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Reynoutria japonica

Reynoutria japonica

Il poligono giapponese (Reynoutria japonica Houtt.) è una specie erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Polygonaceae.

Sistematica –
Dal punto di vista sistematico appartiene al:
Dominio Eukaryota,
Regno Plantae,
Sottoregno Tracheobionta,
Divisione Magnoliophyta,
Classe Magnoliopsida,
Sottoclasse Caryophyllidae,
Ordine Polygonales,
Famiglia Polygonaceae,
Genere Reynoutria,
Specie R. japonica.
Sono sinonimi i seguenti termini:
– Fallopia compacta (Hook.f.) G.H.Loos & P.Keil;
– Fallopia japonica (Houtt.) Ronse Decr.;
– Pleuropterus cuspidatus (Siebold & Zucc.) H.Gross;
– Pleuropterus zuccarinii (Small) Small;
– Polygonum compactum Hook.f.;
– Polygonum cuspidatum Siebold & Zucc.;
– Polygonum hachidyoense Makino;
– Polygonum reynoutria Makino;
– Polygonum zuccarinii Small;
– Reynoutria hachidyoensis (Makino) Nakai;
– Reynoutria hachijoensis Nakai ex Jôtani;
– Reynoutria hastata Nakai ex Ui;
– Reynoutria henryi Nakai;
– Reynoutria uzenensis (Honda) Honda;
– Reynoutria yabeana Honda;
– Tiniaria japonica (Houtt.) Hedberg.

Etimologia –
Il termine Reynoutria del genere è stato dedicato al nobile fiammingo Karel van Sint-Omaars (1533-1569), botanico e umanista, signore di Dranouter (francesizzato in de Reynoutre).
L’epiteto specifico japonica in quanto specie correlata al Giappone.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
La Reynoutria japonica è una pianta erbacea perenne originaria dell’Asia orientale, in Giappone, Cina e Corea.
Questa pianta si è naturalizzata in Nord America e in Europa, in numerosi habitat ed è classificata in diversi paesi come specie infestante e invasiva.
In Italia è stata introdotta nell’Orto Botanico di Padova intorno alla metà del XIX secolo come pianta ornamentale; in seguito è stata coltivata anche per interventi di consolidamento del suolo e la sua presenza allo stato spontaneo è documentata dal 1875, e da allora la specie ha iniziato a espandersi in modo allarmante; oggi è stata segnalata per tutte le regioni dell’Italia settentrionale, anche a quote elevate sulle Alpi. La distribuzione regionale, ancora incompletamente nota, appare frammentaria, estendendosi in maniera continua dal Carso triestino all’alta pianura friulana orientale, con stazioni sparse nel settore alpino e nella pianura friulana occidentale.
Il suo habitat preferenziale è quello degli in ambienti ruderali, presso le vie e lungo i corsi d’acqua, propagandosi rapidamente lungo gli argini grazie alla corrente che trasporta frammenti dei rizomi.
Nei suoi luoghi di origine si trova nei luoghi erbosi umidi ed in pianura.

Descrizione –
La Reynoutria japonica è una pianta erbacea perenne dioica che presenta steli cavi con nodi rialzati distinti che gli conferiscono l’aspetto di bambù. Gli steli possono raggiungere un’altezza massima di 3-4 m per ogni stagione di crescita.
Le foglie sono di forma ovale con base tronca, lunghe 7-14 cm e larghe 5-12 cm e con margine intero.
I fiori sono piccoli, di colore crema o bianchi, prodotti in racemi eretti lunghi 6–15 cm.
L’antesi va da giugno a settembre.
Il frutto è un diclesio con achenio ovoide o ellissoide, trigono di circa 4 (5) x 3 mm, incluso nel perianzio persistente, nerastro a maturazione.

Coltivazione –
La Reynoutria japonica è una pianta perenne che viene raccolta in natura per l’uso locale come cibo, medicina e fonte di materiali.
È una pianta estremamente invasiva capace di emettere nuovi germogli a notevole distanza dal cespo principale e di crescere anche attraverso l’asfalto e che nelle fitta vegetazione che forma un habitat molto idoneo per ragni, insetti, rane, bisce e molte altre specie.
È una pianta molto resistente al freddo, in grado di tollerare temperature fino a circa -25 °C quando è in stato di dormienza.
È una pianta molto facile da coltivare che cresce in molti tipi di suolo anche se preferisce un terreno umido ed in ombra parziale.
La propagazione può avvenire per seme che va seminato in primavera. La germinazione è di solito abbondante.
Si può propagare anche per divisione nel periodo primaverile o autunnale.
Dove questa pianta viene introdotta tende a formare colonie fitte e dense che escludono completamente qualsiasi altra specie erbacea ed è ora considerata una delle peggiori specie esotiche invasive in alcuni Paesi.
Il successo della specie è stato in parte attribuito alla sua tolleranza a una gamma molto ampia di tipi di suolo, pH e salinità.
Inoltre l’apparato radicale invasivo di questa pianta e la forte crescita possono danneggiare fondamenta in cemento, edifici, difese contro le inondazioni, strade, pavimentazioni, muri di sostegno e siti architettonici e può divenire anche un problema nella circolazione idrica dei canali.

