiolata DeWild.;
– Terminalia parviflora Thwaites
– Terminalia reticulata Roth.
– Terminalia tomentella Kurz;
– Terminalia zeylanica Van Heurck & Müll. Arg..
All’interno di questa specie si riconoscono le seguenti varietà:
– Terminalia chebula var. chebula – caratterizzata da foglie e germogli glabri, o pelosi solo quando sono molto giovani;
– Terminalia chebula var. tomentella – con foglie e germogli pelosi da argentati ad arancioni.
Etimologia –
Il termine Terminalia viene da terminalis terminale: in riferimento alle foglie raggruppate alle estremità dei rami.
L’epiteto specifico chebula proviene dalla lingua pashtu, parlata in Afghanistan e Pakistan, pashto halīla-ī-kābulī, da Kabul, città dell’Afghanistan.
Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Terminalia chebula è una pianta originaria dell’Asia meridionale, in un areale compreso dall’India e dal Nepal da est a sud-ovest della Cina (Yunnan) e a sud dello Sri Lanka, Malesia e Vietnam.
La pianta si trova in tutto il sud e sud-est asiatico, inclusi India, Sri Lanka, Bhutan, Nepal, Bangladesh, Myanmar, Cambogia, Laos, Vietnam, Indonesia, Malesia, Pakistan e Thailandia. In Cina, è originario dello Yunnan occidentale e coltivato in Fujian, Guangdong, Guangxi (Nanning) e Taiwan (Nantou).
Il suo habitat comprende pendii asciutti fino a 900 m di altitudine; in India, si trova nella regione sub himalayana da Ravi verso est fino al Bengala occidentale e all’Assam, salendo fino all’altitudine di 1.500 m ed anche oltre nell’Himalaya. Questo albero è selvatico nelle foreste dell’India settentrionale, delle province centrali e del Bengala, comune a Madras, Mysore e nella parte meridionale della presidenza di Bombay.
Descrizione –
La Terminalia chebula è un albero deciduo di taglia medio-grande che cresce fino a 30 m di altezza.
Il tronco cresce fino a 1 m di diametro.
Le foglie sono disposte da alternate a sub opposte, ovali, lunghe 7–8 cm e larghe 4,5–10 cm, con un picciolo di 1–3 cm; hanno una punta acuta, cordata alla base, con margini interi, glabre in alto con una pubescenza giallastra in basso.
I fiori sono di colore dal bianco opaco al giallo e sono monoici con un odore forte e sgradevole. Sono portati in punte terminali o brevi pannocchie.
I frutti sono drupe lisce da ellissoidi a ovoidali, di colore da giallo a bruno-arancio, con un solo nocciolo angolato. Sono lunghi 2 – 4,5 cm e larghi 1,2 – 2,5 cm, con cinque creste longitudinali.
Coltivazione –
Il Mirobolano chebulico è un albero sempreverde particolarmente apprezzato come un’ottima fonte di tannini, sebbene fornisca anche un legno di buona qualità, inoltre ha una vasta gamma di usi medicinali e commestibili. Viene spesso coltivato anche commercialmente per il contenuto in tannini dei frutti e anche per le sue proprietà medicinali, soprattutto in India.
Per quanto riguarda la tecnica di coltivazione è una pianta che cresce in natura nelle aree tropicali e subtropicali fino a un’altitudine di 1.500 metri, eccezionalmente fino a 2.000 metri, dove le temperature medie massime e minime annuali, preferibilmente,sono comprese tra 22 e 35 °C, sebbene possa tollerare tra 5 e 47 °C.
Le piante sono abbastanza tolleranti al gelo, ma vengono uccise da temperature inferiori a -5 °C.
Preferisce una piovosità media annua nell’intervallo 1.000 – 1.700 mm, sebbene possa tollerare da 750 – 3.300 mm.
Nell’impianto preferisce una posizione soleggiata, ma le piante più giovani tollerano un po’ di ombra.
Dal punto di vista pedologico cresce in qualsiasi terreno moderatamente fertile e ben drenato da sabbioso a argilloso ma preferisce un pH compreso tra 5,5 e 6,5, anche se tollera tra 5 e 7,5.
Le piante stabilizzate sono abbastanza resistenti alla siccità ed il tasso di crescita delle piantine e dei giovani alberi è piuttosto lento.
Questa pianta ricresce bene dopo un incendio e anche dopo il ceduo, producendo nuovi germogli lunghi 2 – 3 metri dopo 5 anni.
