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Opogona sacchari

Opogona sacchari

La tignola delle ornamentali (Opogona sacchari Bojer, 1856) è un lepidottero appartenente alla famiglia dei Tineidae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Animalia,
Sottoregno Eumetazoa,
Superphylum Protostomia,
Phylum Arthropoda,
Subphylum Tracheata,
Superclasse Hexapoda,
Classe Insecta,
Sottoclasse Pterygota,
Coorte Endopterygota,
Superordine Oligoneoptera,
Sezione Panorpoidea,
Ordine Lepidoptera,
Sottordine Glossata,
Infraordine Heteroneura,
Divisione Ditrysia,
Superfamiglia Tineoidea,
Famiglia Tineidae,
Genere Opogona,
Specie O. sacchari.
È basionimo il termine:
– Alucita sacchari Bojer, 1856.
Sono sinonimi i termini:
– Gelechia ligniferella Walker, 1875;
– Gelechia sanctaehelenae Walker, 1875;
– Laverna plumipes Butler, 1876;
– Opogona ligniferella (Walker, 1875);
– Opogona plumipes (Butler, 1876);
– Opogona sanctaehelenae (Walker, 1875);
– Opogona subcervinella (Bojer, 1856);
– Opogona subcervinella (Walker, 1863);
– Tinea subcervinella Walker, 1863.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
L’Opogona sacchari è una specie descritta la prima volta da Wenceslas Bojer nel 1856. Questo lepidottero è originario delle regioni umide tropicali e subtropicali dell’Africa subsahariana, dove si trova anche in Madagascar, Mauritius, Riunione, Isola di Rodrigues, Seychelles e Sant’Elena. È stata segnalata per la prima volta dalle Isole Canarie negli anni ’20. Negli anni ’70 è stata introdotta poi in Brasile e Centro America e, successivamente, è apparsa anche in Europa e segnalata in Florida dal 1986.
Questo insetto oggi è particolarmente diffuso in tutta l’Africa (dove è un pericoloso fitofago delle banane), ed in Sud America.
Si hanno comunque segnalazioni sempre più frequenti anche in Europa, particolarmente su piante ornamentali coltivate in serra, grazie all’importazione di materiale vegetale dai suddetti Paesi.
In Italia, soprattutto nelle serre dove si può anche insediare stabilmente, si sono avute segnalazioni di attacchi specialmente su Dracaena sp., Sansevieria, Kentia, Chamaedorea, Ficus, ecc.
L’habitat di questa farfalla è legato ad un ampio numero di piante, tra cui banane, ananas, bambù, mais e canna da zucchero. Nelle serre dei paesi europei è stata trovata come infestante su varie piante ornamentali tropicali o subtropicali, tra cui Cactaceae, Dracaena, Strelitzia e Yucca, ma occasionalmente anche Alpinia, Begonia, Bougainvillea, Bromeliaceae, Chamaedorea e altre palme, Cordyline, Dieffenbachia, Euphorbia pulcherrima, Ficus , Gloxinia, Heliconia, Hippeastrum, Maranta, Filodendro, Sansevieria, Streptocarpus sez. Saintpaulia, peperoni e melanzane. Le larve si insinuano nel tessuto vegetale.

Morfologia –
L’Opogona sacchari è una farfallina con una apertura alare di 18-25 mm ed una lunghezza di circa 21–26 mm.
Le ali anteriori possono mostrare una fascia longitudinale marrone più scura e nel maschio una macchia marrone scuro verso l’apice. Le ali posteriori sono più chiare e luminose. Gli adulti sono di colore marrone giallastro brillante ed il capo è di colore bruno-rossastro brillante con antenne pronunciate.
Le pupe sono più corte di 10 mm, marroni e si formano in un bozzolo di 15 mm circa.
Le larve sono di color bianco grigiastro e misurano circa 30 mm a maturità.

Attitudine e Ciclo biologico –
L’Opogona sacchari è un lepidottero che alla temperatura di 15 °C ha un ciclo vitale di circa tre mesi.
Le uova, dopo la deposizione, si schiudono in 12 giorni mentre lo sviluppo larvale dura circa 50 giorni; lo stadio pupale si ha in 20 giorni e la vita adulta è di 6 giorni.
In caso di popolazioni elevate si ha un danno sulle piante suddette che consiste nelle gallerie che la larva del fitofago scava nei fusti, rodendoli intensamente fino a svuotarli (molto gravi nei Tronchetti), o a livello dei colletti delle piante ospiti, con conseguente collasso della parte aerea.
In alcuni casi può colpire le foglie (come nei Ficus) o i germogli.

Ruolo Ecologico –
In caso di gravi infestazioni di questo insetto bisogna valutare attentamente tutte le variabili ecologiche ed il periodo di intervento per non creare scompensi maggiori dello stesso intervento.
La lotta chimica a questo fitofago, tra l’altro, non è molto agevole dato il comportamento delle larve che, in molti casi, vivono allo stato endofitico dentro gli organi dell’ospite, che a volte sono legnosi.
Buone prospettive di controllo del fitofago si hanno invece con la lotta biologica impiegando i Nematodi entomoparassiti: Steinernema carpocapsae e Steinernema feltiae; questi vengono distribuiti sulle piante infestate o al colletto, con sgocciolamento al substrato; in condizioni di elevata umidità ambientale, vanno alla ricerca attiva delle larve del fitofago dentro gli organi infestati.
In caso di attacchi alle foglie o comunque su tessuti vegetali esterni, può essere impiegato invece il Bacillus thuringiensis ssp. kurstaki.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Russo G., 1976. Entomologia Agraria. Parte Speciale. Liguori Editore, Napoli.
– Pollini A., 2002. Manuale di entomologia applicata. Edagricole, Bologna.
– Tremblay E., 1997. Entomologia applicata. Liguori Editore, Napoli.
Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/200869925/original.jpeg



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