Usi e Tradizioni –
Il poligono giapponese è una pianta che, soprattutto in passato, trovava impiego sia come pianta alimentare che medicinale.
Questa pianta cresce ampiamente in tutto il Giappone e viene raccolta come un ortaggio selvatico commestibile.
Qui viene chiamata con i nomi locali di: tonkiba (Yamagata), itazuiko (Nagano, Mie), itazura (Gifu, Toyama, Nara, Wakayama, Kagawa), gonpachi (Shizuoka, Nara, Mie, Wakayama), sashi (Akita, Yamagata), jajappo (Shimane, Tottori, Okayama) e sukanpo in altre zone.
Per uso commestibile si usano i giovani germogli che spuntano in primavera, cotti e possono essere usati come sostituti degli asparagi. Hanno un sapore acido e possono essere usati anche come sostituto del rabarbaro in torte, zuppe di frutta, marmellate, ecc..
Anche gli steli e le punte dei germogli più vecchi possono essere consumati cotti ed hanno il sapore di una versione delicata del rabarbaro.
I semi possono essere consumati sia crudi che cotti, anche se sono molto piccoli e poco pratici da utilizzare.
I semi possono anche essere macinati in polvere e usati come aromatizzanti e addensanti nelle zuppe, ecc., oppure possono essere mescolati con i cereali per fare il pane, i dolci, ecc.
Anche le radici vengono a volte mangiate.
La pianta viene consumata in Giappone come sansai o ortaggio selvatico.
In alcune zone come nell’isola di Shikoku, come nelle parti centrali della prefettura di Kagawa, si mettono sott’aceto i giovani germogli sbucciati ed in sale mescolato con il 10% di nigari (cloruro di magnesio).
Nella città di Kochi si usa strofinare questi germogli puliti con una miscela di sale grosso e nigari. Si dice (sebbene non venga citata alcuna fonte) che il magnesio del nigari si leghi all’acido ossalico attenuandone così il rischio.
In medicina si utilizzano le radici che sono: antiflogistiche, bechiche, depurative, diuretiche, emmenagoghe, emollienti, febbrifughe, stomachiche e vulnerarie.
Questa pianta trova impiego nella medicina tradizionale cinese e giapponese per trattare vari disturbi attraverso l’azione del resveratrolo, sebbene non ci siano prove sufficienti per alcuna efficacia medica.
Gli estratti di resveratrolo dalle radici di R. japonica hanno un contenuto più elevato rispetto a quelli di steli o foglie e hanno livelli più alti alla fine della stagione di crescita.
Vengono utilizzate nel trattamento dei disturbi periodici femminili.
Un decotto viene utilizzato nel trattamento di ustioni, foruncoli e ascessi, morsi di serpente velenoso, epatite acuta, appendicite, lesioni traumatiche e irregolarità mestruali.
Le foglie possono essere schiacciate e applicate esternamente come cataplasma su ascessi, tagli, ecc., mentre le radici essiccate possono essere macinate in polvere e applicate esternamente.
Gli estratti della pianta hanno mostrato attività antitumorale.
Tra gli altri usi si ricorda che la Reynoutria japonica è stata impiegata per usi agroforestali formando però una copertura del terreno che rende difficile qualunque altra vegetazione; tuttavia queste impianto sono potenzialmente una buona fonte di biomassa.
Tra gli altri usi si ricorda che dalla radice si ottiene un colorante giallo.
Inoltre i fiori di questa pianta sono apprezzati da alcuni apicoltori come un’importante fonte di nettare per le api, in un periodo dell’anno in cui poco altro sta fiorendo. Si ottiene un miele uniflorale, solitamente chiamato miele di bambù dagli apicoltori degli Stati Uniti nordorientali.

Modalità di Preparazione –
Il poligono giapponese è una pianta di cui si utilizza tutto, dalle radici ai semi.
Trova impiego in campo alimentare e medicinale.
Si consumano soprattutto le parti tenere della pianta come un vero e proprio ortaggio mentre per uso medicinale si preparano dei decotti nel trattamento di ustioni, foruncoli e ascessi, morsi di serpente velenoso, epatite acuta, appendicite, lesioni traumatiche e irregolarità mestruali.
Le foglie possono essere schiacciate e applicate esternamente come cataplasma su ascessi, tagli, ecc., mentre le radici essiccate possono essere macinate in polvere e applicate esternamente.
I semi vengono consumati sia crudi che cotti e possono anche essere macinati in polvere e usati come aromatizzanti e addensanti nelle zuppe, ecc., oppure possono essere mescolati con i cereali per fare il pane, i dolci, ecc.
Anche le radici possono essere consumate.

Guido Bissanti

Fonti
– Acta Plantarum – Flora delle Regioni italiane.
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– Useful Tropical Plants Database.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Treben M., 2000. La Salute dalla Farmacia del Signore, Consigli ed esperienze con le erbe medicinali, Ennsthaler Editore.
Fonte foto: http://plantillustrations.org/illustration.php?id_illustration=3991&uhd=0&mobile=1

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.




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