Per quanto riguarda invece la rigenerazione dei ceppi naturali da seme è generalmente scarsa, forse perché le persone raccolgono i frutti, ma anche a causa della predazione degli animali.
Da alberi che crescono spontaneamente si possono ottenere raccolti fino a 10 kg di frutta per albero all’anno.
Per quanto attiene alla tecnica di propagazione si procede raccogliendo i frutti caduti che vengono prima raccolti e asciugati accuratamente. Successivamente viene rimossa la polpa indurita. Con la fermentazione dei noccioli si hanno i migliori risultati di germinazione, ma anche il taglio dell’estremità larga del nocciolo senza danneggiare l’embrione, seguito da un ammollo in acqua fredda per 36 ore dà buoni risultati.
Il seme viene solitamente seminato in semenzaio o in contenitori, la semina diretta è sconsigliata, sia per il rischio di predazione, sia perché i semi germinano male.
Il tasso di germinazione del seme arriva fino al 50%.
Le piantine raggiungono i 10 – 20 cm entro la fine della prima stagione e 25 – 50 cm entro la fine della seconda stagione.
Si può utilizzare anche la propagazione per talea.
Usi e Tradizioni –
La Terminalia chebula è conosciuta in India come “Harad” in hindi e urdu, “Kadukkai” in tamil, “Hirada” in marathi, “Hilikha” in assamese e “Horitoky” in bengalese.
Questa specie fu descritta dal naturalista svedese Anders Jahan Retzius.
Questo albero produce frutti piccoli, nervati e simili a noci che vengono raccolti quando sono ancora verdi e poi messi in salamoia, bolliti con un po’ di zucchero aggiunto nel loro stesso sciroppo o usati nelle conserve. Il seme del frutto, che ha forma ellittica, è un seme abrasivo avvolto da una polpa carnosa e soda. Si riconoscono sette tipi di frutta (vijaya, rohini, putana, amrita, abhaya, jivanti e chetaki), in base alla regione in cui viene raccolto, nonché al colore e alla forma dello stesso. In generale, si preferisce la varietà vijaya, che viene tradizionalmente coltivata nella catena montuosa Vindhya dell’India centro-occidentale, e ha una forma tondeggiante rispetto a una più spigolosa. Il frutto fornisce anche materiale per conciare la pelle e tingere i tessuti.
La Terminalia chebula è un ingrediente principale nella formulazione ayurvedica Triphala che viene utilizzata per le disfunzioni renali ed epatiche.
La frutta secca è anche usata nella medicina Ayurveda come presunto antitosse, cardiotonico, omeostatico, diuretico e lassativo.
Tra gli usi commestibili si consuma anche il seme, come spuntino, ed ha un sapore che ricorda le mandorle o le nocciole.
Dal seme si ottiene anche un olio alimentare.
I frutti acidi si mangiano in insalata, conservati in salamoia o fritti e sono utilizzati nella fabbricazione del sale nero. Ha un caratteristico sapore affumicato ed è un ingrediente principale della miscela di spezie nota come chat masala.
Per quanto riguarda gli impieghi medicinali la Terminalia chebula è di fondamentale importanza per la medicina ayurvedica. È stato a lungo considerato un ottimo rimedio per tutti i tipi di problemi digestivi ed è sacro a Shiva.
Le proprietà medicinali sono state testate in numerosi esperimenti.
Gli estratti di frutta hanno mostrato una significativa attività inibitoria sullo stress ossidativo e sull’accorciamento dipendente dall’età della lunghezza del DNA telomerico, e quindi un effetto inibitorio sull’invecchiamento cellulare. Hanno anche mostrato un effetto cardioprotettivo.
Un estratto grezzo dei frutti ha inibito la crescita delle cellule tumorali, per via della presenza di acido chebulinico, acido tannico e acido ellagico.
Sono stati dimostrati gli effetti antidiabetici dell’estratto di frutta.
I frutti hanno mostrato attività antivirali. Acido gallico e 3 galloil glucosio sono stati isolati come inibitori dell’integrasi del virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1 (HIV-1).
Gli estratti hanno inibito la replicazione del citomegalovirus umano (CMV) e possono essere utili per la profilassi della malattia da CMV nei pazienti immuno compromessi. Hanno anche mostrato attività contro il virus dell’herpes simplex di tipo 1 (HSV-1).
Sono state dimostrate le attività antibatteriche ed un estratto del frutto ha inibito la glicolisi dei batteri salivari e può fungere da agente anticarie.
La somministrazione topica di un estratto di foglie ha accelerato il processo di guarigione delle ferite, in parte possedendo attività antimicrobica.
La Terminalia chebula è un’erba dolce, astringente, riscaldante con un sapore sgradevole e possiede numerose proprietà medicinali: lassative, stomachiche, espettoranti, emostatiche, toniche e alterative. Mostra attività antibatterica e antimicotica ed è impiegata per curare le gengive infiammate e come sollievo nell’asma.
I frutti sono utilizzati internamente nel trattamento di costipazione, disturbi digestivi e nervosi, diarrea, dissenteria, vermi intestinali, emorroidi, prolasso rettale, sanguinamento uterino anomalo e infiammazioni, perdite vaginali, eiaculazione involontaria, tosse e asma.
Per via esterna vengono usati per curare ulcere, ferite, infiammazioni della bocca e malattie gengivali.
La corteccia è diuretica.
Dal punto di vista biochimico i frutti contengono molti costituenti medicamente attivi tra cui: antrachinoni, tannini, acido chebulico, resina e un olio fisso.
Nel dettaglio sono stati isolati numerosi glicosidi, inclusi i triterpeni arjunglucoside I, arjungenin e chebulosidi I e II. Altri costituenti sono una cumarina coniugata con acidi gallici chiamata chebulina, nonché altri composti fenolici tra cui acido ellagico, 2,4-chebulil-β-D-glucopiranosio, acido chebulinico, acido gallico, gallato di etile, punicalagina, terflavina A, terchebina, luteolina e acido tannico. L’acido chebulico è un composto di acido fenolico isolato dai frutti maturi. L’acido luteico può essere isolato dalla corteccia.
La Terminalia chebula contiene, altresì, la terflavina B, un tipo di tannino, mentre l’acido chebulinico si trova nei frutti.
I frutti, che sono ricchi di tannino, e sono usati su larga scala in India, solitamente in combinazione con syntans e con altri materiali concianti vegetali come il bargiglio nero (Acacia mearnsii), l’avaram (Cassia auriculata) e il Ceriops tagal.
I frutti sono utilizzati anche nella tintura e stampa del calicò, sia come ausiliari che come coloranti; i loro tannini fungono da mordenti per fissare i coloranti sulla tela di cotone e la consistenza untuosa della polpa rende la superficie della tela opportunamente liscia per ricevere fini disegni stampati o dipinti.
Un colorante giallo può essere preparato dai frutti più allume; un colorante e un inchiostro neri possono essere preparati dai frutti più il ferro. I frutti sono anche usati come mordenti per i coloranti a base di anilina.
La polpa di frutta secca ha un contenuto medio di tannini del 30 – 32%, ma il contenuto varia notevolmente con il luogo di origine. I campioni più poveri possono registrare meno del 20% di tannino, quelli più buoni oltre il 40%. Anche altre parti della pianta come radici, corteccia, legno e foglie contengono tannino, ma meno dei frutti.
Sui giovani ramoscelli si formano spesso galle astringenti. Queste sono ricche di tannini e sono usate per fare coloranti e inchiostri.
I fiori danno una tinta gialla, usata per dipingere dettagli gialli e verdi sui calico.
Dal seme si ottiene, come detto, un olio trasparente.
Il durame è generalmente piuttosto piccolo, va da marrone scuro a bruno-rossastro; è nettamente differenziato dall’alburno. La consistenza è da media a fine; la grana intrecciata e a volte riccia. Il legno è molto duro; da pesante a molto pesante; forte e tenace; non durevole se non al coperto. È molto difficile da segare, condire e lavorare. Viene utilizzato come legname da costruzione e per mobili, carri e attrezzi.
Modalità di Preparazione –
La Terminalia chebula è una pianta da cui si utilizza praticamente tutto ed impiegata sia per usi alimentari, medicinali che come colorante o altri ancora.
Il frutto viene raccolto se maturo ed essiccato al sole per un uso successivo.
I frutti acidi sono invece un ingrediente importante del ‘triphala’, un tonico ringiovanente e lassativo a base di questa specie più i frutti di Phyllanthus emblica e Terminalia belerica. Sono anche un ingrediente di ‘amrit kalash’, un’altra famosa formula tonica ayurvedica.
Nell’uso alimentare, come detto, si utilizzano sia i frutti che il seme, in vari modi.
Nell’uso medicinale si usano sia le foglie, i frutti che la corteccia attraverso vari preparati ed anche in funzione delle località dove la pianta cresce o viene coltivata.
Guido Bissanti
Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto:
– https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/158797348/original.jpeg
Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.